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Autore: scandros    16/07/2004    10 recensioni
Sulla spiaggia assolata di Hurghada, la bianca rena diverrà palcoscenico di un ritrovato amore, ma di una tragedia che lentamente sfocerà in un amore unico, indissolubile. Holly ritroverà Patty, l’amore di un tempo, più forte, più ardente che mai. Comprenderà non è solo un sentimento con la “A” maiuscola, ma un’emozione che ti riempie l’anima, che sfocia nelle vene, che vibra sulla pelle e che il destino renderà inenarrabile, unico e indissolubile. Tom, di fronte all’inequivocabile destino, capirà quali sentimenti realmente prova per Gabrielle. E Benji…inavvicinabile, borioso e sicuro di sé, incontrerà l’amore, quello vero, nel lago smeraldo degli occhi di Kirsten. Attenzione: per i temi trattati, se ne consiglia la lettura ad un pubblico maturo!
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Tradimento d’amore

Tradimento d’amore

 

Tradimento….

 

 

 

 

Capitolo 17

 

 

 

 

 

-         Direttore, sto aspettando! Finisca di celebrare queste nozze. – sbraitò in direzione dell’uomo. Il direttore del resort lo guardò esterrefatto da tale comportamento e dalle circostanze che si erano create in pochi minuti. Tremante per l’incertezza guardò Tom Becker.

-         Non puoi fare nulla Garland. Questo matrimonio è nullo fin dall’inizio. –

-         Che cazzo stai dicendo Becker! –

-         Che abbiamo scoperto quello che volevi fare e abbiamo pagato il direttore dell’albergo per celebrare una farsa. –

-         Che…che hai detto? – chiese titubante ed evidentemente scosso da quell’affermazione. Patty sembrò rinvigorirsi a quella dichiarazione. Tom non avrebbe potuto dire cosa più bella. Lei non era e non sarebbe mai stata la signora Garland. Le aveva dato conferma di quello che  poco prima aveva pronunziato: il matrimonio era nullo.

-         Stronzate! Non ci credo! – rimbeccò guardando il distinto uomo egiziano. Il direttore si allontanò di qualche passo evidentemente teso e imbarazzato da quello che stava succedendo.

Quando quella mattina Tom Becker l’aveva pregato di celebrare delle finte nozze di fronte al cospicuo pagamento di una somma di denaro, non avrebbe mai immaginato che quella farsa si sarebbe trasformata in un problema molto grosso da risolvere.

Il trambusto e le urla avevano attirato molti turisti che incuriositi sembravano non voler lasciare il palcoscenico di quello che aveva assunto le sembianze di un dramma teatrale.

 

 

In un istante, complice lo sguardo risoluto di Tom Becker,  riaffiorarono alla mente le parole con le quali il calciatore nipponico l’aveva convinto a onorare delle finte nozze. All’ennesimo rifiuto di non dar luogo a quella funzione, posando lo sguardo su una copia del Corano appoggiata sullo scrittoio del direttore, Tom aveva avuto come un’illuminazione: il direttore era musulmano, Patty buddista e Robert presumibilmente di un’altra religione.

Era sicuro di aver letto da qualche parte che i musulmani non potevano celebrare nozze con persone di religione differente dalla loro. Quel ricordo, riaffiorato dal nulla, si era dimostrato il suo asso nella manica. Si era rimesso a sedere cercando di calmarsi. Nella momentanea quiete, nel silenzio interrotto solo dal suono delle cicale proveniente dai giardini, Tom aveva riorganizzato velocemente le idee cercando il modo di addurre al direttore delle motivazioni plausibili.

-         Direttore, sappiamo entrambi che lei non ha l’autorità per celebrare delle nozze tra una buddista e un cattolico. Lei è di religione musulmana e non può farlo. – gli aveva detto risoluto e serafico. Aveva visto l’uomo impallidire, i suoi occhi neri stringersi in sottili fessure dietro le lenti da vista. Si era alzato in piedi e si era silenziosamente avvicinato alla finestra alle spalle dello scrittoio. Palesando una calma fittizia, aveva ripreso il discorso evitando di guardare l’uomo in maniera diretta. Doveva assolutamente motivare quella sua affermazione e cercare un compromesso. Sospirò guardando degli uccelli alzarsi in volo.

