Crossover
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Autore: Euphemia    29/12/2012    3 recensioni
Una classe, un viaggio, un’isola, il nulla.
Il Preside di una rinomata scuola organizza un viaggio per la 1-C; un’escursione di una settimana su un’isola paradisiaca. Gli studenti sono entusiasti e, insieme a quattro docenti, cominciano il loro viaggio. Appena arrivati, gli abitanti dell’isola, chiamata Shirobara, li accolgono calorosamente, con cibo e fiori. Insomma, una tranquilla e rilassante vacanza.
Ma a Kouichi Sakakibara, uno degli studenti, non tutto sembra quadrare chiaro:
Perché il Preside ha organizzato questo viaggio, senza alcun valido scopo?
Di certo, i poveri studenti, felici e allegri per questo fantastico viaggio, non sanno cosa gli attende.
La 1-C è in un grave pericolo...
Crossover tra:
-Another
-Mirai Nikki
-Durarara!!
-Blue Exorcist
-Magi The Labyrinth of Magic
-Pandora Hearts
-Death Note
-Puella Magi Madoka Magica
-Toradora!
Genere: Angst, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Che bello, non sono più sola,
ora che sei diventato mio amico.
Perché non parli?
Che c’è, non ti piace
quel bel sorriso rosso scarlatto
che ti ho fatto sul volto?
Perché non mi guardi?
I tuoi occhi sembrano fissare il vuoto.
Se non parli e non guardi
SEI INUTILE.
Oh, cos’è questo?
Qualcuno sta per venire a trovarmi...
Che bello, adesso
AVRÓ NUOVI AMICI.”
 


Era l’alba, e Kouichi era già sveglio. Dalla fessura della finestra un debole raggio di luce penetrava nella stanza buia, illuminando di poco la scrivania ancora piena di carte e gli scaffali con tutte le sue cose. Il ragazzo era ancora steso nel suo letto, e fissava il soffitto come incantato: quel giorno sarebbe dovuto partire per Shirōbara con i suoi compagni di classe, e, sebbene fosse già molto emozionato, sentiva ancora che qualcosa non quadrava.
Davvero la sua era la classe modello dell’istituto? Eppure molto suoi compagni non erano così eccellenti negli studi. Inoltre, non aveva mai sentito parlare di un Preside che regalasse un viaggio a una classe per un così sciocco motivo.
Kouichi scosse la testa; no, non doveva pensarci, non era proprio il momento. Guardò l’orologio: erano le cinque. Si alzò di scatto e uscì dalla sua camera, dirigendosi in cucina; lì c’era già suo padre che, già pronto e vestito, sorseggiava un caffè.
“Kouichi, ben alzato! Su, preparati, così potrò accompagnarti in aeroporto.”
“Va bene, papà.”
Kouichi si sedette di fronte al padre, e cominciò a fare colazione, tenendo però un’espressione vuota.
“Kouichi” fece il padre dopo un po’ “Stai bene?”
“Sì, certo...”
“Potresti spiegarmi un po’ il viaggio che dovete fare?”
“Da Osaka, prendiamo l’aereo fino ad arrivare a Tokyo. Poi prenderemo l’autobus per arrivare in porto, e lì saliremo su una nave che ci porterà a Shirōbara. Il Preside ha detto che è meglio partire dalla Baia di Tokyo che dalla Baia di Osaka, così...”
“Ho capito. Un bel viaggio, eh?”
“Arriveremo verso le cinque e mezza di pomeriggio, vedrò di chiamarti appena sono lì.”
“Va bene, Kouichi. Mi raccomando, divertiti!”
“Grazie papà.”
Kouichi sorrise, e il padre ricambiò, allungando un braccio verso di lui e scompigliandogli i capelli castani.

