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Autore: EmaEspo96    26/12/2012    6 recensioni
[ STORIA INCOMPLETA ] Le aveva promesso di dimenticarla, di non trasformarla e di seguire suo fratello Niklaus pur non accettando quanto egli avesse fatto in passato. E lui l'aveva fatto, cercando di seppellire l'insopportabile ricordo di quella notte fresca e cupa in cui l'aveva vista morire. Ma lei non è morta, lei è tornata e non potrà mai più morire.
Dal secondo capitolo:
– Il mio nome è Sofia. – gli disse improvvisamente mentre avanzava lungo quel marciapiede di Firenze al fianco di quell’individuo. Indossava vecchi abiti risalenti agli anni ‘70 che le davano l’aria di una bambola di porcellana. Il vampiro volse lo sguardo verso di lei notando il suo tentativo di rompere il silenzio, un tentativo che era andato piuttosto bene.
– Elijah. – le rispose freddo, guardandola di sottecchi. Lei sorrise piegando le labbra di quel rosso acceso e socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
[...]
– Trovo che Sofia sia uno splendido nome. – affermò il vampiro, complimentandosi con lei.
Lei sorrise divertita ed abbassò timidamente lo sguardo – Io invece penso che Elijah sia un nome davvero strano. – commentò, offendendolo.

- E' la mia seconda fanfiction. Spero di vedervi presto leggere e/o recensire. :) -
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Il silenzio sovrastava la dimora dei Mikaelson. Non che non vi fosse nessuno, semplicemente non manifestavano la loro presenza. Ed Elijah camminò spedito e apparentemente tranquillo fino all’enorme salone della casa avvicinandosi ad un bancone. Iniziò ad armeggiare con una serie di oggetti presenti su quella superficie con la chiara intenzione di prepararsi un tea caldo e, magari, di prepararne un po’ anche per la vampira che aveva premurosamente lasciato di sopra, nella sua camera, dopo una notte a raccoglierne i pezzi che erano andati infrangendosi. Sollevò lentamente lo sguardo quando una serie di passi si erano avvicinati a lui affiancandolo. S’irrigidì scorgendo il sorriso sornione di Klaus che, dal canto suo, s’appoggiò morbidamente al bancone.
– Allora, come sta? – domandò l’ibrido, rompendo il silenzio pacifico che si era venuto a creare nella dimora. Elijah lo guardò per lunghi istanti prima di ritornare alle sue cose, ignorando la domanda che gli era appena stata fatta. Klaus sorrise maggiormente a quella reazione che, in fin dei conti, sembrava aspettarsi.
– Avanti, non potrai odiarmi per sempre Elijah. – commentò l’ibrido sogghignando e scostandosi dal bancone. Elijah fece un sorriso sghembo, spostando la sua attenzione dalle tazzine e la caraffa che aveva davanti per volgere lo sguardo buio e colmo di fastidio verso il fratello.
– Invece posso, Niklaus. – rispose il vampiro. Klaus rise appena continuando a sostenere con facilità lo sguardo del fratello.
– Infrangerai la sua promessa, se lo fai. – sibilò l’ibrido sottolineando maggiormente quelle parole. Elijah trasalì. Il sorriso che gli si era dipinto sul viso andò sfumando velocemente, stupito ed infastidito al contempo davanti alle parole che l’ibrido aveva pronunciato.
– Come fai a saperlo? – chiese in un sussurro gutturale. Klaus sorrise maggiormente, soddisfatto.
– Pensi davvero che avrei lasciato che mio fratello passasse un bel periodo in Italia senza che qualcuno dei miei lo seguisse? – domandò retorico l’ibrido. Elijah irrigidì la mascella serrando a pugno una mano, come se in quel modo cercasse di sfogare quella rabbia senza attaccare il fratello.
– Quindi, mi hai fatto seguire? – chiese ulteriormente il vampiro, fissandolo con astio, disprezzo e rabbia.
– Vampiri soggiogati. Non ero sicuro che se tu avessi trovato Katerina me l’avresti davvero consegnata come avevi detto. Ma hai trovato di meglio fratello, o sbaglio? – parlò Klaus, continuando a sorridergli tranquillamente.
– Deve essere stato un peccato che lei sia morta, in quella maniera poi. Avresti potuto trasformarla, però. – aggiunse, marcando leggermente quelle parole. Fu in quel momento che il vampiro scattò verso l’ibrido afferrandogli bruscamente il colletto della maglia e ringhiandogli a due centimetri dal viso. Klaus non si scompose. Ogni sua parola avrebbe portato a quello, ne era consapevole.
– Non sei stato tu a trasformarla, vero Niklaus? – ringhiò Elijah stringendo i denti ed immergendo i suoi occhi neri carichi di odio in quelli chiari del fratello. Klaus sospirò in una risatina soffocata.
– Mi uccideresti per questo, Elijah? L’hai tutta per te, adesso. E’ scappata dal pigiama party con le amiche per piangere sulla tua spalla. – mormorò Klaus, ma quelle parole furono interrotte da uno scatto e un ringhio da parte di Elijah. La sua presa sul colletto dell’ibrido si era fatta ancora più forte e furiosa e in poco tempo Klaus si ritrovò scaraventato via con rabbia. Impattò contro un tavolino del salone e si riportò in piedi in fretta serrando la mascella verso il fratello, ma sorridendogli ugualmente.
– Come pensi possa averla trasformata, Elijah? Lei non è come noi, dovresti averlo capito. – affermò Klaus osservando attentamente qualsiasi movimento da parte del fratello.
– Oh, Niklaus. Se scopro che c’entri qualcosa con la trasformazione di Sofia, sarò io personalmente a strapparti il cuore dal petto. – ringhiò Elijah ancora una volta prima che una serie di passi morbidi lo destassero. Anche Klaus spostò il suo sguardo corrugando la fronte nello scorgere Sofia scendere l’ultimo scalino e affacciarsi nel salone. Quella bianca camicia da notte le ricadeva delicatamente sulle forme del corpo lasciando una parte delle gambe scoperta e quei piedi nudi calpestavano timidamente la pavimentazione della casa. Elijah la fissò a lungo, incantato dalla visione angelica che lei aveva in qualunque momento, e lei li guardò uno alla volta stringendo le labbra imbarazzata.
– Elijah, dobbiamo parlare. – disse la bionda in un sussurro. Klaus serrò la mascella spostando lo sguardo verso il fratello. Sparì in pochissimo tempo lasciando spazio a nient’altro che una folata di vento che si disperse nel silenzio della stanza. Elijah si avvicinò alla vampira frettolosamente.
