Anime & Manga > My HiME - My Otome
Segui la storia  |       
Autore: bik90    29/12/2012    1 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<< Sei più nervosa di quando affrontasti il tuo primo colloquio con mio padre! >> la prese in giro Will notando come Yukino guardasse nervosamente il suo orologio da polso << Ti mette così tanta ansia rivedere i tuoi fratelli? >>.
La donna scosse il capo abbozzando un sorriso. Era sinceramente contenta dopo cinque anni di parlare finalmente di persona con la sorella. Via skype non era il massimo. La sua agitazione derivava da altro. Improvvisamente il cellulare squillò facendola sobbalzare. Era Kaori. Attivò immediatamente la conversazione provò un certo sollievo nel sentire la voce calda dell’altra donna.
<< Sappiamo che mamma ti ha rovinato la sorpresa >> fu la prima cosa che disse Kaori con un messo sorriso << Anche se con ritardo, comunque, siamo arrivati >>.
Yukino rise leggermente. La signora Kikukawa non era mai stata brava a raccontare bugie, ormai lo sapevano tutti.
<< Siamo fuori la stazione >> rispose iniziando a cercarli con lo sguardo.
Riagganciò e pochi minuti dopo un uomo di quarant’anni agitò la mano nella sua direzione mentre nell’altra trascinava il suo trolley. A poca distanza da lui seguiva la sorella.
<< Kaori, Katashi! >> esclamò Yukino stringendo con forza la mano di Will.
Mentre si avvicinavano, la trentunenne notò che non erano cambiati affatto. I suoi fratelli maggiori erano gemelli e proprio per questo si somigliavano moltissimo. Entrambi occhi scuri e capelli ricci castano chiari, carnagione bruna e lo stesso modo di sorridere. Nonostante fossero di sesso opposto, era impossibile non indovinare sulla loro parentela. Yukino, invece, era la più piccola della famiglia, era nata a distanza di nove anni dai fratelli e per questo motivo Kaori l’aveva sempre tenuta sotto la sua ala protettiva finché non si erano separate quando i due gemelli si erano iscritti nella prestigiosa scuola di Tokyo che successivamente aveva frequentato anche lei.
<< Ma è enorme! >> disse immediatamente Katashi indicando il pancione della sorellina ridendo di gusto.
Kaori gli diede una gomitata nello stomaco.
<< Questa è la prima cosa che hai da dire a tua sorella dopo cinque anni? >> lo rimproverò ironicamente la gemella mentre abbracciava Yukino << Comunque è davvero enorme! >>.
<< Sono contenta di vedervi >> rispose la trentunenne rendendosi conto che le erano mancati davvero tanto.
<< William, giusto? >> chiese il fratello allungando una mano verso l’uomo che era rimasto in silenzio << Finalmente ci conosciamo! >>.
<< Già, ormai possiamo considerarci cognati >> rispose l’altro con un sorriso.
Salutò anche Kaori e si offrì di aiutarla col bagaglio.
<< Lui sì che è un vero gentiluomo! >> esclamò la quarantenne gettando un’occhiata scherzosa a Katashi che si strinse nelle spalle con un mezzo sorriso facendo finta di non sentirla.
<< I bambini come stanno? >>.
Gli occhi di Kaori s’illuminarono facendo capire quanto fossero importanti per lei.
<< Bene, sono due pesti >> rispose << Ma se ha preso della nostra famiglia, lo sarà anche il vostro tranquilli! >>.
Tutti risero mentre Will fermava un taxi.
<< Ci siamo presi il disturbo di prendervi una stanza nel nostro stesso albergo >> affermò il trentunenne aprendo lo sportello e aiutando Yukino a entrare.
<< Non dovevate >> rispose Katashi.
<< Conoscendoti, Katashi, ti saresti ritrovato a dormire sotto i ponti vista la tua poca organizzazione >> osservò la donna incinta.
<< Ehi sorellina, non credi che stiamo mancando un po’ di rispetto al tuo fratellone? E dire che da bambina ti facevo salire sulle mie spalle sempre >>.
Will rise.
<< Non riesco a immaginarmi una bimba pestifera conoscendo l’adulta che è adesso >>.
Yukino a quelle parole arrossì.
<< Non metterla in imbarazzo >> lo sgridò Kaori divertita << Parliamo di cose serie invece. Avete deciso il nome del mio nipotino? >>.
