Giulia si svegliò
all’alba, con un mal di testa orrendo. “Ahia.. che male!”
“Già sveglia?”
Si voltò,
sorridendo verso l’amica che entrava in bagno per lavarsi i denti. “Sei sveglia
anche tu, o sbaglio? Comunque non sono riuscita a dormire, ho un mal di testa
tremendo! E credo mi comprerò una vanga prima di entrare in classe.”
Silvia che si stava
vestendo la guardò stranita. “Una vanga? che diamine ci vuoi fare con una
vanga??”
“Perché dopo la
figura di... cacca che ho fatto ieri sera, se dovessi incrociare Artù mi
seppellisco!”, rispose lei.
Le due risero
mentre finivano di vestirsi con tutta calma, considerato che prima delle 8:00
nessun altro si sarebbe svegliato, e le due avevano fissato con le ragazze alle
8:15; e alle 8:15 in punto le cinque si ritrovarono a far colazione a mensa,
servendosi al self-service.
Giulia
sbuffò. "Mi ha vista con un ragazzo carino e ha pensato di sabotarmi! Ma
dico io: con tutti i ragazzi carini che ci sono in giro... perchè proprio
quello con cui parlavo io??"
"Come
hai detto che si chiama?", le chiese curiosa Gwen.
"Ma
ve l'ho già detto! Si chiama Artù.", rispose lei.
“ Figlio di puttana!”
Improvvisamente tutti gli sguardi caddero su Morgana: quattro
volti ammutoliti e otto occhi sgranati, che la fissavano come in cerca di una
risposta, senza però riuscire a trovarla.
“Oh... state guardando me?” domandò lei, con aria innocente.
“Lo conosci, Morgana?” indagò Giulia, curiosa.
“Figurati!” esclamò lei, inorridita. “A chi farebbe piacere
conoscere uno spocchioso ed arrogante asino quale è lui?”
Giulia e Silvia rimasero senza parole e si scambiarono un’occhiata
interrogativa.
“Ignoratela.”, bisbigliò Morgause con l’aria di chi la sa lunga.
“Bé”, intervenne Gwen per ridare colorito alla situazione, “Come
vi siete conosciuti?”
“Mi ha offerto un kinderbueno” rispose Giulia, stringendosi nelle
spalle.
Morgana rovesciò il cappuccino.
Silvia e Giulia le rivolsero uno sguardo a metà tra
l’interrogativo e il severo.
“Che c’è?” sbottò lei, sulla difensiva. “Ho urtato la tazza con il
braccio.” allungò la mano e se ne versò un altro goccio “Un Kinderbueno.” disse
scettica “Bé, ottimo inizio. E come ti è parso?”
Gli occhi di Giulia si illuminarono. “Non ho mai conosciuto un
ragazzo più gentile e premuroso di lui.”
Questa volta Morgana sputò la bevanda, colpendo il braccio di
Silvia che urlò: “Maledizione!”.
Tutte le amiche sgranarono gli occhi e li puntarono su di lei.
“Scottava.”
Gwen e Morgause
scoppiarono a ridere e guardarono le due amiche attonite davanti
all’atteggiamento di Morghy .
“Scusatela, proprio
non ce la fa! Lei e Artù sono cane e gatto.”, disse Gwen ridendo, “Dal primo
anno non fanno che darsi contro. In realtà sono amici.”
Morgana scoppiò a
ridere molto più di loro. “IO? Amica di quell’asino prepotente?? Ma quando
mai!”
“Ei!! Ti sbagli su
di lui! E’ un ragazzo dolcissimo e... premuroso. Ed è così tenero vestito con
la tuta!”, disse Giulia sospirando.
Silvia, Gwen e
Morgause scoppiarono a ridere. “Oddio!”, disse Silvia, “Te l’avevo detto io che
eri già cotta!”
“Se prosegui di
questo passo, finisce che te ne innamori!”, esclamò Morgause.
