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Autore: Cottage    29/12/2012    3 recensioni
Una banconota da 100 Pokè oscillava costantemente davanti ai miei occhi. "Ecco, questa è una cosa sospetta" avevo quindi detto, a Daisuke, il quale l'aveva già superata, non badandoci e dicendo "Sbrigati che siamo quasi arrivati"
Io, per tutta risposta, avevo sorriso, ridendo della mia distrazione "Hai ragione, scusa, si vede da lontano un miglio che questa è una trappola!" Quindi, dal nulla, erano scese altre banconote da 200 e 300 Pokè. "Oh, beh, direi che questo è un gran colpo di fortuna" Avevo ammesso, cambiando idea a facendo voltare un Daisuke stupito. Il mio lato taccagno aveva preso il sopravvento. Sembravo una bambina a cui la mamma aveva comprato un sacchetto di caramelle. Tante caramelle.

Madeleyne, Maddy, Madd-madd, chiamatela come più vi sembra comodo, è una ragazza normale (?), leggermente sarcastica e taccagna, che da un giorno all'altro decide di diventare allenatrice di Pokèmon e partire per una nuova regione.
In questo lungo -sì, si preannuncia lungo- viaggio incontrerà amici e nemici, persone divertenti e strambe e capirà che, dopotutto, stare chiusa in casa non è poi così divertente…
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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Pkm 31.6
~ If you want something done right, you have to do it yourself ~
 
 
“Consegnami l’oggetto che tuo padre aveva scoperto nelle rovine di Sinnoh. L’oggetto che gli abbiamo sottratto. L’oggetto che ci è stato rubato.” Sorrise macabramente.
Consegnami la Grigiosfera.”
 
 
 
Trattenni il fiato, esattamente come gli altri. Ad essere sinceri, non ci stavo capendo molto della situazione. Anzi, proprio nulla. Quel che sapevo era che se Kaseki fosse stato davvero a conoscenza della Grigiosfera, gliel’avrebbe già consegnata. Sarebbe stato stupido rischiare la sicurezza di tutti i reperti per un singolo oggetto…
Grigiosfera, uh? Che sia un tipo di sfere pokè? Daikke ha detto che ce ne sono molte in giro …
Corrugai la fronte, riprendendo a respirare normalmente. Ma a che gli servirebbe?
Ripresi ad adocchiare all’interno della serratura, più confusa che mai.
 
“Grigiosfera? Tsk, anche se ce l’avessi, dovresti passare sul mio cadavere prima di poterci mettere le tue manacce addosso!” La porta dell’altra parete si sfondò, rivelando un energumeno armato di piccone con il piede alzato. Che l’avesse calciata con i suoi stivaloni?
“Oh ~ Salve Signor Proprietario!” Hiro ritornò alla sua solita aria innocente, salutando con la manica – era così lunga che non si riusciva a vedere la mano. “Il suo cadavere?” Mise il broncio. “Noi non vorremmo arrivare a tanto … siete voi che non ci volete accontentare, comportandovi come marmocchi impertinenti.”
King Kong – sì, non era il momento per trovare soprannomi idioti, ma non sapevo come indicarlo – si prese un momento per riprendere fiato, osservando la stanza. Dietro di lui comparvero Désirée, con i vestiti leggermente impolverati e bruciacchiati, e Daisuke, con la solita aria indifferente. Il fatto che Sey dietro di lui avesse un occhio sporco di fuliggine e una gamba rossiccia, però, significava che il loro viaggetto non era andato del tutto liscio come l’olio.
Ero così concentrata a cercare eventuali segni di lotta sui miei compagni, che quasi non sentii il borbottio del gorilla. Fortunatamente, ripeté ciò che aveva detto, stavolta esibendo un sorriso spavaldo.
“Ah! Ma ora sei da solo! Ti abbiamo braccato, maledetto furfante!”
Effettivamente era vero: Jack aveva steso tutti quanti i suoi seguaci. Il rosso ora respirava affannosamente, appoggiandosi sulle ginocchia; fui felice di notare che, oltre alla stanchezza, pareva illeso.
Mi fregai le mani, compiaciuta: Tié, clown da strapazzo! Ti sta bene!
“Mmh…” Il suddetto interessato non pareva aver ascoltato la minaccia dello scimmione, o almeno, non gli dava molta importanza. Era più che altro concentrato sulle due persone che gli stavano affianco.
“EHI! Ascoltami quando ti parlo!” L’uomo alzò un pugno, minaccioso. Ma il pagliaccio doveva essere davvero sicuro di sé, perché sorrise, deliziato.
“Tu, ragazzino.” Daikke gli lanciò uno sguardo gelido. Hiro allargò il sorriso. “Ci siamo già incontrati, vero? Sì … eri quello che Tommy aveva mollato nella casetta in fiamme!”

Bob, Hiro! Si chiama Bob! Normalmente l’avrei trovato divertente, ma la tensione era alle stelle. Mi venne l’impulso di sbattere la testa contro la porta, ma mi trattenni per evitare di far rumore.
“E se tu sei qui, ciò vuol dire che in questo museo, da qualche parte, c’è anche Maddy-chan … neh ~ ♥?”
 
Mi si strozzò il respiro, tanto che dovetti tossire per evitare di soffocare.
Mi parve di vedere Hiro spostare lo sguardo verso la mia direzione, ma il movimento era stato troppo fulmineo per esserne certi. Quel tizio mi metteva i brividi, certe volte.
Sia Jackpot che Désirée si scambiarono uno sguardo sorpreso, realizzando solo allora che effettivamente non ero lì con loro.
Grazie per la considerazione, ‘amici’…
 
“Adesso è troppo! Preparati, moccioso, perché fra poco ti ritroverai con un bel buco su quel tuo faccino strafottente!” King Kong brandì il suo piccon-- emh … Kassy, e caricò come un toro verso il nemico. Hiro mise il broncio.
“Aw, non ho tempo per gingillarmi, adesso ♪!” Fece un veloce applauso, molto rumoroso. “Ma per farti contento, ti regalo dei compagni di giochi ~” Prendendo quel suono come un segnale, dal buco del muro irruppero altri cinque scagnozzi con i loro pokèmon, che si erano probabilmente nascosti fra i cespugli fin dall’inizio.
King Kong ruggì, prendendo dalla propria tasca una pokèball: con un fascio di luce bianca, entrò in campo un … volatile? Corrugai le sopracciglia, puntando il coso con Dexi, sul cui schermo comparve la scritta: Archeops, Pokèmon Paleouccello. L’enciclopedia elettronica non era riuscita, però, a cancellare i miei sospetti.
Un uccello. Quell’affare, secondo loro, doveva essere un uccello. Cioè, sembrava piuttosto che avessero tagliato la testa ad un serpente per poi avvitarla nel corpo di un pappagallo troppo cresciuto. Un esperimento di organismo geneticamente modificato andato male?
Mi grattai il capo, decidendo di ignorare i miei pregiudizi pignoli ed osservare come andavano i combattimenti.
Sey era un po’ malridotto, quindi Daikke aveva deciso di scambiarlo con il M-mur … Murk-- con il maledettissimo essere assetato di sangue. Jack, da bravo cavaliere qual era, si era messo davanti a Désirée, ordinando al suo cagnolino rosso di azzannare tutti i nemici che gli venivano appresso. Se fossi lì con loro, commenterei su quanto siano adorabili assieme, giusto per metterli in imbarazzo. Muahahaha!
E poi c’era il … coso. Che non stava volando, contrariamente alle mie aspettazioni. No, stava attaccando i nemici correndo veloce come un jet.
Ma che razza di uccello sei!? Sbatti le ali, gracchia, fai qualcosa! Provavo antipatia verso il coso. Non tanto perché sfidava le leggi della natura, ma più che altro perché mi ricordava Beep Beep dei Looney Tunes. E a nessuno piaceva Beep Beep. L’avrei volentieri voluto vedere allo spiedo, quello struzzo.
 
