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Autore: Dark soul_    27/12/2012    2 recensioni
"Alexi? Voleva un bene dell'anima a quel ragazzo, lo amava ... ma come fratello... sì era come se Alexi fosse il suo fratellino e lui dovesse proteggerlo dalle insidie del mondo."
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COB 6
Carry Me Away From my Pain

Kohtu.


Janne strinse forte Janika a se; dopo essersi baciati la prima volta avevano deciso di passare la notte fuori. Avevano trovato un piccolo albergo senza troppe pretese, una semplice stanza in un semplice hotel frequentato da gente semplice; solo qualche turista e per lo più marinai. 

E ora si trovavano proprio in quella camera, sdraiati sul letto e abbracciati, senza il bisogno di dire qualcosa, perchè si stavano già dicendo tutto. Stavano ritrovano anni di affeto negato dai parenti, sapevano di volersi bene anzi erano consapevoli di amarsi, ma nessuno dei due sentiva la necessita di dirselo perchè, alla fine, è meglio dimostrarlo.
La ragazza infilò una mano sotto il maglione del tastierista, gi baciò il collo e alzò lo sguardo. Lui la fissava sorridendo, con uno di quei sorrisi capaci di sogliere la neve, lei si avvicinò alle sue labbra e le inumidì con la lingua, si strinse di più a lui e riprese a baciarlo mordendogli il labbro inferiore.Ma c'era qualcosa che non andava. Una terribile fitta alla pancia la costrinse a staccarsi dal ragazzo e a sedersi sul letto. Janne di sedette accanto a lei allarmato:
- Tutto apposto?? -
Janika annuì e stava per rispondere affermativamente quando un'altra fitta più forte la trafisse di nuovo:
- Mi... mi fa male la pancia.. -
Il ragazzo le cinse le spalle con un braccio e le diede un bacio sulla fronte:
- Vuoi qualcosa di caldo da bere? -
Lei annuì quasi impercetibilmente e il tastierista si alzò dal letto lentamente per poi uscire dalla porta e scendere le scale fino al bar. Janika cercò di alzarsi per raggiungere il bagno ma appena fu in piedi le girò la testa e dovette appogiarsi al comodino per non cadere, sentì un liquido caldo scorrerle sulla gamba destra e arrivare al pavimento, preoccupata volse lo sguardo alla zona interessata e vide il sangue colare sul pavimento, cercò di chiamare invano il tastierista, la sua voce era troppo debole e la vista iniziava ad annebbiarsi, le ginocchia cedettero e la ragazza cadde a terra. Janne entrò e la tazza di the che aveva in mano gli cadde a terra, per qualche secondo rimase in uno stato catatonico, senza sapere cosa fare a fissare la ragazza, vide il sangue che continuava a scorrere e si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto, si quardò intorno, sentì il cuore battergli e si diresse incerto verso la ragazza. Molto sepesso dicono che quando qualcuno si sente male bisogna lasciarlo dov'è caduto per non creare danni ulteriori, ma non sapendo cosa fare il tastierista prese Janika in bracio e la posò sul letto, prese freneticamente il telefono e chiamò il 112¹ balbettando le indicazioni al telefono. L'ambulaza arrivò in pochi secondi e un paramedico chiese a Janne di farsi da parte, non poteva fare altro, la ragazza aveva abortito. Il tastierista sentì una fitta trafiggergli lo stomaco:
- Cosa.. farete ora? -
Gli venne detto che lei stava bene, si sarebbe ripresa e non sarebbe dovuta andare in ospedale, aveva solo bisogno di un bagno tiepido e un sostegno morale. Se ne andarono in pochi secondi lasciando Janne e Janika, che intanto si era un po' ripresa, più confusi di prima.
La ragazza, che aveva perfettamente capito cos'era successo, si mise a sedere sul letto e si guardò intorno spaesata. Sarebbe dovuta cadere in depressione? Ma lei neanche lo voleva un bambino. Cosa doveva fare? Come doveva reagire? Gli aborti spontanei nei primi mesi di gravidanza capitano, fanno parte della vita. Una madre qualsiasi avrebbe pianto, a lei non veniva da piangere, si sentiva strana, una parte di lei se ne era andata e l'unico sentimento che riusciva a provare era il solievo. Perchè non doveva più stare attenta a tutto quello che faceva, perchè avrebbe avuto più tempo da dedicare a sua sorella e avrebbe evitato l'imbarazzo di rispondere "Il padre non c'è" a tutte le ecografie e visite mediche; E poi ... avrebbe avuto più tempo anche per Janne. Da quando lo aveva conosciuto aveva sempre avuto la sensazione di non vederlo abbastanza, gli voleva bene, e lo amava, ma soprattuto gli voleva bene.