 
 
“Riooo, sono le sei e mezza! Scendi, è ora di andare!”
La ragazza si guardò allo specchio un’ultima volta: i suoi occhi nocciola mostravano un’espressione diffidente e distaccata, e i capelli mossi castani erano perfettamente raccolti in due codini con degli elastici rosa a forma di fiore.
Guardò la valigia chiusa al suo fianco: era completamente piena, dentro vi aveva messo anche il suo peluche, Ya-chan. Dopo una breve esitazione, la afferrò dal manico con la mano sinistra, mentre con la mano destra prese lo zainetto giallo sul suo letto, mettendoselo in spalla, e, dopo pochi minuti, si ritrovò davanti alla porta di casa, pronta per uscire.
“Tuo padre ti sta aspettando in macchina.” Fece la madre di Rio avvicinandosi a lei. “Mi raccomando, fai la brava e divertiti.”
La donna la abbracciò e le accarezzò la testa dolcemente, e Rio ricambiò l’abbraccio.
“Grazie, mamma.”
Dopo poco si staccarono, e la ragazza afferrò la maniglia della porta, ma la madre la fermò, afferrandole il braccio. Rio sussultò e la guardò in viso: gli occhi erano lucidi, ed era sull’orlo del pianto, mentre le guance erano pallide e prive di vitalità.
“Mamma...?” sussurrò la ragazza.
“Scusami, Rio. Ti prego, perdonami!” la interruppe la donna, e cominciò a singhiozzare, mentre le lacrime iniziarono a scenderle, rigandole il viso pallido.
“Sono una vigliacca, Rio... Non voglio vivere nella realtà, e continuo a far finta che nulla sia successo... Il tradimento di tuo padre è... è... è qualcosa c-che mi fa... tremendamente male...! La perdita del lavoro non ha fatto che peggiorare le cose! Io lo so... Lo so che ti accorgi che quel mio sorriso è falso, e che mi disprezzi, ma io... io...”
La donna scoppiò in violenti lamenti e singhiozzi, e Rio di istinto la abbracciò, facendo cadere in terra la valigia e la borsa.
“Io volevo solo essere felice, Rio! Sono troppo debole per affrontare tutto questo... Non ce la faccio, non posso farcela!”
“Mamma!” esclamò Rio, e la donna smise di singhiozzare.
La ragazza la guardò negli occhi stanchi, e le asciugò le lacrime con un’immane dolcezza; sembrava che i ruoli di madre e figlia si fossero invertiti.
“Mamma...” continuò Rio con un sorriso. “Smetti di piangere... Grazie per essere stata sincera con me...”
“Rio...”
“Aspetta, mamma. Ti prego, non devi essere triste. Io sono un’egoista, volevo che voi smetteste di vivere nella menzogna solo perché io non lo sopporto... Eppure, non sono riuscita a capire che dietro quella menzogna vi era già tanto dolore... Perdonami tu, mamma.”
“Rio... Ti prometto che quando tornerai da questo viaggio tutto questo sarà finito, e saremo felici, stavolta davvero...”
Le due sorrisero e si abbracciarono nuovamente, e la madre diede un bacio sulla guancia alla figlia, che imbarazzata arrossì.
“Divertiti, Rio. Passa una bella settimana.”
La ragazza la salutò sorridendo e si avviò verso la macchina, e vi salì. Pochi secondi dopo l’auto partì, e Rio guardò per un’ultima volta la casa allontanarsi sempre di più.