Decidendo che i miei amici potevano benissimo cavarsela da soli, ritornai a guardare Kaseki, che si stava muovendo furtivamente verso il pagliaccio, con in mano un badile.
Da dove l’ha tirato fuori? Mi chiesi, studiando il luogo. Alla fine, notai che affianco ai fossili, nelle teche, erano stati messi degli attrezzi per abbellire le esposizioni. Che l’avesse preso da lì?
“Mmh, dov’ero rimasto?” Hiro si picchiettò il mento, prima di voltarsi di scatto verso Kaseki e tirargli un calcio nello stomaco. Questo fu scaraventato due metri più indietro, dove cadde, tenendosi la pancia e tossendo convulsamente. Il badile con cui aveva cercato di colpirlo alle spalle era caduto a terra, di fronte a Hiro. Gli diede un calcio, facendolo scivolare al centro della stanza.
“Non è leale colpire gli avversari da dietro, specialmente mentre riflettono!” Si lamentò il pagliaccio, facendogli la ramanzina, ignorando il dolore dell’altro. “Oltre a non collaborare sei anche indisciplinato, proprio come tuo padre.”
Adocchiò il T-Rex di ossa con fare curioso. Quindi gli brillarono gli occhi, ricordandosi di quel che voleva fare.
“Ti meriti una punizione.”
Kaseki, intuendo le sue intenzioni, lanciò un veloce sguardo verso Archee, giacente a terra, senza energie. Non riuscii a sentire quel che disse, ma dalla sua smorfia si vedeva che fossero imprecazioni.
 
Controllai velocemente come se la stavano cavando gli altri, e ciò che vidi mi lasciò di stucco.
L’enorme Beep Beep era intrappolato in quella che pareva una super gomma alla Willy Wonka, che non gli permetteva di muoversi. Aveva le piume completamente impiastricciate di quella sostanza, e, per levarsela di torno, se l’era appiccicata anche sulle zampe e sul volto. Era stata creata dall’attacco di un pokèmon, o era un marchingegno ideato dal Team Pyro?
King Kong, per la rabbia, lanciò il piccone verso un lumacone bavoso di lava – Smagma? Slagma? – ma questo si sciolse immediatamente a contatto con la sua pelle.
L’archeologo cadde in ginocchio, come se avesse perso trent’anni di vita, e batté il possente pugno sul pavimento, incrinandolo.
“Maledizione, Kassy! Noooo!”
“Tsk!” Daisuke, anche se in difficoltà, alzò gli occhi al cielo, per poi correre davanti all’uomo ed al suo pokèmon, deciso a difenderlo.
Le cose non stavano andando meglio per Jack, che era troppo occupato a combattere contro due sgherri mentre cercava di tenere d’occhio anche Désirée. La ragazza, nel frattempo, rivelava le prossime mosse dei loro nemici, rendendo loro impossibile l’uso di eventuali tattiche.
 
D’un tratto mi sentii soffocare, schiacciata da un peso sullo stomaco. Scivolai lentamente a terra,  schiena appoggiata alla porta. Mi portai le mani sul volto.
Daisuke, Jack, persino Désirée ... tutti stavano combattendo. Invece io ero lì nascosta, al sicuro da qualsiasi pericolo, a girarmi i pollici.
Rischiavano grosso, là fuori. Eppure continuavano ad aiutare, nonostante la disparità di forze. Nonostante non ricevessero nulla in cambio.
Io … avevo mai fatto qualcosa per gli altri?
Sentivo la mia mente pervasa dai sensi di colpa, che urlavano cosa avrei dovuto fare per rimediare. Dove sarei dovuta essere. Fin dall’inizio.
Più il rimorso s’espandeva, più mi tappavo le orecchie, schiacciando i miei palmi ai lati della testa, senza notare l’inutilità di quel gesto.
Sapevo di essere egoista e, a dirla tutta, non mi meritavo nulla di quello che mi era stato dato.
Forse il ragazzo delle fogne, il Polaretto, aveva ragione, i miei pokèmon sarebbero stati meglio senza di me. Chi avrebbe mai voluto un’allenatrice viziata e codarda? Li stavo lentamente portando alla condanna, tenendoli con me.
Ma che avrei potuto fare? Avrei peggiorato la situazione. Un’altra persona di cui preoccuparsi.
Non sapevo nemmeno quali erano gli attacchi dei miei pokèmon, a meno che non li leggessi nel pokedex! Non avevo nemmeno un motivo sensato per voler diventare un’allenatrice! Non avevo fatto altro che portare sfortuna ovunque andassi! Ero solo una sfruttatrice, ipocrita, patetica, schifosa scusa di essere umano!
 
Sentii un urlo.
Automaticamente, osservai attraverso il buco della serratura.
Il cane demoniaco aveva colpito con il dorso la schiena di Kaseki, che era caduto in ginocchio. Quindi era sparito momentaneamente, per poi comparire davanti a lui e caricarlo con le corna ricurve, colpendogli il petto. La sua vittima cadde sul pavimento, mentre un rivolo di sangue gli scendeva da un lato della bocca.
“Aw, ancora non ti arrendi? Ti avverto, mi annoiano i giochi che vanno per le lunghe.” Hiro fece un lungo sbadiglio. “Ti darò un’ultima possibilità. Se mi dirai cosa sapete della Grigiosfera, vi lasceremo stare, in caso contrario, causeremo dei danni irreparabili. E non solo al museo”, precisò.
Poi, quasi stesse trattando con un bambino cocciuto, sospirò: “E non ricominciare con la predica da finto tonto, perché gli unici al corrente della sua presenza in questa regione siamo noi dell’organizzazione e voi due archeologi.”
 
Kaseki si alzò, barcollante. Si passò la manica della divisa sul labbro, per pulire il sangue.
“Ora conterò alla rovescia. Fai il bravo, ok ~ ♥?” Fischiettò Hiro, iniziando a contare da dieci.
Ma il tizio con i capelli radioattivi non sembrava voler far niente, se non guardare l’avversario con determinazione. Io, nel frattempo, mi volevo strappare i capelli.
Scappa idiota, cosa fai lì impalato?! E se non vuoi fuggire, almeno racconta qualche balla, prendi tempo!
Ma il ragazzo non era telepatico, e di certo non aveva intenzione di lasciare il suo posto.
Smisi di urlargli mentalmente contro per corrugare la fronte, lo stomaco ingarbugliato in un nodo di nausea.
Perché stava accadendo tutto questo? Perché lo faceva?
 