<< Non sappiamo ancora se è maschio o femmina, te l’ho detto! >>.
<< Ma come fate a resistere? Io e Noburu non ci siamo riusciti. Però, avrete sicuramente iniziato a pensarci, no? >>.
<< Beh, se fosse maschio, vorrei che si chiamasse come mio padre >> ammise Will che un paio di volte aveva esposto il suo desiderio alla compagna << Sarebbe il primo nipote maschio che gli arriva e ne sarebbe infinitamente orgoglioso. I miei fratelli hanno avuto solo bambine per il momento >>.
<< Sarebbe? >> chiese Katashi.
<< Cristopher >>.
<< Non male >> commentò l’altro uomo << E se fosse femmina? >>.
A quella domanda il cuore di Yukino fece un salto. Guardò involontariamente la sorella e si accorse che la stava fissando. Arrossì mentre abbassava lo sguardo. Lei sapeva.
<< Abbiamo diversi nomi nella nostra rosa >> spiegò Will che non si era accorto di nulla << Juliet, Himeko che a me piace molto per il suo significato, Sayuri e Shiori >>.
<< Carini >> disse Kaori << E a te Yukino quale piace di più? Avrai una preferenza, no? >>.
<< Ecco, io… >> iniziò la trentunenne << …io voglio aspettare di vederlo o vederla prima >>.
<< Scelta dell’ultimo minuto? >> domandò il fratello.
<< Ma cosa vuoi capirne tu che di figli e mogli nemmeno l’ombra! >> esclamò la sua gemella facendo un gesto esplicito con la mano.
<< Ancora l’eterno don Giovanni, eh Katashi? >> scherzò Yukino ricordando gli innumerevoli flirt che l’uomo aveva avuto da ragazzo.
<< Mamma non vede l’ora che si sistemi >> fece Kaori scuotendo il capo con fare sconsolato << Com’è che ti dice sempre quando vai a trovarla? Vorrei vederti con una bella moglie, un anello al dito, due o tre nipotini che scorrazzano nel giardino di casa recintato da un bianco steccato con due belle e nuove macchine parcheggiate nel garage… >>.
<< Okay, smettila >> la interruppe Katashi infilandosi un dito nel colletto della camicia che indossava << Mi stai facendo venire l’ansia! >>.
Tutti e quattro risero mentre il taxi si fermava all’indirizzo giusto. Will si affrettò a pagare incurante delle proteste di Kaori e si recarono alla reception per chiedere la loro stanza. L’uomo consegnò alla quarantenne il pass e si avviarono verso l’ascensore visto che era sullo stesso piano.
<< Propongo di darci tutti una rinfrescata e di rivederci più tardi per cena, che ne pensate? >> propose il trentunenne prendendo per mano Yukino una volta aperte le porte.
<< Sarebbe perfetto! >> esclamò Katashi che non vedeva l’ora di togliersi gli abiti e farsi una doccia.
<< Allora ci vediamo alla reception per le otto >>.
Prima di allontanarsi Yukino lanciò un’ultima occhiata alla sorella.
 
<< Ma è una camera o un appartamento? >> fu la prima domanda che fece l’uomo non appena entrò nella stanza d’albergo.
Anche Kaori sgranò gli occhi sorpresa. Aveva immaginato dal lusso che traspariva palesemente dalle scale, gli ascensori e perfino dalle divise dei facchini che quell’albergo costava un occhio ma non credeva che il suo futuro cognato e la sorella fossero arrivati a pagare completamente quella camera per loro.
<< Deve davvero navigare nell’oro quello >> dichiarò Katashi gettandosi come un bambino sul divano.
Kaori inarcò il sopracciglio. La loro famiglia aveva origini benestanti e sicuramente nemmeno il fratello avrebbe avuto problemi a pagarsi da solo qualche pernottamento lì se non si ostinasse caparbiamente a voler fare l’impiegato anziché il dirigente dell’azienda di famiglia. Gli gettò contro il viso il suo bagaglio a mano.
<< Vai a farti la doccia, va >> gli rispose aprendo il frigo bar e prendendo una bottiglietta d’acqua.
