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Autore: Aliens    26/12/2012    7 recensioni
Isabel non fa più caso a come la chiamano o a come la insultano, è cattiva, è sbagliata e non se ne fa una colpa.
Quando suo fratello riceva l'opportunità di una vita, però, per lei si apre una porta diversa, una porta che nemmeno lei sa di voler aprire.
La testa le faceva un male cane e ogni passo che faceva le sembrava di percorrere un chilometro.
Stava male, forse un po’ troppo.
Perché beveva tanto? Perché si comportava così?
Perché indossava quella maschera di menefreghismo nonostante soffrisse dentro?
Entrambi i fratelli erano bravi a mascherare, a dissimulare, a non piangere su quello che la loro vita stava riservando per loro. Perché nonostante la stima, il timore, la repulsione che la gente provava per loro, nessuno sapeva cosa provassero davvero.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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XV.

L’alternativa.

 

 

 

 

 

Ora che ho sonno puoi farla finita con questi abbracci,
Oggi sei mia da domani puoi farla firnita, non piangere mica,
Ma in fondo mi piaci , Mostri affetto coi baci,
Quando ti metti nel letto e piangi […]

Smetti di credere ai sogni,

non troverai in me quello che non si trova negli altri

 

[XXX part. 2 – Guè Pequeno, Zuli, Emis Killa & Vacca]

 

 

 

 

 

 

Isabel prese la via della sua stanza.

Si sentiva più tranquilla e fremeva all’idea di uscire la sera dopo.

Erano mesi che si era autoimposta una clausura di dolore e di rimpianti.

Quando la solitudine la toccava poteva davvero capire quando fosse sbagliata e quanto meritasse quella solitudine.

Non poteva pensarci.

Una porta si aprì e voltò lo sguardo verso il chitarrista che usciva dalla sua stanza, in tuta.

Isabel lo percosse con lo sguardo come se fosse una creatura nuova per lei. Tom aveva legato i rasta in una cipolla alta e disordinata, alcune punte ricadevano anche sulla sua fronte spaziosa che aveva coperto da una bandana bianca ripiegata sapientemente. La t-shirt bianca non riusciva a nascondere la muscolatura del ragazzo e ricadeva morbida sui larghi pantaloni neri che lei distinse essere quelli che usava come pigiama.

Il chitarrista si portò una mano sulla pancia e la guardò a sua volta.

C’era qualcosa di strano in lei, sembrava quasi sollevata.

Eppure le sue iridi verdi era vuote e tristi, per colpa sua, ovviamente.

La sua coscienza cominciò a prenderelo a calci ma Tom la ignorò, ancora.

Era attaccata al suo cuore eppure non sentiva quel dannato dolore che partiva dal suo cuore e si propagava per tutte le cellule del suo corpo.

Era difficile non pensarla mentre scopava con quell’altro, mentre si lasciava sbattere da così tanti uomini che forse lei stessa aveva perso il conto.

A pagamento per di più.

Quando avrebbe presentato il conto a lui.

Mai, perché Isabel viveva già a sue spese.

Quel lampo di rabbia non sfuggì a Isabel che abbassò lo sguardo pronta a piangere ancora.

Tom la guardava sempre con un certo schifo e rancore, la rabbia era nuova.

Eppure lei se lo meritava, lei sapeva che tutto quell’odio se l’era cercato lei.

Se lei non fose stata così stupida e succube di Kathleen a quest’ora si sarebbe buttata tra le braccia di quel ragazzo urlando di avercela fatta, era una modella ora.

Ma non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi per non misurarsi con il suo madornale errore.

Allora decise di defilarsi, di chiudersi in camera sua a decidere quello che avrebbe messo il giorno dopo.

Si voltò facendo sventolare i capelli e si diresse verso la sua camera con lo sguardo puntanto ancora contro il pavimento quando la mano ruvida e calda del chitarrista si strinse, senza molta grazia, al polso della ragazza.

«Dove pensi di andare?» sibilò Tom mentre Isabel si pietrificava sul posto.

Era sola, lo sapeva.