“Tre…due…uno…zero.” La faccia di Hiro mutò considerevolmente. Non c’era più alcuna traccia di sorriso, solo un’espressione irritata. Schioccò le dita, sibilando: “Mi hai annoiato.”
L’Houndoom corse verso il fossile, ma vedendo che Kaseki si era mosso a sua volta per difendere il reperto, si schiantò sul suo fianco, facendogli perdere l’equilibrio. Prima che potesse cadere, però, i lupo si fermò di scatto e lo colpì all’altro fianco, per farlo stare in piedi. E così continuò, ripetutamente, quasi per gioco.
Con un’ultima zampata sul capo lo stese a terra, ringhiandogli come per intimarlo di non muoversi, mentre nella sua bocca si creavano fiammate rossicce pronte per essere lanciate al T-Rex fossilizzato.
Kaseki, su un ginocchio, afferrò la coda del cane e lo tirò all’indietro, facendogli perdere la mira e colpire la parete. Ovviamente il cane non fu affatto felice. Più furente che mai, diede un forte morso alla mano del minatore, facendogli lanciare un urlo dal dolore.
Ogni volta che il cane cercava di colpire uno dei fossili, Kaseki era sempre lì per distrarlo. Ma lui era solo un umano, e con una resistenza quasi nulla per attacchi di quel genere. Non sarebbe resistito ancora per molto …
Strinsi i pugni e mi morsi il labbro.
Non è giusto.
Perché Hiro doveva ricorrere a tanto violenza? Non era onesto usare i pokèmon per attaccare persone indifese! E Kazeki era ancora più stupido perché non la piantava di difendere delle cose morte!
Passai lo sguardo su di lui, che ancora non si arrendeva. Si reggeva in piedi per miracolo e sanguinava abbondantemente dalla mano. Non aveva l’aria di un eroe, anzi, pareva piuttosto spaventato dalla bestia contro cui stava lottando. Ma più forte della paura, era la sua determinazione, riflessa negli occhi verdi.
Non è giusto.
 “Quei fossili sono così importanti per te …?” Sussurrai inconsciamente, fissando il sacco di reperti che mi aveva affidato, realizzando per la prima volta quello che stava accadendo. Kaseki non stava lottando per la sua vita, e nemmeno per le esibizioni della stanza. No, lui stava combattendo per far sì che i suoi sforzi non fossero stati sprecati. Per realizzare il suo sogno. Per difendere ciò che più gli stava a cuore.
Non è giusto.
L’Houndoom lo colpì alla gamba, facendolo cadere a terra per l’ennesima volta. Cercò di alzarsi, ma non aveva abbastanza forza. Dalle labbra gli uscì fuori un suono strozzato, non sapevo se per il dolore, o per rimpianto di non poter far abbastanza.
 
Non è giusto.
Non è giusto!
Non è giusto!
 
Posai delicatamente i fossili a terra e misi la mano sul pomello. In realtà non avevo preso nessuna decisione importante, non avevo nessun nobile ideale in mente. Le catene di terrore che mi tenevano incatenata c’erano ancora, e nella mia testa non avevano mai smesso di ronzare i sensi di colpa. Forse la mia incoscienza era dovuta al forte istinto omicida che mi aveva improvvisamente sopraffatto. Non persi tempo a rifletterci sopra. Per aprire la porta dovetti mettere a tacere ogni sentimento che si opponeva, fregandomene del pericolo.
C’erano cose più importanti che scendere a patti con la mia personalità:
avevo un Houndoom da massacrare.
 
~ ♪ ~
 
“Costyana, cosa posso fare ora? Senza Kassy, la mia vita è terminata! Non sono nemmeno in grado di difendere il museo, figurarsi mio figlio!”
Daisuke cercò di frenare il tic all’occhio che da un quarto d’ora lo stava assillando. Era una reazione spontanea, causata da una particolare forma di allergia che lo colpiva quando era nei pressi di cause perse. E l’archeologo era una delle peggiori che avesse mai incontrato.
Da quando aveva stupidamente lanciato il suo piccone nella lava di uno Slugma, si era tramutato in una fontana ambulante. E senza pokèmon in grado di combattere – uno del team nemico aveva fatto invischiare l’Archeops ‘Costyana’ in una sostanza appiccicosa – era davvero inutile.
Ciò che Daisuke non poteva sopportare era sentire incessantemente le sue lamentele.
“Yoru, Ombra Notturna!” Un fascio di luce uscì dagli occhi del Murkrow per dirigersi verso uno dei lumaconi rimasti e metterlo definitivamente K.O.
I suoi incantevoli occhi color cremisi…
Daisuke sistemò i propri occhiali sul naso, cercando di non distrarsi troppo e di dimenticarsi del suo interesse verso i pokémon buio. Non era il momento più adatto.
Sospirò: alla fine della giornata avrebbe davvero avuto bisogno di un terapista.
 
“Yo, signorina, ha bisogno di una mano? Non mi sembra al massimo della forma …” Scherzò l’idiota dai capelli rossi, con un sorrisetto ammaliante. Daisuke gli lanciò una delle sue occhiate gelide, prendendo in considerazione l’idea di ignorare i vari nemici e indirizzare i suoi pokemon verso Jack. Solo perché aveva un Growlithe con l’abilità Fuocardore con cui stava nettamente sbaragliando i suoi avversari, non significava che poteva permettersi di prenderlo in giro.
“S-scusa! Ehehe, la mia memoria a breve termine dev’essere peggiorata con la vecchiaia…” Si giustificò il rosso, ordinando al suo pokemon di mordere un Magcargo.
“Jack, dietro di te!” Urlò Désirée, avvertendo in tempo il ragazzo perché potesse schivare una palla di fuoco lanciata da uno Slugma. La ragazza telepatica si era rivelata un’ottima aggiunta alla squadra: con i suoi poteri erano riusciti ad evitare numerose trappole – come quella lanciata all’Archeops – e attacchi a sorpresa. Senza contare che Jack, senza di lei, sarebbe già stato catturato diverso tempo fa.
Daisuke non sopportava il rosso, lo trovava troppo simile ad uno stupido ninja di sua conoscenza. Troppo distratto e con la testa sempre fra le nuvole.
 