Il fratello scattò in piedi dopo aver schivato il colpo e le fece la linguaccia prima di infilarsi nel bagno. La donna finì di bere, poi prese il cellulare dalla borsa lasciata sul divano e chiamò a casa per sapere se era tutto a posto. Per qualche giorno sua madre si era trasferita a casa sua per badare ai bambini e soprattutto al marito che sotto certi aspetti era più piccolo dei figli. Sorrise nel sentire la voce della bambina che poi le passò il fratello per arrivare finalmente a Noburu. Chiacchierarono amabilmente per qualche minuto prima che la signora Kikukawa s’impossessasse dell’apparecchio per avere notizie di Yukino. Alla sua età le era stato seriamente sconsigliato di viaggiare e si rammaricava non poco di dover aspettare che la figlia le portasse il nipotino anche solo per farglielo vedere. La rassicurò sul suo stato di salute e su quello del bambino prima di chiudere la conversazione promettendo che si sarebbero sentite l’indomani mattina. Si lasciò cadere sul divano come se tutta la stanchezza per il viaggio le fosse crollata addosso in quel momento e pensò alla grossa pancia della sorella con un sorriso. Anche Yukino, la sua sorellina, aveva diritto al suo angolo di felicità. Si chiese se si fosse lasciata alle spalle i fantasmi del passato che l’avevano spinta a partire o se ancora facesse fatica a tenerli a bada. Le tornò in mente il sussulto nel momento in cui stavano chiacchierando su un ipotetico nome per il bambino e la risposta le affiorò nella testa con naturalezza. Un nuovo sorriso triste le increspò le labbra. Lei, aveva pensato a lei. Per questo era sobbalzata improvvisamente, per questo non aveva ancora scelto il nome da dare alla sua creatura.
Oh Yukino, pensò, Per favore trova la tua pace. Dimenticati quella storia.
 
<< Forza Hideki, siamo arrivati >>.
Il bambino aprì gli occhi sbadigliando mentre l’uomo pagava il tassista e lo sollevava dal sedile posteriore sul quale si era addormentato.
<< Papà, io ho sonno >> si lamentò.
Suo padre gli fece un leggero sorriso indicandogli l’albergo.
<< Adesso ci facciamo una doccia, mangiamo qualcosa e poi dritti a letto. Ti va hamburger e patatine fritte per cena? >>.
Hideki lo abbracciò contento per la proposta e parve che tutta la stanchezza dell’attimo precedente fosse scomparsa. L’uomo entrò nella reception, chiese di poter avere il pass della stanza che aveva prenotato e si fece aiutare da un facchino per le valige. Una volta entrati, il bambino si lanciò sul letto matrimoniale ridendo e guardandosi intorno.
<< Hideki non mettere in disordine il mio letto >> disse in tono scherzoso il padre << C’è il tuo nell’altra stanza >>.
<< Papà, è qui che sei vissuto quando eri ragazzo? >> domandò il figlio fermandosi e osservando il paesaggio che si vedeva dall’ampia finestra.
<< Sì, ho frequentato il liceo a Tokyo prima di trasferirmi e studiare medicina >>.
<< E poi hai conosciuto la mamma >>.
<< Esatto Hideki, l’ho conosciuta all’università >> rispose l’altro scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Stava per dirigersi verso il bagno ma qualcuno bussò alla porta. Aprì domandandosi chi potesse essere.
<< Kanzaki-san >> disse la donna che lo aveva servito nella hall dell’albergo << Ha dimenticato i suoi documenti sul bancone >>.
Reito le porse un sorriso gentile.
<< La ringrazio infinitamente >> affermò riprendendosi ciò che era suo << Non so davvero dove ho la testa ultimamente >>.
<< Si figuri >> ribatté l’altra che poteva avere all’incirca la sua età arrossendo << Può capitare a tutti >>.
<< Meno male allora che c’era una graziosa signorina come lei a salvarmi stavolta >>.
 
<< Mi rifiuto di credere ad una cosa del genere! >> esclamò Youko mentre era a tavola con Midori.
<< Libera di non farlo >> le rispose laconicamente l’amica allontanando leggermente da sé il piatto vuoto.
Allungò il collo per controllare il bambino che guardava un cartone animato in salone e subito dopo l’ora.
<< E’ folle, Midori >> ribatté la dottoressa << Non può avertelo detto veramente >>.
La rossa si limitò ad annuire sentendo la gola secca. Bevve un lungo sorso di birra e si alzò in piedi.
<< Yoshi-chan, andiamo a letto >> affermò voltandosi e avvicinandosi al figlio che aveva iniziato a protestare.