Morgana smise di
ridere. “Ci mancherebbe altro!!”, e
afferrò le mani di Giulia tra le proprie “Giulia. Ti voglio bene, sai che te ne
voglio tanto. Credimi. Ti meriti di meglio di uno come Artù Pendragon!”
Stavolta fu Silvia
a sputare il caffè. “Pendragon?? è imparentato con il Governatore per caso??”
Gwen rise, e guardò
Giulia. “Giuli. Non è un caso che Nimueh lo abbia adocchiato. Perché non stavi
parlando con un ragazzo qualsiasi, mia cara! È il ragazzo che tutte aspirano ad
avere. L’Erede al Trono.”
Il silenzio calò
tra le cinque ragazze, un silenzio che nessuno ebbe il coraggio di rompere, chi
per paura di offendere l’altra, chi perché troppo impegnata a ridacchiare.
Silvia guardò
Giulia. “Beh... certo come inizio non c’è male! E menomale che ti volevi dare
allo studio e niente ragazzi! Poi vai alla festa di benvenuto, e il primo
ragazzo con cui parli... è niente di meno che il prossimo Governatore!!”
Una dopo l’altra anche le altre si alzarono:
Morgause si avviò alla sua classe di Volo; Morgana e Gwen si avviarono alle
loro classi, Morgana sospirando e lanciando uno sguardo allarmato verso Giulia,e
Gwen sorridendo.
“Giuly, ti spiace
avviarti da sola?”,fece Silvia “ Devo cambiarmi la maglietta. Guarda qui che
macello! Morghy mi ha inzuppato tutta con le sue stupide ripicche!”
Lei sorrise. “Va
pure. Io ti aspetto in classe.”
Silvia allora
raccolse i suoi libri - maledizione al giorno in cui aveva scelto di non
prendere una cartella! - e si avviò verso i dormitori. Salì le scale di tutta
fretta, timorosa di arrivare in ritardo al suo secondo giorno di lezione, e
girò l’angolo così velocemente che per poco non andò a sbattere contro un
professore.
“Oddio!” esclamò. “Mi
scusi! Andavo di fretta e non l’ho vista!”
L’uomo la fissò
accigliato borbottando qualcosa del tipo: “Dovrebbero imporre i limiti di
velocità anche nei corridoi!”, e poi fece un cenno al gruppetto sparuto di
ragazzi che era con lui.
“Proseguiamo” disse
“Fate domande se ne avete bisogno, ma ricordate: questo è il quinto anno e non
ci sarà nemmeno un’ora di teoria, dovrete semplicemente mettere in pratica quello
che avete appreso nei precedenti cinque anni.”
Nel sentire quelle
parole Silvia si voltò e osservò i dieci, massimo dodici ragazzi che seguivano
il professore: e quella sarebbe stata una quinta?
“Spaventata dal
numero ridotto?”
La ragazza sussultò
quando udì quella voce familiare svelare i suoi pensieri.
“Merlino” sussurrò
appena. “Cioè, volevo dire: Merlino! Che cosa ci fai ancora qui, non vedi che i
tuoi compagni si sono avviati?”
Il ragazzo scoppiò a
ridere e le strizzò l’occhio, facendola arrossire abbondantemente.
“Li raggiungerò” spiegò. “Io... volevo
scusarmi per ieri.”
“Oh, non... non fa
niente”. Dovette lottare contro la voglia di spiegargli per quale motivo si era
comportato in quel modo: Morgana era stata chiara,nessuno doveva sapere niente.
“Sul serio, non è
stata uno dei miei comportamenti migliori.”
“Oh, non dire... ehm,
assurdità. Tu... certo, ti sei comportato bene. Ora... Se non vedi ho una
manica tinta di caffè, quindi devo cambiarla. Al contrario di te ho premura di
arrivare in tempo alla lezione.”
Merlino sospirò. “Davvero
mi sono comportato bene?”
“Sì!”
“Perché mi hai dato l’impressione di essere
alquanto infastidita.”