Le sue lamentele vennero interrotte da un ringhio violento, proveniente dall’Houndoom  del clown. Per quanto si sforzasse, non riusciva ad odiare il cane – dopotutto era di tipo buio. Chi poteva odiare i pokèmon buio? Si giustificò, adocchiando nel frattempo la situazione.
Il pokèmon aveva finalmente terminato la sua ‘lotta’ con il figlio del proprietario del museo, che pareva essere svenuto, e poteva finalmente procedere secondo gli ordini del suo padrone, senza altri intoppi. O così credeva.
Daisuke potè comprendere l’ululato di collera dell’Houndoom – fiero, slanciato, dotato di un potere spaventoso ed allo stesso tempo affascinante – quando il suo attacco verso una delle esposizioni del museo venne, un’altra volta, intralciato da un getto d’acqua comparso dal nulla. Daisuke scosse la testa per disperdere i suoi favoritismi verso l’Houndoom ed analizzare la scena: non poteva essere stato Archee - l’attacco era stato troppo debole - per cui la mossa doveva appartenere ad un altro pokémon acquatico.
Pokemon che individuò senza molta fatica davanti ad una porta semiaperta, mentre intonava una canzoncina incomprensibile.
“Wooper Woop! Wooper Woopah ~ ♪”. Intonò il girino, sorridendo ingenuamente in faccia al pokémon stizzito, che, per quanto volesse lanciarsi all’attacco, doveva attendere gli ordini del padrone.
 
“… Adesso inizio proprio a stufarmi.” Annunciò Hiro, la cui maschera di calma furia iniziava a dissiparsi per lasciar spazio ad un’espressione di pura stizza. Poi, proprio come si era formata la rabbia, il suo volto s’illuminò d’allegria non appena guardò alle sue spalle, dove i suoi occhi lanciarono un’occhiata divertita a una figura che Daisuke aveva già riconosciuto.
Madeleyne era infatti sgattaiolata fuori dal suo nascondiglio e, indugiando leggermente, si era fatta strada verso il badile che Hiro aveva calciato diversi minuti prima. Daisuke assottigliò lo sguardo, cercando di capire l’uso dello strumento nel piano della ragazza. Ma notando lo sguardo confuso della sua compagna, che voltava la testa di qua e di là con espressione disorientata, il ragazzo capì che quella non aveva alcun dannatissimo piano.I casi erano due: o aveva agito d’impulso, secondo la sua tendenza a dare poca importanza alle situazioni pericolose, o si era immersa così profondamente nelle sue fantasie idiote – il che accadeva spesso, purtroppo – da essere entrata senza rendersi conto della baraonda che c’era.
Ad ogni modo, era un’idiota.
Daisuke, massaggiandosi il setto nasale per calmare la propria amarezza, aprì la bocca per rimproverarla della sua ottusità, ma fu preceduto dal pagliaccio che, senza indugio, aveva abbandonato la belva ed il ragazzo morente per attraversare il campo di battaglia, incurante degli attacchi che gli volavano sopra la testa.
 
“Maddy-chan ~ ♥!!”
All’udire il suo nome, la ragazza s’irrigidì, mentre la sua faccia assumeva un colore spettrale.
Non poté formulare una risposta decente che il pagliaccio le si era avvinghiato attorno, stringendola in un abbraccio – trappola mortale? – soffocante.
“Yoru,Ombra Notturna.” Sibilò indispettito Daisuke, indicando i due qualche metro più in là. La visuale gli aveva fatto saltare i nervi, ma non per la semplice apprensione verso la sua compagna: era più che altro un pizzicore fastidioso che cresceva nel suo petto. Decidendo che qualsiasi fosse la causa essa era trascurabile, si limitò a fare un gesto di stizza quando vide che il suo attacco non andò a buon termine, dato che il bersaglio lo schivò senza molta fatica.
Perlomeno aveva separato i due. Madeleyne gli aveva sorriso con aria imbranata, per poi sollevare nervosamente un pollice in alto. La reazione non era invece piaciuta al nemico, che mise il broncio al vedere che Daisuke accennava ad avvicinarsi a loro.
“Uff, che ho fatto di male?” Si lagnò, grattandosi la nuca ostentando confusione. “Comunque, non voglio altre interruzioni. Tobias, Jin, vi spiacerebbe occuparvi del damerino con gli occhiali?”
I due malcapitati a cui si stava riferendo stavano per lamentarsi di qualcosa a che fare con i loro nomi, ma tacquero non appena Hiro gli lanciò due revitalizzanti che aveva estratto dalle sue infinite maniche. Un altro mistero che Daisuke non riusciva a spiegarsi, proprio come le colonne sonore di Kakeru. Non ebbe il tempo per pensare a possibili soluzioni, che i due del Team Pyro lo accerchiarono, con i pokèmon completamente rigenerati.
 
~ ♪ ~
 
Ero totalmente spaesata. Mi ero data un semplice obiettivo – cioè trovare qualcosa con cui difendermi ed evitare di morire – ma in meno di dieci secondi Hiro aveva avuto un’altra delle sue splendide idee e aveva oltrepassato i limiti del mio spazio personale. Sembrava provasse un insano piacere a vedermi confusa, a trastullarsi con i suoi giocattoli.
Guardai Daikke, che, dopo avermi lanciato uno sguardo raccomandante, era ritornato alla sua battaglia, e decisi che non appena l’incubo fosse giunto al termine, l’avrei ringraziato per bene del salvataggio. Se fossi sopravvissuta, certo …
“Avevo intenzione di venire a fare quattro chiacchiere con te non appena avessi finito la missione, sai? Ora però rendi tutto più semplice ~ ♪” Commentò il pagliaccio, dedicandomi un sorriso che la mia mente aveva tradotto in ‘Yep, sapevo dove ti trovavi, non sono bravo?’. Rabbrividii, stringendo il badile che avevo in mano.
“Doom! Houndoom!” Abbaiò il pokemon satanico, scuotendo la coda imbizzarrita. Mi sarei sentita piuttosto disgustata dal filo di bava lucente che scendeva dalle sue fauci, se non fossi stata così preoccupata dalla sua stazza. Dal buco della serratura pareva più piccolo! Quello non è un cane, è un’abominazione!
“Ops, me n’ero quasi scordato!” Si scusò il clown, facendo poi spallucce. “Massì, puoi fracassare quel che ti pare ~”
 
