Disclaimer: i
personaggi sono proprietà di Fujimaki Tadatoshi.
Prompt: cioccolata calda
Dedica: a CriminalDanage
che ancora è convinta io sia una brava persona (?) <3
«Atsushi, hai ancora freddo?» domanda Himuro,
osservando l’unico altro occupante del soggiorno. Non è una novità che
Murasakibara sia freddoloso, né che – anche se rientrati in casa da un po’
ormai – ci voglia un po’ per lui per poter tornare ad uno stato in cui non si
lamenta del freddo, tornando a rilassare i muscoli e l’espressione,
abbandonando quella accigliata. Come se essere minacciosi, poi, spingesse la
temperatura esterna o di casa a salire.
Tuttavia ormai Tatsuya lo conosce così bene da avere
dei propri metodi per far tornare di buon umore il suo ragazzo: torna nella
stanza, individuandolo subito sul divano e porgendogli una tazza fumante che l’altro
accoglie fra le proprie mani più che volentieri.
C’è una pausa riempita solo dal leggero rumore del divano quando il moro si
siede accanto all’altro ace dello Yosen, dai soffi
per raffreddare il liquido scuro, dalla tv accesa e lascata bassa in sottofondo
a fare compagnia mentre bevono, riscaldandosi con quella piacevole sensazione
che parte dallo stomaco e sembra spargersi in tutto il corpo.
Il primo a rompere il silenzio è Atsushi, posando la tazza sul piccolo tavolo
davanti al divano e spostando lo sguardo sul compagno.
«Muro-chin?» lo chiama, attirandone l’attenzione – è raro
che Atsushi abbandoni qualcosa di dolce prima di finirla.
«Dimmi.» replica, e per l’ennesima volta l’altro lo stupisce, posandogli un
bacio sulle labbra e che rimane casto per pochi istanti, perché il più alto lo
approfondisce immediatamente, ricambiato subito dal moro.
Quando si allontanano l’uno dall’altro, Tatsuya lo
osserva con una sfumatura interrogativa nello sguardo: non che le dimostrazioni
di affetto di Atsushi siano sempre precedute da dei segnali specifici – anzi,
sono per lo più improvvisate nella maggior parte dei casi.
«Nh, Muro-chin sa di cioccolata…» mormora sulle sue labbra, sfiorando quello
inferiore con la punta della lingua. Himuro tace, conscio di un rossore che gli
sta imporporando le guance sì per il gesto in sé, ma ancor più perché è in quei
momenti che comprende ciò che Atsushi spesso gli dice anche a voce.
A poco serve ripetersi che dei due magari dovrebbe essere lui – Tatsuya – quello più spigliato, perché non conta quanto in
America siano più espansivi che in Giappone; si tratta di qualcosa che dipende
da persona a persona, ed è una battaglia che con Murasakibara perde in
partenza.
Atsushi a cui piace vincere sempre, Atsushi che è pigro, Atsushi che si impegna
lo stretto necessario e solo se proprio non può evitare.
Lo stesso Atsushi capace di essere malizioso quando meno te lo aspetti, e poi di
abbandonare una cioccolata calda e obbligarti a fare lo stesso per
abbracciarti, in quel modo che sarà sempre goffo visto su uno grande e grosso
come lui.
Capace di dire cose che chiunque altro definirebbe strambe, ma di dirtele con
la serietà degli adulti, e la stessa dolcezza di un bambino.
«Preferisco Muro-chin alla cioccolata.»