Silvia arrossì. Ecco,
lei non sapeva mentire. “Tutto okay, Merlino. Anzi, no. Sei in ritardo, devi
andare.”
Merlino sorrise. “Hai ragione. E poi, non voglio farti fare
tardi alla tua lezione. Ah. Prima che tu vada...”, si sporse e la baciò sulla
guancia “E mi dispiace sul serio per ieri Silvia.”
Mentre si
allontanava la ragazza rimase per qualche secondo immobile, portandosi una mano
sulla guancia dove Merlino l’aveva appena baciata.
La classe di
Calderoni&Pozioni era iniziata da appena dieci minuti, cercò Giulia con lo
sguardo e la trovò al penultimo banco dunque le si sedette accanto.
“Che mi sono
persa?”
“Ah, niente. Oggi
facciamo lavoro di gruppo. Il professore ci stava giusto assegnando il terzo
compagno per iniziare. Vediamo un po’ chi ci capita.”
“Nimueh. Tu oggi
farai squadra con Giulia e Silvia. Va a sederti accanto alle tue compagne.”
Le tre ragazze
rimasero ad occhi sgranati. Giulia e Silvia si guardarono attonite, e alquanto
preoccupate anche.
“Professore. Mi
scusi, ma non posso lavorare con quelle due. Sono a un livello molto, molto più
basso del mio.”, disse lei.
Giulia strinse i
pugni e la fulminò con lo sguardo.
“Giuly!”, sussurrò Silvia prendendole la mano, “Ricorda che
cosa ha detto Morgana! Non dobbiamo provocarla!”
“E’... praticamente
impossibile non detestarla!!”, bisbigliò lei rabbiosa.
Ma si contenne. E
quando Nimueh fu costretta dal Professore a sedersi con loro, fece buon
viso a cattivo gioco.
“Ben arrivata, Nimi..Nimueh.”, disse correggendosi e sorridendole
amichevolmente, “Ti levo un po’ di libri, così appoggi i tuoi.”
Nimueh la fissò
sconvolta.
“Non essere così
gentile con me! Sei a dir poco... disgustosa.”
“Oh! Mi spiace, Nimueh!”, disse lei fingendosi
dispiaciuta, “Facciamo così. Resto zitta e non dico niente, ok? Almeno non
rischio di innervosirti.”
Silvia si trattenne
a stento dal ridere, Giulia quando decideva di fare la smielata con una ragazza
che le stava antipatica, ci riusciva proprio bene!
“ Oh, guarda!” aggiunse
in un tono falsamente dolce guardando sopra la sua testa, “Hai uno scarafaggio
tra i capelli.”
“AAAH!”
Nimueh si alzò di
scatto dalla sedia, facendola cadere all’indietro, e iniziò ad agitarsi come
una sardina ancora viva che viene posata sulle braci. Andò a sbattere contro un
paiolo e lo rovesciò, poi inciampò nella seggiola per terra.
Silvia si protrasse
istintivamente per reggerla, ma subito dopo averle afferrato il braccio lo
lasciò anche andare, chiedendosi perché mai avrebbe dovuto reggerla. Purtroppo
per lei la sua compagna si schiantò per terra e sembrò che fosse stata lei a
spingerla.
Si accostò
all’orecchio di Giulia e bisbigliò: “Scema! Era un ragno!”
Giulia ghignò. “Lo
so” rispose.
*“Al professore non
piacerà!”
Infatti l’uomo, alto,
calvo e allampanato, raggiunse le tre ragazze in un secondo, aiutando Nimueh ad
alzarsi e osservando con orrore il taglio che si era procurata.
“Poverina” disse
Giulia, aspra. “Ti sei sfregiata la faccia.”
Silvia le tirò una
gomitata nelle costole, ma fu ancora peggio, perché l’amica gridò: “Vaffanculo, mi hai fatto male!”
Il docente strinse
gli occhietti traboccanti d’ira e le fissò con furore.
“Querci,
Bagozzi: voi due siete nei guai.”
Dieci minuti dopo si
trovavano davanti allo studio del preside, in attesa che le ricevesse.
