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Autore: OmbraSmagliante    17/12/2012    0 recensioni
Una storia che parla di due migliori amici che si rendono conto dell'importanza dell'uno per l'altro solo dopo una svariata serie di eventi.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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terza parte

“Tu non hai idea di come sia stato!”
“Nick, piccolo mio, calmati…”
“Calmarmi, Sheila?! Come puoi difenderlo io proprio non ne ho idea! Mi ha dato del codardo, mi ha pugnalato alle spalle, si è fatto mia sorella… tutto perché io l’ho trascurato! Ma ti rendi conto?!”
“Forse è vero che si sono innamorati…”
“Se anche fosse? Lei è mia sorella, dovrebbe essere proibita per lui!”
“Quindi, dato che io sono molto amica di tua sorella, tu dovresti essere proibito per me?”
Calò il silenzio. Fu lei ad interromperlo, sospirando.
“Nick… Và da lui, và a cercarlo… E ascoltalo, fino in fondo stavolta. Sai che ha ragione: glielo devi.”
“Posso picchiarlo?”
“No, te lo proibisco.”
“Mutilarlo? Ferirlo gravemente?”
“Nemmeno.”
“Neppure un pizzicotto di circostanza?”
Rise, facendo spuntare un sorriso anche sul suo viso.
Sì, sarebbe andato a cercarlo.
“Grazie per… avermi fatto ragionare. Non so se sono disposto a perdonarlo, ma almeno ascolterò quello che ha da dirmi.”
“Sapevo che l’avresti fatto.”
“Chissà quanto tempo ti ho fatto perdere stasera…”
“Con te, non è mai tempo perso.”
Ci fu una pausa, dove entrambi sembrarono bearsi della presenza, anche se telefonica, dell’altro.
“Che cosa sdolcinata…”
“Effettivamente… però ormai l’hai detta e io non me la scorderò mai.”
“Cavolo… che sfortuna!”
Scoppiarono a ridere. Proprio in quel momento, sentì un urlo.
Andy.

 
Aveva cercato di correre non appena si era accorto che c’era qualcosa di strano nei due tizi che lo tallonavano. Che stupido era stato a non rendersene conto prima! Fatto sta, che era stato troppo tardi: altri due tizi simili ad armadi gli erano sbucati dal davanti.
Quattro conto uno: poteva affrontarli, ma sapeva avrebbe perso. Decise di prendere tempo.
“Cosa volete?”
“Informazioni.”
“Di che tipo?”
“Sappiamo che sei il migliore amico di uno dei giocatori più forti della squadra di questo paesino…”
“Ex migliore amico, per servirvi.”
“Non importa. Le informazioni che ci servono ce le puoi dare comunque.”
“Cosa volete sapere?”
“Dov’è.”
Erano ancora più minacciosi ora che, parlando, si erano avvicinati. A parlare era il più grosso, con voce baritonale e sicura.
Era sicuro che non avrebbero esitato a picchiarlo. Iniziò a sudare freddo.
“E perché mai?”
“La prossima settimana giocate contro la nostra squadra. Vogliamo… fargli capire che la nostra volontà è che perdiate.”
“E in che modo intendete farglielo capire?”
Per tutta risposta, l’uomo a fianco del tizio che parlava si rigirò la spranga che aveva tra le mani.
“Capisco.”
“Una fonte fedele ci ha detto che tu sai esattamente dov’è e come trovarlo. Tanto più che se tu ci portassi da lui, in un vicolo buio, ovvio, lui si fiderebbe e cascherebbe perfettamente in trappola.”
“Cosa ti fa pensare che lo farò?”
Altro cambio di posizione della spranga. Non si era mai accorto di quanto potessero essere forti i linguaggi non verbali.
Dopo il profondo senso di abbandono, la lite, il dolore per le sue parole, la rabbia e la frustrazione per non essere stato ascoltato… Sarebbe stato facile lasciarsi trascinare dal sapore dolceamaro della vendetta per la seconda volta.
Quello era sempre stato il campo di Nick, più che il suo. Era più razionale, calmo e cinico.
Nick.
Il pensiero di venderlo ai quei tizi, di quello che gli avrebbero potuto fare, lo faceva sentire coraggioso.
L’avrebbe protetto.
“No. Non vi condurrò mai da lui.”
“Pazienza. Vorrà dire che dopo avere pestato te, lo cercheremo da soli.”
Inaspettato, come tutta quella storia, arrivò il pugno nella schiena da dietro.
Urlò.


“Era lui, Sheila, sono sicuro!”
“Che aspetti? Corri!”
“Lui lo farebbe per me?”
“Lo sai. Dentro di te, già lo sai.”
Paura. Ecco cosa provava. Quello non era un urlo normale, il suo migliore amico era in pericolo. Nessun’altro se ne sarebbe accorto: erano tutti dentro nel locale, con la musica al massimo volume.
Cosa stava aspettando? Il suo migliore amico aveva bisogno di aiuto. Aveva bisogno di lui.
“Ti richiamo.”
“Vai, vai!”

 
Dolore.
Era come essere sospesi nel nulla. L’unica cosa che lo legava ancora al mondo dei vivi erano i colpi ricevuti: piccoli fiotti di strazio fisico.
Sanguinava.
Poteva sentire l’insensibilità che si faceva strada dentro di lui.
Quanti colpi aveva ricevuto? Spranga, calci, pugni.
Stava per svenire.
Urlò ancora.
 