-          Tuttavia, immagino che il cospicuo assegno elargitole dal signor Garland, ha reso fattibile il matrimonio! – esclamò all’improvviso raggelando l’uomo. Con la coda dell’occhio lo vide irrigidirsi sulla poltrona. - Adesso sono io che le offro dei soldi, una cifra superiore a quella da lei ricevuta da Robert Garland. Vuole sposarli? Per me va bene,  ma deve essere un matrimonio finto! – sentenziò guardandolo negli occhi. L’egiziano scrutò il volto del ventunenne nipponico. Seppur giovane, quel ragazzo con il quale stava intrattenendo la conversazione, sapeva esattamente quello che stava dicendo. 

-         Far finta? Cosa vuol dire signor Becker? Perché mai dovrei celebrare delle false nozze? – sibilò intimorito.

-         Perché Robert Garland ha organizzato tutto questo per sposare in comunione dei beni Patricia Gatsby e poter così mettere le mani sull’ingente fortuna da lei accumulata. –

-         Tutto questo è assurdo. – esclamò sinceramente stupefatto dall’ultima frase udita.

-         Lo pensavo anche io ma grazie all’aiuto di una giornalista tedesca, abbiamo scoperto cose losche su Robert Garland. –

-         Non posso farlo. – disse interrompendo un breve silenzio.

-         Certo che può! – insistette Tom non distogliendo lo sguardo dal suo. I suoi occhi nocciola avevano perso la dolcezza che da sempre aveva contraddistinto il suo sguardo e la sua indole.

-         Ho promesso al signor Garland che avrei celebrato queste nozze! – rispose alzandosi a sua volta e dando le spalle al giovane calciatore. Tom seguì i suoi movimenti con circospezione. Doveva pensare a qualcosa. Aveva poco tempo per farlo. Come scosso da un baleno, sussultò e riprese a parlare.

-         Solo verbalmente. Mi lasci indovinare, direttore. Poiché la vostra religione e i vostri obblighi morali non vi permettono di celebrare nozze tra persone di religione differente dalla vostra (*), lei celebra i matrimoni e poi fa convalidare il certificato da qualche alta sfera di un’altra religione e nel contempo incassa i lauti compensi elargiti da ricchi viziati che desiderano sposarsi sulle rive del mar Rosso. Giusto? –

-         Io…veramente…signor Becker mi sta mettendo in una posizione…

-         Posizione? Direttore, lei deve assolutamente fare quello che le ho detto! Ne va della vita di una donna e del buon nome del suo resort! Ha idea dello scandalo in cui potrebbe essere coinvolta la sua struttura? Le ricordo inoltre che ho una cara amica giornalista pronta  a scrivere un articolo a tal proposito. Non penso di doverle rammentare che la pubblicità è l’anima del commercio e sicuramente se qualcuno pubblicasse questa storia, il suo resort non ne trarrebbe alcun vantaggio. –

-         Lei non può farmi una cosa del genere. –

-         Senza contare, direttore, - gli disse continuando e non lasciandosi intimidire dalle parole dell’egiziano, - che trattandosi di uno strano traffico non autorizzato, potrei anche chiamare le autorità competenti e far fare accurate indagini. Ho tanto l’impressione che lei pensa di essere a Las Vegas. L’unico problema è che nel Nevada sono autorizzati a celebrare questo tipo di matrimonio, qui a Hurghada no, vero?Aldilà di tutto, direttore, stiamo parlando di salvare l’esistenza di una giovane donna circuita dagli scopi abbietti di uno spiantato accecato dai vizi e dai debiti. Vuole davvero che succeda una cosa del genere? -. Tom aveva addotto delle motivazioni serie e plausibili.

Il direttore non poteva far altro che accettare la proposta del calciatore. Barcollando per l’imbarazzo e un improvviso calo di pressione, cercò appoggio alla sedia.

Messo alle strette dalle dichiarazioni del giovane nipponico e da quanto aveva asserito, il direttore aveva dato la sua parola d’onore a Tom Becker, che le nozze di  Robert e Patty sarebbero state del tutto fittizie e che nessuno avrebbe convalidato il loro certificato.

