Fanfic su attori > Alex Pettyfer
Segui la storia  |       
Autore: artemisia reight    21/12/2012    2 recensioni
Forse sono stata un pò troppo cattiva con Alex, ma era uno sfigato, ed io ho fatto solo ciò che andava fatto...Non avrei mai immaginato che a distanza di un anno si sarebbe trasformato in un bullo convinto a vendicarsi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Passo il resto della giornata con ansia e riprendo il vizio di guardarmi sempre alle spalle. L'ultima campanella suona troppo presto e mi ritrovo a tremare come una foglia. 'Vuole solo accompagnarmi a casa, vuole solo accompagnarmi a casa' continuo a ripetermi questa frase, ma so che non sarà affatto così semplice. Ieri ho capito fino in fondo di cosa è capace, e oramai sono abituata a i suoi sbalzi d'umore. Mentre varco il cancello verniciato di blu da poco, penso di tirare dritto, salire in macchina e correre a casa, ma la paura è di nuovo troppa. Il chiosco-bar è praticamente attaccato al mio liceo. Ci arrivo con pochi passi, proprio mentre inizia a piovere. Mi rifugio sotto una tettoia lì vicino e aspetto tremante di freddo e paura. Arriva trafelato, con un ombrello argento, che in questo momento è la cosa che più desidero.  Mi prende per mano, ma non è un gesto dolce. E' aggressivo e mi spaventa. "No!" dico d'istinto, ribellandomi a quella presa possessiva. Lui mi guarda come per controllare che non stia scherzando, poi annuncia: "Sali in macchina". Solo questo. Penso lo consideri il massimo di parole sufficienti per farmi recepire il concetto. Annuisco contro la mia volontà e lo seguo. Non cammina veloce.  Anzi, nonostante la pioggia, ha la situazione totalmente sotto controllo. E' tranquillo, lo vedo, perché sa che ha tempo. E ciò mi terrorizza. Stranamente, durante la sua transizione da sfigato a più figo della scuola, non ha cambiato la macchina. E' sempre stato ricco, la sua famiglia è benestante, lo confermano i vestiti firmati che porta. Avrebbe potuto comprarsi una Porsche decappottabile ultimo modello, ne aveva tutta la libertà. Questo mi fa pensare che l'abbia tenuta per un motivo ben preciso. Probabilmente il suo intento è di farmi ricordare ciò che gli facevo per non potermi lamentare per quello che mi fa lui ora. Se è così, si sbaglia di grosso. Io non sono mai stata così crudele, e di sicuro non capirò la sua cattiveria solo per una stupida macchina vecchia. Sono così arrabbiata che quasi do un calcio alla carrozzeria. Per fortuna mi fermo in tempo. Lui mi apre la portiera per farmi salire. E' un misto di galanteria e di controllo. E' come se volesse controllare che non scappi, ma lo nasconda facendomi credere che stia facendo solo il gentiluomo. Sorrido, fingendo di esserci cascata, e salgo in macchina con le gambe che tremano. 'Vuole solo accompagnarmi a casa, vuole solo accompagnarmi a casa' continuo a ripetermi in testa. Evito di guardarlo perché, talvolta, il suo sguardo mi spaventa a tal punto che non posso più girarmi e questo rende difficile rispondere alle sue domande. Mi sono ripromessa di comportarmi come se nulla fosse, e per questo evito di fare qualsiasi cosa possa rendermi difficile dialogare con Lui il più tranquillamente possibile. Sale in macchina e gira la chiave. Un caldo improvviso, direttamente dai riscaldamenti, mi fa rilassare. Scelgo di esordire con una battuta, per allentare la tensione che mi sento dentro e fargli capire che non lo temo.  "Ora ho capito perché non hai cambiato macchina!" dico sorridendo "Con dei condizionatori del genere! E quando ne trovi una simile!". Mi aspetto, stupidamente, che rida. O almeno che sorrida. Oppure anche solo che alzi le labbra all'insù per farmi capire che è tutto apposto. Ma non è tutto apposto. Lo capisco subito. Ho fatto qualcosa che non va'. Tremo, quasi aspettandomi che mi prenda a sberle. "Non ho cambiato macchina perché mi ricordava quanta attenzione mi davi. Era romantico" quasi sussurra e devo tendere l'orecchio per sentirlo. Ridacchio, pensando sia un'altra battuta. Ma Lui non ricambia e comprendo che è serio. Sembrerebbe una frase romantica, ma il modo in cui l'ha detta non lo era per niente. Sono certa che volesse farmi capire quanto ci soffrisse. E io l'ho capito. Ma non posso perdonargli tutto quello che mi sta facendo solo per questo. Mi impongo di rimanere a bocca chiusa per il resto del viaggio, quindi incrocio le braccia e guardo fuori dal finestrino. "Ehi, devi girare qui" indico il vialetto di casa mia "No, no. L'hai passato!". Lui mi guarda con compassione. Starà pensando che sono davvero stupida se non ho ancora capito che non è davvero a casa mia che stiamo andando. Sospiro e mi esce una lacrima. Lo squillo del cellulare mi fa sobbalzare e lo afferro, involontariamente, prima che nessuno dei due riesca a vedere chi sia a chiamare. Rispondo e ringrazio il cielo che Lui non abbia visto chi era. "Amore?" chiede Taylor sentendomi. "Mamma!" grido, escogitando un piano il più veloce possibile. Taylor sembra capire al volo e sta al gioco. Visto? Ve l'avevo detto che era perfetto! "Sì, sì. Non ti preoccupare." dico, annuendo come se mi stesse scocciando con le solite raccomandazioni "Sì, certo che mi ricordo della cena di stasera!" lancio uno sguardo ad Alex, come accorgendomi solo in quel momento che è lì "Oh, non è che potrei saltare oggi?" assumo il mio miglior tono di supplica e dall'altro capo del telefoto Taylor ride come un matto. "Ti prego??? Va bene, va bene. Sì, sì. Però sappi che sei veramente cattiva! Uffa!" attacco senza salutare e mi dispiace un pò per il mio fidanzato, ma gli spiegherò sicuramente tutto dopo. Alzo le spalle rassegnata. "Odio quella cavolo di cena!" annuncio "Potresti riportarmi a casa per le 7?". Lo vedo pronto a dire di no, ad urlarmi in faccia che decide Lui quando riaccompagnarmi a casa, ma poi capisce che farebbe sospettare mamma con un comportamento del genere, quindi si limita ad annuire. Si volta a guardare la strada e non mi rivolge più la parola finché non arriviamo. "Tieni" dice, porgendomi le chiavi di casa. Io rimango per un attimo interdetta. Si fida così tanto di me? E perché proprio adesso ha deciso di farlo? Le prendo controvoglia, per fargli capire che non ho intenzione di scappare, e apro il portone di legno scuro che ho davanti. Lo guardo, attendendo comandi. "Tu vai, io ti raggiungo" mi ordina facendomi cenno di entrare. Varco la soglia guardandomi intorno. L'arredamento è delizioso. Qualsiasi spazio è occupato da piccoli o grandi oggetti di vetro colorato che sono un piacere per gli occhi, ma non è come le solite case piene di soprammobili, che danno l'idea di non poterci neanche entrare. No, questa casa è enorme, quindi il mobilio la rende solamente più accogliente e meno dispersiva. Rimango a bocca aperta. Non riesco ad immaginarmi Alex che arreda la casa con tanto gusto, quindi deduco che sia sua madre ad essere così abile con i suppellettili. Mi lascio scappare un: "Wow" sorpreso. "Sono contento che ti piaccia" esclama Alex alle mie spalle. Sobbalzo, presa alla sprovvista. "Sì, è davvero molto carina" dico sorridendo. Quella casa mi mette allegria, non ci posso fare niente. "Accomodati" mi fa un cenno verso il divano "vuoi qualcosa da bere?". Scuoto la testa e Lui si stringe nelle spalle. "Come vuoi" dice, andando in quella che suppongo sia la cucina. Torna poco dopo con un piccolo bicchierino in mano. Capisco che si tratta di whisky. Temo voglia farmelo bere per annebbiarmi le idee, ma in un attimo si scola il contenuto, togliendo ogni dubbio. Fa un respiro profondo. "Ci voleva proprio!" esclama, scuotendosi come se