Nel corridoio poco
più in là, due ragazzi si stavano incrociando: Artù Pendragon andava alla
classe che si teneva nel campo, mentre Merlino di Eldor andava a lezione di
Volo.
“Ei,
Merlino.”
“Artù.”
“Allora? L’hai baciata?”,
chiese ridendo “Oppure ti sei vergognato e non ci sei riuscito?”
Merlino gli fece
una linguaccia.
“Spiritoso! Neppure
tu l’hai baciata , ne sono sicuro!”
“Ah. Ah. Così non
va bene ragazzi. Una scommessa è una scommessa.”, disse un ragazzo sui 18 anni
avvicinandosi a loro.
“E dai, Jeremy. Era
uno scherzo.”, rise Merlino.
“Ah no! Non vi
potete tirare indietro! Vi controllo,ragazzi!”, e si allontanò.
I due si guardarono
perplessi.
“Merlino... tu
scherzavi, non è vero? Voglio dire, a me piace sul serio Giulia. La scommessa
l’ho fatta così senza pensarci.”
“Ma certo che
scherzavo!” , esclamò lui, “A me Silvia piace sul serio! Anche se”
“Uff! per quanto ancora dobbiamo stare qui?”
“Morghy lo aveva detto di non provocarla. Guarda in che
guaio ci siamo messe!”
Due voci a loro
familiari interruppero la loro allegra conversazione: fecero un pezzo di
corridoio in direzione della Presidenza e lì, sedute in attesa che lui le
ricevesse, c’erano le due ragazze di cui stavano parlando. A braccia
incrociate.
“Eddai,Linfaria!
Non è la fine del mondo!”
“Non è la fine del
mondo?? Per colpa tua adesso il Preside ci ha già richiamate nel suo studio! Tu
e il tuo caratteraccio! E per giunta Nimueh non è stata nemmeno ripresa!”,
rispose lei stizzita.
Giulia sbuffò. “Nimueh
si da il caso sia la figlia del I° Ministro del Regno, Silvia! Per questo non
la riprendono pure se sbaglia!”
Il Preside Gaius
uscì fuori dalla stanza, osservandole bene e prendendo una sedia. Dopodiché la
posò a terra davanti a loro e si sedette. “Vi sta molto antipatica,vero?”,
chiese con un sorriso.
Silvia si affrettò
a scuotere la testa.
“Oh, no no! si figuri! Abbiamo soltanto avuto un..piccolo intoppo
ecco .”
Giulia invece si
alzò .
“Eh no! a me invece
sta proprio antipatica! Signor Preside. So che Nimueh è la figlia del I°
Ministro, ma ciò non le da alcun diritto di fare la prepotente e.. prenderci in
giro!”
Silvia si alzò e la
prese per il braccio, fissandola negli occhi, e stringendolo. “Giulia! Dico,
sei impazzita?? Vuoi metterci ancor di più nei guai??”
Il Preside Gaius
ridacchiò sotto ai baffi. Erano proprio simpatiche quelle due! Poi tossicchiò
,e si alzò. “Signorine. Vi consiglio di stare alla larga dai guai.”
“Sì, signore.”,
rispose Silvia facendo un mezzo inchino, “Le prometto, da parte di entrambe,
che non daremo più problemi.”
Il Preside sorrise
a entrambe, poi si avviò verso la sua classe. E Silvia si voltò verso Giulia.
“Sentito? Non
daremo più problemi al Preside. Chiaro?”
Il suo tono fu così
duro, che a Giulia vennero le lacrime agli occhi. “Mi.. mi dispiace Silvia. Non
volevo scusami, è che io proprio... non la sopporto! So di non essere ricca...
di non essere nobile... ma non per questo devo sentirmi trattata come se fossi....
meno di niente!”
Silvia guardò
l’amica, e si rattristò. “Giulia. Tu non sei meno di niente!”