-         Direttore, prima di congedarmi da lei, desidero informarla che durante la cerimonia presenzieranno alcuni poliziotti in borghese. Se qualcosa dovesse andare storto, se per caso quelle nozze dovessero risultare valide, farò di tutto perché la giustizia faccia il suo corso. – gli disse ultimando quello strano ma convincente discorso. Se Tom Becker avesse bluffato o meno, una cosa era certa: tutte quelle parole corrispondevano alla realtà. Non sapeva dove aveva attinto notizie del genere, ma di certo lui non aveva l’autorità per ufficiare le nozze e i precedenti matrimoni erano stati convalidati da personaggi della chiesa cattolica, protestante e buddista, suoi intimi conoscenti e attivi collaboratori. Sospirò vedendo uscire il calciatore per poi sprofondare nella sua poltrona. Quella mattinata sarebbe stata la più lunga dei suoi ultimi anni trascorsi al resort. Non c’era stato bisogno che il calciatore rilasciasse alcun compenso poiché le sue parole erano state fin troppo convincenti.

 

 

Se Becker e la sua amica giornalista avessero pubblicato la storia dei matrimoni, ne avrebbe pagato le conseguenze in primis. Già immaginava i titoli dei giornali. “Matrimoni celebrati sul Mar Rosso. Il direttore li sposa ed esponenti di altre religioni convalidano i certificati di nozze dietro pagamento di lauti compensi!”. Un traffico quello che gli aveva portato considerevoli e inaspettati guadagni ma che Robert Garland e Patricia Gatsby stavano mettendo a repentaglio.

Afferrò il fazzoletto candido e lo passò con forza sulla fronte madida di sudore. L’aria condizionata era inefficiente.

Aprì il primo cassetto della sua scrivania e ne estrasse l’agenda. All’interno, in bella vista, troneggiava l’assegno in sterline, rilasciato dal tennista inglese. Con un gesto di stizza richiuse l’agenda e la ripose nel cassetto. Quella mattinata sarebbe stata la più lunga della sua carriera di direttore d’albergo.

 

 

-         Allora direttore, che diavolo sta aspettando? Ci fa firmare i certificati? – urlò Robert sempre più teso dai momenti convulsi e per nulla intimidito e scoraggiato dalle parole di Tom Becker.

-         Io…ehm signor Garland…io veramente…

-         Che diavolo sta blaterando! Si muove o devo indurla con la forza? –

-         Robert calmati! Lasciami andare! –

-         Taci Patricia. –

-         Ehi Garland…lasciala andare! Le stai facendo male. – lo intimò Holly additandolo e guardandolo con disprezzo.

-         Sta zitto Hutton. Tu non dovevi neppure esserci qui. Allora direttore, cosa sta aspettando? –

-         Cos’è sei sordo Garland? – gli chiese Benji riferendosi al diniego del direttore.

-         Muoviti stronzo! Sto aspettando. – urlò stringendo la presa intorno ai polsi di Patty.

-         Ahhhhhhhhhhh – l’urlo di dolore echeggiò tra i presenti.

-         Lasciala Garland! –

-         Niente da fare. Prima ci sposa e poi la lascio andare! Sto aspettando direttore! – rimbeccò sfidandolo con sguardo truce.

-         Ehi Garland, le nozze sono nulle! – gli rinfacciò Benji cercando di porre fine a quel tentativo di violenza.

-         Non potete impedirmi di sposarla. E’ la madre di mio figlio! – gridò accompagnando la sonora voce da una risata perversa. – Vero piccola dolce Patricia? – le domandò attirandola a se. Patty sentì il dolore ai polsi divenire sempre più lancinante. Lo sguardo empio di Robert aveva la stessa efferatezza di quella presa che le stava procurando la sofferenza fisica.

-         E’ la madre di mio figlio! E’ la madre di mio figlio! E’ la madre di mio figlio! -. Dure, sprezzanti, quelle parole riecheggiarono nella sua mente senza sosta. Correvano sullo stesso cerchio, compiendo sempre lo stesso inevitabile percorso. Holly deviò il suo sguardo da Robert a Patty. Avvinta da uno stato di torpore, la vide distaccarsi da quello che la circondava, assalita dai pensieri e dai dubbi che sembravano avvilupparla in un labirinto senza uscita.

