Serie TV > RIS Delitti imperfetti
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Autore: M4RT1    15/12/2012    6 recensioni
D'accordo, probabilmente non dovremmo farlo: io e Lily abbiamo già scocciato abbastanza con RIS Roma 4... ma che ci volete fare? La mania di fare le sceneggiatrici ci ha presto, purtroppo per voi U_U
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Bene, storia ambientata due mesi dopo la precedente. Troverete un serial killer, problemi di coppia, di famiglia, risate e, speriamo, tanta suspance -come suggerisce la nostra Lily-
Quindi... leggete, se volete :D
P.S.: QUESTA STORIA PUO' ESSERE LETTA ANCHE DA CHI NON HA SEGUITO LA PRECEDENTE SERIE *_*
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Durante il sabato precedente alla Pasqua il cielo si annuvolò, passando dal tiepido celeste dell’alba a un grigio cupo che durò fino a sera.
 
Quel giorno Emiliano si alzò presto, lasciando Bianca ancora addormentata: aveva promesso a Bart che l’avrebbe aiutato col lavoro e non voleva fare tardi.
 
Si alzò dal letto, scalzo e con la maglietta al rovescio, e attraversò il piccolo corridoio; com’era ormai sua abitudine, si affacciò nella camera dove dormiva sua figlia per controllare che stesse bene, poi si fermò fuori alla porta del bagno. Non era abituato, ma bussò: ci poteva sempre essere Giada…
 
-Chi è?- confermò infatti la voce della ragazza.
-So’ Milo… non te preoccupa’, fai con calma!- rispose lui, sbadigliando. Poi entrò in cucina.
Poco dopo Bianca si alzò, anche lei con i capelli scompigliati e l’aria assonnata.
-Non devi uscire, Milo?- chiese, preparando il caffè.
-Devo… ma sta Giada ‘n bagno…- rispose lui, cercando la tazza per la colazione.
-Per quanto deve durare questa storia?- domandò allora Bianca, il tono improvvisamente duro.
Emiliano abbassò lo sguardo:
-Poco, t’o giuro!- esclamò, sussurrando: -Giada sta cercando casa…
-Lo spero.- rispose secca la donna. –Non ho niente contro di lei, Emiliano… ma è imbarazzante. E scomodo, anche per lei!- tentò di spiegare Bianca.
Il ragazzo annuì:
-Stasera le dico de andarsene…- mormorò con un’alzata di spalle.
Bianca sospirò:
-Non cacciarla di casa, Emiliano! Basta darle un po’ di fretta… giusto un po’!


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-ALFONSO!
-Alfonso? Chi è Alfonso?
 
Il sabato in casa Ghirelli cominciò così: Selvaggia si alzò di scatto, sedendosi al centro del letto, seguita dal compagno.
-Nostro figlio si chiamerà Alfonso! – sentenziò la ragazza, guardando fisso un punto del muro di fronte. Ghiro ebbe un momento di sconforto, poi si accasciò su un lato per infine ributtarsi all’indietro.
-Daniele? – esclamò scettica la ragazza, guardando il compagno sonnecchiare. Poi, non ricevendo risposta, aggiunse:– che c’è, non ti è piaciuto il nome?
-E’ molto, ma molto volgare – iniziò l’uomo, riaprendo lentamente gli occhi – e a quest’ora del mattino lo è ancora di più.
Selvaggia ridacchiò, poi gettò via le coperte e fece per alzarsi:
-Su, forza, alzati, che sono già le 7.45!
-Dammi solo un attimo… - mormorò l’uomo, prima di ricadere in un sonno più profondo di prima.