– Tu dovresti vestirti. – le sussurrò l’Originale premurosamente, guardandola da capo a piedi. Una mano esile di lei mosse leggermente un suo stesso boccolo come a dimostrare un certo imbarazzo.
– Si, beh, prima devo parlarti. Ma è successo qualcosa con Niklaus? – chiese lei. Elijah scosse il capo facendole capire che quell’argomento non era importante. Dalle labbra rosee di lei partì un sospiro prima che gli occhi verde intenso si perdessero in quelli scuri del vampiro.
– Ho chiamato Bonnie. – iniziò a dire, senza specificare che aveva usato il cellulare dell’Originale, ma lui questo lo sapeva.
– Mi ha detto di un sogno che ha fatto stanotte. Pare che la nonna morta l’abbia avvisata su una cosa che sta accadendo qui a Mystic Falls. – continuò a dire facendo vagare gli occhi verdi lontani dallo sguardo di Elijah. Si passò una mano tra i boccoli biondi, ancora una volta.
– Sembra che qualcosa abbia stravolto l’equilibrio della natura, o una cosa del genere, e abbia aperto i cancelli del mondo dei morti. In questo modo gli spiriti dei morti possono interagire coi vivi. Deve essere per questo che… – si fermò, deglutendo il groppo che le si stava fermando in gola.
– …che hai sentito Molly al telefono, ieri sera. – terminò l’Originale al posto suo.
– Quindi vorresti dire che i fantasmi stanno scendendo nel mondo dei vivi? – domandò Rebekah, sbucando alle spalle della bionda e fissandoli entrambi con un’espressione seria. Sofia si mosse velocemente affiancando timidamente Elijah e voltandosi verso l’altra bionda. Elijah la fissava con insistenza, perfino i movimenti di Rebekah non sembravano appartenere a lei. La rigidità con la quale restava ferma in un solo punto non ricordava assolutamente il modo di comportarsi di quella che era sua sorella. Dal silenzio che si era venuto a creare, la vampira Originale comprese chiaramente la risposta.
– Vi aiuterò. – disse tutto d’un fiato verso gli altri due. Elijah corrugò la fronte.
– Ed in che modo pensi di aiutarci, Rebekah? – domandò il vampiro. Solo in quel momento sul volto della vampira Originale andò disegnandosi un sorrisino, ma non di quelli maliziosi che di solito decoravano il volto della ragazza, sembrava un sorriso premuroso.
– Pensavo di non riuscire ad ingannare anche te, figlio mio. – disse la vampira. Perfino Sofia corrugò la fronte a quell’affermazione, alternando lo sguardo verde tra l’altra bionda ed Elijah al suo fianco. Lo sguardo di Rebekah si posò sul candido volto di Sofia sorridendole gentilmente.
– Mi dispiace non essermi presentata prima, ma questa situazione è piuttosto spiacevole. Io sono Esther, la madre di Elijah. – sussurrò educatamente. Lo sguardo confuso di Sofia balzò verso il viso di Elijah scorgendone stupore ed incredulità.
– E’ impossibile. – bisbigliò il vampiro. Gli occhi di Rebekah si spostarono su Elijah.
– Perché Niklaus mi ha uccisa? Elijah, figlio mio. Sono tornata per voi grazie all’aiuto di vostro padre e di vostra sorella. Avevo bisogno di un corpo, almeno fino a quando Niklaus non avesse svelato dove nasconde il mio. – continuò a dire la vampira, restando ferma sotto la soglia dell’ingresso del salone.
– Niklaus nasconde il corpo di tua madre? – domandò Sofia improvvisamente. Era confusa tanto quanto il vampiro al suo fianco, davanti a quell’affermazione. Sul viso di Rebekah si disegnò un sorriso, e ovviamente era Esther a sorridere.
– Sono certa che questa discesa degli spiriti sulla Terra sia dovuta alla mia presenza tra i vivi. Sono in grado di bloccare tutto, ma ho bisogno del mio corpo per farlo. Sai benissimo com’è tuo fratello, non me lo svelerà mai. Ma forse potrebbe ascoltare lei. – annunciò Esther, indicando col capo Sofia. Quest’ultima scosse il capo.
– Io non credo che… – mormorò, bloccandosi subito dopo davanti al sorriso che era andato disegnandosi sul volto di Rebekah.
– Ed ho bisogno di una strega che sia in grado di fare l’incantesimo per portarmi nel mio corpo. – continuò la strega, guardando entrambi. Elijah scosse debolmente il capo, ancora incredulo. Era impossibile credere che sua madre fosse tornata dal mondo dei morti possedendo il corpo di sua sorella.
– Perché sei ritornata? – sibilò il vampiro, corrugando ancora una volta la fronte. Sul viso di Rebekah si disegnò un ennesimo sorriso.
– Sono tornata per voi, Elijah. Io e vostro padre rimedieremo a tutti i nostri errori. Potremmo vivere insieme, da ora in poi. Ma ho bisogno di te affinché questa cosa possa andare bene. – rispose Esther. Elijah annuì debolmente portando lentamente il suo sguardo su Sofia che lo fissava vagamente preoccupata.
 
Rientrò in auto dopo essere stata a casa, giusto il tempo di cambiarsi. Ritornò a sedersi al fianco di Elijah che teneva le mani sul volante e lo sguardo assente puntato su tutto fuorché su di lei. Quando richiuse la portiera, l’auto partì sfrecciando sulla strada silenziosamente. Sentiva la pressione del silenzio pesarle sulle spalle, una parte di lei non riusciva a sopportare la tensione che Elijah teneva su di sé.
– Magari è una cosa positiva che sia tornata. E’ tua madre, dopotutto. – mormorò Sofia timorosamente, senza ottenere risposta. Elijah teneva la fronte corrugata, lo sguardo serio ed assente puntato sulla strada davanti a sé. Lei abbassò lo sguardo fissando le sue stesse gambe.
– Tu stai bene? – le domandò Elijah improvvisamente interrompendo il silenzio che si era venuto a creare nell’auto. Fu in quel momento che lei sollevò di nuovo lo sguardo, perdendosi negli occhi neri che si erano voltati verso di lei per quel poco tempo. Il vampiro la vide stringere le labbra e annuire più volte, ma era come la sera precedente; stava mentendo. Preferì non aggiungere altro quando finalmente raggiunsero il pensionato Salvatore in cui, come da accordo, il resto della combriccola li stava attendendo. Lui fermò l’auto e la vide scendere tenendo lo sguardo chino. La affiancò raggiungendo presto l’ingresso della casa contro cui un pugno del vampiro iniziò a battere con l’intenzione di farsi sentire. La porta si aprì dopo non molto palesando la figura di Caroline, e nella sua espressione sembrava leggersi nient’altro che preoccupazione.