“Wha? A-aspetta!” Esclamai, ignorando l’espressione confusa del capo del team, osservando con trepidazione le fiamme che il cane stava indirizzando verso il centro del museo, dove Kaseki giaceva davanti al T-Rex gigante. “Wooper, Colpo di fango!”
Sospirai di sollievo nel vedere che il girino aveva spento completamente la palla di fuoco del nemico. Corsi velocemente dinanzi all’uomo dai capelli color muffa, allargando le braccia un po’ esitante. Valeva la pena esporsi al pericolo? Ne valeva davvero la pena?
“Quindi…” Mormorò Hiro, guardandomi con un misto di divertimento e pietà. “Anche tu contro di noi, mmh? Credevo fossi più furba degli idioti presenti in questa stanza.” Guardò tristemente Kaseki, facendo intuire a chi si stava riferendo. D’impulso iniziai a difenderlo, mossa da un qualche ideale di giustizia che aveva preso ad affiorare:
“Il tizio con uno zerbino trapiantato in testa” Mi parve di notare un leggero movimento dell’interessato, a simboleggiare la sua ripresa di coscienza “non è un idiota! Lui è solo un po’ invasato. E soffre di un leggero disturbo mentale che lo costringe a trattare i fossili come fossero suoi amanti, ma questo è un dettaglio trascurabile.” Alle mie spalle sentii un mugolio di risentimento. “Però non è stupido.” Feci il mio punto, incrociando le braccia.
“Avresti quindi una denominazione migliore per un moccioso che, rifiutando di collaborare, si spinge sul punto di morte pur di proteggere un posto di cui non si ricorderà comunque nessuno?”
“Sì!” Annunciai, con il solo desiderio di contraddirlo. “Perché ciò che ha fatto non è stato vano!” Presi tempo, gonfiando il petto e lasciando che la mia lingua agisse indipendentemente dagli impulsi nervosi. “Infatti ha guadagnato tempo, lasciandoci prima sconfiggere i maniaci di lumache bavose andate a fuoco, così che ora potremmo dedicarci su te ed il tuo cagnetto!”
Il mio interlocutore, fingendosi impressionato ed allo stesso tempo incuriosito, sorrise soavemente.
“Se posso permettermi di chiedere, chi sarebbe quindi il mio avversario, colui che dovrebbe farmi scappare a casa con la coda fra le gambe?”
Congelai sul posto, osservando i dintorni con fare irrequieto. La mia aria da grande profeta si dissolse nel nulla al vedere che i miei alleati erano ancora impegnati a lottare contro gli immortali lumaconi. Biascicando maledizioni al mondo intero, alzai lentamente la mano. L’altro scoppiò a ridere.
“Aww, che adorabile! Credi di poter contrastare la mia amica con un girino appena uscito dall’uovo! ~ ♥” Ridacchiò intenerito Hiro, coprendosi il sorrisetto con la manica del suo vestito. Quasi sobbalzai, però, quando i suoi occhi penetranti si soffermarono sui miei, accertandomi della serietà dei suoi intenti. Quindi schioccò le dita.
 
Riuscii a malapena a intravedere una scia nera passarmi di fronte, prima di sentire il distinto lamento di Wooper che era stato schiacciato contro la parete. L’Houndoom, come una bestia, l’aveva morso selvaggiamente, e stava procedendo a scrollarlo come fosse un peluche. Solo che, al posto del cotone, fuoriuscivano gocce di sangue.
“Wooper, colpo di fango!” Strillai febbrilmente, sorpresa dall’improvviso assalto. Il girino sputò direttamente nella gola dell’Houndoom delle ondate di melma, costringendo questo a lanciarlo sul pavimento per poi tossire furiosamente, in preda al disgusto. Se non fossi rimasta traumatizzata dalle ferite sul mio pokemon, probabilmente avrei trovato divertente il fatto che i due avversari si fossero scambiati un bacio indiretto.
“Ed ora pistolacqua!” Mi affrettai ad ordinare, spalancando gli occhi quando vidi il pagliaccio oscillare il dito a mo’ di negazione.
“Tsk, tsk, troppo lenta ~”
Il pokèmon di fuoco gli era di nuovo balzato addosso, bloccandolo a terra in modo da avere la sua bocca rivolta verso il pavimento; lanciando un ululato, eruttò una fiammata devastante.
 
Oddio, ora me lo ammazza! Era tutto ciò che il mio cervello poteva registrare, finché, automaticamente, non urlai: “Rattata! Punta al collo!”
Correndo come una saetta il topo uscì dal suo nascondiglio, saltando addosso al lupo e trapiantando i denti nella sua carne, strappando un lamento di dolore alla sua vittima. L’Houndoom prese a muoversi come un toro imbizzarrito, costringendo il topo viola ad allentare la presa e volare qualche metro più in là. Mentre metà del mio essere soffriva per il mio compagno, l’altra fu sollevata nel vedere che Wooper era solo un po’ scottato – forse per la resistenza del tipo, forse per lo strato di muco che lo ricopriva. Sfruttando l’occasione, ordinai a Wooper di attaccare con l’onda d’acqua più forte che riusciva a creare.
 
“Questo non l’avevo previsto…” Dopo un primo momento di sbigottimento, Hiro fece un veloce applauso. “Tu non pianifichi mai niente e t’inventi tutto sul momento, ecco perché mi piaci. Sei imprevedibile, piena di sorprese!”
Udii uno squittio di dolore, e, rivoltandomi verso il combattimento, vidi Wooper urtato dalla carica dell’Houndoom, Rattata abbrustolito da una fiammata.
“Ma non è abbastanza per poter vincere, spiacente.” Sogghignò, vedendo il lupo esibire un feroce morso su Rattata, quasi volesse strappargli via le carni.
“Wooper, Pistolacqua!” Mentre il cane lupo fu sbalzato via dal topo a causa di un getto d’acqua, Hiro continuò, compassionevole:
“È inutile, Maddy. Quello che voi state facendo è rimandare l’esito del combattimento, che terminerà con la vostra sconfitta.”
“Potresti smetterla di parlare? È difficile concentrarsi sui tuoi monologhi strizzacervelli quando si cerca di— SCHIVA Rattata! Wooper, vomita un po’ di fango!”
Mentre l’Houndoom veniva accecato da fanghiglia puzzolente, Rattata aveva ripreso a morderlo agli arti, lottando contro il dolore e i movimenti aggressivi dell’avversario. All’improvviso i suoi denti si ingrandirono, divenendo più acuminati e sprigionando un insolito fascio di luce bianca: slanciando la testa all’indietro, conficcò le zanne nella zampa posteriore del lupo, da cui si udì un malsano ‘crack’, seguito da un guaìto.
 
“Non so chi ti ha lucidato i dentoni, ma quello è stato fighissimo! Magnifico Rattata!”
Nemmeno a dirlo che attorno all’Houndoom si sprigionò un turbine di fiamme, intrappolando entrambi i miei pokèmon in un vortice senza fine.
“Perché non la smetti di intralciarci? La differenza fra i nostri livelli è palese, no?” Commentò il clown, prendendo dalle sue maniche un paio di pillole ed ingoiandole con nonchalance. “Non vedi che i tuoi pokèmon stanno soffrendo?”
Guardai il campo di battaglia, dove Wooper era appena riuscito a annullare la trappola di fuoco e ad inzuppare il cane d’acqua, istigandolo. Questo si voltò verso di lui, piantando delle fauci circondate da scariche elettriche nel corpo del girino, che venne attraversato da spasmi violenti prima di fermarsi del tutto.
Rilasciato dall’Houndoom, Wooper stramazzò a terra privo di coscienza.
 