Giulia chinò la
testa. “Mi ha pure fatto fare una brutta figura con Artù! La detesto per
questo! So di non essere bella, né di avere...cose che magari lei ha. Ma Artù è
davvero carino. E a me piace sul serio. E forse me ne sto anche innamorando! E
lei.. sta rovinando tutto quanto...”
Silvia si avvicinò
a lei e la abbracciò forte. “Sht. Ei! Smettila di buttarti giù così, chiaro??
Sei uno splendore! Intelligente, simpatica, altruista. Buona. Comprensiva.
Paziente. E sei una ragazza super dolce e spontanea! E..”
Giulia annuì.
“Grazie! Ma sto piangendo inutilmente. Tanto con uno come Artù... non ho la
benché minima possibilità.”
“Giuls!” esclamò Silvia stupefatta. “Proprio tu fai questo
discorso? Sei la prima che mi consola quando mi lamento, mi dici sempre che non
esiste un genere di persona adatta ad un altro genere! Bè, sì, chiaramente
quelle come Nimueh possono essere considerate “generi di persone”, ma oltre a
loro non ce ne sono altri, e Artù non è ‘uno come Artù’, è Artù e basta!”
Giulia alzò la testa e guardò l’amica con sguardo
riconoscente.
“E poi tu sei perfetta così come sei” completò Silvia,
sorridendole.
A questo punto Giulia scoppiò in un pianto fragoroso e
abbracciò la sua migliore amica, esprimendole tutta la sua gratitudine. “Oh,
vieni qui Silv!” esclamò. “Come farei senza di te?
Sei l’amica migliore della terra, ti voglio bene!”
“Non dire sciocchezze” ribatté lei, commossa. “Io ho imparato
tutto da te: senza la tua amicizia sarei stata persa. Ti voglio bene anche io,
Giuls, non dimenticarlo mai!”
*Le due amiche rimasero abbracciate così per un po’ di tempo,
finché Silvia non si rese conto che
erano osservate. Allora si staccò subito dell’abbraccio e osservò con severità
prima il ragazzo bruno e poi quello biondo, per poi spalancare gli occhi per lo
stupore.
“Ehi!” esclamò. “Ma tu sei quello che mi ha scansata con
sgarbo quando sono caduta in mensa!”
Artù storse il naso. “Mi avevi fatto cadere del succo
addosso.”
“E io mi sono quasi uccisa.”
“Artù!”, Giulia esultò alla vista del ragazzo, ma subito
chinò la testa rossa come un peperone. Pensava che potesse essere ancora
arrabbiato per via della sera prima, visto il modo in cui si era comportata.
Lui le sorrise ma lei non lo vide, poiché continuava a
tenere il volto chinato. Poi Merlino lo tirò per una manica, portandolo in
disparte, e lo fece sussultare.
“Che c’è? Che vuoi?”
“Il professor Modem
mi sta cercando!” bisbigliò. “Sembra furibondo!” Indicò l’ometto allampanato
che era con lui quando aveva incontrato Silvia nei corridoi e si ritrasse per
non farsi vedere. “È meglio che io vada!”
Si allontanò, ma Artù gli afferrò il polso e lo costrinse a
voltarsi verso di lui. “Ho sentito parlare di una certa Nimil...”
Merlino sgranò gli occhi.
“ E chi è?” chiese.
“Piacerebbe saperlo anche a me.”
****
“Ragazze, ora guardatemi negli occhi e ditemi che è uno
scherzo.”
“Magari!”
Morgana non poteva credere alle proprie orecchie: aveva
detto loro di stare lontane da Nimueh e di non provocarla, le lasciava per
qualche ora e scopriva che pur di non lasciarla in pace si erano fatte spedire
dal preside. Il secondo giorno, per di più!
“Voglio sentire qualcosa di carino.” si lamentò Gwen, che da
quando era cominciata la scuola non sentiva parlare di altro che fatti
spiacevoli.
“Merlino mi ha baciata” le informò Silvia assorta, con
nonchalance.
“Cooosa?”. il coretto la raggiunse
così repentinamente che la fece sussultare.