 
Ancora quell’urlo straziante. Iniziò a correre, disperato, verso la direzione della voce. La paura che, al passo dell’adrenalina, saliva ad ogni passo, la paura di non arrivare in tempo per salvare l’amico di una vita, era insopportabile.
Doveva farcela. Doveva.
Arrivò all’ingresso di un vicolo buio, la scorciatoia per arrivare a casa di Andy.
Si fermò.
Quattro uomini sovrastavano una figura accasciata a terra.
Sentì montare la rabbia.

 
 
“Allora, sicuro di non volere collaborare con noi?”
“MAI!”
“Che coraggio…”
Risero. Non gli importava. Gli stava facendo perdere tempo, sperava che Nick fosse andato a casa, al sicuro. Almeno per quella sera.
“Tanto lo troveremo lo stesso il tuo amico Nick. Non importa se stai cercando di proteggerlo. Lo troveremo.”
Era tutto così confuso… sarebbe stato più semplice chiudere gli occhi, abbandonarsi al dolore…
“Lo troveremo.”
Lacrime silenziose iniziarono a scendere sul suo viso. Un po’ per il dolore, in maggior parte perché si sentiva inutile: non era nemmeno in grado di proteggere l’unica persona al mondo a cui teneva davvero.
“Lo avete già trovato.”
 
 
Si voltarono verso di lui.
“Eccoti qui, allora… patteggiamo per la partita di domenica.”
“Fossi in te, mi terrei i patteggiamenti per la pensa da scontare in galera.”
“Oh-oh. Cos’è, hai chiamato la polizia?”
“Naturale. Però, c’è una cosa che gli anni in galera non potranno insegnarvi.”
Risero. Erano nervosi, però. Il vicolo era troppo stretto per scappare, e in lontananza già si sentivano le sirene.
L’unico modo per scappare era abbattere lui.
“Togliti di mezzo.”
“No. Voglio essere così generoso da impartirvi io stesso questo insegnamento.”
“Di che stai parlando?”
“Del fatto che nessuno, nessuno, può toccare il mio migliore amico.”
Scattò, senza pensare.
Come un leone che assale la preda, così si avventò su di loro.

 
Aprì gli occhi.
“Dove sono?”
“Andy!”
“Molly…?”
“Oh Dio, grazie!”
Scoppiò a piangere per il sollievo.
“Credevo… Non ti saresti svegliato.”
“Ero messo così male?”
“Due costole rotte, contusioni sul viso, mascella slogata, labbro spaccato, schiena piena di lividi, rotula destra fuori posto…”
“Va bene, ho capito.”
“Se non fosse arrivato Nick…”
“Dov’è adesso?”
Il cuore gli batteva forte. Ricordava che si avventava contro i tizi nel vicolo, poi il buio. Una sensazione vicina al panico si fece strada dentro di lui.
“Ecco, lui…”
Non facevano poi così male, le contusioni.
Le costole rotte erano nulla in confronto alla vergogna che provava per quello che aveva urlato al suo migliore amico non appena prima che lui si sacrificasse a quel modo per lui.
Solo ora comprendeva a fondo il legame che gli aveva uniti.
In tutta onestà, non era sicuro di meritarsi la sua amicizia.
“Voglio vederlo.”
Una preoccupazione comprensibile si dipinse sul volto di Molly.
“Davvero. Ora.”
“Va bene…”

 
“Nick?”
“Che succede?! Sta male? Cos’è successo?”
Fino ad ora si era tenuto in disparte in sala d’attesa, con la sola compagnia dei suoi foschi pensieri. Adesso era in piedi, pronto a scattare.
“Vuole vederti.”
Oh no…

 
Quando Nick varcò la soglia, probabilmente era già commosso.
Si guardarono.
Sapete quando due amici di vecchia data si riconoscono dopo anni, magari in un locale sperduto?
Beh, successe più o meno così.
Si erano riconosciuti, ritrovati, compresi.
Era bastato guardarsi. Perché l’amicizia, quella vera, è fatta di gesti, risate e momenti condivisi. Spesso, non servono le parole.


“Potrai mai perdonarmi?”
“Mmm…”
“Farò tutto ciò che vorrai!”
“Compreso permettermi di uscire con Molly?”
Oh no, quello no.
“E’ proprio necessario?”
“Sono innamorato.”
Oh, beh… meglio lui come cognato che un completo imbecille, no?
“E va bene…”
“E’ un inizio, allora.”
“E la fine qual è?”
“Non devi chiamare qualcuno?”

 
Era giusto così. Lo sentiva, lo capiva.
Lui avrebbe continuato a prendersi cura di Nick. A fare in modo che fosse felice. Sempre. Perché era un amico fedele.
 
 
“Oh, meno male è finita bene! E tu come stai?”
“Beh… sono un po’ in ansia.”
“E per cosa?”
“Sto per seguire un consiglio, o meglio, un’offesa che mi ha dato il mio fedele amico.”
“Ah si?”
“Solo che per seguirlo… ho bisogno di coraggio e di una compagna. Capisci che intendo?”
“Comincio a capire…”

fine
 

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