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Autore: Jade Winchester    23/12/2012    1 recensioni
E' una piccola storiella su Michael e Lola, una ragazza diversa dalle altre destinata a salvaguardare la vita dei bambini. Presto lei farà un incontro che le cambierà la vita, in meglio o in peggio? Chi lo sà!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uscimmo dal vicolo, mi faceva male la gamba, ma non volevo andare all'ospedale, me la sarei cavata anche senza un dottore.
Michael, quel ragazzo che tutti gli umani amavano mi stava affianco con il capo chino e il cappello che gli copriva gli occhi. Capì che si stava nascondendo dalla gente, decisi quindi di fermarmi, avrei aiutato entrambi. -Ehi! perchè ti sei fermata?, mi chiese Michael. -Ti noteranno tutti, vai pure a casa tua, chiama un taxi, o fai ciò che ritieni giusto per non farti riconoscere, io andrò all'ospedale da sola. Lui alzò lo sguardo da sotto il cappello e pronunciò un -No, troppo fermo, troppo serio, ma chi si credeva di essere, mio padre forse?. Stavo già perdendo la calma, questi mortali fanno venire i nervi a fior di pelle, aveva ragione Castiel. -Non decidi tu per me, ho detto che io ci andrò da sola all'ospedale, non farmelo ripetere un altra volta, tornatene a casa, e stacci per un paio di giorni se non vuoi essere ucciso da quelle belve- mi voltai e mentre mossi il primo passo lui mi prese per il braccio, asettavo una stretta o uno strattone, non ci fù. Mi girai e lui mi sussurrò un -Grazie. Dopodichè io me ne andai. Avevo incontrato tanti umani ma lui, aveva una cosa strana. Avrei giurato su qualsiasi cosa e anche su mio Padre di aver visto "La luce dorata" nei suoi occhi, ne ero sicura, al 100%. E questo, sapevo già che mi avrebbe tormentato l'anima. Camminai zoppicando per un pò e quando vidi che la strada era quasi vuota ne approfittai per tornare a camminare normalmente, guarendo la ferita. La gente non mi notava mai, forse perchè ero invisibile. Diedi uno sguardo rapido ai palazzi che controllavo ogni notte, e poi decisi di sparire, dovevo parlare con Castiel. 
 
Si trovava su una panchina, al parco, posto insolito. Mi sedetti accanto a lui, che era piegato con i gomiti sulle ginocchia e le mani congiunte, pensai stesse pregando così stetti in silenzio in attesa che lui finisse la sua preghiera. Nel frattempo mi preparai un discorso da dirgli riguardo a quel ragazzo, ero sicura che lui era vero, che lui fosse speciale. Mentre pensavo e la mia nuvoletta si faceva sempre più fitta Castiel con un -Allora?- me la fece scoppiare, e ciò mi infastidì. -Ehi! mi hai fatta spaventare!- dissi dandogli una pacca sulla spalla. Rise, beh era di buon umore. -Come mai sei venuta?- -Sai la luce che vediamo nei bambini?- chiesi a Castiel guardando un punto non preciso davanti a me.  -Si, la vedo ogni sera!- -Ecco, di che colore è?- Castiel rise -Scherzi vero?- -No- dissi seria. -Ok, la luce che vediamo nei bambini di solito è dorata- -E quella degli adulti?- chiesi senza staccarmi da quel punto, diventato ormai il viso e gli occhi di quel michael. -OK, cos'è un test a sorpresa?- rispose sarcastico -No, rispondi-, -La luce degli adulti è rossa.- rispose serio. OK, avevo la conferma, allora non mi sono confusa, quella che avevo visto negli occhi di quel ragazzo era dorata! Ma era altamente impossibile che lui fosse un bambino! -E' possibile che un uomo abbia la luce dorata?- -..........- non ebbi nessuna risposta, ci stava pensando. -Allora?- chiesi io guardandolo, in cerca di una risposta. -Non so, non mi è mai capitato, ma penso che sia possibile, sai anche tu che tutto è possibile...- -......- non capivo. -Perchè me lo hai chiesto?- chiese preoccupato. Non capì il perchè di quella preoccupazione. -Perchè poco fa mentre camminavo vicino ad un vicolo vidi cinque luci rosse e una piccola luce dorata. Io pensai che un bambino si trovasse in guiai seri così andai a sistemare la faccenda ma quando vidi chi era quell'essere era un uomo, addirittura quella pop star che piace a tutti...- dissi in preda all'incredulità. Castiel sorrise. -Perchè sorridi?- chiesi incominciandomi ad innervosire. -Beh, lui lo diceva sempre che dentro di lui c'era Peter pan...- -Che vuoi dire?- -Quello che ho appena detto... Lui non ha avuto l'infanzia che tutti i bambini hanno avuto, e quindi la sta vivendo adesso...- disse guardandomi divertito. Incominciavo a capire, lui non era un uomo, o meglio si lo era , ma dentro era rimasto bambino, e questo spiegava il perchè della sua anima dorata. -Quindi lui, se ha la luce dorata ha bisogno di noi?- chiesi speranzosa di un NO. -Beh e di chi se non un angelo giovane, carino e con tanta voglia di giocare?- rispose guardandomi e ridendo. -Oh no! no no no! io no! ho troppi bambini da vegliare! perchè non ci pensi tu!!!??- -Perchè no- disse senza una risposta valida. -Ma io non posso, lui mi ha vista!! e i bambini non devono vedere i propri angeli!- -Ma lui è un bambino diverso.- -Non è vero- -Si invece, dai smettila di fare i capricci, dovresti amare il prossimo!- -Ma potrebbe amarlo qualcun' altro al posto mio!!- -No, tu lo hai salvato, tu l'hai trovato e tu devi prendertene cura!- Aveva ragione, la legge degli angeli custodi era quella di prendersi cura dei bambini che si salvavano. Ma io non mi sentivo, non volevo essere il suo angelo custode, e se poi lui mi avrebbe rivista?? Io non potevo  di certo starmente invisibile per tutti e per sempre! Amavo essere come loro, comportami come loro! -Si ma, se lui mi rivedrebbe? intendo in città...- -Comportati semplicemente come loro!, l'importante e che non venga a scoprire che sei il suo angelo custode, altrimenti saranno guai.- Ecco, una responsabilità in più! non ci voleva, io non amo le responsabilità, bisogna essere attenti e io non ne ho voglia. -D'accordo ma... come farò? che devo fare? lui non ha i problemi che hanno i bambini!- dissi priva di ogni speranza a lasciarlgielo. -Oh certo che no! sono più complessi e più gravi! Hai in mente di quante responsabilità abbia uno come lui? Il successo, il denaro, e gli scoop, aiutalo in questo, una mano non farà male- rispose Castiel, cavolo avrei aiutato una persona importante, e come avrei fatto? Il signore me lo avrebbe permesso? 
 