-         Nocicle Plus. E’ così che l’ha chiamata la dottoressa Verdian, vero? Delle stupide pillole salta ciclo! Oppure dovrei dire le pillole delle gravidanze apparenti? Per giorni ho assunto un medicinale che mi ha provocato una gravidanza illusoria, con tutti i sintomi che ne possano derivare. Cassandra mi ha detto che ero incinta. Robert mi voleva sposare. E invece? Tutto maledettamente falso. Io non sono incinta! – le parole che aveva urlato a Gabrielle al rientro dall’ospedale, risuonarono vere, caustiche nella sua mente. Lei non era incinta. Non aveva alcun obbligo nei confronti di Robert Garland. Era colpa sua se si trovava in quella situazione. Avrebbe potuto desistere dall’idea di sposarlo per vendetta, invece era andata avanti con quella pantomima pur di dimostrare a tutti che Patricia Gatsby non era più la piccola e innocente manager di una squadra di calcio, ma una donna sicura della sue azioni.

-         Io non porto in grembo alcun bambino…in me c’è solo il risentimento verso una persona che mi ha usata per i suoi scopi più abbietti. Come ho potuto essere così cieca? Davvero pensavo di sposare Robert per vendicarmi di quello che mi ha fatto? Holly, aiutami amore mio! Lo so che forse non merito il tuo aiuto, ma ti prego, fa qualcosa per liberarmi da Robert! – pensò serrando le palpebre per celare il dolore nei suoi occhi.

-         Adesso basta, Garland, lasciala andare o chiamo la polizia! – urlò Benji cercando di intimidirlo.

 

La brezza calda mosse la chioma fulva in una danza fluente e sensuale. Kirsten guardò il portiere rapita da quell’espressione dura e affascinante. I suoi occhi neri brulicavano di risentimento verso un uomo che non poneva limiti alla sua codardia. Sul suo volto, la passione nei confronti di un’amicizia più forte di qualsiasi altro sentimento. Le labbra le si unirono in un dolce sorriso. Era affascinata da quanto stava accadendo. La sofferenza di Patricia, la furbizia di Robert e dei suoi complici, l’amicizia di Benji e Tom, l’amore di Oliver. E lei, per una volta, con suo sommo piacere e consapevolezza, si faceva spettatrice di un simile dramma. Non avrebbe scritto nulla di quello che stava succedendo, non senza il consenso dei diretti interessati. I suoi occhi verdi stavano passando in rassegna tutte le immagini di quella insolita pellicola, ma l’immagine del fisico scultoreo del numero uno giapponese era ferma e vivida. Incessante, vivo, il battito del suo cuore parve ricordarle che era una donna oltre ad un’affermata giornalista. L’attrazione verso quell’uomo più giovane di lei sembrava non darle tregua.

 

 

Il direttore dell’albergo si guardò intorno in cerca dei gendarmi in borghese prospettatigli da Tom Becker durante il loro colloquio.

-         E per cosa? Non farmi ridire, Price! Ho diritto a sposare la madre di mio figlio! –

-         Lei non è incinta, maledizione! – urlò Holly inasprito da quella falsità.

La sua voce sembrò udirsi a perdita d’occhio. Chiunque avrebbe potuto sentire quel grido quasi di gioia. La sua Patty non era incinta. Aveva commesso l’errore di fidarsi d Robert Garland e di provare sentimenti d’affetto per lui. L’idea che fosse realmente in attesa di un bambino di Garland lo fece sussultare. Parve estraniarsi dalla scena e immaginare le mani avide del tennista inglese cercare piacere nel carezzare bramosamente lo splendido corpo di Patty. Sentì la rabbia accrescere verso quel pretendente tanto scomodo quanto abietto. Come aveva potuto pensare di abbandonarla nelle fauci del leone?

-         Che cazzo dici! Siete impazziti tutti? Diglielo Patricia che sei incinta! – berciò afferrandole il volto con una mano e mostrandolo a tutti i presenti. Con lo sguardo cercò Cassandra e Bill, i fidati complici che l’avevano aiutato ad ordire quell’intricata trama.

-         Smettila Garland, non vedi che le stai facendo male! – urlò Tom guardando il volto paonazzo dell’amica. Gabrielle si strinse al braccio del fidanzato, quasi accusando su se stessa il dolore dipinto nell’espressione di Patty.