<< No, niente storie, piccolo. Domani hai scuola >>.
<< Mi viene a prendere papà? >>.
A quella richiesta la donna si bloccò improvvisamente stringendogli la mano.
<< Non lo so >> rispose infine senza guardarlo << Non ho idea di cosa faccia tuo padre domani >>.
Yoshiki gettò una veloce occhiata verso Youko che gli sorrideva. Sua madre, parlando di Yuudai, non aveva mai usato un tono di voce così duro.
<< Fai il bravo, Yoshiki >> s’intromise la quarantenne << Va a letto >>.
<< Buonanotte zia Youko >>
<< Notte Yoshi-chan >>.
Midori ritornò un quarto d’ora dopo e aiuto l’altra a sparecchiare. Si vedeva che era tesa, un paio di volte rischiò di far cadere bicchieri e posate.
<< Non devi essere così agitata >> le mormorò Youko << Sistemeremo tutto >>.
<< Yuudai vuole portarsi Yoshiki in Italia e tu dici di non essere agitata? >>.
<< Prenderemo un avvocato se serve. È tuo figlio, Midori! Nessun giudice lo toglierebbe alla madre per darlo ad un uomo che non potrebbe mai occuparsi di lui a dovere. Come farebbe a badare a Yoshi-chan se deve andare all’università? >>.
A quelle parole, la rossa serrò la mascella in un movimento involontario che non sfuggì all’altra.
<< Cos’è che ancora non mi hai detto? >> domandò subito dopo.
<< Niente, dai. Hai ragione tu, si aggiusterà tutto >> rispose la rossa abbozzando un sorriso.
<< Che altro c’è? >> incalzò Youko.
Midori si lasciò cadere su una sedia.
<< C’è che lui ha…ha un’altra… >>.
<< Un’altra? Vuoi dire… >>.
<< Un’altra donna, già. E potrebbe occuparsi di Yoshiki mentre lui lavora >>.
La dottoressa le prese entrambe le mani.
<< Faremo qualunque cosa. Nessuno ci porterà via il piccolo >>.
La rossa si limitò ad annuire con scarso vigore.
<< A cosa stai pensando? >>.
<< Niente >>.
<< Non vuoi lottare per tuo figlio? >>.
<< Ma che stai dicendo, Youko! >> esclamò Midori alzandosi in piedi << Come ti vengono in mente certe idee? >>.
<< Stai pensando davvero di mandarlo in Italia con una sconosciuta e un padre che è a malapena cosciente di esserlo? E quando lo vedresti? Devo ricordarti io quanto è lontana Roma da Tokyo? >>.
<< Adesso basta, vado a farmi una doccia e mi infilo anch’io a letto >>.
La quarantenne la bloccò per un braccio.
<< Questa conversazione non finisce qui >>.
 
Tate fissava la moglie sbalordito. Ancora non riusciva a credere che era stata lei a proporre l’amica come fotografa per la festa di fidanzamento che si sarebbe tenuta tra un paio di giorni al loro ristorante.
<< Perché non mi hai avvertito prima? >> chiese.
Mai, che stava sorridendo e che credeva che la notizia lo avrebbe reso felice, lo guardò con aria interrogativa.
<< Non capisco quale sia il problema, Tate >>.
<< Non capisci qual è il problema? >> ripeté l’uomo cercando di non perdere la calma. Era l’unico a vedere chiaramente le cose come stavano? Quella donna era inaffidabile, come aveva potuto pensare di affidarle quell’incarico? Se qualcosa fosse andato storto, ci avrebbero rimesso loro << Avresti dovuto consultare prima non solo me ma anche Akira e Takumi >>.
<< Oh, per me va benissimo >> rispose il ventottenne sentendosi chiamare in causa.
La rossa lanciò un’occhiataccia al marito dopo l’approvazione del fratello.
<< E se succedesse qualcosa? >>.
<< Cosa dovrebbe succedere? >>.
<< Se ci piantasse in asso dopo che hai garantito per lei, a questo ci hai pensato? >>.
L’espressione di Mai s’indurì comprendendo dove volesse arrivare l’uomo.
<< Non accadrà >> rispose semplicemente.
<< Come fai ad esserne convinta? Non sarebbe la prima volta che molla tutto e scappa >>.
