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Autore: theGan    12/07/2007    1 recensioni
Ad un visitatore esterno l’istituto Xavier per giovani dotati poteva rassomigliare fortemente ad una sorta di agenzia matrimoniale. Ma in tutto questo rifiorire di coppie e coppiette un piccolo, quasi insignificante dettaglio si ostinava a stonare come uno sfolgorante neon in un negozio di antiquariato: questo dettaglio aveva un nome: Jean-Paul.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: X-men
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma Marvel e questa ff non pretende né di essere perfet

I personaggi non sono purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma Marvel e questa ff non pretende né di essere perfettamente calzante agli eventi del fumetto ( in quanto sembra essere come gli Exiles: scardinata dalla linea temporale).

In ogni caso spero che riuscirete a divertirvi e mi permetterete di strapazzare un po’ alcuni personaggi ( che io adoro/ oh ma quanto sono pucciosi!!!)

Sentite ed anticipate scuse a Jean-Paul Beaubier…

 

 

Le sette lettere…

 

 

 

Emma Frost accavallò pigramente una gamba facendo aderire con un tocco di felina grazia il ginocchio allo spesso tavolo di mogano su cui scintillava la targa in ottone “ Preside”.

Per un attimo gongolò soddisfatta accoccolandosi in vaghe fantasie che includevano lei, Scott ed un bel po’ di panna montata, in effetti ormai nella scuola era difficile trovare dei single.

La sua bionda testolina indugiò su alcune di quelle che ormai potevano definirsi le “coppie storiche”: Gambit e Rogue, Kitty e Colosso, lei e Scott

Ad un visitatore esterno l’istituto Xavier per giovani dotati poteva rassomigliare fortemente ad una sorta di agenzia matrimoniale.

Ma in tutto questo rifiorire di coppie e coppiette un piccolo, quasi insignificante dettaglio si ostinava a stonare come un sfolgorante neon in un negozio di antiquariato: questo dettaglio aveva un nome: Jean-Paul.

Dagli Alpha-flight canadesi alla scuola di Westchester il velocista ne aveva coperta di strada, eppure nonostante fosse il primo mutante nella storia ad aver dichiarato apertamente la propria omosessualità, nonostante fosse uno tra i più bei bocconcini che la scuola potesse offrire, nonostante il carattere spigliato e le numerosi doti: era da anni che Jean-Paul non batteva chiodo.

All’adamantina mutante pareva quasi paradossale che al contrario due giovani superumani alle soglie di uno stravolgimento sessuale come Hulkling e Wiccan avessero potuto “trovarsi” così celermente, in questo contesto la vista di un solitario Northstar diventava talmente deprimente da suscitare perfino la compassione di un cuore duro come quello della severa direttrice al punto da spingerla a prendere “seri provvedimenti” per il caso Jean-Paul.

Non che il velocista le avesse chiesto qualcosa, notare bene, anzi: probabilmente se avesse anche solo subodorato cosa la Frost aveva intenzione di fare, le avrebbe opposto un deciso rifiuto.

Perché Jean-Paul, oltre ad un carattere decisamente irritante, aveva stile, insomma, non era il tipo ad abbassarsi a degli incontri al buio soltanto a causa della prolungata astinenza, non era mica un senza classe e senza Dio come Logan, per amor del cielo!

Fu dunque all’oscuro dell’incauto xmen che il sordido piano ideato dall’ex regina del club infernale prese a delinearsi, fino a giungere al suo compimento una mattina d’autunno.

Quando Jean-Paul vide la sua lezione mattutina interrotta da una Rhane piuttosto concitata, un leggero sudario di preoccupazioni calò sulle sue robuste spalle: la direttrice desiderava riceverlo nel suo studio… adesso.

Una simile convocazione da parte di Emma non poteva fargli presagire nulla di buono, o almeno del tutto positivo, possiamo dunque facilmente immaginare quale sollievo lo invase quando seppe di cosa si trattava.

<< E’ un semplice lavoro di propaganda Jean niente di più>>.

<< Non capisco però per quale motivo debba consegnare io questi, questi, questi cosi!>> Jean Paul lanciò un’occhiata di sbieco ad una serie di depliant illustrativi della scuola coi suoi corsi, poteva capire che bisognasse sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del valore sociale dei mutanti e su quanto potesse in questo senso l’istituto Xavier porgere una mano, ma quello che proprio non capiva era perché affidare a lui un tale incarico: era un xmen accidenti, e per di più un insegnante, abbassarsi al ruolo di fattorino gli pareva talmente degradante.