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-Scu-scusate il ritardo – ansimò Ghiro, appoggiandosi sfinito allo stipite della porta – c’è stato un quiproquo con l’auto… cioè, con Selvaggia…
-Lascia stà, Ghirè – lo fermò Emiliano, spingendolo dentro l’ufficio della Brancato.
Erano già tutti pronti per la riunione mattutina.
-Alla buon’ora – scherzò Bart, alzando un sopracciglio. Lucia gli rivolse un’occhiataccia e gli fece cenno di sedersi.
-Dunque, dalle analisi di ieri abbiamo scoperto altezza e sesso del criminale – iniziò il Capitano, ma le sue parole furono interrotte dallo squillo di un cellulare.
Con uno sbuffo, Lucia afferrò il telefono:
-Si? Ah, Sasso… subito, arriviamo. C’è stato un nuovo omicidio in via Casolani. Emiliano, Bianca, ci andate voi?
Senza un fiato, i due si avviarono verso l’uscita.
-Daniele, Orlando, voi venite qui.

 
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-La vittima è Nicoleta De Rja, una donna asiatica sbarcata da poco in Italia per trovare lavoro – iniziò Sasso, consultando i documenti della donna – a quanto pare c’aveva tutte le carte in regola per restare nel nostro paese.
-E’ stata uccisa con una coltellata allo stomaco – aggiunse Carnacina, riemergendo da dietro il cadavere.
-Testimoni?- domandò Bianca, mentre Emiliano metteva mano alla valigetta per prendere qualche impronta.
-Nessun testimone. Però c’abbiamo un sacco di gente che dice che questa ragazza lavorava come golf.- li informò Sasso, leggendo da un foglio.
-Come ché?- chiese Bianca, fissandolo.
-Come golf!- ripetè Sasso.
-Come colf, Sasso! C-O-L-F!- lo corresse Emiliano, chinandosi sul ciglio della strada, poi aggiunse: -Bianca, vieni un po’ qua.
La ragazza si voltò e si avvicinò al tenente, fissando il punto in cui guardava l’altro:
-Sembrerebbe grasso di macchina.
Emiliano repertò un campione della sostanza, poi si rivolse a Sasso:
-Aveva parenti, amici…?
-No, era in Italia da poco e i parenti sono rimasti tutti là, dove viveva. Le uniche persone che la conoscevano un po’ meglio erano la coppia da cui lavorava.
-Perfetto – esclamò Bianca, poi entrambi si recarono in caserma, mentre la polizia mortuaria trasportava via il corpo.

 
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-Capitano – esclamò Emiliano, spalancando la porta dell’ufficio della Brancato – abbiamo trovato qualcosa.
-Entra – lo esortò Lucia, mettendosi a sedere. Emiliano si accomodò di fronte a lei.
-Accanto al cadavere – iniziò il ragazzo, senza aspettare altro – abbiamo trovato le solite carte che, secondo una ricerchina di Ghirelli, rispecchiano la situazione della vittima. Ma…
-Ma?– gli fece eco la donna, esaminando il nove di cuori che il tenente le stava porgendo.
-Ma, un po’ più lontano dal cadavere, abbiamo trovato anche questa – concluse Emiliano, tirando fuori da una tasca una seconda carta.
Lucia aggrottò le sopracciglia:
-Fa parte del profilo psicologico della donna?
-No. Questo asso di fiori starebbe a dire ‘gioia, denaro’, e non si addice per niente alla nostra vittima.
Lucia studiò per un attimo la situazione, pensierosa:
-Potrebbe essere caduta al killer mentre andava via – concluse, alzandosi in piedi. Emiliano fece altrettanto, dirigendosi verso la porta.
-Cos’altro avete repertato? – aggiunse la donna.
-Del grasso di automobile. Bianca lo sta analizzando.
-Va bene – lo congedò il capitano – fatemi avere il referto al più presto.
Emiliano annuì con un cenno del capo, poi uscì chiudendosi la porta alle spalle.