si fosse improvvisamente risvegliato da un sonno profondo. Annuisco, fingendo di capire di cosa parla. Decido di andare dritta al punto, perché non voglio rimanere qui a lungo. "Perché sono qui?" domando. "Sei arrabbiato con me?" aggiungo subito dopo, intuendo che sia proprio quello il motivo. "Non sono arrabbiato" scuote la testa "Ho solo riflettuto un pò". Non mi muovo, aspettando che continui. "Sai quanto la rissa con Derek abbia fatto parlare di me, in questi giorni?" chiede. Scuoto la testa quasi impercettibilmente, temendo un suo scatto d'ira, che puntualmente arriva. Sbatte il bugno sul tavolo e io mi rifugio sempre più indietro nel divano. "Per colpa tua, ho dovuto picchiare quel tizio e ora tutti capiranno quanto io sia pericoloso quando mi arrabbio!" urla. Non capisco perché ciò debba preoccuparlo. Poi afferro. Lui non vuole che gli altri capiscano la sua cattiveria, perché così può continuare a torturarmi facendo credere a tutti che non sta facendo nulla di male. "Perché è colpa mia?" sussurro. Socchiudo gli occhi, vedendolo avvicinarsi. Mi rannicchio su me stessa, aspettandomi il peggio. Mi mette una mano sotto il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo. "Ti sembro uno che ha bisogno di aiuto?" domanda con un tono che mi terrorizza."TI SEMBRO UNO CHE HA BISOGNO D'AIUTO?" ripete, alzando la voce. "No" mormoro "Certo che no". Avvicina il viso al mio e abbassa la voce finché devo sforzarmi per riuscire a recepire ciò che dice. "Hai idea di quanto sia irritante, per me, venire aiutato da te, rischiando che tu ti faccia del male? Poteva farti del male, Artemisia! Te ne rendi conto?". Ha ricominciato ad urlare. Sono sbalordita. E' arrabbiato con me perché mi sono messa in pericolo? Ora capisco fin dove si estenda la sua pazzia. 

 

 

Meno di un'ora dopo mi riaccompagna a casa. In quel lasso di tempo ha buttato giù altri quattro di quei bicchierini 'magici'. Ora, in macchina, continua a ripetermi che sono bellissima e che la mia maglietta gli piace da morire. In realtà indosso un maglione grigio con una renna rossa davanti, quindi non vedo come possa essere tanto attraente. Le sue lusinghe, comunque, non mi lasciano indifferente, per cui, quando arriviamo a destinazione, io sono completamente persa nei suoi lineamenti così taglienti e perfetti. Inchioda proprio davanti al vialetto, risvegliandomi da quel sogno così bello. "Siamo arrivati" annuncia, improvvisamente serio. Annuisco e scendo, senza aggiungere altro. Mentre mi avvio verso il cancello, rifletto su quanto sia strano ciò che provo per Lui. Per quanto sia violento, cattivo e senza cuore non posso fare a meno di esserne attratta. Non è solo la bellezza, che, devo ammettere, è notevole, ma è anche ciò che nasconde dentro di sé. E' come se una calamita mi attirasse verso di Lui nonostante tutto. Come se la mia mente arrivasse a vedere dove i miei occhi non vedono e riuscisse a capire che c'è qualcosa in Lui per cui non posso fare a meno di amarlo. Ma non lo amo. No. Non posso amarlo. Perché io ho trovato l'amore della mia vita, e non è Lui, ma Taylor. Il solo pensare a lui mi riempie il cuore di gioia. C'è una grandissima differenza per ciò che provo per lui e ciò che provo per Alex. Taylor è la mia metà, questo è sicuro. Ed è proprio questo a rendere i due sentimenti totalmente differenti. Alex non è la mia anima gemella, non lo amo, e nulla di tutto ciò che fa, da come si muove a come sorride, potrà farmi cambiare idea. Entro in casa convinta di tutto ciò e quasi non mi accorgo che i miei sono davvero qui. Stanno cenando e ridono come matti. Ovviamente non si sono neanche accorti che sono arrivata. "E' rimasto qualcosa?" domando, entrando in sala da pranzo.  