 
“Si prega di allacciare le cinture, l’aereo sta per decollare.”
La voce elettronica dell’altoparlante smette di parlare, e viene interrotta da un breve tintinnio di campane. Sbuffo. Quel bastardo di Izaya, chi diavolo me l’ha fatto fare di salire su quest’aereo clandestinamente??!
Guardo il mio compagno di viaggio: sorride, e si allaccia la cintura con strani movimenti delle mani che lo fanno sembrare un bambino. Mi guarda.
“Che c’è, Judal? Non ti piace la classe economica?”
“Avrei preferito la prima classe, ma... sicuro che non ci beccheranno?”
“Judal, quando mai ti ho mentito?” fa Izaya con un’espressione fintamente offesa e drammatica.
“Mai, guarda...” gli rispondo, voltando lo sguardo verso il finestrino dell’aereo.
Il veicolo comincia a muoversi, e vedo il prato della pista di atterraggio farsi sempre più sbiadito a causa della velocità dell’aereo. Dopo pochi secondi siamo i cielo: l’aeroporto e il paesaggio sotto di noi si fa sempre più piccolo, mentre noi saliamo più in alto.
“Sai,” comincia Izaya chiamando con un cenno della mano la hostess “arriveremo a Tokyo alle undici e dopo prenderemo la nave che prenderanno gli studenti.”
“Tutto questo sempre clandestinamente, vero?” dico senza distogliere lo sguardo dal finestrino.
“Esattamente, bravo, come hai fatto a indovinare?”
“Intuizione.”
Nel frattempo è arrivata la hostess, e Izaya sta ordinando qualcosa da mangiare. Quel bastardo... Come fa ad essere così calmo?? Ci mette sempre nelle peggiori condizioni! Non solo dobbiamo andare su un’isola a indagare su una stupida leggenda metropolitana, ma dobbiamo pure appoggiarci a dei marmocchi! Dobbiamo costantemente seguirli per arrivare su quella dannata isola. Naturalmente non potevamo comprare un biglietto come tutte le persone normali, nooo, per carità! Dobbiamo risparmiare, noi, dobbiamo sempre fare la figura degli scrocconi squattrinati! Ahh, lasciamo perdere... Sento che questa settimana sarà terribile... Spero solo che non ci becchino, non ho la minima voglia di passare un altro mese in prigione come l’anno scorso!
Improvvisamente sento una leggera turbolenza e un urlo isterico proveniente da un altro scompartimento dell’aereo. Volto lo sguardo verso Izaya, che sembra non essersi curato né della scossa né dell’urlo, e beve tranquillamente un bicchiere di caffè.
“L’hai pagato?” chiedo quasi incredulo; in classe economica di questi tempi si paga tutto, e Izaya non è il tipo da spendere soldi in queste cose!
“Judal!” fa lui con tono superbo “L’ho messo sul mio conto!”
“Hai un conto...?”
“Certo!” risponde sicuro di sé stesso, facendo l’occhiolino.
Ghigno: è ovvio che sta mentendo, e che ha truffato per l’ennesima volta qualcuno. Tipico di Izaya.
All’improvviso qualcuno entra in classe economica: riesco a vedere solo una hostess che sembra cerchi di placare un tale troppo basso per essere osservato dandogli delle pacche sulla spalla e dirigendolo verso la fine del corridoio, mentre quel qualcuno sembra agitarsi e borbottare istericamente.
“Io non ho paura!” sento.
“Signorina, si calmi... Mi segua, la porto nella stanza anti-panico dell’aereo...”
“Io non ho paura, lo vuole capire o no??!”
“Va bene, signorina... Ma mi segua lo stesso...”
Adesso riesco a vedere meglio quel qualcuno: è una ragazzina molto bassa e magra, dai capelli lunghi e biondo cenere e degli occhi castani chiarissimi. Si agita come una forsennata, tentando di liberarsi dalla presa della hostess, sembra quasi un’indemoniata, mentre ringhia contro qualsiasi persona la guardi.
Izaya sembra incuriosito da quella piccola personcina, e la guarda attentamente: come al solito, la sta studiando. Che gusti bizzarri di imparare qualcosa!
La ragazza sembra accorgersi che il corvino la sta fissando, e la vedo chiaramente infastidita, mentre fa una smorfia. Con un gesto fulmineo si libera dalla presa della hostess e punta il dito dritto dritto contro il naso di Izaya.
“Ehi tu! Cosa guardi?!” ringhia ferocemente “Io sono Taiga Aisaka, e non ho paura dell’aereo, chiaro???”
Izaya continua a sorridere impassibile, mentre io mi ritraggo contro il finestrino: oddio, quella ragazzina è davvero inquietante!!!
La hostess la trascina indietro, mentre lei continua a fare un’espressione molto aggressiva, e con fare imbarazzato la porta via a passi svelti.
“Scusate, signori, scusate...”
Le due spariscono dalla nostra vista, ma i borbottii della ragazzina sono lo stesso udibili. Giro lo sguardo verso Izaya, che ricomincia a bere il caffè con una certa vomitevole “grazia”.
“Uhm. Ragazzina molto scorbutica ma, nonostante le apparenze, è molto gentile e dolce.” Sussurra superbo, e io volto lo sguardo di nuovo verso il finestrino sbuffando.
Izaya Orihara. Adora la psicologia umana e gli esperimenti su di essa. È un genio della malavita. E soprattutto, è la persona più pazza che abbia mai incontrato sulla faccia della Terra.
 