Mentre saliva non aveva trovato nessuno solo un bigliettino di Bill che avvertiva che lui e Seb erano usciti con le rispettive fidanzate e che sarebbero tornarti tardi.

Perché Tom rimaneva per farle ancora più male?

Perché non usciva a cercarsene un’altra? Sarebbe stato doloroso comunque, ma sentire quel menefreghismo sulla sua pelle le faceva dannatamente male, più di immaginarlo con un’altra.

Tom la spinse contro di se Isabel lo guardò con terrore.

Sul viso di Tom si disegnò un ghigno cattivo mentre la bloccava a sé reggendola per la vita. Quel ghigno non presagiva nulla di buono.

«Oggi non abbiamo ancora scopato» la informò il chitarrista senza alcuna delicatezza «E io ne ho voglia…»

«Tom, ti prego, io…»

«Non facevi la puttana Isabel?» la guardò intensamente cattivo «Allora perché non mi ripaghi del fatto che non ti abbia ancora cacciata di casa dopo aver calpestato a morte il mio orgoglio, eh troia?»

Isabel chiuse gli occhi e annuì appena.

Cosa poteva fare?

Non era una costrizione, sapeva perfettamente che se lei avesse rifiutato, Tom l’avrebbe lasciata andare.

Certo, l’avrebbe bersagliata o ignorata per tanto tempo, ma non l’avrebbe mai violentata, mai.

Era lei che cedeva perché di lui aveva bisogno quasi quanto l’ossigine.

Era masochista, lo sapeva, si autoinfliggeva quella tortura cinese ogni dannatissima volta.

Tom si stava dando mentalemente dello scemo, si stava rimporvendo per essere stato un dannato stronzo.

Isabel si stava annullando per lui, sotto i suoi occhi, ma lui non riusciva ad avere pietà di lei, non riusciva ad avere pietà di lei, del suo gracile corpo tremante e sensuale.

Abbassò appena la testa e catturò, dopo mesi, le sue labbra.

Isabel sentì un’esplosione nella testa. Tom non l’aveva più baciata, non l’aveva fatto da quel pomeriggio.

Aveva immaginato più volte la sensazione di quelle labbra sulle sue di nuovo, ma nemmeno nei suoi sogni più sfrenati le emozioni erano le stesse.

Le labbra di Tom erano pura seta sulle sue, morbide e umide.

La ragazza dischiuse le labbra e Tom fece scivolare la lingua dentro la bocca della ragazza mentre le toglieva la camicia che indossava lasciandola solo con il reggiseno.

Era un reggiseno che sembrava nascondere la vera anima della ragazza. Era virginale, bianco con fantasie floreali.

La spinse verso la camera della mora, sempre bianciandola, e intanto si trascinava dietro quella camicetta che poi fece cadere a terra senza la minima grazia.

Mise le mani sul suo seno mentre le baciava il collo e lei tirava indietro la testa.

La cascata di capelli castani le sfiorarono il bacino e Tom ne fu quasi estasiato. Isabel era la creatura più bella che avesse mai visto.

La più bella e la più tormentata.

La spinse sul letto con irruenza e si tolse la maglietta mentre Isabel si spogliava velocemente, con le mani tremanti.

Era tutto così strano, almeno quella volta.

Tom seguì l’esempio della ragazza e si privò dei vestiti buttandoli per la stanza. Il corpo nudo di Tom era uno spettacolo che Isabel amava guardare.

Aveva tutti i muscoli al posto giusto, la pelle era tonica e tirata, lucida e dall’aspetto impeccabile.

Tom non aveva imperfezioni, dal suo viso regolare e fine, alle sue spalle larghe, ai suoi addominali e pettolari scolpiti, alla line obbliqua degli obbliqui che disegnava un’evidente V fino al suo inguine che mostrava perfettamente i segni dell’eccitazione.

Le si avvicinò con un felino prima di saltarle direttamente addosso e baciarla di nuovo, accomodandosi su di lei.

Isabel allargò le gambe e le piegò, Tom le prese il viso con le mani e la costrinse a seguire il ritmo che voleva dare a quel bacio. La mano del chitarrista le toccò la guancia, il collo da cigno fino a posarsi sul seno.