Mamma scuote la testa, dispiaciuta "non ti abbiamo trovata e credevamo cenassi da qualche tua amica" si scusa. "Vabbè" dico, scrollando le spalle e riuscendo. Il vento mi avvolge subito, ma è una bella sensazione perché so che nessuno mi darà fastidio con questo freddo. Per fortuna la scuola non è molto lontana, quindi ci arrivo a piedi, recuperando la mia macchina, che è rimasta l'ultima parcheggiata. E' quella i mio padre, veramente, perché da quando la mia è stata verniciata abbiamo fatto cambio. Sì, lo so, sembra assurdo, ma i miei fanno così. Non si interessano minimamente a me, però tentano di non farlo notare comprandomi tutto ciò che voglio. Ovviamente non potevano comprarmi direttamente una macchina nuova, ma papà ha subito acconsentito a scambiarle. Almeno in questo posso ritenermi fortunata. Prima di tornare a casa mi fermo ad un negozietto che vende un sacco di cibo tipico del Natale. In questo periodo è sempre pieno, ma a quest'ora non c'è quasi nessuno. Prendo un sacchetto di praline al cioccolato con ripieno di fragola (le mie preferite) e una confezione da sette di preparati per la cioccolata calda. Poi vado in una caffetteria e ordino una cioccolata calda fumante con dei marshmallow dentro. Per quanto io provi a farla in casa, quella già pronta non può proprio competere e non riesco a resistergli. La gusto, prendendomi tutto il tempo possibile per non dover tornare a casa, e ci mangio assieme un pò di praline. Mi rendo conto di essermi comportata malissimo con Taylor, quindi decido di richiamarlo. Mentre squilla, realizzo che devo rifilare una bugia anche a lui. Mi risponde con il solito tono dolce e la sua voce mi riscalda meglio di qualsiasi bevanda bollente. Ovviamente vorrebbe sapere cosa stava succedendo quando ha chiamato, quindi gli dico che c'era una mia compagna di classe che proprio non sopporto che mi voleva invitare a cena ed io avevo bisogno di una scusa veloce. Mi fa notare che avrei potuto trovarne di migliori, senza farlo passare per mia madre, ma io mi scuso dicendo che avevo poco tempo e non ci avevo riflettuto. Ci salutiamo tropo presto e sprofondo di nuovo in uno stato confusionario.Dove posso andare? Non ho voglia di tornare a casa e neanche di dormire, anzi credo che passerò tutta la notte in piedi. Ordino un caffè al caramello e arriva in pochi secondi. Probabilmente il barista del turno di notte non ha mai avuto così tanto da fare. Effettivamente, ho parlato davvero poco con Taylor in quest'ultima telefonata. Vorrei richiamarlo perché sentirlo mi rende felice, ma probabilmente a quest'ora starà dormendo. Mi squilla il cellulare e quasi grido dalla gioia. E' lui! Vuole risentirmi anche lui! Controllo il display. Numero sconosciuto. Mmm. "Pronto?" rispondo con meno esuberanza, capendo che non è Taylor a chiamare. "Come mai c'è tutto questo silenzio?" domanda Alex "Durante le cene non si.....parla?". Tremo. Non sapevo fosse Lui e non ho neanche mezza scusa pronta. "Ehm.... sono in camera mia. Avevo il telefono nella borsa e quando ho sentito che stava squillando sono venuta in camera. Sai, di là fanno così chiasso che non sentirei nulla!" tiro un sospiro di sollievo per la mia idea brillante. Sembra interdetto, ma poi si convince. "Comunque volevo solo dirti che hai lasciato la borsa a casa mia" dice. Oh no! Balbetto spiegazioni, ma Lui ha già riattaccato.



Spazio Autrice:
ciao a tutti! mi dispiace moltissimo di averci messo così tanto tempo a postare questo capitolo, ma con le feste in pieno svolgimento trovo difficile ritagliare anche solo pochi minuti alla storia. ho comunque moltissime idee per il continuo e, anche se credo mi ci vorrà un pò per pubblicare il prossimo capitolo, giuro di impegnarmi a finirlo il prima possibile! spero la mia storia vi piaccia! <3

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Alex Pettyfer / Vai alla pagina dell'autore: artemisia reight