-         Allora Patricia, cosa aspetti? Dillo che sei incinta e che vuoi sposarmi! – continuò accompagnando le parole con una risata bieca indice di un self control oramai perduto. Sentiva il sudore lambirgli ogni singola parte del corpo, la camicia di lino bianca oramai divenuta una seconda pelle sul torace. Tremava. Patty comprese che Robert aveva paura e che si era reso conto che i suoi tentativi estremi erano risultati fallimentari. Quella sensazione di timida vittoria le incusse coraggio. Di fronte all’evidenza, la baldanza di Robert era svanita nel nulla. Raccolse le forze rimaste e cercò di riorganizzare la mente per un attacco diretto al fidanzato.

-         No. Non sono incinta Robert! – esclamò sicura fondando le iridi nocciola in quelle blu del fidanzato.

-         Hai perso il bambino? – le chiese continuando la sua commedia. Patty sentì il fervore accrescere dentro di lei. Come poteva continuare quella pantomima? Come poteva utilizzare una vita umana per i suoi scopi più abbietti e sordidi?

-         Non dire stronzate Robert, io non sono mai stata incinta, non c’è mai stato nessun bambino. Ahhhhhhhhhhhhhh! Lasciami, dannazione! – urlò dimenandosi e cercando di liberarsi.

-         Sei una puttana Patricia, un stupida e insulsa donnaccia! Chissà cosa penserà la gente quando vedrà le tue foto! Avanti Cassandra, perché non mostri alla nostra santarellina le foto del suo tradimento? Pensavi non lo sapessi Patricia? Come ho potuto fidarmi di te? Sono io la parte lesa in questa stupida arringa senza senso, non tu! Sono io quello tradito! Gli esami clinici parlavano chiaro: tu eri incinta prima di venire qui. Vuoi farmi credere adesso, di aver perso il bambino? E questo dopo che mi hai anche tradito? Nonostante il tuo tradimento, io ti ho dimostrato di avere intenzione di sposarti! E invece no…dovevamo per forza inscenare quest’insulsa commedia! Volevi rendermi ridicolo? – gridò cercando un’ultima ancora di salvezza in quelle foto che lui stesso aveva commissionato, sicuro che la fidanzata non avrebbe mai potuto resistere agli impeti del cuore. Cassandra gli si avvicinò con fare sicuro, ancheggiando nel ridottissimo costume che metteva in risalto le forme prorompenti. Con espressione soddisfatta e maliziosa, rovistò nella borsa e prese la busta con le foto. Senza neppure controllare il contenuto, le passò a Robert, ritornando al suo posto, in prima fila accanto a Bill Socket. Il tennista brandiva la busta con sicurezza, rimirando con astio la fidanzata oramai sull’orlo di una crisi nervosa.

 

 

Patty si sentì avvampare. Ricordò le parole di Gabrielle durante il tragitto di ritorno dalla clinica. Quando le aveva detto delle fotografie scoperte da Kirsten. Da un lato sentì accrescere la vergogna per essere stata spiata da qualcuno mentre si concedeva all’unico uomo che aveva mai amato in vita sua, dall’altro la consapevolezza di quel tradimento tanto prevedibile e semplice da commettere. Robert aveva assoldato qualcuno per scattare quelle foto che declamavano un tanto evidente adulterio. Si sentiva denudata della pelle, spiata nell’animo; le sue sensazioni, quelle meravigliose emozioni che solo Holly riusciva a trasmetterle, strappate via cruentamente dal suo cuore. Un’efferatezza tale che le provocò una fitta improvvisa. Stava perdendo il controllo…sentì venir meno quegli ultimi, pochi sprazzi di energia.

-         Ha ragione. Io l’ho tradito. Ho sbagliato! Ero legata a lui …invece alla prima occasione, ho lasciato che il passato mi rapisse, mi portasse via l’ anima e la ragione. – pensò guardando Holly. Nei suoi occhi l’insicurezza del momento. L’esitazione verso un presente del quale oramai non aveva più alcuna certezza.

