Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: InuYuriLove99    30/12/2012    2 recensioni
Okay Questa storia io l'ho già scritta ma era bruttissima quindi l'ho riscritta e adesso spero sia almeno decente...
Comunque! Questa è una storia fantasy nel mondo di Inuyasha, Si scoprirà il continente al di là del mare, da lì forze oscure arriveranno per seminare morte e follia sulla terra.
Forze misteriose, un mondo sconosciuto, magie e luoghi incantati e nemici invincibili attendono i nostri eroi.
Ringrazio chi lesse il mio primo racconto ma se vi fà piacere leggete anche questo perché è completamente diverso dal primo sia per il metodo di scrittura che per la trama.
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Inuyasha, Un po' tutti | Coppie: Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 5

Un respiro nel silenzio di quella stanza buia.
Inuyasha, era immobile. Steso sul letto guardava cupamente fuori dalla finestra.
Il camino si era spento e la luna illuminava la stanza con una luce azzurra e spettrale.
Il suo corpo nudo riluceva a quella luce fredda.
Girò la testa verso il ragazzo che dormiva tranquillamente al suo fianco, incurante di tutto.
Un braccio di lui era appoggiato sul suo petto.
Era pesante.
Inuyasha però non si mosse, rimase immobile e non perché non volesse svegliare il ragazzo al suo fianco, di lui non gliene importava più di tanto...era solo un piacevole divertimento.
No, era perché era stanco.
Non per ciò che aveva fatto quella notte. Per altro.
Per ricordi, sensi di colpa, preoccupazioni, che nessuno che gli fosse stato vicino aveva notato.
Nessuno tranne lui.
Lui l’essere che ogni notte da molti anni prima perseguitava i suoi sogni.
Lo vedeva, strisciava tra i suoi pensieri e sussurrava cose.
Cose orribili, ma che erano anche tremendamente vere e che Inuyasha in quegli anni aveva cominciato ad accettare e anzi a gioire quando gli venivano ricordate.
Ogni volta che si addormentava ricordava ciò che aveva fatto.
E quello che tanto all’inizio lo aveva straziato quasi portandolo al suicidio adesso gli provocava un fremito di piacere.
Ricordare.
Ricordare quando, molti anni prima, era ancora un bambino.
Che cose brutte che aveva fatto, quanto odio aveva covato.
Forse era per quello che aveva accettato il richiamo di quell’Essere.
Era inebriante.
Prometteva così tante cose che Inuyasha aveva sempre voluto.
Per questo aveva accettato di unirsi a quell’esercito.
In cambio aveva ricevuto poteri che non avrebbe mai potuto immaginare nemmeno nei suoi sogni più perversi.
E ancora tanto gli prometteva, nelle notti in cui si lasciava cullare dai quei sussurri e sprofondava ogni volta nella più cupa pazzia, trovava pace.
Se avesse continuato a seguire quelle indicazioni sarebbe diventato potente.
Nessuno l’avrebbe più guardato dall’alto in basso, anzi, sarebbe stato lui a decidere della vita di quei miserabili che in passato gli avevano causato tanto dolore e non avrebbe sofferto.
Mai più.
“Mai più...” Sussurrò Inuyasha osservando un corvo che si era appena posato sul davanzale della sua finestra e che lo guardava con i suoi occhi scuri.
Lo invitava, in un mondo fatto a posta per lui.
Dove non si sarebbe più sentito ferito o umiliato, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare.
E avrebbe potuto odiare.
Gli veniva così facile farlo.
Portare rancore anche a chi non gli aveva causato alcun male lo faceva sentire bene.
Provocare dolore, sofferenze a chi avrebbe potuto vivere una vita tranquilla e serena era una cosa orribile.
Torturare povere creature che non potevano difendersi...
A quei pensieri un sorriso si disegno sul suo viso illuminato da quella luna, così candida e pure così colpevole.
Chissà quante volte quella luna l’aveva osservato con disgusto quando compiva ciò che gli portava tanta felicità.
Inuyasha guardò il corvo.
In quel momento quell’animale aveva un che di cosciente e lo fissava.
Sembrava che su quel becco nero ci fosse un sorriso, anzi, un ghigno e disse con voce lugubre e stridula, simile a quella che un cadavere potrebbe avere se potesse ancora parlare.
“Notte notte.”