Takumi a quelle parole e sentendo l’atmosfera farsi pesante, si affrettò ad aiutare la moglie a servire ai tavoli lasciandoli soli in cucina.
<< Smettila, Tate >> lo riprese la moglie << Metti in imbarazzo tutti con queste tue frasi >>.
L’uomo batté con forza e rabbia il pugno sul lavandino d’acciaio a pochi centimetri dalla trentunenne che sobbalzò.
<< Solo perché è tua amica non significa che sia una brava persona! Solo perché è tornata non significa che sia stata perdonata! Solo perché ha avuto due bambini non significa che li meriti, chiaro? >> urlò.
Si guardarono negli occhi prima che Tate si passasse una mano tra i corti capelli e si allontanasse uscendo dalla porta secondaria. Mai sospirò mentre si lasciava scivolare per terra. Una lacrima le rigò la guancia prima che potesse ricacciarla indietro.
Le cose tra loro andavano sempre peggio.
 
<< Con o senza cravatta? >>.
Yukino guardò l’uomo inarcando il sopracciglio destro.
<< Non stiamo andando a una serata di beneficenza organizzata da tuo padre >> gli ricordò.
<< Okay, afferrato >> rispose Will con un mezzo sorriso gettando l’indumento sul letto matrimoniale << Senza >>.
<< E’ una cena informale, non c’era nemmeno bisogno di mettere giacca e camicia >>.
<< Ma lo sai che il mio obiettivo è fare colpo su tua sorella, no? >> scherzò il trentunenne avvicinandosi a lei per darle un bacio.
Yukino fece finta di prendersela ma poi contraccambiò il gesto.
<< Pronto principessina? >> lo prese in giro l’attimo dopo notando che si stava ancora guardando allo specchio.
Will rise prima di aiutarla ad alzarsi in piedi. Anche con indosso un semplice vestito come quello che Yukino aveva scelto, la trovava molto bella. E quel pancione inoltre era fantastico. Si chinò per accarezzarle il padiglione auricolare con la punta del naso.
<< Quando questa cena sarà finita, voglio toglierti questo vestitino a morsi >>.
La trentunenne arrossì notevolmente prima di prenderlo per mano e condurlo fuori la stanza.
 
La serata procedeva in modo tranquillo. Will aveva ordinato un ottimo vino e la conversazione era piacevole. Yukino era contenta che il suo compagno si trovasse a suo agio con i fratelli, non che avesse mai avuto dubbi ma comunque tutto stava andando bene. Chiuse gli occhi per un solo attimo ripensando al solo sobbalzo che le era scappato quando si parlava di nomi. Era stato del tutto involontario.
<< E Haruka l’hai vista? >> chiese improvvisamente Katashi senza alcun tono in particolare.
Il cuore della trentunenne perse un colpo a quella domanda. Kaori la fissò cercando di far passare il suo gesto inosservato.
<< Chi è Haruka? >> domandò Will alzando lo sguardo dal piatto.
<< Non sai chi è Haruka? >> affermò sbalordito l’altro uomo << Yukino, non gli hai mai parlato di lei? Era la sua migliore amica da quando frequentava l’asilo. Hanno diviso perfino l’appartamento prima che si trasferisse a New York >>.
<< Davvero Yukino? >>.
La giovane donna annuì leggermente.
<< Allora, l’hai vista? >> incalzò Katashi che non comprendeva il disagio della sorella.
<< Scusatemi un attimo >> disse invece la trentunenne dirigendosi verso il bagno.
Non appena ebbe chiuso la porta alle sue spalle, si lasciò andare ad un sospiro mentre poggiava una mano sul ventre.
Ma che sto facendo?, si domandò con una nota di angoscia.
Si guardò allo specchio e scoprì che una lacrima le aveva rigato il volto. Possibile che il solo nominarla le facesse quell’effetto? Si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo. Improvvisamente la porta alle sue spalle si aprì e lei vide riflessa nel vetro l’immagina della sorella. Si voltò di scatto abbozzando un sorriso.
<< Una fitta >> mentì << Sto bene, è stata solo una fitta ma ora è passata >>.
Kaori la osservò per un solo momento prima di parlare.
<< L’hai incontrata, vero? >>.
Yukino abbassò gli occhi, incapace di risponderle.
<< Devi togliertela dalla testa! >> esclamò la sorella << Stai per avere un bambino, una famiglia…non buttare tutto all’aria per un qualcosa che non c’è mai stato! >>.