Isabel era soccube di lui.

Tom si staccò appena da lei, diede un leggero colpo di bacino e la penetrò.

Quel dolore famigliare sfumò subito in piacere tanto che tirò indietro la testa. Fece scivolare una mano sulle spalle del chitarrista che non le diede nemmeno il tempo di abituarsi a lui e iniziò a spingere forte, entrando completamente in lei dopo la terza spinta.

Isabel era accecata, Tom la riempiva completamente, la soggiogava.

Tom si abbasò e la baciò ancora, succube delle sensazioni che provava. Era stata una cazzata non baciarla, senza la sua lingua che scontrava quella della ragazza il sesso era a metà.

Isabel fece salire la mano trai rasta del ragazzo e l’altra la fece scivolare lungo la schiena del ragazzo fermandosi sui suoi glutei scolpiti e nudi dopo poteva notare il movimento frenetico che stava usando con lei.

Tom creava trazione e volocità aggrappandosi al copriletto leopardato della ragazza che si inscrespava ad ogni spinta, la mano stringeva la stoffa, l’altra l’aveva posata su una coscia della ragazza.

E avrebbe potuto continuare per sempre, perso nei gemiti sempre più alti e coinvolti di lei.

Forse, si disse Tom, poteva anche essere meno indifferente, era coinvolto e nonostante tutto sapeva che le avrebbe fatto male.

«Non montarti la testa» le sussurrò ad un orecchio mentre spingeva più forte «Ti bacio solo perché non sapevo dove mettere la bocca mentre ti scopavo»

Ci tenne a precisarlo, lui, anche se sapeva che non era vero.

Lui la baciava perché ne aveva bisogno.

Un fottutissimo bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

**

 

 

 

 

 

 

 

Seb quella sera si sarebbe goduto un po’ di tranquillità con Bill e Tom.

Con Isabel lontana per una sera, forse, l’amico avrebbe abbandonato quel cipiglio da stronzo e sarebbe tornato ad essere l’idiota di sempre.

Seb stava soffocando letteralmente in quella casa da quando era successo il “fattaccio” –soprannominato in questo modo da Amy- che alla fine viveva più da Ria che dai gemelli.

Quando sua sorella, quella mattina, aveva annunciato che sarebbe uscita con le sue nuove amiche, aveva deciso di chiamare Ria e dirle che si sarebbe concesso una serata tra uomini.

La rossa non aveva fatto storie.

Seb non credeva di avere una ragazza tanto perfetta, finchè Ria non gli aveva detto che a lei stava benissimo se lui, qualche sera, fosse uscito con gli amici.

«Un uomo ha bisogno anche di amici, tranquillo, esci pure» gli aveva detto.

E lui era contento, diavolo se era contento.

Erano appena le sette e mezza quando qualcuno suonò alla porta.

Ovviamente i gemelli non avrebbero mosso il culo, uno era sotto la doccia, l’altro era in cucina a preparare la cena.

Si alzò sbuffando e si avviò alla porta.

Non guardò nemmeno lo spioncino, sapeva che doveva essere una delle amiche di Isabel.

Aprì la porta con uno sbuffo e guardò chi aveva suonato.

La saliva gli andò di traverso, letteralmente, e improvvisamente sentì caldo.

Quella che aveva davanti era una stangona di 1 e 80 cm, sicuramente italiana. I capelli castani scendevano ad onde sulle spalle adornando un viso dai tratti morbidi e allo stesso tempo marcati. Gli occhi erano di celeste chiaro che incantava le labbra carnose e rosee. Il fisico curvileo al punto giusto era coperto da una mini di jeans nera che usciva timida da sotto una camicia morbida color verde acqua con uno scollo elaborato che era a sua volta coperta da un cardigan nero leggero che superava la mini. Le gambe chilometriche eranano lasciate nude e si infilavano in un paio di stivali che superavano il ginocchio di camoscio nero.

Seb seppe in quel momento che le nuove amiche di Isabel gli avrebbero procurato erezioni continue, nonostante amasse la sua ragazza.

