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Autore: Agapanto Blu    16/12/2012    4 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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9. Luigi IX, Re di Francia

 
Marc camminava piano a testa bassa lungo un corridoio, uno a caso. Non sapeva dove fosse né gli interessava, voleva solo fuggire. Fuggire un po’ da sé stesso, dall’essere il futuro conte di Chatel-Argent, dall’essere il figlio del Falco d’argento.
Il ragazzo sospirò.
“Non sarò mai alla sua altezza…” sussurrò, così piano da non poter essere udibile neanche dai pochi servitori che incrociava.
Faceva male essere il figlio di qualcuno che era conosciuto ovunque, faceva male avere delle responsabilità.
Marc continuava a fissarsi i piedi in attesa del ballo di quella sera e dell’arrivo della corte francese: tutti i nobili avevano raggiunto il re a Parigi e lo avrebbero seguito a Chatel-Argent dove suo padre e suo zio erano tornati con alcuni giorni di anticipo per organizzare l’arrivo della famiglia reale. Sospirò di nuovo: un altro esame da sostenere, un’altra serata da passare a stringere alleanze, un altro ballo in cui dover cercare una dama.
Per forza, era la maledizione dei figli che ereditano: la mancanza di libertà.
Marc sperò di riuscire a evitare la giovane Matilda de Sancerre, per il fratello. Michel era decisamente perso di lei ma non si decideva a far nulla perché non era certo di essere ricambiato.
Ma che aveva intenzione di fare? Aspettare che fosse lei a fare il primo passo?!
No…
Però il ragazzo non riusciva a decidersi, a trovare il coraggio, e la gente iniziava a farsi la propria opinione… Sbagliata, tra l’altro.
Marc sbuffò.
Un grido di donna seguito da uno strano suono, smorzato, lo distrasse dai suoi pensieri e lo fece preoccupare. Il ragazzo iniziò a correre verso la fine del corridoio dove si trovava sguainando la spada per essere pronto al peggio. Raggiunse la porta ma, purtroppo per lui, la aprì e piombò nel cortile prima che le risate iniziassero.
Il giovane conte guardò sorpreso Alexandra Freeland seduta a terra, a gambe larghe e con le braccia all’indietro che la sostenevano, sul viso un’espressione imbronciata.
“Dammit!*” esclamò la ragazza per l’ennesima volta prima di alzarsi e iniziare a rassettarsi la gonna imprecando a mezza voce.
“Mais…?**” provò a chiedere il ragazzo ma la confusione gli impedì di finire la frase.
Solo allora si decise a guardarsi attorno: sua madre Isabeau e dama Jodie lo guardavano ironiche con le mani sui fianchi, Alexandra non gli badava minimamente, forse perché non si era accorta di lui, e un gruppo di servi con strumenti musicali in mano lo guardavano sorpresi, preoccupati o divertiti.
Marc abbassò l’arma totalmente in imbarazzo: era finito nella lezione di danza di Mademoiselle Freeland.
Isabeau si mise ad applaudire ridendo.
“Complimenti: un’entrata in scena degna di nota!” lo prese in giro mentre anche Jodie iniziava a ridere e Alexandra le guardava confusa.
Il giovane conte arrossì e rinfoderò la spada con movimenti goffi i cui suoni spiegarono alla ragazza l’ilarità delle due donne.
Alexandra sorrise.
“Adesso capisco.” commentò, “Sono onorata che i miei piedi vi stiano tanto a cuore da precipitarvi così animatamente a salvarmi.”
“Vi prego!” supplicò Marc chinando il capo, “Non infierite…”
“Al contrario!” intervenne Isabeau avvicinandosi e afferrando per un braccio sia il figlio che la giovane, “Ci servi proprio!”
“A far cosa?” protestò lui spaventato.
“Alexandra ha bisogno di un cavaliere per imparare a ballare e tu sei stato così gentile da precipitarti in suo aiuto, no?” replicò la madre mettendoli in posizione, “Bene, allora aiutala e danza con lei!”
“Oh Cielo!” sussurrò Alex arrossendo.
Marc non aveva un colorito più chiaro del suo ma, senza far commenti, le fece un inchino e la prese per mano come la danza richiedeva.
“Vorreste concedermi questo onore almeno qui?” sussurrò pianissimo il conte in modo che nemmeno le due donne potessero udirlo.
“Con immenso piacere…” rispose la ragazza, “Qui e, se lo vorrete, anche stasera…”
“Non desideravo altro…” le confidò sincero il ragazzo.