Cercai di richiamarlo ai suoi sensi, ma le parole mi morirono in gola. Il fatto che Wooper fosse andato K.O. mi aveva svuotato di ogni sicurezza che prima mi tratteneva dall’arrendermi. Per me ora non esistevano più gli scagnozzi del Team Pyro, e nemmeno Kaseki ed il suo museo: c’era solo il piccolo, ustionato corpicino di Wooper. Ferito per colpa della mia stupida iniziativa eroica. Ferito per colpa della mia incompetenza come allenatrice. Ferito per colpa mia.
“Visto? Ne rimane solo uno. E quando anche il Rattata sarà impossibilitato a combattere, ti accorgerai che tutto quello che hai fatto è stato inutile, di come le tue idee non erano altro che utopistiche.” Commentò Hiro, scartando la carta di un leccalecca alla ciliegia. Ogni sua parola non faceva altro che aumentare il mio rimorso. Sapevo fin dall’inizio che le probabilità di vittoria erano inesistenti. Non soltanto non avevo allenato i miei pokèmon adeguatamente, ma avevo preteso che combattessero una battaglia al di fuori delle loro capacità. Mi sentii disgustata dal mio stesso egocentrismo.
Hiro parve intuire i miei pensieri, perché gli si formò un piccolo sorriso dispiaciuto, “Per proteggere cosa, poi? Un edificio con cui non avete nulla a che fare, che non ospita un visitatore da anni. Ossa dimenticate dal mondo, di cui nessuno rimpiangerà la scomparsa.” Si portò il dolcetto alla bocca.
Ma ormai non lo ascoltavo più. Meccanicamente ritirai Wooper dalla battaglia, per poi abbassare lo sguardo. Mi sentii pizzicare gli occhi.
E ora … ora cosa faccio?
 
Un gemito di dolore riuscì ad attirare parzialmente la mia attenzione, e, gettando uno sguardo alle mie spalle, mi ritrovai a fissare Kaseki. Aveva sentito tutto, glielo si leggeva in faccia. Eppure, i suoi occhi smeraldo brillavano di un fervore travolgente, quasi non avesse mai smesso di lottare, e non avesse mai intenzione di smettere.
Fu quella passione a farmi ritornare in me.
Mi ero scordata del vero motivo per cui stavo combattendo.
Delle persone che volevo difendere.
Della mia immensa collera.
 
“Non è vero!” Gridai, all’improvviso, carica di energie, quasi facendo strozzare Hiro nel suo chupa-chupa. “Kazeki e suo padre amano questo museo più della loro stessa vita! Hanno impiegato anni a trovare ed assemblare ogni più piccolo ossicino! Questi fossili sono il loro bene più prezioso, il loro sogno più grande …” Gli lanciai un’occhiata carica d’odio “…e tu glieli stai portando via!”
Kazeki sbarrò gli occhi, colpito. Hiro, invece, sembrava a corto di battutine.
“I miei pokèmon non stanno combattendo per vincere. I miei pokèmon lottano per difendere le speranze di queste persone!” Rattata, che utilizzava la sua agilità per schivare gli attacchi del nemico, rallentò, catturato dal mio impeto. “Magari hai ragione, singolarmente non hanno possibilità, ma loro non sono soli! Siamo un team!” Rattata si fermò, spalancando gli occhi. Il suo manto sprigionò dapprima qualche scintilla, poi venne pervaso totalmente da un bagliore accecante, quasi magico.
Non sapevo cosa stava succedendo. Non sapevo quali stupefacenti avessi trangugiato per vedere Rattata come un bonsai di natale, e, a dir la verità, non me ne importava granché. C’era qualcosa di più urgente: L’Houndoom, notando che il suo avversario si era immobilizzato, si scagliò verso di lui, preparando una fiammata. Scattai in avanti.
Quella era la goccia che fece traboccare il vaso.
 
“Non importa quante volte ci metterai con le spalle al muro” Annunciai, carica d’adrenalina e decisione.
“Noi non ci arrenderemo alla prima difficoltà” L’Houndoom, vedendo che io sarei arrivata prima di lui, spiccò un balzo; per tutta risposta diedi un calcio al mio Rattata, togliendolo dal pericolo.
“Perché quello che stai facendo …” Eravamo io e l’Houndoom, faccia a faccia: lui sospeso in aria con la bocca cosparsa di fiamme, io con sguardo truce e aria di sfida. Strinsi il badile e portai indietro le braccia, caricando il colpo.
“Non è giusto!”
 
Un forte ‘sdong’ risuonò nella stanza.
Tutti smisero di combattere, appena in tempo per vedere l’Houndoom crollare a terra. Lasciai cadere il badile per terra, prendendo a massaggiarmi le braccia tremanti per il contraccolpo. Uno degli sgherri, Jin mi pareva, mi puntò il dito contro, farfugliando:
“C-come hai fatto a--”
“ARGH! Rattata!” Lo congedai, inginocchiandomi vicino al mio pokèmon e scrollandolo rozzamente. La luce del suo manto stava sparendo, rivelando gli occhi a spirale simbolo del K.O.
Misi su un gran broncio.
Stupendo, per cercare di proteggere il mio pokèmon, io stessa gli ho azzerato i punti vita! Bella mossa Madeleyne, a trattarlo come un pallone da calcio!
 
I miei pensieri si interruppero non appena udii il suono di una sirena che si stava avvicinando. La sirena della polizia. Diverse reclute deglutirono.
“Direi che la disputa è giunta al termine, manigoldi.” Proclamò King Kong, che era in qualche modo riuscito a liberare il suo Beep Beep multicolor. “Non vi resta che consegnarvi alla giustizia, o con le buone …” Scrocchiò i pugni “O con le cattive.” Sogghignò cupamente, facendo rabbrividire lo scagnozzo che gli stava più vicino, che cercò di mostrarsi incurante.
“Non è detta l’ultima parola! Il nostro capo sta per-- capo?”
Hiro, ciucciando il bastoncino di plastica del leccalecca, stava accarezzando con tranquillità il suo pokèmon, dandogli da mangiare qualcosa che sembrava una stella a dieci punte. Contrariamente alle mie aspettative, al posto di strozzarsi o, perlomeno, bucarsi la bocca, l’Houndoom riprese conoscenza. Controllai il pokèdex, e per poco non svenni al vedere che aveva riacquistato tutta la sua salute iniziale.
Maledetti steroidi!
 
Le reclute sghignazzarono. “Questo è il nostro capo! Ora vi mostrerà la sua vera poten--”
“Basta lottare! Noi non sappiamo nulla riguardo a ciò che volete! Perché non lo capite?” Sbottò Désirée, fiancheggiandomi con le guance rosse di rabbia. “Fate semplicemente del male ai pokèmon!”
Hiro la fissò intensamente. Mi parve di vedere un rapido sguardo d’intesa fra i due, ma era stato troppo veloce perché potessi processarlo. Quindi, senza indugio, s’alzò, ritirando il pokèmon e sospirando deluso, come un bambino a cui era stato proibito di giocare con il suo nuovo balocco.
“La fanciulla ha ragione: seppure abbia ancora qualche asso nella manica,” Alzò una delle sue maniche, mostrando ‘accidentalmente’ un set di pokèball nascosto. Spalancai la bocca al pensiero di dover lottare contro un esercito di mostruosità. “non è produttivo continuare questa lotta.”
Con un cenno zittì tutti i sottoposti che si stavano lamentando della scelta.
“E poi,” Sorrise misteriosamente nella mia direzione. “La Grigiosfera è in buone mani.” Estrasse un contenitore cilindrico dalle sue maniche-più-profonde-della-tasca-di-Doraemon, che poi sbatté a terra.
“Bye bye ~ ♪”
 
“No, aspetta!” Esclamai in preda alla confusione, allungando un braccio. Lo ritrassi quando il fumo proveniente dal cilindro si espanse per tutta la stanza, costringendoci a coprirci la bocca con le mani per soffocare i colpi di tosse.
Il fumo si diradò in pochi secondi grazie al buco nella parete, ma il Team Pyro era ormai scomparso.
 
