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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    29/12/2012    0 recensioni
Si sa, a Natale si è tutti più buoni, si cerca di donare ciò che di più importante si riesce alle persone care, eppure quei sogni perennemente soppressi dall’impossibilità lasciano una velata malinconia, difficile da spezzare persino il giorno del 25 Dicembre...
Ma quel giorno qualcosa si sarebbe avverato, quel poco di speranza che riscaldava l’animo di ogni abitante sarebbe stato alimentato, sebbene in un’illusione di momentanea felicità.

"Era per questo che si trovavano lì, alcune kunoichi, appena fuori dal palazzo dell’Hokage al centro del villaggio della Foglia, in attesa di un qualche segnale per entrare: la Goidaime aveva detto loro di essere puntuali, perché per quel giorno avrebbe fatto loro un regalo molto particolare."
✿Kurenai✿
♥Sakura♥
☾Anko☽
☯TenTen☯
-Tsunade
-Temari
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Temari, Tenten, Tsunade, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Tsunade


Era entrata senza tanti indugi, la porta chiusa senza nemmeno voltarsi per guardarla.
Le iridi ambrate concentrate su quanto potesse accedere, perché ne era già consapevole, ne era sempre stata consapevole…
Una panchina cominciava a crearsi a qualche metro da lei, una panchina con alle spalle un prato immenso, di fiori rosati ed un albero di pesco a primavera, come se la natura volesse donarle uno sfondo magnifico.
 
- Una fioritura splendida, non pensi? –
 
Si volse alla propria destra, dove la figura di un ragazzo dai capelli magenta si stava avvicinando: un sorriso luminoso e benevolo, segno di un animo nobile e generoso, oltre che colmo di un amore sincero.
 
- Dan! –
 
Gli corse letteralmente incontro, mentre lui apriva le braccia per accoglierla a tenerla stretta a sé, anche se sapevano entrambi che fosse qualcosa di labile, almeno quanto il tempo che avevano trascorso insieme.
 
- Mi manchi da morire… -
 
Ammise lei, tenendo il capo appoggiato al suo petto mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli, lasciando che si abbandonasse a quella sensazione di beatitudine, di quieta, di una serenità interiore cercata per troppo tempo, e mai trovata…
 
- Ma io ci sono sempre, lo sai. –
 
Le rispose con una certa calma, baciandole dolcemente la fronte, con un fare tanto amorevole da scioglierle i nodi di una tensione continua, di troppe responsabilità e dolori da nascondere, sopportare, vivere…
 
- Sorellona! –
 
Si voltò di scatto a quel suono, a quel richiamo, mentre le iridi ambrate si spalancavano e si allontanava di qualche centimetro dalla figura di Dan.
Non fece in tempo a dire o fare nulla che due braccia non troppo lunghe l’avvolsero, cingendole la vita con un’affettuosità unica, mentre quella voce aveva attirato l’attenzione non solo della mente, ma del cuore stesso.
 
- Nawaki… -
 
Bisbigliò appena, ricambiando l’abbraccio e stringendo il fratellino forte a sé, gli baciò la fronte mentre un paio di lacrime le cadevano lungo le gote.
Il cuore si era come fermato, impossibilitato a continuare a battere mentre lo stringeva, lo accarezzava, lo abbracciava come fosse il suo tesoro più prezioso, il suo amore più grande.
 
- Ho imparato una nuova tecnica, sai sorellona? –
 
Incominciò lui, con quell’entusiasmo tipico di chi ha ancora tanto da vivere, da sperimentare, da conoscere.
L’animo di una vita negata, e che Tsunade avrebbe conservato per sempre.
 
- E chi te l’ha insegnata, fratellino? –
 
Gli chiese con ancora le lacrime di commozione, come fossero tornati a molti anni prima, quando ancora poteva sentire i racconti del fratello sulla sua giornata, sulle sue avventure, sui suoi progressi…
Come se, ancora un poco, potessero vivere assieme.
Lui alzò il capino nocciola, volgendo le iridi eccitate verso la sorella maggiore, con un sorrisone a trentasei denti.
 
- Il maestro Jirayia! –
 
Tsunade rimase appena un poco perplessa dinnanzi a quel dire, le labbra rimasero dischiuse senza riuscire a muoversi, almeno sino a quando non fu nuovamente la voce di Dan a richiamare la loro attenzione, mentre restava in disparte.
 