Alexandra gli sorrise mentre, finalmente, iniziava a danzare senza pestare i piedi al compagno di ballo.
Marc e Alex iniziarono a danzare con calma con Isabeau e Jodie che correggevano entrambi perché il giovane conte assecondava i movimenti della ragazza.
“Così non sei di nessun aiuto!” lo rimproverò la madre esasperata, “Guarda che ti mando via e chiamo tuo fratello!”
Quelle parole bastarono, in modo assai inconsueto, a convincere il ragazzo a iniziare a ballare come si deve. La giovane Alexandra iniziò ad imparare ben presto i passi e le movenze e, alla fine, iniziò a divertirsi pienamente in quei balli complicati e coreografici.
All’improvviso, la ragazza inciampò nella gonna lunga e cadde all’indietro e finendo seduta nonostante il giovane Marc avesse tentato di salvarla. Il ragazzo si ritrovò piegato su di lei che, sorridente, piegò la testa all’indietro e scoppiò a ridere finendo per trovarsi con le labbra vicinissime a quelle di lui ma senza accorgersi affatto del rossore deciso che era divampato sul suo viso. 
Con imbarazzo, Marc si alzò e lanciò, preoccupato, un’occhiata alle due donne spettatrici che però fissavano la scena in un silenzio tale che il giovane capì subito di essere stato scoperto. Scuotendosi, si decise a chinarsi su Alexandra e a porgerle il braccio per aiutarla ad alzarsi.
Sorridente, la ragazza accettò il suo aiuto e si mise in piedi.
“Perdonatemi, monsieur!” esclamò senza usare il tu come, invece, avrebbe fatto se fossero stati soli e non sotto gli occhi vigili delle due madri, “Davvero sono una pessima ballerina!”
Marc le sorrise, incapace di ammettere una simile cosa.
“Ma cosa dite!” replicò imitando il suo tono formale, “Avete solo bisogno di un ballerino che conosca il vostro modo di muovervi…”
Appena ebbe pronunciato quelle parole, il ragazzo si rese conto di ciò che aveva detto e di come potesse essere inteso e arrossì.
Alexandra, per niente turbata da ciò che quelle parole potevano intendere, gli sorrise alzando un sopracciglio per metterlo ancor più in imbarazzo, e ci riuscì.
Isabeau si avvicinò ai due ma non sorrideva.
Marc si irrigidì, confuso, e Alexandra percepì la tensione tra i due.
“Cosa succede?” osò chiedere a bassa voce.
Gli occhi di Isabeau de Montmayeur non puntavano il volto del figlio ma qualcosa alle sue spalle: le guardie sulle mura che segnalavano a quelle del castello l’arrivo degli ospiti tanto attesi.
Marc si voltò e vide ciò che aveva impensierito la madre e spezzato il breve momento di pace.
“La corte di Francia è qui.” sussurrò per aggiornare Alex ma i suoi occhi non si staccarono dalle mura.
 
***

Jodie si avvicinò.
“Che facciamo?” chiese alla contessa del castello.
“Venite con noi.” dichiarò la donna, “Monsieur Daniel affiancherà di sicuro il suo signore e preferirei che restaste assieme, inoltre non mi pare il caso di farvi girare da sole per il castello con tutti gli ospiti che ci sono.”
“Vi preoccupate per noi o per loro?” scherzò Alexandra.
Isabeau sorrise, incapace di restare seria a quella domanda ironica che non era poi tanto banale date le circostanze.
“Per loro, ovviamente!” rispose ridendo.
Il gruppo sembrò sciogliersi un po’ dalla sua immobilità dovuta all’arrivo della famiglia reale poi si avviò lungo il corridoio dal quale Marc era spuntato a spada sguainata. Dopo poche svolte, raggiunsero il salone antecedente al portone e lì il gruppo trovò i due conti Guillaume e Jean Marc de Ponthieu, il giovane Michel de Ponthieu e Daniel, nuovamente abbigliato come il vassallo del conte Jean Marc.
L’uomo sorrise nel vedere la moglie e la figlia ma sembrava teso.
Alexandra e Jodie gli si fecero vicine per un istante.
“Si torna alla corte di Francia!” sussurrò loro lui prima di indicargli con il mento Dama Isabeau, “State dietro di lei: Jodie, sei ancora la sua dama di compagnia e, Alex, lo sei di riflesso. Non dite assolutamente nulla a meno che non sia per rispondere a un saluto o vi sia espressamente richiesto, d’accordo?”
Le due annuirono.
“Se chiedono perché siamo tornati?” chiese Alex iniziando a sentire un po’ d’ansia.