 
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-Dunque – iniziò Orlando, consultando i documenti della anziana coppia da cui Nicoleta faceva da colf – voi siete i coniugi Falchi, giusto?
La donna, dai capelli brizzolati e il viso pieno di rughe, annuì lentamente.
-Nicoleta era la vostra colf… dico bene? – continuò il tenente, rivolgendo un’occhiata all’uomo che sedeva accanto all’anziana signora. Aveva i capelli completamente bianchi e la pelle abbastanza scura, il ché creava un contrasto che lo faceva sembrare più giovane di quel che era.
-Certo – sussurrò stancamente la donna, alzando lo sguardo per incontrare gli occhi di Orlando.
-Com’era con voi? Si confidava o rimaneva sulle sue?
La moglie prese un gran respiro, poi iniziò:
-Nicoleta era una ragazza piena di vita, nonostante i problemi che aveva. Veniva a lavoro con il sorriso e se ne andava allo stesso modo, solo un po’ più stanca. Non aveva parenti vicini, era completamente sola, se non per noi due e il piccolo Max.
Orlando lo notò solo allora: in piedi, in fondo alla stanza, c’era un bambino dalla pelle molto chiara e i capelli biondissimi. Doveva avere al massimo 7 anni e indossava ancora il grembiulino della scuola elementare.
-Lui era…
-Lui era suo figlio – continuò la signora Falchi, rivolgendo un’occhiata prima al bambino e poi ad Orlando.
L’uomo spalancò gli occhi, poi abbassò lo sguardo sulle pratiche che Sasso gli aveva consegnato poco prima:
-Qui non c’è scritto che Nicoleta aveva un figlio…
-Non lo sapeva nessuno, esclusi noi. La mattina mio marito lo accompagnava a scuola e lo riportava alla madre alle 4 del pomeriggio. Da allora restava recluso in casa fino al mattino seguente. A tutti abbiamo raccontato che Max era un nostro nipote, senza approfondire troppo la questione. Sa, Nicoleta veniva da fuori, era senza un lavoro stabile, aveva problemi economici molto gravi… insomma, era spesso vittima di pregiudizi della gente, e la faccenda del bambino avrebbe aggravato ancor più la situazione. Noi l’aiutavamo come potevamo e lei aiutava noi con le faccende casalinghe. Ospitavamo mamma e figlio in casa nostra, in una stanza per gli ospiti – concluse la donna, tenendo gli occhi fissi sulle scarpe del marito.
Orlando annuì piano.
-Cosa succederà al piccolo, adesso?- chiese il signor Falchi in un sussurro.
Emiliano guardò il collega, che fece una smorfia:
-Non lo sappiamo, signori… dobbiamo mandarlo in una casa d’accoglienza, poi vedremo di trovare una famiglia disposta a prendersene cura.- rispose.
Il bambino, seduto nell’angolino, fissò i due carabinieri con aria spaventata.

 
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-Milo! Oh, Milo!
Il ragazzo, che stava correndo dalla Brancato, si voltò:
-Dimme Bianca!- rispose: -Però fai presto che la Brancato me chiama!- aggiunse.
Bianca si avvicinò:
-Niente… volevo solo dirti che Ghiro ci ha invitato a casa sua per domani… per Pasqua.- spiegò: -Naturalmente se non volevi stare con la tua famiglia.- aggiunse secca, guardandolo in cerca di una risposta.
Emiliano sbuffò, scuotendo la testa:
-Ah Bia’, ma che dici?- si lamentò: -Lo sai che sei tu la mia famiglia! ‘Nsieme a Marika, ovviamente.- aggiunse poi, assorto nei suoi pensieri.
Bianca sorrise:
-Bene, allora a che ora andiamo?
Emiliano la guardò:
-Alle undici?- chiese timidamente.
-Perfetto!- esclamò lei, poi si allontanò, il camice svolazzante.
Emiliano entrò nell’ufficio della Brancato scuotendo il capo:
-Ma ‘nvedi ‘n po’ te…- stava borbottando quando, appena varcata la soglia, trovò una scena singolare: Lucia era in piedi, accanto alla finestra, e parlava al telefono; accanto a lei, Orlando era fermo e le baciava il collo; ma il punto più strano era Max, il figlio della ragazza morta: era in piedi accanto alla coppia e li fissava con curiosità.
Emiliano si sentì in imbarazzo, borbottò uno ‘’scusate’’ affrettato e uscì di corsa, chiudendo la porta.
 