- Andiamo, Nawaki, tua sorella ha qualcun altro ancora da salutare. –
 
Il bimbetto strinse quindi con maggior forza il corpo dell’Hokage, che per lui era solo una sorella maggiore troppo protettiva, per poi correre dinnanzi a Dan e superarlo.
 
-Ma, Dan… -
 
Bisbigliò lei, ancora incredula, ma quando cercò di nuovo Nawaki con lo sguardo, questo era sparito, rimaneva solo il volto tranquillo e sereno del fidanzato che le sorrideva, con un’affettuosità unica e profonda.
 
- A presto, Tsunade. –
 
Ed anche lui svanì, lentamente, tanto che lei accennò a seguirli quando una presenza attirò la sua attenzione: si volse verso l’albero di pesco, al quale era appoggiata la figura prorompente di uno dei ninja leggendari.
 
- A quanto pare sono l’ultimo, eh Tsunade? Almeno in questo non sei cambiata! –
 
Azzardò lui con fare ironico, mentre nei suoi occhi scuri era presente una gioia celata a fatica.
Lei gli si avvicinò lentamente, con una smorfia che voleva essere di permalosità ma non fu nulla di tutto ciò, se non l’espressione di una vera e sincera contentezza, nel vederlo.
Gli si avvicinò, le iridi ambrate che si specchiavano in quelle dell’uomo: una volta dinnanzi a lui, si alzò sulla punta dei piedi, appoggiandosi al suo petto, mentre le labbra raggiungevano la fronte e gli regalavano un bacio dolce, sincero, uno dei pochi e rari che lei avrebbe mai concesso.
 
- L’ultimo ed unico, baka. –
 
Ed anche sul volto cinquant’enne dell’uomo comparve un sorriso, questa volta sincero e senza che dovesse contenersi.
Allungo la mano verso il suo volto, e mentre questa avrebbe dovuto accarezzarla, sfiorarla e godere di quel tocco così tiepido, Jiraiya si dissolse, e tornò ad essere solo un piacevole e doloroso sogno di felicità.
 
 


Temari

 
La seconda ad entrare era stata lei, quei quattro codini color grano che si muovevano appena al soffio di un vento caldo, caldissimo, mentre dinnanzi a lei si estendevano dune di sabbia dorata.
Fece semplicemente una smorfia dinnanzi a quel paesaggio, a quello scenario alla quale era abituata sin dalla nascita, mentre le iridi verdi andavano a muoversi nei dintorni, alla ricerca di qualcosa, o forse qualcuno…
 
- Avanti, Nara, non ti nascondere! Lo so che sei tu… -
 
Le ultime parole si affievolirono, come se il suo implacabile orgoglio si facesse avanti persino in un momento come quello.
Fece uno sbuffo irritato dinnanzi a quel continuo silenzio, accompagnato dagli ululati di un vento ormai implacabile ed eterno. Incrociò le braccia sotto al seno prosperoso, mentre con un piede picchiettava a terra, segno che si stesse spazientendo…
 
- Ti stai scervellando per un’entrata teatrale, per caso? Guarda che anelli, fiori e quant’altro mi fanno schifo, lo sai. –
 
Continuava a parlare con tono autoritario, come era solita fare, quando dinnanzi a sé il vento di sabbia sembrava aver formato una specie di piccola barriera, avvolgendo qualcosa, o forse qualcuno.
Immediatamente accennò a prendere possesso del proprio ventaglio, timorosa che si potesse trattare di un attacco e pronta a combattere, ma si ricordò di averlo lasciato a casa considerata la sua inutilità in quella situazione.
 
- Maledizione… -
 
Pensò fra sé e sé, stringendo i denti, mentre le iridi si sforzavano di vedere oltre quella coltre di sabbia.
Poi, senza che lei se ne accorgesse, una mano tiepida le si appoggiò sulla spalla, tanto che la ragazza ebbe un sussulto istintivo.
 