Emma Frost inarcò un sopracciglio, Jean-Paul poteva percepire il vago sentore di una strage imminente. << Come ti ho detto poc’anzi, Paolino, l’Xget ha avuto un guasto tecnico e mancano giusto da recapitare queste sette lettere al gruppo di mutanti>> accennò ad un foglio accuratamente piegato sulla sua scrivania << segnati su questa lista. Ora non si tratta di fare il “fattorino”, Jean-Paul queste persone hanno bisogno di una mano amica, qualcuno di sensibile ed intelligente che sappia informarli senza essere invadente della scelta di vita che offre il nostro istituto. A noi invece serve una persona che possa coprire lunghe distanze nel minor tempo possibile. Insomma Jean-Paul: ci servi tu>>.

Non era da Beaubier cedere così facilmente alle lusinghe, specialmente le lusinghe di una donna, ma c’era qualcosa quel giorno nello sguardo della direttrice che non ammetteva repliche, qualcosa che sussurrava nell’orecchio a Jean-Paul che sarebbe stato auspicabile accettare anche per il suo bene, ma forse furono semplicemente i poteri mentali della Frost a farlo capitolare oltremodo velocemente anche per un velocista.

Quando Jean-Paul uscì dal suo studio con la borsa piena e la lista salda in mano, la direttrice si stiracchiò soddisfatta, tutto sembrava procedere secondo il suo progetto, ora il compito più piacevolmente gravoso spettava solo a Beaubier, era un peccato però non poter assistere alla piega che avrebbe assunto l’intera faccenda.

Un sorriso assassino si delineò nell’incavo delle sue fossette, in effetti aveva a disposizione un modo per accertarsi della situazione, si alzò leggiadramente dalla sedia in pelle nera a cui una volta il professore era tanto affezionato, per dirigersi verso Cerebra.

Spiare cosi sfacciatamente la vita di Jean-Paul senza alcun riguardo per la sua privacy, avrebbe potuto sollevare dei seri problemi etici alla maggior parte delle persone, ma si sa, che le regole della convivenza civile non si adattano quasi mai a telepati.

Intanto il velocista si trovava nei pressi di Los Angeles, provando dei sentimenti contrastanti verso la dea bendata che gli aveva conferito sì dei poteri talmente straordinari che gli avevano consentito di coprire in così breve tempo una così grande distanza, ma a causa dei quali era finito per accettare l’odioso incarico impostogli dalla direttrice.

Muovendosi tra i vicoli con ostentata sicurezza, frutto di quella famosa settimana in cui Remy aveva deciso di fare una sortita con Rogue a Las Vegas causando il travaso di bile della direttrice, ma soprattutto di Mistica, ed il conseguente recupero forzato dei due piccioncini impostogli da Hank, che quando voleva sapeva essere una vera bestia, Jean Paul identificò ben presto la casa del mutante “a cui porgere una mano amica”, per l’amor del cielo!

Suonò al brillante campanello senza troppa convinzione, mentre il suo sguardo si posava ossessivamente sulla raccapricciante vista che gli offrivano una serie di nanetti da giardino, lampeggianti come un semaforo e dai medesimi accesi colori, nell’anticamera di quella che si prospettava al xmen come la prova più difficile che avrebbe incontrato nella sua vita.

<< Cosa desidera>> una voce sepolcrale trillò dalla parte opposta del battente che si ostinava a rimanere chiuso,  esattamente davanti al naso di Jean-Paul, cosa che il velocista considerava un grandissimo affronto.

<< Salve, faccio parte dell’istituto…>>

<< Testimoni di Geova?>> la voce vacillava pericolosamente dall’infastidita all’allarmata.

<< No, sono dell’Istituo Xavier e…>>

La porta si spalancò all’improvviso, esattamente ad un centimetro dal naso di Jean-Paul che ringraziò simultaneamente gli dei di ogni sperduta religione del Sudan per avergli conferito dei riflessi così pronti. << Potevi dirlo subito, accidenti, entra, la tua capa mi ha telefonato giorni fa>>.

Qualsiasi persona normale sarebbe trasalita nel trovarsi di fronte ad un uomo che sembrava la coppia chitch di Warren Worringhton, con piume che spaziavano dal lillà acceso al verde acido, ma quello che sconcertò maggiormente Jean-Paul, abituato ad una scuola di mutanti, fu la pessima educazione e l’estrema volgarità del suo ospite.

<< Allora damerino, cosa stai aspettando? Un invito scritto forse.>>

Per un attimo Jean-Paul fu seriamente tentato di prendere dalla sacca il depliant in questione e sbatterlo in faccia a quella insopportabile versione distorta di un Logan più alto e meno peloso. Questo genere di pensieri indugiò nella sua mente per più tempo di quanto non fosse disposto ad ammettere, ma il raccapricciante presupposto di cosa gli avrebbe fatto Emma Frost se avesse saputo del suo comportamento gli bastava per stemperare i venti di guerra, dopotutto lui era pur sempre una persona civile.