Appoggiò il viso sul petto del ragazzo che si era seduto accanto a lei e gli diede un bacio sul collo, lui la strinse a se e posò le labbra sulla sua nuca, lasciando che si addormentasse così.
Si svegliò qualche ora dopo, Janne doveva aver ceduto al sonno e ora dormiva beato, sembrava un bimbo. Janika si guardò la maglietta, era intrisa di sangue, come la gonna e le calze che erano state gettate a terra dal paramedico, si diresse in bagno dove aprì l'acqua della vasca e iniziò a togliersi i vestiti; Dopo aver aggiunto un'ingente quantità di bagnoschiuma si immerse quasi del tutto e iniziò a pulirsi. Aveva lasciato la porta aperta, in modo che potesse sentire la vicinanza con il tastierista. Continuava a non capirci nulla, continuava a pensare che forse, era stato meglio così, perchè lei non sarebbe stata una buona madre e sapeva che Janne l'avrebbe costretta a tenerlo, lui così dolce e premuroso verso tutti, che era riuscito a provare pena per un figlio che non era neanche suo. Ma ce l'avrebbe davvero fatta a crescere un bastardo? O glielo avrebbe rinfacciato per il resto dei suoi giorni? No. Non ne sarebbe stato capace. Il bambino si sarebbe chiamato Wirman e sarebbe stato cresciuto come tale. Ma a lei sarebbe rimasto un grande vuoto dentro, avrebbe guartato quel bambino che probabilmente avrebbe imparato ad amare e si sarebbe sentita malissimo pensando che non lo aveva voluto. Quindi era senz'altro meglio così, un dolore in meno per tutti. Uscì dalla vasca dopo qualche minuto, si avvolse in un asciugamano bianco e tornò in camera dove Janne iniziava a rigirarsi fra le coperte, segno che si stava per svegliare, si sdraiò di nuovo accanto a lui noncurante del fatto che aveva i capelli bagnati, accarezzò il viso del ragazzo che aprì lentamente gli occhi e le sorrise, avvicinò le labbra alle sue e le baciò dolcemente, la strinse a se ma il telefono di Janika squillò e dovette districarsi dall'abbraccio e rispondere a sua madre:
- Ciao mamma... ascolta ti devo parlare -
Come faceva a dire a sua madre che aveva perso suo figlio? Inoltre lei sembrava già preoccupata per conto suo e se aveva chiamato ci doveva essere un motivo. La donna rispose affannata, incredula e stanca:
- Tua sorella... La terranno definitivamente in ospedale e... ha sì e no due settimane di vita, vieni appena puoi, ti prego. Oh, Ma ti è successo qualcosa, amore? Ti sento strana... come sta il bambino? E Janne? Anche lui è un caro ragazzo ... -
La giovane si sedette sul letto premendosi una mano contro la tempia spaesata, non sapeva cosa rispondere, non sapeva se doveva addolcire la pillola o lasciar perdere, la sua totale mancanza di tatto la portò a dirlo normalmente, senza troppi giri di parole:
- Ho perso il bambino. E ora sono lontano da Helsinki verrò in ospedale domani mattina, Janne sta bene -
L'altra ribattè semplicemente dicendo "Ok" e riattaccò lasciando Janika attonita. Si sdraiò e appoggiò la testa sulla pancia del tastierista che le chiase cosa fosse successo, dopo aver ascoltato i fatti le chiese se voleva tornare subito, lei disse che non era necessario e tornò a stringere il ragazzo a se.


****
¹= Numero unico di emergenza in Finlandia.

Allora. Come al solito non sapevo come chiudere il capitolo, lo so, è un secolo e mezzo che non aggiorno ma fra una versione di greco e l'altra c'è poco tempo per scrivere T^T. Ho fatto del mio meglio ... spero che possiate apprezzarlo. Un grazie a tutti e
Hyvaa joulua a tutti ;)
  
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