– E’ successo qualcosa? – domandò prontamente Sofia facendo il suo ingresso nella casa seguita subito dopo dall’Originale. Lo sguardo di entrambi cadde su un Damon seduto rigidamente sul divano e una Elena che sfregava un panno bianco e umido contro il petto nudo del vampiro.
– E’ stata Lexi. – rispose Stefan al posto di Caroline e lo sguardo verde di Sofia si portò su di lui, vedendolo in piedi con le braccia incrociate al petto, nei pressi del fratello.
– Lexi? – domandò Sofia di rimando. Damon fece un sorriso sghembo.
– Ha cercato di strapparmi il cuore, che razza di amica era? – chiese nervosamente sentendo, subito dopo, lo sguardo infastidito del fratello puntare sulla sua figura.
– L’hai uccisa, Damon. – l’ammonì il fratello minore dei Salvatore. Le espressioni di Sofia e di Elijah divennero maggiormente incerte ma, chissà perché, sul volto dell’Originale si disegnò un sorriso sghembo. Caroline si avvicinò a Sofia posandole una mano sulla spalla.
– Lexi era una vampira, la migliore amica di Stefan. Damon l’ha uccisa tempo fa e a quanto pare il suo spirito è tornato per vendicarsi. – affermò la Forbes carezzando morbidamente il braccio di Sofia.
– Tu come stai, Sofia? Ieri notte sei sparita, ci hai fatto preoccupare. – ammise la vampira e Sofia strinse le labbra timidamente.
– Mi dispiace. – mormorò. Bonnie la guardava restando nei pressi del divano quando all’improvviso Elena si portò in piedi lanciando un’occhiata a Stefan, come volesse fargli segno di calmarsi, ma Stefan sembrava oltremodo infastidito e dispiaciuto.
– Dunque? Quando avete detto di riunirci qui pensavo aveste già in mente come risolvere la situazione. – affermò Elijah, guardandoli uno a uno con un’espressione glaciale. Eppure Sofia riusciva ancora a vedere quanto fosse scosso per l’improvviso ritorno della madre. Bonnie si mosse appoggiandosi ulteriormente all’enorme divano nel salone dei Salvatore.
– Devo consultare i grimori e cercare qualche incantesimo che possa aiutarci. – disse la strega, mostrando una certa sicurezza. Elijah fece un altro sorriso sghembo, per lo più nervoso.
– Ah no, piccola strega. Ho bisogno che tu risolva la situazione, subito. – intervenne Damon sollevandosi in piedi di scatto per lanciare un’occhiata furente alla Bennett che, di rimando, lo fissò con astio.
– Perché, Damon, hai paura che tutte le persone che hai ucciso possano organizzare una rivolta contro di te? – domandò Caroline acidamente, intervenendo nella discussione.
– Ragazzi, ragazzi. Non andremo da nessuna parte se partiamo in questo modo. Daremo del tempo a Bonnie per cercare una soluzione, poi risolveremo tutto. – commentò Elena guardando per ultimo tra tutti Damon, che corrugò la fronte innervosito. Sofia sollevò le mani stringendosele al petto intimidita.
– Noi potremmo avere la soluzione. – commentò sentendo improvvisamente lo sguardo di Elijah saettare verso di lei. Incassò la testa nelle spalle senza ricambiarlo direttamente. Lo sentiva nervoso e severo senza la necessità di guardarlo. Elijah era contrario a chiedere l’aiuto della madre e lei riusciva a percepirlo.
– In che modo? – domandò Bonnie fissandola e avvicinandosi a lei di un paio di passi. Gli occhi verdi della vampira si spostarono su Elijah vedendo l’espressione severa che lui le stava regalando e lei ricambiò con un paio di smorfie dispiaciute. L’Originale scosse il capo e si allontanò da lei di un paio di passi, avvicinandosi distrattamente a un tavolino e iniziando ad armeggiare con ciò che era appoggiato su esso, tenendo lo sguardo chino. Solo in quel momento Sofia ritornò a guardare Bonnie.
– Esther, la madre degli Originali, ci offrirà il suo aiuto. Sa come risolvere la situazione ma ha bisogno del tuo aiuto, Bonnie, e ha bisogno di ritornare nel suo corpo. – disse tutto d’un fiato.
– Aspetta, nel suo corpo? – domandò Elena, corrugando la fronte perplessa.
– Si. Lei ha…posseduto quello di Rebekah. Ma ha bisogno del suo per… – stava dicendo Sofia ma si bloccò improvvisamente. Lo sguardo di tutti si portò verso l’alto dove le luci avevano iniziato a spegnersi e riaccendersi continuamente e velocemente. Bonnie si guardò intorno immediatamente.
– Sono loro. – mormorò. Damon la fissò aggrottando la fronte. Sapeva di non poter contrastare gli spettri e, probabilmente una delle pochissime volte in tutta la sua vita, si sentii intimorito. Se fosse tornata Lexi sicuramente gli avrebbe strappato il cuore dal petto. Elijah sollevò lo sguardo incerto prima di posare gli occhi neri sulla figura di Sofia. D’improvviso il vetro delle lampadine penzolanti dal lampadario in alto nel salone si ruppero sonoramente in mille pezzi costringendo i presenti a coprirsi con le mani. Bonnie rabbrividì avvertendo la forza con la quale quello spettro stava cercando di entrare in contatto con il mondo dei vivi ancor prima di sentirlo presenziare nella stanza. Sollevò di scatto lo sguardo quando s’accorse che una donna era apparsa proprio alle spalle di Sofia.
– Sofia, attenta! – urlò la strega. La bionda sollevò immediatamente il capo voltandosi verso lo spettro. Quando incrociò il volto minaccioso e furioso di Margaret schiuse le labbra spaventata.
– No… – mormorò come fosse un piagnucolio.
– Hai ucciso mia figlia. Sei un mostro. – sussurrò Margaret. Ma Elijah si spostò di scatto dal tavolino correndo con quella velocità sovrumana verso la bionda e cingendola con entrambe le braccia per allontanarla dal fantasma. La spostò in tempo affinché quello spostamento d’aria provocato dallo spettro non la colpisse. La fiamma del camino s’accese improvvisamente spaventando perfino Stefan e Damon, che erano i più vicini. Elena indietreggiò e Caroline osservò pietrificata la scena. Non si poteva combattere contro qualcosa che non poteva essere colpito, ma che poteva benissimo colpire chiunque. Bonnie strinse i pugni coraggiosamente e fissò lo spettro cercando di farsi venire in mente qualche incantesimo che potesse contrastarlo. Sofia strinse le sue dita contro la camicia dell’Originale battendo velocemente le palpebre nel tentativo di allontanare quel punzecchiare che avvertiva all’interno degli occhi. Si sporse dalla spalla del vampiro, che intanto si era voltato verso lo spettro pronto a proteggere la bionda tra le sue braccia in qualsiasi modo.