La modella –perché quello era- posò lo sguardo su di lui.

«C…ciao?» balbettò, incerto Seb.

La modella sorrise e quel sorriso era davvero uno dei più belli che avesse mai visto «Ciao, c’è Isabel?»

«Ehm… sì… lei…» si voltò verso le scale «ISABEL!» la chiamò e la sua voce sembrava trasudare panico.

Perché non lo aveva preparato psicologicamente a quello?!

«Seb, ma che cazzo…?» la voce di Tom entrò in scena prima di troncarsi «Porco ***» bestemmiò ammirato bloccandosi all’entrata del salotto.

Ma quella da dove era uscita?

Tom la guardò mentre la ragazza sorrideva dondolandosi sui tacchi. Sembrava quasi innocente con quegli occhioni.

Era una delle ragazze più belle che avesse mai visto.

«Che c’è?» urlò Isabel dall’alto.

«Se non scendi immediatamente penso che avrò un infarto dovuto al fatto che il mio sangue sta circolando tutto verso il basso…» le disse in tedesco e sorrise nervoso quando la ragazza ridacchiò appena.

Aveva capito?

Tom era rimasto a fissare la ragazza e si mordicchiava un labbro cercando di non ridere.

«Sai il tedesco?» chiese Tom, prendendo tutto il coraggio che aveva e avvicinandosi.

Cazzo, quella metteva in soggezione persino lui.

Lei annuì appena con sguardo furbo «Me lo ha insegnato Heidi Klum» spiegò con un sorriso «Ma non diciamolo, dai!»

Tom rise e allungò una mano «Tom»

«So chi sei, sono italiana e abitavo a Roma» gli disse cordiale «Io sono Alessia Scala»

La mano della ragazza strinse quella del chitarrista con amichevole vigore e poi si allontanò nello stesso istante in cui Isabel fece la sua comparsa e Tom, per quanto la ragazza che avesse di fronte fosse bella, non riuscì a staccare gli occhi di dosso da Isabel che aveva affrettato il passo appena aveva visto l’amica. Tom percorse con lo sguardo gli short neri di jeans che indossava, borchiati sui lati, coperti dalla camicia bianca appena trasparente che indossava, ai piedi aveva già le sue Jeffrey Campbell nere di camoscio che slanciavano all’inverosimile le sue già lunghe e perfette gambe.

Era struccata e i capelli erano raccolti in su tramite due elastici bianci e un mollettone.

Era comunque bellissima, pensò Tom.

Sentì su di lui gli occhi della modella e cercò di fissare lo sguardo da qualche altra parte mentre anche Isabel rallentava accorgendosi di lui.

Alessia notò subito il sorriso di Isabel vacillare quando si accorse del chitarrista e subito le fu tutto chiaro.

Ecco il colpevole del vuoto che Isabel mostrava dagli occhi.

Certo, non poteva esserne certa ma quei due erano legati da qualcosa.

Guardò l’amica che distolse lo sguardo dal chitarrista «Alessia, che ci fai qui?» domandò Isabel.

«Beh» rise Alessia «Ho sbagliato a prepararmi e ho fatto prima, quindi ho detto alle altre che sarei passata a prenderti prima per passare il tempo, loro sono ancora in alto mare»

«Oh, ma io non sono pronta, se me lo avessi detto…»

«Lo so» rise ancora più imbarazzata Alessia «Ma Jessica si è dimenticata di darmi il tuo numero e quando è in fase di preparazione non vuole essere disturbata» spiegò toccandosi i capelli «Ma non importa, aspetto se non do fastidio…»

«Ma figurati» ridacchiò Isabel «Ma andiamo in camera mia, okay?»

Alessia annuì e si lasciò prendere la mano da Isabel che la scortò sopra.

Prima di salire però notò lo sguardo del chitarrista posato sull’amica e quella seppe tanto di conferma.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Il locale non era così affollato.

Dalla sala discoteca veniva una leggera musica che faceva muovere la testa di Céline a tempo, sventolando i lunghi capelli biondi.