La donna incinta perpetuò nel suo silenzio stringendo un lembo del suo vestito e mordendosi il labbro inferiore.
<< Yuki-chan >> continuò la quarantenne con tono dolce e abbozzando un sorriso << Stai per avere tutto quello che qualunque donna vorrebbe, non rovinare tutto. State per diventare genitori, sarete una mamma e un papà stupendi. Fallo per lui >> le poggiò una mano sul pancione << Dagli la possibilità di vivere con voi. Insieme >>.
La trentunenne annuì posando entrambe le sue mani su quella di Kaori.
<< Per lui o per lei >> precisò per alleggerire la tensione Yukino.
Anche la quarantenne rise leggermente e annuì accarezzandole la guancia.
<< Lasciati il passato alle spalle. Vivi la tua vita con Will, è l’unica cosa importante >>.
 
<< Allora, me la farai conoscere? >>.
Yukino guardò l’uomo che si stava spogliando con aria interrogativa.
<< La tua amica, intendo. Quell’Haruka >>.
<< Ah >> fece la trentunenne infilandosi la sua camicia da notte << Non è importante >>.
<< Certo che lo è! >> esclamò Will afferrandola per un braccio << Si può sapere che hai? Perché sei sempre così restia a parlare del tuo passato? >>.
<< Io non sono restia >>.
<< C’è qualcosa che mi nascondi? >> chiese lui guardandola negli occhi senza mollarla << Insomma, pensaci. Non so praticamente niente di quello che hai fatto prima di arrivare a New York. A malapena mi hai raccontato qualcosa della tua famiglia >>.
<< Non siamo tutti aperti ed espansivi, Will >> puntualizzò Yukino divincolandosi dalla sua presa e facendo un passo indietro << Non ti sto nascondendo nulla >>.
<< Perché era così importante per te venire a Tokyo? >>.
La donna si sedette sul letto e si passò una mano tra i corti capelli.
<< Avevamo delle riunioni e tuo padre… >>.
<< Avrei potuto pensarci tranquillamente io >> le rispose il trentunenne interrompendola << Tu hai insistito per venire con me nonostante le tue condizioni. Hai detto che desideravi che il bambino nascesse qui, perché? La tua famiglia non è nemmeno di Tokyo; cosa c’è qui di così importante? >>.
Yukino si morse la lingua. Era vero, aveva fatto una leggera pressione affinché convincesse Will a farla partire con lui, desiderava così tanto tornare a Tokyo ma non aveva avuto il coraggio di dirlo apertamente. Voleva vederla, voleva che il suo bambino nascesse in quella città che le aveva dato molto, che respirasse la sua aria come prima volta. Si accarezzò il ventre pensando all’incontro con Haruka. Era lei quel qualcosa che l’aveva spinta a tornare ma come le aveva detto Kaori qualche ora prima, doveva lasciarsela alle spalle e guardare unicamente al suo futuro con Will. Eppure non poteva fuggire ancora dal passato.
<< Te la farò conoscere >> affermò alzandosi in piedi e accarezzando una guancia dell’uomo << Se ci tieni davvero così tanto, conoscerai Haruka >>.
Will le sorrise l’attimo prima di baciarla.
 
Aveva appena finito di parlare con Natsuki quando fece capolinea nella camera da letto. Sua moglie Yumiko stava leggendo sotto le coperte e gli rivolse un leggero sorriso. Lui contraccambiò mentre si sedeva sul materasso e sospirava. Anche se non voleva ammetterlo, sapere che il bambino stava meglio ed era una semplice emicrania, più che normale nel suo stato, lo aveva sollevato. Tornò a guardare la donna che aveva la sua stessa età e provò un senso di frustrazione nel non poterne parlare con lei. L’argomento Shinobu e di conseguenza Natsuki non sarebbe stato di suo gradimento e avrebbe deteriorato ulteriormente il suo già incrinato matrimonio. La osservò a lungo mentre si stendeva, era davvero una bella donna. Il profilo regolare, i capelli rossi, gli occhi verdi, il corpo snello con le giuste forme; era stato fortunato che una come lei si fosse innamorata proprio di lui che, a suo parere, non aveva nulla di speciale. Di questo pensiero era sempre stato fermamente convinto fino al momento in cui aveva conosciuto la trentunenne. Da quando la mora era entrata nella sua vita, non era trascorso giorno che non l’avesse pensata. A lei e al suo bambino. Scacciò quei pensieri sentendosi in colpa e allungò una mano per sfiorarle una spalla. Nella loro esistenza insieme l’unica cosa che era mancata loro era l’arrivo di un figlio. I vari tentativi che si erano susseguiti nel corso degli anni non avevano portato ad alcun risultato finché non avevano semplicemente smesso di provare facendo finta e mentendo a se stessi che andava tutto bene. In realtà non era così. Ogni volta che il test di gravidanza era negativo, qualcosa nel suo cuore moriva portandolo ad attaccarsi ad ogni suo piccolo paziente. Quando aveva conosciuto Shinobu poi, aveva compreso che, un po’ per la situazione che stava vivendo e un po’ per il fatto di non avere una figura maschile di riferimento, gli si era affezionato notevolmente e comprese che non sarebbe riuscito più a staccarsi da lui. E da sua madre.