-Ghire’! Ghirelli!- sussurrò al capitano, che stava passando proprio in quel momento.
-Dimmi…- rispose lui, fermandosi.
Emiliano lo fissò, indeciso se inserire nella discussione anche la questione del pranzo di Pasqua, poi sospirò e decise di trattare quell’argomento in una altro momento:
-Oh, hai visto ‘a Brancato come se stava a bacia’ co’ Serra?- sussurrò, voltandosi verso il vetro per controllare che la scena fosse restata invariata.
Daniele aggrottò le sopracciglia:
-Cecchi: Lucia e Orlando sono sposati…- lo informò con voce ovvia.
-Lo so! Ma accanto a loro ce sta er bambino… Max!- continuò il tenente, accennando al piccolo.
Ghirelli annuì:
-Sai che non ci aveva fatto caso, Milo?- sussurrò, poi imboccò di nuovo il corridoio: -Vado a indagare, se ti fa piacere…


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-Isabella? Isabella, sono Bart! Questo è il quinto messaggio che ti lascio in segreteria, e spero che tu non abbia perso il telefono, perché altrimenti… comunque volevo solo dirti che so che sei in ritiro, quindi passo domani mattina in chiesa, d’accordo? Spero di trovarti là…
Bart riagganciò il telefono di scatto, poi con gesti secchi se lo infilò di nuovo in tasca.
Scosse la testa, deluso.
-Tutto bene, Bart?
La voce di Bianca lo riscosse dal torpore:
-Eh, Bianca…- sospirò: -Bene proprio no, ma sono ottimista.
La ragazza sorrise:
-Problemi con Isabella?- chiese, fermandosi.
-Se così possiamo dire… non so, mi sembra strano che non mi risponda…- spiegò il tenente, poi scosse nuovamente la testa: -Ma parliamo d’altro. Novità?
Bianca tentò di non suonare imbarazzata da quel momento di confidenza, poi lo informò sugli ultimi avvenimenti:
-Niente di ché… solo la carta in più che ha lasciato il seriale.- disse: -Dicono che l’abbia persa, ma mi sembra strano… voglio dire, non ha avuto abbastanza tempo per recuperarla?
Bart ascoltò la teoria con interesse:
-Sai che hai ragione?- disse infine, annuendo: -E Lucia? Le hai già parlato?
-E’ chiusa in ufficio con Orlando e il bambino, Max… forse gli staranno facendo qualche domanda.
-O forse no… se conosco bene Lucia, so cosa ha intenzione di fare.- disse l’uomo, poi se ne andò, lasciando Bianca assorta nei suoi pensieri.

 
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Quando, dopo che si fece buio, Lucia congedò tutti dall’ultima riunione della giornata, Ghiro era già stanco morto:
-Ci vediamo domani, allora?- chiese a Bianca mentre uscivano dalla caserma.
Lei annuì:
-Alle undici.- confermò, poi entrò in auto.
Emiliano era già dentro.
Al loro fianco, la moto di Ghiro partì sgommando col suo proprietario a bordo. Bart entrò nella macchina dei due pochi secondi dopo:
-Milo, non è che mi potresti dare uno strappo fino a casa?- chiese, prendendo posto.
-Certo, Bart.- rispose il ragazzo, e partirono insieme.
Durante il viaggio stettero zitti, poi Dossena parlò:
-Avete visto Lucia?- domandò, sporgendosi per parlare con i due occupanti dei sediolini anteriori: -Avevo ragione, credo…
-Su ché?- chiese Emiliano, frenando davanti all’appartamento dell’amico.
-Sul fatto che vogliono prendere in affido Max.- rispose Bart, poi uscì e ringraziò.
 