– Margaret… – sussurrò Sofia sotto lo sguardo della donna.
– Hai ucciso la mia bambina. – continuò Margaret, serrando i pugni.
– Aveva solo cinque anni, come hai potuto farlo Sofia? – chiese lo spettro assottigliando lo sguardo.
– No… – piagnucolò Sofia. Sentì le prese di Elijah farsi più forti su di lei alla vista di quegli occhi lucidi che stavano offuscando il verde intenso che caratterizzava le iridi di quella vampira. L’Originale si voltò verso lo spettro.
– Va via. – ordinò. Non poteva colpirla, questo lo sapeva. Bonnie socchiuse gli occhi schiudendo le labbra e sussurrando parole incomprensibili. Strinse i pugni per darsi più forza quando improvvisamente il volto dello spettro mutò. Margaret si portò le mani alle tempie urlando in maniera agghiacciante. La casa venne percossa da una scossa che terminò nel momento stesso in cui lo spettro sparì. Tutti volsero lo sguardo verso Bonnie, tutti tranne Sofia che fissava il vuoto attraversata da sensi di colpa.
– Come hai fatto? – domandò Damon alla strega.
– Era un incantesimo. Posso allontanarli temporaneamente ma, prima che tu possa chiedermelo, non serve per chiudere questo varco che loro hanno verso il nostro mondo. – rispose la strega respirando ansante poco prima di ricomporsi.
– Sofia. – la chiamò Caroline, sollevandosi di scatto dal divano sul quale era caduta durante l’accaduto. Elijah abbassò il suo sguardo sulla chioma bionda che ancora teneva contro di sé allentando leggermente le prese che aveva sulla vampira. Le spalle di lei iniziarono a tremare per i singhiozzi che si teneva dentro, strinse i denti per trattenerli ma quelle lacrime avevano iniziato a colare incontrollate. Una mano di Elijah s’inoltrò premurosamente tra i suoi boccoli biondi cercando di nascondere il viso di lei contro il suo petto. Lo sguardo gelido dell’Originale saettò verso la strega.
– Aiuteremo mia madre. L’aiuterai a ritornare nel suo corpo e poi le faremo risolvere questa situazione assurda. – sembrò ordinare il vampiro verso la strega. Quasi tutti annuirono, a parte Bonnie stessa.
– Non lo farò. – disse sollevando il mento in direzione dell’Originale, dimostrando che non lo temeva.
– Cosa? – domandarono Elijah e Damon all’unisono.
– Bonnie. – la chiamò Elena.
– Cosa diamine stai dicendo Bonnie? – domandò Caroline, corrugando la fronte verso la strega.
– Perché non dovresti farlo? – chiese Stefan avanzando di un unico passo verso la strega. Bonnie li guardò uno ad uno prima di soffermarsi sullo sguardo verde di Sofia che si era spostato dal petto dell’Originale per portarsi sulla Bennett, come se neanche lei credesse alle sue orecchie. Bonnie iniziò a donarle un’espressione di disprezzo mentre scuoteva il capo, serrando i pugni.
– Hai davvero ucciso una bambina, Sofia? – domandò.
– Bonnie! – urlarono all’unisono Caroline ed Elena, ma lei parve ignorarle. Elijah si sentì attraversare da un improvviso nervosismo. Riuscì a trattenere a malapena la voglia di staccarle la testa dal collo in quel preciso istante.
– Non ero in me, Bonnie. – singhiozzò Sofia scostandosi dall’Originale per voltarsi meglio verso la strega. Bonnie si morse il labbro inferiore.
– Perché l’hai fatto? – le chiese ulteriormente la strega.
– Bonnie, non è il momento di fare l’ipercritica. Aiutaci a risolvere questa situazione e ti regalerò una bacchetta magica. – intervenne Damon quasi ringhiando verso la strega che, di rimando, gli donò un’espressione furiosa prima di ritornare sulla bionda tra le braccia dell’Originale.
– Bonnie… – mormorò Sofia, scostandosi del tutto da Elijah – …Non sono riuscita a controllarmi. – confessò la vampira. Era inutile tenerselo dentro, in quel momento. Le sue amiche avrebbero dovuto sapere.
– Era più forte di me… – mormorò.
– La fame? – domandò Bonnie ulteriormente.
– Bonnie, dovresti smetterla. – disse Elena mantenendo il suo tono calmo, ma era preoccupata. Elijah fissava la strega stringendo i denti in un ringhio sommesso, un ringhio che Bonnie temeva ma cercava di non darlo a vedere. Sofia strinse le labbra e annuì timorosamente, convinta che Bonnie potesse capirla.
– Perché dovrei farlo allora? Per rendere la vita di voi assassini migliore? – domandò la strega. Caroline scattò verso di lei col viso, come volesse azzannarla.
– Bonnie! – esclamò, serrando i pugni.
– E’ la verità, Caroline! – esclamò a sua volta Bonnie. Elena scosse il capo.
– Non puoi dire questo, Bonnie. Non ci credo. – mormorò la Gilbert stringendosi una mano al petto.
– Avrei potuto aspettarmelo da Damon, ma non da te Sofia. – continuò la strega, fissandola con disprezzo. Sofia indietreggiò.
– Smettila, strega. – sentenziò Elijah ringhiando verso la Bennett.
– No Elijah, ha ragione. – mormorò Sofia. Elijah sussultò a quelle parole voltando di scatto lo sguardo verso di lei.
– Ha ragione. E’ successo perché me lo meritavo. – sussurrò ancora la bionda. – Andiamo. – affermò verso l’Originale, voltandosi ed avviandosi frettolosamente verso la porta d’uscita del pensionato Salvatore. Elijah la fissò incredulo lanciando un’ultima occhiata a Bonnie prima di allontanarsi definitivamente da lì. Avrebbe risolto la situazione con quella strega più tardi, in quel momento doveva seguire Sofia. Il silenzio calò nel pensionato quando la porta sbatté e tutti portarono lo sguardo su Bonnie.
– Bonnie, come hai potuto dirle quelle cose? – domandò Caroline furiosa.
– E voi come potete fare finta di niente? Ha ucciso una bambina, di cinque anni. Caroline, una bambina! – esclamò la strega voltandosi verso la bionda che in uno scatto veloce le fu a due passi.
– E pensi che lei ne sia contenta? Hai visto come ha reagito? – domandò Caroline, urlando quelle parole e sventolando le mani per tutta la rabbia che quella reazione di Bonnie le aveva portato dentro. Bonnie serrò nuovamente i pugni.