~ ♪ ~
 
“Dai, ammettiamolo: sono stata mitica!”
Mi complimentai con me stessa, non riuscendo a capacitarmi di aver fatto qualcosa di giusto.
“Certo, ho condannato il mio Rattata al K.O. e forse ho provocato danni irrecuperabili al cervello del lupo bavoso, ma è stato comunque epico!”
Jack ridacchiava spensieratamente, mentre Désirée mi osservava con occhi sbrilluccicanti dall’ammirazione. Eravamo fuori dal museo - i poliziotti avevano insistito dell’importanza dello ‘sgombrare il campo’ - aspettando che i medici di un’ambulanza finissero di occuparsi delle ferite di tutti, compresi i pokémon. In realtà, l’unico conciato male era Kaseki, del quale solo una gamba, un braccio ed il volto si erano salvati dalle bende.
“Gli unici danni irrecuperabili di cui ti dovresti preoccupare sono del tuo cervello.”
Disse Daisuke, l’unico non colpito dalle mie gesta eroiche. Sbuffai scherzosamente.
“Andiamo, non sono così gravi … hai sentito il monologo che ho proferito, quello sugli ideali di giustizia? Sono o non sono poetica?”
“Era piuttosto profondo, devo ammetterlo.” Alzò un sopracciglio. “Da dove spunta fuori?”
“Eheh” Gonfiai il petto, orgogliosa “Derivano da una lunga e sudata esperienza nel mondo anime e manga!” Ma Daikke non pareva in vena di rallegrarsi – se ne era capace, perlomeno.
“Gli allenatori non combattono direttamente i pokémon. Usufruiscono di quelli che hanno catturato.” Spiegò con sguardo scocciato.
“Ma-ma ma noi siamo una squadra!” Balbettai, usando inconsciamente un tono infantile. Quindi, a mo’ di coreografia, Rattata sbucò fuori dal mio cappello e Wooper - il cui corpo eccetto gli occhi era imbozzolato nelle bende – rotolò giù dalla mia spalla, precipitando per terra con un sonoro ‘splat’.
 
Daisuke si sbatté una mano sulla fronte, ma prima ancora di potermi ulteriormente correggere, fu interrotto da Kaseki, rilasciato dagli infermieri.
“Non è proprio così che funziona una ‘squadra’.” Commentò, barcollando fino a noi su una stampella. Mi lanciò un sorriso radiante, che mi stupì: dov’era finita la sua aria inespressiva, annoiata e robotica? “Ad ogni modo, è solo grazie a te che il museo è salvo. Ti devo un favore … anzi, la mia vita.” Nei suoi occhi balenava un sentimento, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a riconoscerlo. Mi rendeva nervosa.
“Che melodrammatico.” Scherzò Jack, adocchiando il suo ex-datore di lavoro con amarezza.
“Non sono affari che ti riguardano.” Gli comunicò meccanicamente Kaseki, ritornando inespressivo.
“Chiedimi qualsiasi cosa, e cercherò di realizzarla.” Mi promise docilmente, abbandonando il tono da robot. Già, c’era qualcosa di strano. Ma al momento ero troppo occupata per rifletterci su.
“Qualsiasi cosa?” Riaprì il dispenser delle mie fantasie mentali, dentro cui stava il documento intitolato ‘Villa piena di verdoni e servitù’. Mi asciugai la bava con la manica.
“Che sia nell’ambito delle mie capacità economiche, però.” Sospirò, comprendendo ciò che avrei voluto chiedergli. “Sono mortificato.” Si affrettò a scusarsi, passandosi nervosamente una mano fra i capelli verdognoli. Con la coda nell’occhio vidi Jack, a qualche metro di distanza, spalancare la bocca con aria quasi spaventata.
“Chi sei tu? Che ne hai fatto di Kas- Ouch!” Désirée gli pestò leggermente il piede.
“Ma è vero! Qualcosa deve averlo posseduto per essere così … così emotivo!” Il suddetto interessato gli rivolse un’occhiata menefreghista, per poi decidere che l’argomento non era di suo interesse e tornare a squadrarmi.
“Insomma, è quasi umano!” Concluse Jack, beccandosi in pieno un’occhiataccia da parte della sua nuova conoscenza. Questa, sospirando, gli fece cenno di avvicinarsi, per poi sussurrargli qualcosa all’orecchio. Doveva essere qualcosa di molto divertente, perché il volto di Jack all’improvviso s’illuminò, leggermente imbarazzato. Gli sfuggì un ‘Ooh, ora ho capito’ di esclamazione.
 
Scrollai le spalle e, decidendo che non era nulla d’importante, tornai agli affari.
“Beh, se non puoi fare nulla per quello, non ho niente da chiederti, per ora.”
“Umh…” Si era fatto titubante, quasi stesse ragionando su come porre la sua prossima frase. “Allora che ne dici di scambiarci i numeri di telefono? In quel modo potremmo tenerci in contat-- accordarci meglio non appena ti viene in mente qualcosa.” Avrei prestato più attenzione all’errore verbale di Kaseki, se non fossi stata concentrata nel tradurre l’espressione infastidita di Daikke.
Guardai il mio telefono con aria interrogativa. C’era qualcosa che non andava nel mio cellulare?
Ad ogni modo accettai, ottenendo il mio primo numero salvato in memoria. Che apparteneva ad uno squilibrato feticista di cadaveri scheletrici. Trovare qualcuno di normale no, eh?
 
Sopra la mia testa, Rattata si era appisolato, facendo oscillare al codina. Controllai Dexi per la seconda volta, confermando ciò che avevo scoperto e congratulandomi mentalmente con i miei pokèmon, saliti entrambi di livello. Rattata, inoltre, aveva imparato due nuovi attacchi: il primo, ‘Iperzanna’, doveva essere il dentone fosforescente che aveva indebolito di molto l’Houndoom di un’ora fa, mentre il secondo, ‘Sbigoattacco’, non l’avevo mai visto. Accarezzai il topino, sovrappensiero.
“Però è proprio un peccato che Rattata non si sia evoluto.” Commentò Jack, che stava facendo ‘pat pat’ sulla testa del suo cagnetto rosso … un Groah-qualcosa. “Ma immagino sia meglio che essere mummificati come Wooper”.
“Evoluto? Come nei Digimon?” Domandai a nessuno in particolare. Désirée, Kaseki e Jack mi fissarono come se gli avessi appena rilevato la locazione sotterranea della città segreta degli uomini-talpa. Che esistevano. Dovevo solo scoprire dove avevano la loro base eh…
“Sveglia Madeleyne! Rattata si stava evolvendo!” M’informò il ragazzo dai capelli rossi, sconcertato. Il mio sguardo doveva assomigliare a quello di un pesce morto. Era una bella o una brutta cosa? Da dove diamine spuntava fuori quest’ ‘evoluzione’?
“Maddy …” Désirée strabuzzò gli occhi “Non hai idea di cosa sia un’evoluzione, vero?”
Tutti avevano preso a studiarmi come se fossi un animale esotico. Sentendomi sotto pressione, mi s’imporporarono le guance. Scossi velocemente la testa: era forse un crimine essere un po’ ignoranti?
 