Alcuni dei ragazzi fissarono quella splendida ragazza coperta da un vestitino nero retto da una cinta sulla vita e con le gambe, abbellite da un paio di stivali di pelle che arrivavano al ginocchio, accavallate, come se stessero decidendo in quale posto potessero saltare addosso a quell’angelo.

Isabel li fissava ridacchiando.

Sel non li avrebbe degnati nemmeno di uno sguardo. A lei piacevano i francesi che, allo stesso tempo, disgustavano Elena seduta in parte ad Isabel.

Elena era di sicuro l’anima rock del gruppo. Quel giorno i capelli erano mossi in una capigliatura ribelle. Le forme prosperose e da capogiro erano evidenziate dalla lunga camicia che indossava, trasparente sull’addome e spessa sul seno. Le gambe chilometriche erano coperte da un particolare jeans che sul davanti era composto da strighe che si incrociavano e mostravano la pelle abbronzata. Si infilavano in un paio di tronchetti di raso spuntati.

E per finire la tavolata di top model, c’era Jessica, pantaloni di pelle nere e corpetto rosso rigido coperto da un maglioncino nero aperto, ai piedi un paio di tronchetti con la parte superiore trasparente di pizzo nere con il sotto tacco e la sua rossi.

I capelli erano stati lasciati mossi sulle spalle.

Si stava divertendo.

Erano andate a mangiare a un noto ristorante cinese sul Hollywood Boulevard, avevano scherzato, riso, parlato della sfilata imminente, Jessica aveva straparlato del suo ragazzo che sarebbe volato dal New York per vederla, Elena aveva parlato del suo ex, un rocker di una band molto famosa in Spagna che l’aveva mollata perché lei non voleva fare sesso con lui, ancora, Alessia aveva parlato malissimo dei ragazzi italiani ribadendo che amava quelli americani e Céline aveva confessato alle amiche che amava un modello francese.

Era stata una serata piena di figuracce, di risa e di buon umore.

Quelle ragazze erano così pure che stentavi a credere fosssero vere.

E mangiavano, oh se mangiavano.

Isabel, delle cinque, era quella che mangiava di meno e se ne era quasi vergognata.

E lei che pensava che le modelle non toccassero cibo!

Quelle ragazze avevano allontano appena un po’ la sua sofferenza distraendola. Eppure sapeva che tra poco qualcuna di loro avrebbe chiesto qualcosa e lei nona vrebbe potuto sviare la domanda.

Voleva confidarsi con qualcuno che non conoscesse tutti i protagonisti della storia, qualcuno che non c’entrasse di prima persona e sentirsi confortare.

Il suo cellulare vibrò appena e lei lo prese curiosa mentre Jessica guardava sconcertata Elena mandare bacina al tavolo davanti a loro solo per sfizio farenco ribaltare dalle risate Alessia.

Era un messaggio e dall’ultima persona che si aspettava lo mandasse.

 

 

Spero che sta sera scoperai bene! Non importa se sei fuori, quando tornerai tu sarai comunque di MIA PROPRIETÀ .

 

 

Mia proprietà, non solo mia.

Si sarebbe commossa se fosse stato diversamente.

Tom la considerava una puttana e ci teneva a ribadirlo anche quando non era con lui, per umiliarla, rovinarle tutto ciò che c’era di bello in quel casino che lei si era creata.

Detestò lui, Kathleen e se stessa in quel momento.

Lei era stata artecifice di quella situazione, Kathleen l’aveva peggiorata e Tom ci teneva a demolirla.

Tremò pericolosamente e sbiancò.

Céline fu la prima ad accorgersi di quel cambiamento d’umore.

«Isy, cosa c’è?» chiese con quel suo delicato accento francese.

Isabel però non rispose, si posò una mano sui capelli scuotendo la testa «Io non ce la faccio più, non ce la facciò più» balbettò.

Le quattro andarono in allarme e la guardarono «Cosa succede?» esclamò Elena.

«Io non posso più…» la prima lacrima le scese dalle guancie maledicendosi per star rovinando quella serata che era partita magnificamente.