“Bé, ma sulla guancia. Perché si voleva scusare per ieri. E
io sono stata così scortese con lui. Poverino, dovrei trovarlo ed essere io a
scusarmi!”
“Se ti interessa sta arrivando” la avvisò Morgause,
strizzandole l’occhiolino.
Silvia si voltò di scatto e lo vide: evidentemente anche lui
la stava cercando, perché quando la vide le fece cenno di avvicinarsi. “Merlino,
ciao!” gli disse, eccitata.
“Silvia... stamattina abbiamo avuto un incontro frettoloso.
vediamoci oggi dopo le lezioni, ti voglio chiedere scusa come si deve”.
Silvia avvampò di colpo. “O..OK...”,
quando si allontanò guardo l'amica, "E ora come faccio??"
"Semplice, ti vedi con lui
dopo la scuola! e vedrai che andrà tutto bene. Io direi di dire la verità su
Nimueh."
Morgana sbottò.
“COOSA?? MA SEI IMPAZZITA?! NO E
POI NO!!"
"Andiamo! Non ce la faccio a
tenere nascosto tutto a Artù! Glielo devo dopo…”
“Dopo cosa??", sbuffò lei, “Un
Kinder Bueno?? oh ma per favore!! Artù Pendragon è
uno spocchioso, arrogante e viziato! non cambierà!!!”
Giulia strinse i pugni e chinò il
capo. "Morgana. Non so che problemi hai con lui. Ma io sento che è un
bravo ragazzo. Gliel'ho letto negli occhi!! E io gli dirò la verità su Nimueh!”
Silvia assentì. “ Sono d'accordo
con Giuls. Anch'io lo dico a Merlino."
Morgause guardò sua sorella. “ E'
la cosa migliore, credo. Merlino è al III ° anno, magari già lo avrà percepito
da solo. E Artù è bene o male il nostro futuro Re. Dobbiamo proteggerlo se
possiamo, Morghy."
“Che cosa?", rise lei, “ Dovrei
proteggere quella sottospecie di a... Scusa Giuli. Scusa. Scusa.”
Giulia si limitò a farle una
pernacchia, per poi guardare Silvia. “ Tesoro mio. Adesso tu va da Merlino. Le
lezioni sono finite tanto. Va’. E digli tutto. Mi raccomando!! Gwen. Mi
accompagni dal Preside?"
Le due si allontanarono a
braccetto, nel mentre che arrivava Merlino.
“Ciao Giulia! Ciao Gwen!”
“Ciao Merlino!” dissero le 2 in
coro, "Silvia ti aspetta.”
Lui rimase dapprima un po’ sorpreso da quel coretto, però
poi sorrise e, contento, raggiunse la ragazza che lo stava aspettando con
pazienza. La salutò e le chiese di seguirlo un po’ in disparte; si sedettero
nel cortile della scuola, al caldo dell’ultimo sole.
“Hai i capelli più chiari sotto la luce del sole” le disse, spontaneo.
Silvia sorrise e si passò una mano tra quelle ciocche brune
che, per qualche strano motivo, non erano mai fuori posto, poi appoggiò la
testa alla spalla del ragazzo.
“Una volta li avevo tinti di nero. Andavo in prima
superiore, ed era aprile. È stato uno shock per tutti, meno che per me: sai,
dalla prima media fino a quel giorno li avevo sempre tinti di biondo.” Sospirò,
contenta! era la prima volta che riusciva a parlare così tranquillamente con un
ragazzo, e la cosa bella era che le piaceva!
Merlino le accarezzò i capelli e le domandò se avesse
diciannove anni.
“Diciotto” lo corresse lei.
“E quanto compi i diciannove?”
“Tra sedici giorni.”
Il ragazzo scoppiò a ridere, divertito. “E dimmi, cosa trovi
di così strano nella nostra scuola rispetto alla tua vecchia?”
Silvia storse il naso: tutto, avrebbe voluto rispondere. “Tanto
per cominciare” spiegò, “non inizia il 9 agosto, bensì a metà settembre.”