“Risponderà Jean a quello, tranquilla. Comunque, siccome i due giovanotti non sanno nulla del gioco di maschere, deve essere di quanto più vicino alla realtà si possa…”
Alexandra annuì nonostante la notizia che Marc fosse del tutto ignaro delle menzogne che lei stessa stava aiutando a tenere in piedi l’avesse scossa e raggiunse la madre dietro alla signora del castello.
Che stupida che sono!, pensò prendendo un respiro profondo, Perfino io ho finto con loro raccontandogli la mia storia: avrei dovuto capire che sono all’oscuro di ciò che il loro padre sta reggendo…
I due conti de Ponthieu però stavano già uscendo dal portone per ricevere la corte francese, ormai nel borgo di Chatel-Argent, e la giovane americana dovette prestare tutta la sua attenzione al seguire la madre riconoscendo i gradini in base al suono dei passi di lei sulla pietra.
Era ora di debuttare davanti a Luigi il Santo.
 
***
 
Con un respiro profondo, Ian si preparò a ricevere il re di Francia.
Il ponte levatoio era già stato abbassato e tutte le porte necessarie erano state aperte in modo che i cavalieri non avessero dovuto attendere davanti ad una soglia chiusa.
Quando i cavalieri sormontati da stendardi e accerchiati scorte iniziarono ad entrare, Ian iniziò ad agitarsi ma mantenne il sorriso: era una responsabilità occuparsi del matrimonio del re francese e il fatto che quello sarebbe senz’altro stato rallentato e posticipato non contribuiva a tenerlo tranquillo. Istintivamente, Jean Marc de Ponthieu cercò il suo sovrano tra la folla di ospiti e non faticò a trovarlo: in sella al baldanzoso palafreno, Luigi apriva il corteo davanti a tutti, compreso il suo stemma.
Un colpo di testa degno del Falco d’Argento.
Guillaume lanciò un’occhiata ammonitrice al fratello ansioso poi si dedicò ad accogliere i suoi ospiti.
Luigi il Santo, re di Francia, scese da cavallo con un sorriso affabile sul volto e si guardò attorno soddisfatto.
“Come sempre, i Ponthieu non deludono!” commentò mentre i servi efficacemente organizzati riuscivano a sistemare tutti i cavalieri rapidamente.
A dispetto del nome, Luigi IX di Francia aveva appena diciannove anni ed era coetaneo del giovane Marc de Ponthieu con il quale aveva un rapporto più d’amicizia che di superiorità, era abbastanza alto e aveva i capelli castani e gli occhi scuri del padre, il viso era leggermente scarno per via della vita sui campi di battaglia ma possedeva ancora la vivacità dell’adolescenza. Non sembrava affatto preoccupato dall’idea del matrimonio combinato, forse perché vi si era rassegnato o forse perché davvero provava interesse per la giovanissima Margherita.
Ian e Guillaume si inchinarono profondamente e gli altri li imitarono presto mentre Sua Maestà scendeva da cavallo.
Dietro il figlio, cavalcava la Regina Madre, Bianca di Castiglia.
“Monsieur de Ponthieu,” esclamò la donna notando il famiglio del suo ospite, “sono i miei occhi che m’ingannano oppure davvero vedo il cavaliere delle terre libere?”
Daniel si inchinò alla sovrana mentre Ian annuiva.
“Davvero è passato molto tempo dall’ultima volta che ci vedemmo, monsieur…” commentò la regina rimanendo in sella.
Daniel annuì e sorrise.
“Forse troppo, Vostra Maestà, ma davvero non mi è stato possibile far avere mie notizie.” rispose sentendosi sulle spine.
“La vostra patria vi reclamava?” si informò cortesemente Bianca.
Daniel si irrigidì appena ma nascose il suo disagio e scosse la testa.
“La mia famiglia mi reclamava, mia signora.” rispose chinando il capo e la sovrana si incupì appena.
Luigi osservava la scena ascoltando tutto e appuntandosi mentalmente tutto ciò che capiva e Ian provò un brivido involontario per ciò.
Un occhio di falco reale, forse?, si ritrovò a chiedersi, O una volpe astuta come i suoi predecessori?
Il re aiutò la madre a scendere da cavallo ed ella si avvicinò a Daniel con espressione dispiaciuta.
“Mi spiace.” mormorò, “Ho saputo che avete avuto gravi problemi. Spero che vostra figlia stia meglio.”
Daniel lanciò un’occhiata rapida ad Isabeau che sorrideva e la nobildonna, apparentemente in modo casuale, si spostò appena davanti a Jodie e Alexandra, indicando protezione, ma annuì appena.