Erano passate ben tre ore, e finalmente la classe e i suoi professori erano arrivati al porto: il mare era calmo e cristallino, e risplendeva alla luce del sole alto nel cielo. 
Gli studenti trasportavano le loro valigie dall’autobus, che dall’aeroporto di Tokyo li aveva portati al porto, al molo, mentre i professori badavano a loro e stavano attenti che nessuno si allontanasse troppo. Dopo pochi minuti tutti quanti erano fermi sul molo, e aspettavano la nave che li avrebbe portati a Shirōbara.
Alcuni studenti parlavano, ridevano e scherzavano fra loro, e si erano formati dei piccoli gruppetti, altri invece si limitavano a osservare quella meraviglia marina, facevano foto e giocavano al cellulare.
I quattro professori li osservavano, e si scambiavano commenti su di loro.
“Bella classe, eh?” fece Sindbad sorridente.
“Già!” rispose allegra Shura. “E tu che ne pensi, Jafar?”
“Sono d’accordo con voi.” Disse lui mettendosi a braccia conserte. “Si divertiranno di certo durante questa piccola escursione.”
“Ehi, ehi!” esclamò poi la professoressa “Anch’io ho intenzione di divertirmi! Cavolo, andiamo gratis su un’isola paradisiaca, è un’occasione più unica che rara!”
Mentre i tre discutevano, il quarto professore, Nasujima Takashi, si allontanò da loro di soppiatto, mescolandosi tra gli studenti. Puntò gli occhi su tutte le ragazze della classe, e dopo poco si avvicinò ad una in particolare: Rio Kamichika.
“Ciao, Kamichika...” fece, con un’espressione che cercava di essere seducente. “Come stai?”
Rio lo guardò con aria indifferente, e subito dopo si voltò.
“Bene, grazie. Devo andare.” Sussurrò allontanandosi, e il professore rimase di stucco.
“Pensi che non mi sia accorta che tu sei un pedofilo?” pensò Rio sbuffando, e scomparve definitivamente dalla sua vista.
Takashi si guardò attorno ancora una volta, e posò gli occhi su una ragazza dai capelli lunghi e rosa.
“Ciao, Gasai...” ricominciò, con la stessa espressione di prima, ma Yuno lo fulminò subito con lo sguardo. La ragazza strinse i pugni e, voltandosi, esclamò:
“Io ho occhi solo per il mio Yukkii! Yukkii!”
Quindi anche lei si allontanò, in cerca del suo amato Yukiteru.
Il professore sospirò, e anche lui si allontanò, quando i suoi occhi si posarono su una ragazza solitaria: aveva i capelli neri a caschetto e portava degli occhiali rossi, sotto cui splendevano due occhi castani scuri. Sembrava molto timida, e per Takashi questo era perfetto. Subito le si avvicinò, e la ragazza lo guardò perplessa.
“Sonohara...” fece “Come va?”
La ragazza abbassò lo sguardo e congiunse le mani.
“Bene, grazie...” rispose.
“Sai già in che camera sarai in albergo, sull’isola?”
Il professore la guardò da capo a piedi, ma i suoi occhi si fermarono sul suo seno, e la ragazza se ne accorse e arrossì, con un’espressione chiaramente preoccupata.
“N-No, professore...” rispose lei quasi sussurrando.
Il professore allungò poi un braccio verso di lei, ma subito una voce lo fermò.
“Anri!” fece qualcuno allegramente. “Eccoti! Ti cercavo!”
Tre ragazzi si avvicinarono alla povera vittima del professor Takashi: uno era Mikado Ryūgamine, l’altro aveva i capelli biondi e gli occhi dorati, e infine l’altra ragazza aveva i capelli rosa raccolti in due codini con due nastri rossi e degli occhi dello stesso colore dei capelli.
“Madoka...?”
“Sì, è questo il mio nome!” fece sorridente la ragazza, e la prese per mano.
“Scusi professor Takashi, ma io e Anri dobbiamo andare!” disse, sempre con il sorriso sulle labbra, ed entrambe si allontanarono salutandolo con un cenno della mano.
“Kida... Ryūgamine...” sussurrò il professore ai due che erano rimasti di fronte a lui. “Volete qualcosa?”
“Sì...” fece il biondo sorridendo “Vorremmo che lasciasse stare per un po’ Sonohara! Sa... in questo periodo sta frequentando Ryūgamine-kun, e lui non vuole rivali...”
“Masaomi Kida!!!” esclamò Mikado rossissimo.
“Suvvia, Mikado, lo sanno tutti! Ok, grazie prof, a dopo!”
I due si allontanarono senza dare il tempo a Takashi di rispondere, e questo sospirò nuovamente. Non appena si voltò in cerca di qualche altra ragazza, si trovò di fronte a Shura, che lo fissava con sospetto.
“Takashi...” sibilò lei “Che stai facendo?”
“Ah... Ehm...” balbettò lui.
“Umpf!” sbuffò Shura. “La nave è arrivata. Dobbiamo far salire tutti gli alunni...”
“Va bene, Kirigakure.”
La professoressa fece per allontanarsi, ma si fermò all’improvviso.
“Magari fallo senza flirtare con le studentesse... grazie!”
Takashi sussultò, e Shura scomparve dalla sua vista, intento ad aiutare Sindbad e Jafar a far salire gli studenti sulla nave.