– Caroline ha ragione, Bonnie. Non avresti dovuto trattarla in quel modo. Dimentichi che lei non voleva essere una vampira? Dimentichi che ha passato davvero molto tempo da sola? E’ già tanto se non ha ucciso anche noi. E’ una vampira, dopotutto. – intervenne Elena, fissando la strega con un’espressione incerta ed incredula. Bonnie scosse il capo.
– Certo. Essere un vampiro giustifica e perdona tutto quello che fai? Se tu, Elena, hai intenzione di giustificare e perdonare tutto questo, io non posso farlo. Non me lo aspettavo, non da lei. – affermò la strega.
– Allora perché hai perdonato noi? Perché hai perdonato me, Stefan e Damon? – domandò Caroline mantenendo comunque un tono di voce alto. Bonnie indietreggiò di un unico passo.
– Infatti non vi ho perdonati, ci ho semplicemente messo una pietra sopra. – rispose la strega, mordendosi il labbro inferiore. Stefan la fissò, sembrò sinceramente colpito da quell’affermazione ma dentro sé capiva come doveva sentirsi Bonnie.
– Allora puoi farlo anche con lei. – si limitò a dire. Damon rise, muovendosi per la stanza ed avvicinandosi al bourbon.
– Oh andiamo, ragazzi. Adesso è inutile convincerla. Elijah ritornerà a staccarle la testa e se non lo fa lui, lo farò io. – sussurrò il fratello maggiore dei Salvatore versandosi un bicchiere di bourbon e bevendoselo velocemente. Bonnie gli lanciò un’occhiata fulminante assottigliando le palpebre verso di lui. D’un tratto Damon si piegò su sé stesso sputando i residui di bourbon che non era riuscito a mandare giù e perdendo ogni presa che aveva sul bicchiere, il quale cadde rovinosamente al suolo rompendosi in piccoli cocci. Le labbra del vampiro si schiusero lasciando spazio a versi di dolore mentre le mani venivano portate alle tempie.
– Bonnie! – gridarono gli altri tre all’unisono quando la strega interruppe la sua magia. Sorrise soddisfatta mentre guardava Damon che le regalava un’espressione sofferente e furiosa.
– Un giorno te la farò pagare per i tuoi giochetti da strega, Bonnie. – ringhiò il vampiro carezzandosi la testa.
– Ritorno a casa. – affermò la strega avviandosi verso la porta d’uscita e abbandonando velocemente il pensionato. Stefan afferrò bruscamente il braccio del fratello prima che lui potesse partire verso Bonnie rendendo concrete le parole pronunciate poco prima.
– Resta fermo, Damon. – gli ordinò. Caroline spostò il suo sguardo sconcertato su Elena.
– E’ shockata, Caroline. – sussurrò la Gilbert.
– No, Elena, è impazzita! – esclamò la bionda.
– Per una volta sono d’accordo con la Barbie. – cantilenò Damon. Elena strinse le mani dinnanzi al ventre.
– Dobbiamo darle del tempo. Anch’io non riesco a credere che Sofia abbia davvero fatto una cosa del genere. – mormorò Elena prima di sentire una mano di Stefan posarsi su una sua spalla.
– E’ una vampira, Elena. Tutti noi abbiamo ucciso almeno una persona. Lei si è ritrovata da sola in una situazione del genere. – sussurrò il vampiro guardandola ed Elena ricambiò timorosamente il suo sguardo.
– Io lo so, Stefan, e lo capisco. Ma Bonnie lo sapete come si comporta. Deve essere stata una delusione per lei. – deglutì Elena chinando nuovamente lo sguardo prima che il silenzio calasse improvvisamente nel salone.
 
Sofia aprì la porta con impazienza gettando la sua piccola ed esile figura all’interno della casa. Fu nel momento in cui varcò quella soglia che lasciò spazio alle lacrime che si era trattenuta durante tutto il viaggio in auto con Elijah. Ma non erano lacrime di dolore, non quando aveva sul viso un’espressione furiosa che veniva bagnata dal suo pianto, un’espressione che nascondeva all’Originale dandogli le spalle. Avanzò con passi veloci e spediti verso la cucina sentendo appena la porta richiudersi sotto le mani di Elijah. Si avvicinò al frigo aprendolo con forza, senza nemmeno preoccuparsi della possibilità che potesse romperlo. La porta del frigo si aprì tanto da sbattere contro il muro adiacente e ritornare indietro, venendo bloccata dalla figura di lei. Elijah la sentì e volse lo sguardo incuriosito verso la cucina. Avrebbe voluto staccare la testa di Bonnie ma qualcosa dentro di lui gli diceva di contenersi.
– Sofia? – la chiamò, corrugando la fronte. Ne intravide la figura infilare una mano all’interno del frigo e in quel momento pensò che volesse semplicemente sfogare ogni suo problema nel sangue, era una vampira dopotutto. Ma sgranò gli occhi scuri quando vide la ragazza voltarsi di scatto e lanciare quella piccola bottiglia bianca contro una parete della cucina.
– Sofia! – esclamò l’Originale scattando verso di lei con quella velocità vampirica e afferrandole entrambi i polsi così da bloccarla.
– Calmati! – le disse con un tono di voce alto mentre la sentiva agitarsi sotto le sue prese. Sentì una stretta al petto quando vide quel pallido e piccolo volto inzuppato delle stesse lacrime che la ragazza stava versando. Voltò appena indietro il capo per guardare quella parete bianca sporca del sangue schizzato fuori dalla plastica della bottiglia ricaduta rovinosamente al suolo. Ritornò a guardarla per spingerla contro la parete adiacente al frigo e impedirle di sfuggirgli.
– Bonnie ha mentito, Sofia. – le sussurrò continuando a tenerle stretti i polsi. Lei lo guardò corrugando la fronte.
– Perché ha mentito? Non ho forse ucciso davvero quelle persone? – chiese lei singhiozzando.
– Ed adesso sono il motivo per cui tu non potrai aiutare tua madre, Damon rischierà di farsi strappare il cuore e chissà che altro! – continuò la vampira alzando appena il tono della voce.
– Troveremo un’altra strega. – s’intromise Elijah, fissandola intensamente. I suoi occhi neri, apparentemente glaciali, puntavano decisi il volto della ragazza cercando di nascondere il dolore che lui stesso provava davanti a ogni lacrima che la vampira versava. Quasi credeva di non esserne capace, non più. Lei lo fissò stringendo le labbra e immergendo i suoi occhi verdi in quelli scuri del vampiro come se riuscisse a leggere ogni sensazione lui stesse provando in quell’istante, nonostante l’Originale stesse cercando di nasconderlo.