“E finisce a giugno, ho sentito dire. Quando c’è già caldo.”
“Se è per questo, questa scuola inizia quando c’è ancora
caldo.”
I due scoppiarono a ridere, poi Merlino si distese nel prato
avvicinando Silvia a sé, e l’abbracciò con un braccio, portandosi l’altro
dietro alla testa. Restarono così per un quarto d’ora, parlando di tante cose e
raccontandosi di tutto e di più, finché il sole non iniziò a calare. Allora
tornarono a sedere.
“È molto piacevole stare con te, Silvia.”
In quel momento lei si sentì pervadere da una sensazione che
non aveva mai provato prima: Merlino le piaceva, e per la prima volta il
ragazzo che le piaceva provava gli stessi sentimenti. O così pensava. Se
Merlino l’avesse baciata in quel momento non avrebbe fatto obiezioni, anche se
l’aveva conosciuta solo il giorno prima.
“Merlino, c’è una cosa che ti devo dire.” disse a malincuore,
interrompendo quella bella atmosfera che si era creata tra di loro. “Si tratta
di ieri sera... il tuo comportamento alla festa... C’è una ragazza che si
chiama Nimueh, è una mia compagna di classe e-”
“Merlino!”
I due ragazzi si voltarono di scatto, interrotti dal brusco
arrivo di uno più giovane, forse dell’età di Silvia.
“Jeremy!” esclamò Merlino, improvvisamente a disagio. “Che
ci fai qui?”
“Bé, ti cercavo” rispose l’altro, abbozzando un sorrisetto
complice. “Bé, vedo che siete affiatati... l’hai baciata?”
“Jeremy! Bé, che t’importa!” Si alzò di scatto dall’erba e
si allontanò di pochi passi. “Ci vediamo domani”. Si scusò e poi se ne andò.
****
“Ah! Sei tornata!
Ti aspettavo! Allora? Com’è andata?”
Giulia era seduta
alla solita scrivania accanto alla porta, intenta a scrivere il suo bel diario
quotidiano, buttandoci dentro i suoi pensieri: la scuola, le prime lezioni,
Nimueh, le amiche...e Artù Pendragon. Si alzò, e come Silvia si buttò sul suo
letto, le si sedette accanto.
“Eddai!! Racconta, che è successo??” chiese impaziente.
Silvia sospirò
fissando il soffitto, l’espressione sognante. “Abbiamo parlato della scuola. Di me. Oh
Giuli! Non mi ero mai trovata così tanto bene prima con un ragazzo!! Mi è
venuto spontaneo parlare con lui!!”, rise poi contenta.
E l’amica rise con
lei, felice per la sua gioia.
“Merlino è un tipo
in gamba! E poi è simpaticissimo e dolce. Ci credo che ti trovi tanto bene.”
poi si fece seria “E.. gli hai parlato di Nimueh ?”
“No.”, sospirò lei,
“Stavo per farlo! Ma poi è arrivato un suo amico. Jeremy. Ed è andato via. A
dire il vero...sembrava esser a disagio..
Giulia si alzò.
“E va bene. Vorrà
dire che glielo dirai stasera. Tanto usciamo. Invitalo con noi a mangiare una
pizza.”
Silvia si alzò a
sedere.
“Ah. Ok. Ci sono
anche le ragazze? E... immagino che vengono coi loro ragazzi.”
Lei rise. “Oh, no!
Nient’affatto! Uscita tra donne! Merlino è invitato giusto per eccezione che
conferma la regola! Dai. Faremo tardi a lezione altrimenti.” Prese i suoi
libri, quelli dell’amica, e la trascinò fuori dalla camera .
Salve!!!! ^^
Terzo Capitolo!!!! *^* so che la
struttura non é granché... Andra’ meglio ve lo
assicuro!!! Doveva essere una 4 mani... E invece..,
mikybiky
SO che dovevo cambiare il tuo nome ma... Non era la stessa cosa.