<< Giornata dura? >> domandò Yumiko senza smettere di leggere e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
<< Abbastanza >> rispose Shinichi baciandole il collo.
La donna chiuse il libro con aria maliziosa e gli accarezzò i corti capelli. Si baciarono sulle labbra con trasporto mentre lui faceva scivolare le spalline della sua vestaglia da notte. Con un veloce movimento si mise sopra di lei accarezzandole con la lingua la pelle liscia. L’odore familiare del suo corpo che aveva sempre amato gli arrivò alle narici. La baciò nuovamente con foga mentre la denudava e ansimò con prepotenza. Improvvisamente il profumo delicato e il volto di Natsuki che esalava senza far accorgere di quello che provava nel sentirlo, gli si pararono con prepotenza nella mente. Si bloccò per pochi secondi avvampando per l’imbarazzo. Yumiko lo guardò semplicemente negli occhi.
<< Stai pensando a lei? >> gli chiese.
Shinichi non rispose non riuscendo a trovare qualcosa da dire.
<< Fai schifo >> continuò la donna allontanandolo da lei.
L’uomo si alzò vergognandosi per il suo comportamento. Si diede del cretino mentre camminava fino alla cucina completamente nudo e si passò una mano tra i capelli.
Sei un gran coglione Shinichi, pensò, Davvero complimenti per come stai facendo fallire il tuo matrimonio. Per chi poi? Non è pane per i tuoi denti, lo vuoi capire? Natsuki non contraccambierà mai quello che provi.
Scosse la testa con fare affranto sentendosi la persona peggiore del mondo. Stava mandando a rotoli il suo matrimonio per un qualcosa che non avrebbe mai avuto.
Mai, vuoi mettertelo in testa? Non gli interessi.
Eppure quello che provava era fortissimo, gli pareva di essere tornato un adolescente alle prime armi nelle questioni amorose. Quando la vedeva gli sembrava che tutto il resto perdesse d’importanza, che nulla fosse uguagliabile al desiderio di vederla sorridere. Sospirò mentre apriva il frigo e afferrava una birra. Prima di aprirla pensò agli innumerevoli danni che quella bibita portava al corpo. Non era un abitudinario bevitore di alcolici e i pochi che erano in casa erano riservati ad occasioni particolari come pizzate tra amici o feste di compleanno.
Che si fotta, si disse l’attimo dopo facendo un lungo sorso e muovendosi verso il balcone. Uscì sul terrazzino e prese un’ampia boccata d’aria. S’impose di restare lì nonostante il freddo anche se non ne comprendeva il motivo. Guardò il quadrante del suo orologio da polso costatando che fosse notte fonda e che tra meno di otto ore doveva essere nuovamente in ospedale. Si voltò a destra e a sinistra osservando il traffico frenetico da dove si trovava e si ritrovò a pensare che se avesse avuto un figlio da Yumiko tutto quel casino nella sua testa non sarebbe mai scoppiato.
Sei un gran pezzo di merda, si rimproverò con durezza e asprezza, Invece di risolvere la situazione, di non mandare in frantumi il mio matrimonio per un’infatuazione a senso unico, me ne sto qui a fare congetture su come si sarebbe potuto evitare. Eppure non scegliamo di chi innamorarci. Dannazione.
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > My HiME - My Otome / Vai alla pagina dell'autore: bik90