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Angolo dell’autrice~

Salve a tutti, ecco qui il quinto capitolo. In queste vacanze natalizie ho avuto (e ho tuttora) molto da fare, ma sono riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per pubblicare il seguito di “Petali bianchi su una scia rosso sangue”. (Oddio, se conosceste come mi è venuta in mente l’ispirazione di questo titolo mi prendereste per pazza XD n.d.a) (Concordo... Ma anche della storia... -.- n.d.Barry) (Ma stai zitto, sempre in mezzo stai tu >< n.d.a.)

Allora, anche qui vorrei spiegare un po’ delle cose. C:
Innanzitutto, nel primissimo pezzo, quello in corsivo, non so se si è capito, ma la misteriosa "tizia" che parla ha fatto un taglio sul volto della vittima sfigurandolo, fino a creare un "grande sorriso rosso scarlatto". Questa idea mi è venuta leggendo una Pasta, comunque. ^^
Poi, Judal e Izaya faranno gli scrocconi della situazione, come avrete capito, e pedineranno costantemente gli studenti, al fine di ottenere informazioni e soprattutto di non pagare un cavolo, visto che in questa fan fiction Izaya sarà un ossessivo risparmiatore. (?) XD
Infine, per quanto riguarda il professor Takashi, è un pedofilo, anche nel suo mondo originale (infatti ci prova spesso con Anri). Il nostro Pedoteacher (?) è però uno sfigato, visto che le nostre ragazze in classe sono intelligenti e furbe èwé Inoltre le fanciulle (?) si dimostrano molto disponibili fra loro, come per esempio Madoka con Anri. C:
Comunque, nel prossimo capitolo i ragazzi arriveranno finalmente sull’isola di Shirōbara! ^^ Chissà cosa succederà, e quali sorprese serberà l’isola per i poveri studenti. (?) :3

I personaggi comparsi qui sono:
Anri Sonohara; Masaomi Kida (Durarara!!)
Taiga Aisaka (Toradora!)

Sì, sono pochi i nuovi che sono comparsi, ma pazienza ^^”
Se avete domande chiedetemi pure, e recensite, mi fa sempre molto piacere ricevere delle recensioni. ^^
Ah, ringrazio SushiLolita per i suggerimenti e gli incoraggiamenti, e anche Amahy per recensirmi ^^
Alla prossima ;)
Euphy <3
  
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