Daniel tornò a rivolgere la sua attenzione alla sovrana.
“Sono onorato della vostra preoccupazione e vi ringrazio, mia figlia sta meglio... e mi ha accompagnato qui...”
Bianca di Castiglia sgranò gli occhi e lo stesso fecero molti cavalieri alle sue spalle, senz’altro stupiti della presenza della figlia di Monsieur Daniel al castello.
L’americano arrischiò un’occhiata a quei volti e vi riconobbe quelli di Henri de Bar, gelido come sempre; Henri de Grandprè, sorridente e placido; Etienne de Sancerre, leggermente imbronciato per l’attenzione smaniosa della moglie nei confronti dei compatrioti; e Geoffrey Martewall, imperscrutabile ma con un sopracciglio alzato a indicare che la situazione pareva inaspettata anche a lui.
“Mi prendete di sorpresa, monsieur!” esclamò la sovrana, “Non pensavo l’aveste portata con voi!”
Daniel si sentì insicuro nella risposta ed Ian intervenne.
“Vostra Maestà, voi stessa mia avevate detto che avreste gradito conoscerla e così, quando monsieur Daniel è tornato, ho insistito perché restassero miei ospiti.”
“Avete fatto benissimo!” intervenne Luigi con un sorriso prima di riferirsi a Daniel, “Ammetto di non aver capito subito chi foste pur avendo sentito spesso parlare di voi.”
Daniel sgranò gli occhi.
“Di me, mio sire?” osò chiedere sorpreso.
Luigi rise.
“Certo! Il cavaliere che salvò mio nonno a Bouvines! Di voi mi è stato detto che siete sempre stato uno dei vassalli più fedeli, sia nei confronti della corona sia del vostro signore.” replicò, “Allora, possiamo conoscere questa dama?”
Daniel allargò un braccio indicando Isabeau che si spostò per lasciar spazio a Jodie.
“Vostra Maestà, voi non conoscete mia moglie, madame Jodie.” disse al giovane presentando la donna che si inchinò.
Bianca si fece attenta.
“Neanche io ricordo d’aver mai conosciuto questa dama.” commentò.
Ian intervenne ancora.
“Quando Daniel iniziò a servire vostro suocero, madame Jodie era ancora la promessa sposa di Daniel e la dama di compagnia di mia moglie. Lei fu riportata in patria dopo la guerra e non tornò più qui: nemmeno vostro marito la conobbe.”
Bianca sembrò soddisfatta dalla spiegazione e continuò ad osservare la donna.
“Senz’altro avete scelto una bella sposa, monsieur Daniel.” disse poi, soddisfatta.
Daniel annuì e Jodie ringraziò la regina per il complimento, lieta in cuor suo di conoscere finalmente una donna influente nel medioevo.
Allora, silenziosa ma a testa alta, Alexandra fece un passetto in avanti portandosi quasi al fianco della madre e, fissando il vuoto davanti a sé, si aggrappò al suo braccio, leggermente confusa dalle voci nuove e dal rumore dei molti cavalli.
Bianca osservò confusa la ragazza e lanciò un’occhiata sorpresa ad Ian che si irrigidì e guardò, a sua volta, Daniel.
Prima però che l’americano potesse parlare, Alex fece un inchino profondo alla sovrana e si raddrizzò continuando a non guardarla.
“Perdonatemi se oso parlarvi prima che vi siate rivolta a me ma comprendo che mio padre sia in imbarazzo a causa mia…” azzardò esitando più volte, indecisa su come proseguire.
Bianca sembrava ancora confusa dal suo sguardo che la evitava ma le sorrise e le parlò con dolcezza.
“E cosa causerebbe l’imbarazzo di vostro padre?” chiese teneramente.
“Il dovervi spiegare la mia cecità.” rispose lapidaria la ragazza trovando la sovrana dopo averla sentita parlare e puntandole addosso i suoi occhi vitrei.
La donna sembrò sorpresa e si portò una mano al petto mentre, alle sue spalle, si sollevava un leggero brusio.
Alexandra si accorse dello sgomento dei presenti così sorrise alla regina e distolse il suo sguardo per puntarlo di nuovo sul nulla.
“Perdonatemi, mia signora. Spero di non avervi turbata…” azzardò.
La regina Bianca scosse la testa poi si accorse di quanto inutile fosse il suo gesto.
“Non preoccupatevi, Mademoiselle, mi avete soltanto sorpresa. E qual è il vostro nome?” chiese.
“Alexandra Freeland, Vostra Altezza.” rispose inchinandosi ancora.