- Perché resti ferma qui, Temari? –
 
Le iridi si sgranarono, il cuore perse dapprima una decina di battiti, per poi cominciare ad accelerare vertiginosamente.
Le labbra rimasero dischiuse, incapaci di pronunciare anche solo una singola parola, prima di trovare la forza ed il coraggio per voltarsi, in uno scatto tipico di lei: fissò quel volto troppo gentile ed angelico, fissò quello sguardo dolce che le aveva trasmesso amore e protezione per troppi pochi anni…
 
- Mamma… -
 
Disse con fare ancora perplesso, il petto che avvampava, che veniva come investito da una gioia troppo grande, che lei non provava da chissà quanto tempo…
La donna le sorrise dolcemente, allungò una mano in sua direzione e le sfiorò una gota, accarezzandola dolcemente, tanto che Temari non poté che accompagnarla in quel gesto, come a voler tenere la mano della madre perduta accanto a sé ancora per un po’.
 
- Avanti, ci stanno aspettando tutti! –
 
Le disse con un’esortazione benevola, tanto da lasciare l’ambasciatrice un attimo perplessa.
La madre la invitò a guardare avanti, oltre la coltre di sabbia che andava lentamente diradandosi, lasciando spazio ad un tavolo grande ed apparecchiato: erano tre, gli uomini già seduti, due ragazzi ed uno adulto, mentre due posti erano ancora liberi fra loro.
 
- Temari, non stare lì impalata, voglio mangiare il dolce! –
 
Le disse il ragazzo dai numerosi segni viola in volto, più massiccio rispetto all’altro, il quale aveva già tra le mani ciotola e cucchiaio, pronto ad avventarsi sui vari dolci disposti ordinatamente sul tavolo.
Temari ancora non capiva, restava immobile ed interdetta ad osservare quello che sembrava un pranzo, ma non uno qualunque… un pranzo di famiglia, che lei non viveva sin dalla tenera età.
 
- Gaara, figliolo, mi passeresti il vino bianco, per favore? –
 
Un uomo dai capelli castani volse uno sguardo impassibile al figlio, ma in quella in espressione non c’era freddezza, non c’era odio, non c’erano rancori…
 
- Certo, padre. –
 
I capelli rossi non erano perfettamente pettinati, il simbolo sulla sua fronte si mostrava indisturbato, come fosse un marchio indelebile, il segno onnipresente di un amore eterno e profondo più dell’odio che per troppi anni li aveva corrosi, uno per uno.
Gaara passò la caraffa al padre, mentre Temari restava ancora immobile, interdetta dinnanzi a quella scena che non si sarebbe mai aspettata, per nulla al mondo, forse per via di un cuore troppo orgoglioso, che ancora si ostinava a cancellare una parte della propria vita.
 
- Temari, avanti, unisciti a noi, non farti pregare! –
 
Il sorriso del rosso le giunse come una freccia improvvisa, come un attaccato che ti entra nel petto all’improvviso, senza che tu non possa difenderti: ma non fece male, non fece sanguinare, fece solo… bene.
Lei avanzò quasi come un automa, accompagnata dalla madre che andò a sedersi accanto al padre, mentre i due fratelli erano l’uno di fronte all’altro.
Lei si avvicino a capotavola, dove era stata destinata: di fronte il vecchio Kazekage, a destra il fratellino ripudiato per troppo tempo e la madre perduta, mentre a sinistra chi l’aveva sempre accompagnata nel dolore.
Un dolore che, per la prima volta, non stava provando… sembrava come svanito, dissolto, chiuso in un cassetto e mai più riaperto.
Vedeva i suoi genitori finalmente insieme.
Suo padre impassibile, ma non freddo e distaccato.
Sua madre solare ed affettuosa, ma presente.
Kankuro che si ingozzava di dolci, ma quelli estremamente buoni e particolari della madre.
E Gaara… Gaara che sorrideva, felice, contento, sereno, senza il volto dipinto da un0ansia continua ed inesorabile.
 
Erano lì, tutti e cinque… sorridenti, felici, con il cuore che si scaldava, l’animo che si addolciva, occhi che si guardavano con affetto, con un amore che li aveva sempre legati e che, per una volta, superava ogni odio e rancore.
Lei restò lì, in piedi davanti a quella che, finalmente, poteva definirsi una famiglia.
 
- Grazie… -
 
Fu tutto ciò che riuscì a dire, mentre su quel volto perfetto e fin troppo freddo, una lacrima calda e delicata si mostrava, si lasciava cadere sui lineamenti della gota, sino a toccare un cuore che, almeno per quell’attimo, aveva ripreso a battere… per la gioia.
 

The End


Note Autrice:
E queste erano le ultime due ^^
Spero vi siano piaciute, fatemi sapere cosa ne pensate!
Bye

 
  
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