19/12/2012
3 recensioniThe Harvests
17 anni
Quando Peeta avanzò offrendosi volontario al posto di Haymitch, per un istante capì cosa doveva aver provato Katniss l’anno precedente. Non è facile apparire forti quando si decide di andare incontro alla morte, e Peeta sapeva perfettamente che questa volta non sarebbe tornato.
Salì sul palco, al fianco di Katniss. Effie fra loro, esattamente come un anno prima. Tutto appariva identico, ma in realtà molte cose erano cambiate e il ragazzo si stupì di non essere terrorizzato. Eppure sapeva che, ne era certo, non sarebbe più tornato al Distretto 12. Non avrebbe mai più rivisto i suoi amici, la sua casa, il Forno, la sua famiglia. Osservò i suoi fratelli e il padre. Sua madre non era venuta.
I ragazzi tenevano gli occhi bassi, quasi gli fosse impossibile guardarlo, mentre nello sguardo azzurro del padre Peeta lesse non tristezza, non solo amarezza. Ma speranza e... orgoglio.
Non seppe spiegarsi il perché ma gli occhi del ragazzo s’inumidirono un poco guardando quell’uomo sempre pacato, l’unico che nella famiglia l’avesse trattato davvero con affetto anche se a modo suo. Gli arrivò alla mente un ricordo improvviso. Quando faceva cadere della farina, bruciava del pane, sbagliava la glassatura delle torte, la madre lo picchiava... suo padre gli dava una leggera pacca sulla spalla.
E adesso Peeta scoprì di desiderare ardentemente di ricevere quel colpetto che gli aveva dato tanto coraggio e sollievo, nel corso della sua vita.
Delle dita fredde s’insinuarono fra le sue e istintivamente Peeta le strinse.
Katniss lo guardava preoccupata, non aveva mai visto quello sguardo nei suoi occhi azzurri. Uno sguardo che significava solo rimpianto, ma non per essersi offerto volontario, no, l’avrebbe protetta sempre questo lo sapeva bene, lo sentiva. Il rimpianto di non aver mai davvero apprezzato e vissuto quel poco di felicità che la sua famiglia gli aveva offerto. E adesso, probabilmente, non ne avrebbe mai più avuto l’occasione.
Peeta le sorrise, un sorriso che appariva il solito, dolce, ma che dietro la maschera era solo pieno di tristezza.
La ragazza gli si avvicinò un po’ e gli disse, con la voce indirizzata solo alle sue orecchie - Ti proteggerò, andrà tutto bene. -
Il sorriso del ragazzo abbandonò la tristezza, strinse più forte quelle dita mentre Effie li annunciava come i nuovi tributi dell’anno.
Quando le pesanti porte del Palazzo di Giustizia si stavano chiudendo alle loro spalle, Peeta si voltò un’ultima volta verso la sua famiglia cercando di coglierne l’immagine per portarla con sé fin dentro l’arena. Ma quello che vide fu ancora più doloroso che il sapere di non tornare mai più.
Sua madre era accasciata a terra e piangeva sommessamente, sorretta dalle braccia forti dei due figli. Suo padre, invece, non aveva staccato per un momento lo sguardo da quello del figlio.
Il suo sorriso, disarmante, fu come la pacca sulla spalla che il ragazzo non avrebbe mai più ricevuto, e quel sorriso orgoglioso lo accompagnò per sempre, fino alla fine di tutto.
Note Autrice : Ok ok, eccomi, ce l’ho fatta ad aggiornare e a finire questa raccolta. Chiedo scusa per il ritardo >.< m’inchino profondamente.
Bè, che dire, spero che anche quest’ultima mietitura vi sia piaciuta, spero che tutta la raccolta sia stata una piacevole lettura. Io sono soddisfatta, credo di essere riuscita a entrare nel personaggio alla fine. Peeta può sembrare un carattere semplice da riproporre, ma non lo è affatto, è più complesso di quel che sembra.
Perciò, dopo tutti questi giri di parole, ringrazio tutti voi che mi avete seguita o che mi seguirete.
Alla prossima fic!
Selhin <3