Mi alzai dalla panchina, Castiel mi seguì con lo sguardo -D'accordo, lo farò solo perchè è giusto. Ciao Castiel, ci si vede- dissi prima di scomparire, ma non nel nulla, viaggiai, andai dai bambini che avevano bisogno di me, aiutai un paio di bimbi ad addormentarsi senza incubi, ad abbassare la febbre e a far mangiare tutta la cena, togliendo ogni volta che la mamma di girava un pò di cibo. Si lo so, non avrei dovuto farlo, ma sinceramente neanche a me piacevano i broccoli. Ero passata da tutti tranne che da quel bambino speciale, che avevo incontrato due ore prima. Davanti alla sua casa rimasi incantata da tutto, infatti mi feci un bel giro per tutto il rench. Concluso il giretto entrai. Cercai di non fermarmi a guardare quadri o manichini buffi. Michael era nel salotto, vicino al camino, solo, sembrava essere l'unico in casa, si sentiva solo un rumoreggiare in lontananza di piatti e scodelle. Mi avvicinai e mi sedetti su una poltrona, molto comoda. Era seduto a terra con i capelli legati e i riccioli che gli ricadevano in viso, il capo chino e lo sentivo di tanto in tanto tirare su con il naso. Pensai che fosse raffreddato, ma non era così, vidi una goccia trasparente scendere su un ginocchio. Capì che stava piangendo. Castiel diceva che gli umani piangono perchè sono tristi, felici, o arrabbiati. Quindi lui era triste, felice o arrabbiato? Non ero sicura. Ma non mi piaceva vederlo piangere, del resto non mi piaceva vedere i miei bambini che piangevano. Una cosa era certa, non era felice, perchè stringeva i pugni. Non riuscivo a vedere quella scena e così ci andai vicino e gli toccai le guance rosse, ecco aveva smesso di piangere. Ora era in piedi e si asciugava con i dorsi delle mani gli occhi. Sorrisi. A vederlo bene aveva degli occhi bellissimi, erano in qualche modo, sinceri, e anche cioccolatosi.
Ero curiosa, la curiosità mi aveva sempre accompagnata. Gli gironzolavo intorno, mentre camminava, era pensoso, continuava a grattarsi il mento e la punta del naso. Poi si fermò, e quasi mi venne un colpo, pensando che lui si fosse accorto della mia presenza. Mi era capitato più volte che uno dei bambini mi sentisse.
  
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