– Lei mi odia, Elijah. – gli sussurrò con un fil di voce. Il vampiro scosse il capo e dentro di sé sentiva crescere la voglia di strappare il cuore dal petto di Bonnie, sentiva crescere la voglia di ucciderla. Non riuscì a risponderle, riuscì a malapena a lasciare le prese su di lei e guardarla appiattirsi contro la parete. Lei si morse il labbro inferiore con più decisione.
– Lasciami sola, per favore. – gli chiese con tono basso. Elijah si fermò davanti a lei fissandola con un’espressione indecifrabile.
– Ti prego, Elijah, vai via adesso. – continuò la vampira. L’Originale strinse le labbra annuendo più volte e iniziando a indietreggiare. Non proferì alcuna parola mentre usciva dalla cucina avviandosi spedito verso la porta d’uscita della casa. Sofia incassò la testa nelle spalle quando sentì il legno della porta sbattere sotto la forza dell’Originale e finì col scivolare lungo la parete accovacciandosi al suolo, in quel piccolo angolino della cucina. Le parole di Bonnie le rimbombavano nella testa, la voce di Margaret la stava torturando ma per qualche strano motivo, il solo sguardo afflitto di quel vampiro l’aveva mandata in frantumi.
 
Bonnie rabbrividì quando, aprendo la porta di casa sua, incontrò lo sguardo gelido di quell’Originale. Avrebbe dovuto prevederlo, ma una parte di lei cercava di pensare l’opposto. Elijah la fissava con un’espressione gelida mentre teneva quelle mani immerse nelle tasche degli eleganti pantaloni scuri che indossava.
– Ti serve qualcosa? – domandò gelidamente la strega. Il vampiro avanzò di un unico passo squadrando l’intera porta che gli rendeva impossibile l’accesso, comprendendo in quel momento che non era mai stato invitato a casa di Bonnie.
– Posso entrare? – gli chiese accennando un sorriso sghembo e riportando lo sguardo su di lei. Scorse il timore nascere nell’espressione della ragazza e, come fosse un predatore, si sentì soddisfatto. Aveva sempre cercato di tenere a bada la natura predatrice che caratterizzava il suo essere, ma davanti alla paura si sentiva potente. Proprio come suo fratello Klaus. Bonnie scosse il capo indietreggiando di un unico passo verso l’interno della casa facendo partire dalle labbra dell’Originale una risatina sommessa.
– Metti a dura prova la mia pazienza e poi ti chiudi in una gabbia in cui non posso raggiungerti? E’ patetica codardia la tua, Bonnie Bennett. – sussurrò Elijah ritornando nel tono e nell’espressione gelido come una lastra di ghiaccio. Osservò la casa come la stesse studiando e corrugò la fronte attento.
– Ma potrei comunque buttarla giù e costringerti ad uscire fuori con la forza. – pensò ad alta voce, indietreggiando di un passo per studiare bene quella umile dimora. Bonnie strinse la sua presa sulla maniglia della porta.
– E pensi che Sofia prenderebbe bene questa tua azione? – domandò la strega cercando di non mostrarsi intimorita. Elijah spostò il suo sguardo dalla casa per ritornare su di lei donandole un’espressione nervosa e omicida. La Bennett incassò la testa nelle spalle.
– Posso aspettare che tu esca di casa, Bonnie Bennett. Non è un problema per me. – ringhiò il vampiro avanzando col viso ma venne inevitabilmente bloccato dall’ingresso.
– Io ho solo detto quello che dovevo dire. – disse la strega, come se quelle parole potessero giustificarla. Perfino una parte di lei non sopportava l’idea di aver trattato Sofia in quel modo, eppure non riusciva a perdonarle ciò che aveva saputo. Aveva potuto mettere una pietra sopra su ciò che avevano fatto Caroline, Stefan e Damon. Ma lei, quella che era l’innocenza fatta persona, era riuscita a deluderla come nessuno era mai riuscito a fare e non riusciva a sopportarlo.
– No, hai solo detto quello che non dovevi assolutamente dire. Ma osa parlarle in quel modo un’altra volta e io ti strapperò il cuore dal petto, Bonnie. – sussurrò intensamente il vampiro. Le sue parole entrarono nella testa di Bonnie rimbombando spaventosamente ma lei, almeno apparentemente, non si scompose.
– Non ho paura di te, Elijah. – ammise la strega.
– Oh, lo vedo. Allora se non hai paura di me, quanto ancora mi farai aspettare qui fuori? – chiese l’Originale divaricando platealmente le braccia, come fosse un invito. Fece un sorriso sghembo.
– Non sei poi tanto diverso da tuo fratello, in fin dei conti. – sputò fuori Bonnie corrugando nervosamente la fronte. Elijah perse immediatamente il suo sorriso mascherandosi nuovamente di quella glacialità che aveva indossato per secoli. Abbassò le mani facendole ricadere lungo i fianchi ed osservò incerto la strega.
– Ti ho detto quello che dovevo dirti. Trattala di nuovo in quel modo, Bonnie, e io ti ucciderò. – commentò infine il vampiro, voltandosi e avviandosi verso l’auto con la quale aveva raggiunto la casa di Bonnie. La sentì chiudere la porta prepotentemente e sentì i sospiri tesi che la ragazza si lasciò scappare una volta lontana dal suo sguardo. Con sguardo fiero, per quanto teso, aprì la portiera e si inoltrò nell’auto.
 
Aveva passato una buona mezz’ora a guardare quella goccia di liquido vermiglio colare lungo la pallida parete di fronte. Lo disprezzava, quel sangue, lei non avrebbe mai dovuto bere del sangue. Solo all’improvviso, però, qualcuno aveva rotto il silenzio che regnava nella casa spingendo lo sguardo di Sofia a portarsi verso la porta. Schiuse le labbra in un sospiro di sollievo. Non riusciva a perdonarsi l’aver mandato via Elijah quando ogni parte di lei sapeva che aveva bisogno di lui più di chiunque altro. Si tirò in piedi trascinandosi verso la porta d’ingresso e aprendola. Restò sinceramente stupita quando, al posto di Elijah, si trovò davanti Stefan e Damon. Il fratello minore dei Salvatore la guardava con un’espressione premurosa e preoccupata mentre Damon portava con sé il solito sorriso sghembo che dava un’aria di strafottenza alla sua figura.
– Possiamo entrare, Sofia? – domandò Stefan scorgendo l’espressione sorpresa della ragazza. Damon sospirò una risata sommessa mentre spingeva via il fratello.