L’interno dell’abitazione era in studiata concomitanza con quello che era stato il suo primo giudizio dell’abitazione vista dall’esterno: raccapricciante, come il suo proprietario infondo, per quanto Jean-Paul si imponesse di non fissare quelle orripilanti ali multicolor e di tenere lo sguardo fermo sul viso del suo interlocutore, ostinatamente finiva per fissarle.

Intanto le sue labbra snocciolavano con paventata sicurezza una notizia dietro l’altra riguardo alla scuola, come se il suo apparato orale fosse completamente scollegato dal suo cervello che continuava ostinatamente a fissarsi su un pensiero fisso “ Ti prego Signore mio Dio fa che questa, questa, questa cosa, non venga mai nella suola dove insegno, ti prego”.

Senza contare che la “creatura” non pareva neppure lontanamente interessata alle parole che con tanta leggerezza uscivano dalla bocca del velocista, a Jean-Paul pareva quasi che si concentrassero principalmente sul suo… sedere?! In un contesto simile la divisa attillata da xmen non aiutava di certo.

Jean-Paul resistette, ci provò davvero, sinceramente a non sbottare, a non reagire in alcun modo offrendo al suo interlocutore oltre che l’altra guancia ( o in questo caso l’altra chiappa) anche la sua resistenza passiva, ma proprio quando era al limite dell’umana e mutante sopportazione ci pensò “l’omuncolo” a rompere il ghiaccio.

<< Insomma quella capra della direttrice mi aveva detto che sarebbe venuto qualcuno di carino, però è una palla se continui a parlare, io pensavo di poter fare “altro”>>.

Prego?

I neuroni di Jean-Paul presero a vorticare talmente velocemente nella sua povera testa tanto da rimbalzare da una parte all’altra della scatola cranica, cosa si era messo in testa quella sorta di camoscio scamosciato? Jean-Paul lanciò un muta sequela di imprecazioni rivolte ad Emma Frost, al suo triste fato, ed alla stupidità di affermazioni obsolete e catartiche quali quella attinente ai camosci scamosciati, che rimane tuttavia un divertente costrutto sintattico.

Beaubier non era una persona esattamente dal carattere facile, tanto che il giorno del suo funerale i suoi stessi amici diranno che “non si era mai visto al mondo un uomo più altezzoso e pieno di sé”, si può ben capire come il suo brillante quanto estremamente striminzito self-control fosse andato, in questa occasione, tranquillamente a farsi fottere, come sembrava essere anche l’intenzione di quel suo così sfacciato interlocutore.

Jean-Paul non capì mai quindi come fosse riuscito a raccogliere con una tranquillità che rasentava il surreale le sue poche cose ed a girare, nel silenzio in cui era piombata la stanza, i tacchi fino ad uscire dalla porta al neon ed allontanarsi in strada.

La consapevolezza di essere davanti alla porta “dell’indiziato numero due” della sua lista lo colse all’improvviso come la Fenice nella vita di Scott.

Emma Frost dall’interno di Cerebra ciondolava la testa in modo sinistro in un goffo tentativo di trattenere simultaneamente uno scoppio di ilarità e di bile repressa, aveva progettato un piano semplicemente perfetto che rischiava ora di andare a monte perché uno stupido gallinaccio dopato soffriva di una pericolosa dissolutezza verbale.

Northstar non doveva assolutamente accorgersi di cosa fosse la lista, o almeno non ancora, altrimenti rischiava che l’estremo amor proprio del velocista imponesse a Jean-Paul di buttare i depliant alle ortiche, interrompendo la lunga sequela di appuntamenti al buio che gli aveva programmato.

Si era addirittura dovuta scomodare dal suo scranno argentato per impedire al velocista di commettere un’azione particolarmente infelice che comprendeva i suoi poteri, una mano stretta a pugno e la faccia del suo interlocutore. Dio, adorava la telepatia, specialmente il giochetto che Charles Xavier tanto ipocritamente biasimava che si chiama “controllo mentale”, infondo dov’era il bello di essere una tra le più potenti menti del pianeta se non in questi piccoli piaceri quotidiani.

<< Emma, tesoro, sembra che Mojio stia cercando di attaccare la scuola, ci occorre il tuo aiuto. E hai visto Northstar in giro? E’ tutto il giorno che non si vede>>.

<< Scott, amore, scommetto che puoi benissimo risolvere la situazione da solo e non hai bisogno del mio aiuto né di quello di Jean-Paul>>

<< N-o-n h-o b-i-s-o-g-n-o d-i t-e e J-e-a-n-P-a-u-l r-i-s-o-l-v-o d-a s-o-l-o

Controllo mentale, ti adoro.

 

La conclusione nel prossimo capitolo

 

  
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