Alessia, la più vicina a lei, la strins ein una abbracciò e la sentì tramare sotto di lei.

Che diavolo era successo?

«C’entra Tom vero?» le domandò d’istinto facendole sbarrare gli occhi dalla sospresa.

«C…come lo sai?» balbettò la mora.

«Sono entarata in casa vostra e ho visto come vi guardavate, ho pensato che ci fosse qualcosa tra di voi perché lui ti fissava come se fosse un predatore, ma non mi è chiara la situazione ovviamente»

Isabel annuì appena e chiuse gli occhi.

Le quattro la guardarono in attesa che dicesse qualcosa e alla fine Isabel sospirò tirandosi su «Possiamo andarcene, non voglio raccontarla qui in pubblico».

 

 

Jessica le fece scivolare tra le mani una tazza di thè caldo.

La tazza era bollente e un leggero rivolo di fumo fuoriusciva dal essa annebbiandole un po’ la vista.

Era seduta sul letto di Céline che la guardava seduta a terra, con le lunghe gambe incrociate.

Prese un sorso della bevanda bollente e sospirò «Allora, vediamo di partire dall’inizio» iniziò mentre le ragazze annuivano, attente «Mio fratello Seb e Tom si conoscono dall’asilo e sono sempre stati amici, contrariamente a quello che dice la stampa era Seb il migliore amico di Tom, non Andreas» spiegò dal principio «Sono cresciuta con i Kaulitz e soprattutto con Tom, ho molti ricordi di lui quando ero piccola anche perché sono sempre stata innamorata di lui, sempre» abbassò appena lo sguardo.

La superficie della bevanda rifletteva il suo viso sfatto, gli occhi tristi e le lacrime che si erano asciugate sulle gote formando una patina chiara e salata «è stato ed è tutt’ora l’amore della mia vita. Quando divenne famoso qualcosa in me, anche se ero piccolina, mi disse che l’avevo perso, l’ultima volta che lo vidi prima di quest’estate fu quando partì per il suo primo tour e mi diede un leggero bacio sulle labbra, a stampo» un sorriso amaro le si disegnò sul volto «Lui era fatto e nemmeno lo ricorda, ma io l’ho sempre considerato il mio primo bacio perché era stato lui a darmelo, così il tempo è passato e le cose in casa mia sono andate a finire male, mia madre è stata lasciata e ha preso a prostituirsi, io, poi, ho cominciato a bere, a fumare e drogarmi e a infilarmi nei letti dei primi che mi capitavano a tiro, insomma, ho preso una via poco raccomandabile»

Quasi si vegognò a raccontare quelle cose. Lei era stata l’artecifice di quella vita e l’aveva rinnegata ogni volta.

Non si era mai accorta di quanto in basso fosse finita.

Si portò alle labbra il suo thè e ne bevve un sorso prima di posare la testa su un comodino e guardare di nuovo le amiche. «Poi, circa sei mesi fa Tom è rientrato nella mia vita proponendo un contratto per Seb e ci ha proposto di trasferirci qui a Los Angeles, noi abbiamo acconsentito e io penso che di essere precipitata nel buio più profondo facendo» chiuse gli occhi «Tom non mi si era mai tolto dalla testa e viverci insieme era difficile, sapevo che prima o poi mi sarei esposta a lui in quel senso e sapevo perfettamente che sarebbe stata solo una grande tragedia. Ma Tom era così gentile con me, mi trattava come fossi della sua famiglia, era premuroso e attento e io credo di essermi illusa. Contemporaneamente ho conosciuto delle ragazze, erano quattro, Charlotte, Malrose, Lauren e Kathleen. Kathleen mi convinse a lavorare con lei come accompagnatrice e io accettai»

«Hai iniziato a prostituirti?» domandò quasi sconcertata Jessica.