– Oh andiamo, fratello. Ovvio che possiamo farlo. – commentò entrando nella casa e guardandosi intorno curioso. Stefan scosse il capo sconcertato e la bionda mosse una mano facendogli segno d’entrare per richiudere la porta poco dopo. Damon fece il suo ingresso in cucina sorridendo sarcastico alla visione di quel sangue contro la parete.
– Con chi altro ti sei scontrata adesso? – domandò indelicato. Stefan gli lanciò un’occhiata omicida.
– Damon! – l’ammonì severamente, corrugando la fronte infastidito verso di lui, e il vampiro dagli occhi di ghiaccio mosse le spalle sventolando le mani in segno di resa.
– Okay, okay, resto zitto. – disse avvicinandosi alla poltrona del salone ove si accomodò perfettamente tranquillo. Stefan si guardò intorno prima di andare a guardare la bionda, incrociando le braccia al petto come se non sapesse precisamente da dove iniziare.
– Stai bene? – le chiese, immergendo i suoi occhi verdi in quelli di lei, dello stesso colore. La vampira calò lo sguardo stringendo leggermente il tessuto dei suoi vestiti con entrambe le mani. Damon sogghignò.
– Fratello, una domanda più appropriata? – commentò sarcastico. Stefan lo guardò maggiormente infastidito.
– Quando mi hai detto che volevi accompagnarmi, speravo avessi buone intenzioni, Damon. – gli rispose il fratello minore dei Salvatore. Damon si riportò in piedi velocemente.
– Infatti le ho. Ed è per questo che, Sofia, ti dirò che non devi assolutamente ascoltare le parole di quell’ipercritica di Bonnie. – commentò Damon agitando una mano nel tentativo di dare più convinzione alle sue parole. Sofia lo fissò, ma lo sguardo azzurro del vampiro si spostò presto verso il fratello cercando di fargli vedere tutta la sua buona volontà, eppure qualsiasi cosa Damon facesse sembrava una presa in giro. Stefan sospirò sonoramente attirando l’attenzione della bionda.
– Dunque, Sofia. Siamo qui per dirti che ci dispiace per quello che è successo oggi. Ma devi capire, Bonnie è…così. Le passerà, prima o poi. – confermò il vampiro sciogliendo l’intreccio tra le sue braccia e avanzando di un paio di passi verso di lei.
– No, Stefan. Non è quello il punto. Il problema è che io ho davvero ucciso quelle persone. Lei aveva ragione. – rispose lei con un fil di voce. Stefan si passò la lingua sulle labbra sotto lo sguardo pressante del fratello.
– Anch’io, Sofia, ho ucciso delle persone. Anche Damon l’ha fatto. E’ per quello che siamo, e siamo costretti a farlo. Però tu adesso lo eviti mi sembra, no? Non bevi più da loro, non uccidi più le persone. – spiegò il fratello minore dei Salvatore.
– Insomma, guarda me. Ho ucciso delle persone ma non sto a piangere tutto il tempo. – affermò Damon allargando platealmente le braccia e sogghignando sarcasticamente. Stefan gli regalò un’ennesima occhiata innervosita reputando ogni parola del fratello inopportuna.
– Ed è questo che ti rende migliore di noi, capisci? Tu stai male per quello che hai fatto e cerchi di non commettere più i tuoi errori. Damon lo fa senza pensarci due volte. Insomma, è Damon d’altronde. – ribadì Stefan ed il fratello corrugò la fronte falsamente offeso.
– Io cerco di trattenere ogni giorno questa parte di me. – stava dicendo Stefan ma Damon lo interruppe.
– Gli tocca mangiare coniglietti. Capisci? Poveri, piccoli e indifesi coniglietti. – commentò sarcasticamente. Stefan s’irrigidì trattenendo l’impulso di stampargli un pugno in pieno viso.
– Perché se non lo faccio divento di nuovo lui, divento di nuovo quel vampiro orribile di cui Elena ti ha parlato. – disse Stefan sicuro che Sofia capisse ciò che lui cercasse di spiegarle.
– Ma tu no. Tu sei più forte. Riesci a reprimere questa cosa senza diventarne dipendente. Gli errori che hai commesso in passato non puoi correggerli, ma puoi farli restare nel passato. Capisci cosa intendo? – continuò Stefan restandole proprio a due passi. Lei si morse il labbro inferiore e annuì debolmente. Riusciva a capire ciò che Stefan stava cercando di dirle e apprezzava il suo tentativo di tirarle su il morale.
– Grazie. – sussurrò la vampira verso i due Salvatore. Stefan le sorrise e Damon si lasciò scappare un’espressione indecifrabile, come se non si aspettasse quella piccola parola pronunciata con elevata sincerità. Lui storse le labbra in una smorfia spostando altrove lo sguardo stupito e scrollando le spalle quando d’un tratto l’attenzione di tutti venne catturata dalla porta d’ingresso che fu improvvisamente aperta. Gli occhi di Sofia si sgranarono sorpresi quando incrociarono quelli gelidi di Elijah. Lo vide avanzare di un paio di passi verso l’interno e spostare i suoi occhi neri sulle figure dei due Salvatore. Stefan lo salutò con un cenno del capo e Damon sorrise ancora una volta sarcastico.
– Oh, Stefan, hai visto l’ora? Noi dobbiamo proprio scappare! – esclamò avvinghiando le spalle del fratello con un braccio e spintonandolo verso la porta.
– Allora ci vediamo, Sofia. – esclamò Stefan mentre veniva trascinato via dal fratello maggiore e lei forzò un debole sorriso annuendo col capo. Elijah lasciò lo spazio necessario per passare e li sentì richiudere la porta alle sue spalle. Quando lo sguardo del vampiro Originale ritornò su di lei, Sofia si sentì trafiggere l’anima. Schiuse le labbra come volesse parlare ma lui la precedette.
– Quando hai detto che volevi restare sola, pensavo intendessi totalmente sola e non con i due Salvatore. – commentò Elijah con un tono di voce freddo. Lei si voltò completamente verso di lui muovendo le labbra in una serie di smorfie indecifrabili.
– Erano qui da poco. Volevano…confortarmi. – sussurrò debolmente la vampira. Lui annuì spostando lo sguardo altrove.
– Già. – mormorò, soffermandosi con lo sguardo e con le mani sul tavolino del soggiorno.
– E’ divertente sentire che Damon Salvatore abbia cercato di confortarti. – ammise l’Originale, lanciandole un’occhiata fugace. Riuscì a scorgere quella smorfia che si era creata sul volto di lei prima che la stessa vampira calasse lo sguardo intimidita da quello del vampiro.
– Mi dispiace… – mormorò la bionda in un sussurro che riecheggiò nel silenzio della casa. Elijah parve stupito di quelle parole, nonostante avesse dovuto aspettarsele, finendo col serrare un pugno.