 

 

Il capitano parve comprendere quell’attimo di smarrimento. Patty stava per cedere alle accuse di Robert Garland. L’aveva marchiata di disonore dinanzi a tutti. Doveva proteggerla. Doveva fare qualcosa. L’avevano voluto entrambi. Si erano amati intensamente, schiavi solo di una passione emersa dal profondo delle loro anime, avevano provato ancora una volta le sensazioni indefinite che quattro anni prima avevano suggellato il loro amore. Per sempre.

-         Patty! Non cedere proprio ora. Non farlo. Vuole solo incastrarti. Amore, resisti. Farò qualcosa per tirarti fuori da questa situazione! E’ colpa mia. Se solo non avessi seguito il mio istinto e mi fossi tenuto a distanza da te…adesso non saresti in questo guaio…come ho potuto essere tanto prevedibile e stupido da trascinarti in quest’umiliazione? – pensò non distogliendo lo sguardo dalla ragazza. Vide le sue labbra tremare sotto l’impeto dei timori infusi dall’atteggiamento vile di Robert. Resistette all’impulso di correre da lei e baciarla per comunicarle tutto il suo amore o solo per infonderle quella sicurezza oramai perduta. Sospirò profondamente poi tornò a guardare il tennista sicuro su quello che avrebbe detto.

 

-         Lei non ha colpa. L’ho costretta io! Ero ubriaco. Arrabbiato perché avevo letto la notizia del vostro matrimonio….- disse con esitazione. - Quando l’ho vista che passeggiava sola sulla spiaggia, non ho potuto resistere alla sua bellezza! Le ho detto che dovevo parlarle. L’ho indotta a seguirmi e…a spogliarsi per me…poi, senza più dare ascolto alla ragione, mi sono lasciato andare e le ho ordinato di…di fare l’amore con me! – sentenziò abbassando lo sguardo per non incrociare quello incredulo di Patty e dei suoi amici. Il cuore gli era rimbalzato in gola. Sentiva una fitta lancinante nel petto. Una lama sottile e tagliente pareva avergli inequivocabilmente lacerato l’animo.

 

 

Il mio giorno è cominciato in te
la mia notte mi verrà da te
un sorriso ed io sorriderò
un tuo gesto ed io piangerò
La mia forza me l’hai data tu
ogni volta che hai creduto in me
tu mi hai dato quello che
il mondo, non mi ha dato mai!
Il mio mondo è cominciato in te
il mio mondo finirà con te
e se tu, mi lascerai
in un momento così,
tutto per me finirà con te…
Ovunque sei, se ascolterai…
accanto a te, mi troverai
vedrai lo sguardo
che per me parlò
e la mia mano, che la tua cercò
Ovunque sei, se ascolterai…
accanto a te, mi rivedrai!
E troverai, un po’ di me (**)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie ancora per seguirmi tutti con molto affetto e per i messaggi/commenti che mi arrivano da tutti voi. Thanks a lot.

Un ringraziamento particolare a:

Stormy (scusami se non ho recensito la lettera di Samiah. Quando l’ho letta la prima volta ho pianto, questo lo sai, vero? Grazie Angie, per le emozioni che mi ha regalato la tua storia. Thanks a lot from my heart, sweetie)

Alex Kami (visto che l’aggiornamento é arrivato prima di settembre? E non solo, se il PC funzionerà senza darmi problemi, pubblicherò a breve il diciottesimo capitolo. Attendo il seguito del Viale dei Ricordi, nella speranza che prima o poi quell’iceberg di Patty decida di confessare a Holly i suoi timori e i rancori del passato! I hope so.)

Sheria (a te dedico questo capitolo, con i migliori auguri per la tua laurea. Spero che la vita possa riservarti il meglio e che i tuoi sogni possano realizzarsi al più presto)

 

E grazie ancora a Gemini, Lady86, Lurachan, Reggina, Evy, Mystic Moon, Kla87, Rossy, Betty, Lady Nanto, Patty, Kaory Becker o e a tutti coloro che mi seguono attivamente.

 

 

 

(*)non sono esperta in celebrazioni, ma da quanto suggeritomi da un amico somalo, i musulmani possono celebrare solo matrimoni tra gente della stessa religione e sposarsi tra di loro. Se non lo prevede il Corano, è comunque loro consuetudine.

(**) I versi appartengono ad una canzone di Renato Zero

  
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