Lei annuì «Non era solo sesso, tanti soldi e uomini, c’era anche droga, alcool, lusso e tanti fattori che potevano attirarmi, il mio primo cliente si chiamana Neil Carver, un fighettino pieno di soldi, un bastardo nato» lo descrisse approssimatamente «Lui è stato la mia rovina, insieme a Kathleen ovviamente» chiuse ancora gli occhi «Poi è successo davvero quello che immaginavo. Due mesi dopo il mio arrivo io e Tom siamo finiti a letto insieme e abbiamo iniziato una tresca all’insaputa di tutti che, alla fine, non è finita nei migliori dei modi…» abbassò infine la testa «Tom ha scoperto tutto, glielo ha detto Kathleen e lui ha visto mentre Neil mi stava…»

«Ti stava?» la incitò Elena.

Ma le parole vacillavano come la fermezza di Isabel.

Un conto era parlare di come la sua storia fosse finita di colpo, un conto era parlare di uno stupro di cui aveva parlato solo con Bill e Seb.

Nemmeno Tom ancora lo sapeva e se l’avesse saputo avrebbe provato più schifo per lei di come non lo provasse in quel momento.

Una lacrima scese sul suo viso allarmando le ragazze.

«Oh cazzo!» esclamò Alessia «Non mi dire che lui ti ha…»

Isabel ebbe solo la forza di annuire prima di scoppiare in lacrime davanti alle amiche.

 

Quando si fu ripresa raccontò la fine della sua storia e il modo in cui Tom la trattava.

E tutte le emozioni si erano posate sulla sua gracile schiena facendole male.

Perché?

Perché la sua vita faceva così schifo?

Guardò le ragazze che la consolavano insieme a una grande coppa di gelato multigusto da cinque chili.

Era stato bello sfogarsi con loro e sentirsi amata da qualcuno che non era parte integrante di quella storia.

Jessica le ficcò in bocca un cucciaio di gelato e la guardò «Tu sei succube di lui, te ne rendi conto?» le chiese schietta «Gli basta schiocchiare le dita e tu sei già lì, pronta a dargliela»

Isabel annuì «Sì, ma io penso di amarlo, capisci, e io non ce la faccio…»

Era vero.

Lei lo amava, lo amava così profondamente che si faceva mettere i piedi in testa da lui.

Era la consapevolezza più dolorosa dopo il sapere che non sarebbe stato più suo.

La felicità gli era scivolata dalle dita senza  che lei potesse farci nulla.

«Devi disintossicarti da lui» esclamò Céline avvicinandosi a lei «Stare vicino a lui ti annebbia la testa, tu lo ami e lui prova solo rancore verso di te perché sì, averti accanto gli ricorda quelle immagini, seppur sbagliate»

«Lui ste esagerando una situazioen già di per se grave» convenne Jessica «E il fatto che ti desidera è sintomo di un interesse verso di te ma…»

«Devi allotanarti» conclunse Cèline «Vieni a vivere qui, vattene da lì, disintossicati da lui e vedrai che capirà che sta facendo una cazzata»

Isabel guardò stupita l’amica «Vivere con voi?»

Le quattro annuirono.

«Prendila come un’alternativa, un modo per ricominciare da capo senza di lui… per un po’»

E la voce di Céline era davvero convincente in quel momento.

 

 

 

 

 

 

Nota dell’Autrice:

Okay, chiedo venia, so di non aver postato da un’eternità ma oltre ad essere senza ispirazione su questa determinata storia sono stata inglobata da altre FF e dalla scuola, l’ultimo anno mi sta prosciugando l’anima e la voglia di studiare, giuro! Mi sono anche patentata *Evviva me* ma ho già sbattuto quindi… Okay, parliamo del capitolo. La prima parte (HOTTT) la dedico a Greta TK che ho “incontrato” per caso su Facebook, mi ha lusingata così tanto che penso sia d’obbligo dedicarti la parte a luci rosse del capitolo. So che mi ammezzerai per la restante parte del capitolo, ma pazienza, dovrai soffrire per Isabel ancora per un po’ ahaha. Bene, vi piacciono le sue nuove amiche? Pensate che sia giusto il loro consiglio? Io lo so, ma voi ditemi cosa pensate. Bene, ringrazio tutte quelle che hanno commentato anni luce fa e vi lascio ai commenti. Un bacio

Aliens.

   
 
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