– Sono almeno riusciti a confortarti? – domandò ulteriormente l’Originale tenendo gli occhi scuri sollevati sulla figura della ragazza. La vide stringere i pugni lungo i fianchi e irrigidirsi nel tentativo di trattenere delle nuove lacrime.
– Oh, no. Perché io ho mandato via l’unica persona che poteva farlo. – rispose lei continuando a tenere lo sguardo basso. Elijah s’irrigidì a quelle parole, serrando nervoso la mascella.
– Sofia… – mormorò in una sorta di dolce richiamo. Lei scosse bruscamente il capo prima di sollevarlo e immergere i suoi occhi verdi in quelli scuri di lui. Elijah deglutì rigidamente guardandola poco prima di allargare le braccia in un chiaro invito.
– Vieni qui. – le mormorò premurosamente. La fissò mentre la vampira avanzava verso di lui con passi incerti sino a finire tra le braccia forti del vampiro che andarono serrandosi intorno alla figura di lei, premendo una mano contro la sua magra schiena e l’altra venne inoltrata tra i boccoli biondi.
– Non importa per quello che hai fatto prima. – le sussurrò lui avvertendo il tremolio dei singhiozzi di lei contro una propria spalla.
– Quando ti ho guardato negli occhi ho pensato che…fosse meglio non coinvolgerti nei miei problemi. – rispose la vampira ovattando la sua voce contro il tessuto della camicia del vampiro, senza preoccuparsi di bagnarlo con le sue lacrime. Lui sibilò nei pressi dell’orecchio di lei incitandola a restare in silenzio. Lei lo fece, serrando le labbra rosee mentre spingeva il viso al fianco di quello del vampiro.
– Non importa. – ribadì Elijah. La mano di lui si mosse incerta tra i boccoli di lei in una delicata e morbida carezza che cercava di tranquillizzarla.
– Capisco quello che stai provando in questo momento, Sofia. – affermò il vampiro in quei sussurri seri che lei accoglieva immersa nel totale silenzio.
– Quando ci siamo incontrati di nuovo, qui a Mystic Falls, e avevo capito che eri una vampira, sapevo che prima o poi tutto questo sarebbe accaduto. Non i fantasmi, ma i tuoi sensi di colpa. Perché ti conosco e perché conosco la natura dei vampiri. – iniziò a dire l’Originale fissando con insistenza la parte del salone di quella casa che si trovava oltre le spalle della vampira che aveva tra le sue braccia.
– Ed odio il fatto che tu sia stata costretta a vivere tutto questo tempo con un simile peso. Ma, Sofia. – la chiamò, prendendole delicatamente le spalle e scostandola per poter guardare il viso pallido di lei bagnato dalle lacrime.
– Tu sei di nuovo qui adesso solo per quello che sei. Posso riaverti di nuovo qui solo perché tu sei una vampira. Puoi avere una vita qui a Mystic Falls solo per questo. – continuò il vampiro perdendosi numerose volte negli occhi verdi e sorpresi che lo stavano scrutando, ancora umidi.
– Elijah… – la sentì mormorare.
– Qualunque cosa tu abbia fatto in tutto questo tempo, qualsiasi omicidio tu abbia commesso, non era causato da te. Ma continuare a ricordarlo e ad accusarti non farà altro che distruggerti. – continuò.
– E’ parte del tuo passato, quindi lascialo nel passato. – terminò. Erano le stesse parole pronunciate da Stefan poco prima che quello stesso Originale varcasse la soglia di quella casa, eppure pronunciate da lui sembravano avere tutt’altra intensità. Sofia deglutì facendo cadere le mani lungo i rispettivi fianchi. Per un attimo le parole di Elijah avevano preso a rimbombarle sonoramente nella testa. Abbassò lo sguardo verso il basso nel momento stesso in cui sentì le mani del vampiro scivolare lungo le braccia sino ad allontanarsi definitivamente.
– Forse dovresti riposare un po’, è stata una giornata pesante. – sussurrò Elijah ripresentando il suo tono macchiato dalla fredda serietà che lo caratterizzava. La vide annuire e risollevare il viso. Trasalì nel vedere le rosee labbra di lei piegate in un piccolo sorriso, che quasi stonava con gli occhi ancora gonfi e quelle guanciotte inumidite. Sofia avanzò verso di lui di quei pochi passi che li separavano e si sollevò appena sulle punte dei piedi per sporgere il viso verso quello del vampiro. Si sentì mossa dall’istinto. Socchiuse appena gli occhi mentre le sue labbra si appoggiavano delicatamente a quelle del vampiro e una mano di lei raccoglieva il viso di lui smuovendo le dita in piccole carezze. Fu un tocco fugace e freddo prima che lei si ritirasse indietreggiando e riaprendo gli occhi per poter scrutare quelli scuri e sbigottiti di lui.
– Grazie. – mormorò a due centimetri dal viso di lui facendo scivolare quella mano lungo il rispettivo fianco e voltandosi per allontanarsi, avviandosi verso la porta del bagno in cui si rintanò. Elijah la fissò con quegli occhi scuri, ancora confusi, almeno fino a quando gli fu possibile. Strinse le labbra passandosi subito dopo la lingua sulle stesse, come potesse cogliere il sapore di quelle di lei ancora stampato sulle proprie. 

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Note dell'autrice:
Ecco qui il nuovo capitolo! Sono stata puntuale, come vi avevo promesso. :D
Dunque, ho riscritto questo capitolo mille volte, soprattutto l'ultima parte. Il vostro parere, stavolta, conta davvero tantissimo. >///<
Voglio passare direttamente ai ringraziamenti, ma se c'è qualcosa che non vi è chiaro, fatemelo sapere. :3
Ringrazio Pipia, Iansom e elyforgotten per aver recensito il capitolo precedente. Ringrazio anche meiousetsuna che, nonostante
il poco tempo a disposizione, sta leggendo e recensendo tutti i capitoli <3
In più ringrazio elyforgotten, iansblueyes, ladyselena15, morgan_le_faye e SaraIS per aver aggiunto la storia tra le preferite.
Infine ringrazio le sedici persone che l'hanno aggiunta tra le seguite, sperando di poter leggere anche vostri pareri in futuro. Ne sarei molto felice! :D
Con questo vi auguro anche buone feste, sperando abbiate passato un bel Natale e una bella vigilia!
Ah, ma lo sapete che stasera su Italia 1 ci sarà la seconda stagione di The vampire diaries? *-* La 2x08, finalmente rivedrò il mio amato Elijah! <3 A mercoledì prossimo!

   
 
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