Pochi minuti dopo, Milo parcheggiò davanti al palazzo di casa sua.
Con uno sbadiglio, scese dalla vettura e aspettò che Bianca facesse lo stesso, poi fece scattare le serrature e si avviò verso il portone.
Lui forse non ci avrebbe nemmeno fatto caso, se non fosse stato per l’espressione di Bianca. La ragazza strinse il braccio del compagno, fissando un punto appena accanto al portone d’ingresso.
Giada era lì, in piedi, e baciava un uomo.
Il problema non era quello, si disse Emiliano salendo le scale e ostentando un’aria indifferente. Il problema era l’uomo: alto forse il doppio del tenente, era più muscoli che altro, e con il suo corpo copriva quasi completamente il motorino parcheggiato dietro di loro.
Quando entrarono in casa, Milo andò in camera di Marika senza fiatare. Controllò che stesse dormendo, poi entrò in bagno e si cambiò gettando i vestiti da un lato con foga.
-Buonanotte.- borbottò dopo poco, infilandosi a letto.
Bianca sospirò e scosse il capo:
-Sai qual è il tuo problema, Milo?- chiese, infilando la maglietta per dormire.
-Quale sarebbe?
-Sarebbe che non accetti che anche lei si rifaccia una vita.- rispose secca la donna, ma lui scosse il capo:
-Er mio problema è che p’a prima volta me ritrovo co’ Gino: quell’uomo è ‘na bestia, non voglio che stia co’ mi fia!- protestò, poi si voltò su un fianco e spense la luce.

 
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-E se fossero tre?
-Ma che dici, Selvaggia?
-Come chiameremmo il terzo?
 
Daniele posò le pratiche che stava leggendo e si voltò verso la ragazza. Erano già a letto, ma nessuno dei due accennava a dormire: lei stava leggendo un giallo, lui stava lavorando.
-Il terzo lo chiamiamo Sigismondo.- tagliò corto il capitano, sbadigliando.
-Tu non accetteresti mai tre gemelli!- protestò Selvaggia, mettendo il segnalibro tra le pagine. –Ammettilo, neanche volevi il primo!
Daniele sospirò e sgranò gli occhi:
-Selvaggia, ne abbiamo già parlato: io voglio un figlio da te, voglio tutto da te, chiaro?- scandì, poi si voltò su un fianco. –Tranne essere tenuto sveglio fino a domani.
La donna assottigliò gli occhi, poi con sguardo minaccioso gli chiese di spegnere la luce. Daniele sospirò, si alzò e pigiò sull’interruttore.
La stanza piombò nel buio.
-Buonanotte, Selvaggia.
-Buonanotte, Ghiro.
E poi fu silenzio.


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-Orlando?
-Sì?
-Tu che ne pensi?
 
Anche Lucia e Orlando erano svegli.
Anzi, loro erano ancora in cucina, accanto a due tazze di cioccolata calda.
-Che ne penso di ché?- domandò il tenente, stropicciandosi gli occhi.
-Di Max.
L’uomo trattenne un sorriso:
-Penso che è una bella cosa.- disse.
La donna annuì seccamente:
-Sì, questo lo immagino… ma condividi?- incalzò, monitorando le espressioni del marito.
-Se condivido?- ripetè lui. –Ma certo che lo faccio! Qualunque scelta tu farai, io ti sarò accanto, lo sai. E questa era la più bella che potessi fare.- aggiunse.
La donna sorrise, finalmente tranquilla:
-Sai che ti amo?- chiese.
-Sai che lo so?
-Come sei antipatico!- ribatté lei, correndo in camera.
Orlando scosse il capo, posando la tazza nella lavastoviglie.
-Allora dormirò sul divano!- protestò, poi si avviò a dormire.


*PROMO*

E' ora di iniziare a fare sul serio...
ORLANDO: ho cominciato il rpofilo del seriale...
E di indagare con più urgenza...
LUCIA: quello potrebbe essere il covo
Ma senza dimenticarsi di fare attenzione...
DANIELE: quel bastardo ci ha chiusi in trappola.

RIS Roma 5, in prima ssoluta nei prossimi giorni su EFP :P Non mancate *_*

*FINE PROMO*



N.d.A.: sssssssalve a tuttiiiiiiiiii <3
Dunque, iniziamo col ringraziare i sei recensori del capitolo: grazie per recensire sempre e comunque, se non ci foste voi noi non aggiorneremmo così spesso >.<
Comunque sia, ringraziamo anche i lettori ''semplici'' e quelli che Preferiscono e Seguono la nostra storia :D
Al prossimo capitolo :D
  
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