Accaddero varie reazioni contemporanee: Désirée mi tastò la fronte, controllando se avessi la febbre; Jack mi girava attorno, commentando riguardo ad alieni, rapimenti e vuoti di memoria, mentre Kaseki, espressione sofferente – aveva già avuto un assaggio della mia ignoranza mentre parlavamo di fossili – si lasciò sfuggire un ‘Sigh, Snorcola…’.
Daikke, lucidandosi gli occhiali, rientrò nei panni della maestrina, costringendo gli altri a zittirsi.
“Ti ricordi Nin il Nincada?” Assunti un colorito vagamente famigliare ai capelli di Kaseki. “Ti ricordi Il coleottero che ti ha fatto svenire vicino al lago degli spettri?” Annuì, un po’ offesa dal fatto che stesse parlando molto, molto lentamente. Non sono mica stupida!
“Sono lo stesso pokémon.” … Ok, ritiro tutto. La mia espressione di scetticismo parlava molto chiaro. Daikke alzò gli occhi al cielo, ma si rifiutò di abbandonare la spiegazione.
“Un’evoluzione può accadere non appena il pokèmon raggiunge un determinato livello. Serve, però, una grande intesa con l’allenatore e il raggiungimento di un certo grado di maturità in entrambi. A volte, un pokèmon, seppur del livello adatto, non riuscirà mai ad evolversi.”
“Wait! Vuoi dire che Rattata stava per diventare un insetto schifoso?” Trattenni un conato.
Daisuke mi lanciò un’occhiata ambigua. Poi s’irrigidì, lanciandomi una delle sue occhiatacce gela-anima. Fui costretta ad abbassare lo sguardo e a ridacchiare nervosamente.
“No,” Rise invece Désirée, cercando di allietare la tensione. “Ogni pokémon ha una forma evoluta differente. Solo i pokèmon coleottero possono trasformarsi in coleotteri, sta’ tranquilla!”
Annuì rincuorata, guardando la mia nuova insegnante – decisamente più paziente e buona e gentile e allegra di Daikke – con ammirazione.
 
C’era ancora qualcosa che mi lasciava dubbiosa, però. Come una brava alunna domandai:
“E perché non si è evoluto?”
La risposta mi venne data da Kaseki, che sollevò un sopracciglio.
“Forse, Snorcola, perché l’hai mandato K.O.?”
“… oh.” Impallidii. L’intervento successivo di Jack non servì a migliorare la situazione.
“Già, ora ci metterà un po’ prima di evolversi.”
“Oh.”
“È anche possibile che quella fosse la sua unica chance.” S’intromise Désirée, pensosa, con pugno posato sulle labbra. Non s’accorse che il suo commento mi aveva messo in crisi.
“Probabilmente non si evolverà mai più.” Il colpo di grazia me lo diede proprio Daikke, facendo spallucce, come se la questione non gli importasse.
 
Per un attimo fui tentata di farmi prendere dall’agitazione, ma poi mi accorsi che le labbra di Jack tremolavano convulsamente, quasi stesse cercando di trattenersi dal ridere di gusto.
“Non è divertente!” Gonfiai le guance, intuendo di essere stata presa in giro.
Il rosso, non riuscendo più a trattenersi, mi contraddisse, scoppiando a ridere. “Invece sì! D-dovevi, dovevi vedere la tua faccia! Era … era … ahahahah!”
“Invece no! Mi avete fatto prendere un colpo!” Per non dire che ci stavo quasi per credere … che idiota!
“Pfft!” Ridacchiò Désirée dolcemente. “Non te la prendere.” Non sapevo perché, ma Désirée aveva un effetto calmante sul gruppo. Aveva un non so che di carismatico e sereno, che ti faceva venire voglia di vedere il mondo da un punto di vista ottimistico.
“Ti stavamo solo un po’ prendendo in giro!” Alla fine cedetti, unendomi anche io alle risate…
“Io no.” … che mi morirono in gola quando notai l’espressione placida, ma seria, di Daisuke.
Se non fosse stato per Kaseki, sarei probabilmente caduta a terra per la rivelazione.
 
“Daikke!” Guaii, minacciando di colpirlo con il Wooper mummificato.
Forse, se non avessi avuto la mente colma di piani di vendetta, avrei potuto notare che sul volto del mio compagno di viaggio si aggirava l’ombra di un sorrisetto.
 
 
 
 
 
 
 
~ Author’s Corner
MERRY CHRISTMAS! ♪
Credevo che quest’anno la scuola sarebbe stata clemente. Dicevano ‘il secondo anno è quello peggiore, dopo è più facile’. E sapete cosa? Tutte menzogne ç.ç. Quindi prendetevela con la scuola, stavolta >.>
Perciò mi ero promessa di aggiornare se fossimo sopravvissuti al 21 dicembre. Cosa che abbiam fatto. Per cui eccomi qua :3 Sperando che interessi a qualcuno, certo …
 
Riassunto
Madeleyne riesce a uscire fuori dalla propria vigliaccheria, e riesce in qualche modo a sconfiggere l’Houndoom, compromettendo però l’evoluzione del suo primo pokèmon.  Il team Pyro e Hiro scompaiono, ma pare che questo abbia scoperto qualcosa riguardo all’attuale posizione della Grigiosfera. Kaseki è mezzo morto, il museo in fase di ricostruzione, e Madeleyne è presa in giro per la sua ignoranza. FIN.
… Accidenti che capitolo inutile.
 
Commenti
Non ho molte cose da dire (potete già notare che è un chap lungo e noioso, ma andava fatto), tranne queste:
Prima di tutto la battaglia è verosimile. Non venitemi a dire che non è possibile che con un colpo fracassa cranio un cane non svenga. In più, era stato indebolito sia da Rattata, che da Wooper, che dal Carracosta, ‘kay? Secondo me è fattibile.
Secondo, Madeleyne potrebbe sembrare OOC. Perché, andiamo, lei non è proprio una ‘paladina della giustizia Winx/PowerRanger/AshKetchup e robe simili’. Nope. Però, in realtà, non lo è. È solo un’altra delle sue sfaccettature.
Kaseki, dato che è comparso poco, forse non si riesce ad inquadrare bene, per farò delle delucidazioni: è generalmente apatico e senza vita, ma non appena vede fossili diventa una fangirl possessiva. Per cui il suo interessamento a Maddy è alquanto pazzesco.
 
Direi che il mio compito è finito, per ora. Se notate qualcosa di stupido/sbagliato/noioso avvertite :)
GloGlo ~
   
 
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