“Uno splendido nome.” commentò Luigi riprendendosi dalla sorpresa, “Spero che il viaggio sin qui non sia stato troppo duro per voi.”
Alexandra non riconobbe il re e gli sorrise con calore.
“L’incidente che mi portò via la vista avvenne due anni or sono: non preoccupatevi per me.” rispose.
Luigi fece un sorrisetto notando che la giovane non aveva idea di con chi stesse parlando e fermò Daniel che stava per farlo notare alla figlia.
“Spero che questa sera sarete presente al banchetto.” continuò il sovrano.
“Sarò presente ma temo non danzerò: i vostri usi mi sono ancora sconosciuti in alcuni ambiti.” rispose la giovine sorridendo.
“Mademoiselle Freeland è molto umile.” intervenne Isabeau con un sorriso radioso, “Conosce alcune danze e si è subito affrettata a chiedere che le venissero insegnate le altre quindi sono certa che sarà una ballerina provetta, questa sera.”
“Bene!” rispose gioviale il re, “Ora scusatemi ma devo salutare anche gli amici di vecchia data!”
Alexandra fece un piccolo inchino e si ritirò con lentezza dietro la madre mentre il re salutava Marc e Michel ma il primo dei due fissava di sottecchi la giovane americana, imbarazzato dall’idea che lei non sapesse di aver parlato con il re.
Dopo i convenevoli, Luigi e Bianca furono scortati da Guillaume nelle loro stanze mentre il cadetto Jean Marc si occupava degli altri ospiti. Daniel si ritrovò ben presto reclamato: Donna lo abbracciò con forza prima di correre da Jodie e, uno dopo l’altro, anche i feudatari amici di Jean lo salutarono caldamente.
“Siete davvero abile nell’apparire quando me se lo si aspetti.” commentò Martewall sarcastico.
Alex sentì il padre rispondere ai saluti e assimilò le voci anche del conte Henri de Grandprè, Henri De Bar ed Etienne De Sancerre.
Ian si trattenne un istante a salutare Thibault De Chailly, rimasto a Parigi per poterlo aggiornare sugli avvenimenti, poi raggiunse gli amici.
“Jean!” esclamò Etienne, “Non ci avevi informato di questa sorpresa!”
“Non ne ero informato nemmeno io!” replicò ridendo il conte cadetto.
“Ma in fondo l’importante e che siano qui, no?” intervenne Isabeau affiancandosi al marito, ora che il confronto con i reali era terminato.
Marc e Michel si spostarono accanto ai figli dei feudatari che li accolsero sorridenti: Matilde de Sancerre li salutò riservando uno sguardo radioso al secondo dei due da sotto la lunga chioma rosso fuoco; Laurent de Bar, biondissimo e dagli occhi chiari come il padre, lanciò a Marc un’occhiata disperata per l’inizio della giornata mondana cui il giovane rispose altrettanto spaventato; Robert de Grandprè, unico presente dei cinque figli di Henri de Grandprè, il primogenito e ma anche, come il padre, il più giovane dei ragazzi presenti con i suoi diciassette anni, si guardava attorno con malcelata apprensione; Harald e Petra Martewall, entrambi dagli occhi verdi come la madre e con i capelli castani del padre, stavano l’uno accanto all’altra ma erano decisamente a loro agio essendo cresciuti come inglesi filofrancesi. I giovani restavano in gruppo e parlavano a bassa voce osservando attentamente il gruppo di adulti.
“Marc, non ci presenti la tua ospite?” chiese Laurent notando che Alexandra se ne stava dietro la madre ascoltando tutto ma non osava avvicinarsi al gruppetto dei giovani nobili.
La ragazza, a quelle parole, si voltò verso di lui con sorpresa.
“Parlate di me, monsieur De Bar?” chiese confusa.
Il giovane de Bar sgranò gli occhi per la rapidità con cui lei lo aveva trovato e riconosciuto e Marc rise.
“Ancora non hai visto nulla!” scherzò.
“Neanche tu, se è per questo!” si intromise Ian sorridendo sornione.
Marc arrossì, tra le risate generali.





*Dammit! / Dannazione!
**Mais...? / Ma...?

Lo so, lo so, fa schifo...
Bianca e Luigi saranno sovrani un po' così, purtroppo o per fortuna... Tra poco la Regina si eclisserà ma Luigi, che resterà quasi fino alla fine, sarà sempre un sovrano un po' particolare... Un po' OOC, devo dirlo subito...
Che dire? Perdonatemi!
A presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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