Inuyasha lo guardò un ultima volta e poi chiuse gli occhi, sprofondando in quei ricordi sussurrati in modo così suadente da quell’ombra che l’aveva accompagnato sino a quel punto.


Come ogni notte si risveglio nel suo letto.
O meglio il letto che usava molti anni prima quando ancora era un bambino e viveva con sua madre.
Si alzò e aprì la porta.
Lo invase un gelido vento autunnale che portava con sé l’odore di pioggia che gli piaceva tanto.
Ricordava quel giorno.
Come tutte le mattine il villaggio si sveglio alle prime luci dell’alba e con grande gioia di Inuyasha si vide da subito che ci sarebbe stato brutto tempo.
Lui adorava quella stagione.
Gli umani non uscivano molto a causa delle tormente e delle tempeste, e i ragazzini di solito lo lasciavano in pace.
Inuyasah già dalla prima volta che quell’ombra era entrata nei suoi sogni e ricordi aveva notato che le cose erano sfumate e tutto sembrava grigio.
Peccato che quella non fù la sua giornata pur essendo incominciata così bene.
Appena uscito dalla capanna il piccolo Inuyasha vide il solito gruppetto di ragazzi prendersela con una lucertola.
Si sentivano grandi e importanti quando facevano quelle cose in gruppo.
Inuyasha si avviò verso di loro.
Non era vero che se le andava sempre a cercare.
Erano gli altri, sempre con i loro sciocchi problemi e le risate immotivate.
Aveva provato ad essere come loro.
“Normale”
Ma non ci riusciva. Trovava idiota ogni loro comportamento e odiava ogni essere vivente che incontrava.
Ma non era lui che se le andava a cercare.
Avvicinatosi al gruppo spintonò a terra il capo:
Kei.
Inuyasha ricordava quante volte aveva dovuto subire le sue angherie ed era stato picchiato e deriso e umiliato.
‘Adesso posso ricambiare il favore.’
Pensò Inuyasha con un sorriso di trionfo stampato in faccia
.
Purtroppo quello non era un sogno ma un ricordo ed unocompari di Kei lo colpì al ventre.
Cadde a terra gemendo per il dolore e tossendo.
“Sporco Mezzo-Demone come osi!” gli gridò Kei sovrastandolo e riempendolo di calci.
“Sei solo un idiota! Non servi a nulla!”
Inuyasha si tappò le orecchie e si raggomitolo come tante volte aveva fatto nel suo passato.
“Secondo me suo padre non è morto ma ha solo abbandonato quella sgualdrina di sua madre.”
Risate.
Quei ragazzini ridevano delle sue sofferenze, se loro potevano perché lui no?
Perché lui non poteva gioire nelle sofferenze altrui?
Si lasciò picchiare, fissando con sguardo spento un punto indefinito della grande massa grigia di alberi.
Quando i ragazzini si scocciarono di picchiarlo e se ne andarono Inuyasha si rimise alzò.
Cadde.
Tossì e cerco di sedersi.
Gli faceva male tutto il corpo.
Si stese. Non riusciva a smettere di tossire e poco ci mancò che soffocasse con la sua stessa saliva.
Era davvero penoso in quello stato.
Sporco, sanguinante, indifeso.
“Devono pagare…”
Una voce dietro di lui. Fredda, simile ad un sibilo.
Inuyasha si girò.
Era quell’essere che ogni volta sentiva nei suoi sogni.
Un essere aberrante.
Due braccia lunghe, la pelle tirata sopra le grandi ossa, si riuscivano a intravedere le vene nere.
Le mani erano formate da cinque artigli neri.
Aveva una larga cassa toracica e uno strato di pelle cadeva informe dove avrebbero dovuto esserci le gambe.
La pelle era viscida e odorava e aveva il colore della carne in putrefazione.
Il viso era spaventoso.
Un lungo cranio senza capelli o peli, liscio come il resto del corpo. Quattro cavita oculari dentro i quali c’erano dei grandi occhi bianchi e vuoti che lo fissavano.
Non aveva gengive. I denti partivano direttamente dalla pelle diventando lunghi e affilati. Quelli di sopra coprivano la mandibola tanto erano grossi e lunghi.
Era come se fluttuasse  sotto di lui una nube nera si espandeva e dalla quale scendeva una melma dello stesso colore.
Inuyasha non l’aveva mai visto, aveva sempre sentito solo la voce di quell’essere.
Era spaventoso.
Indietreggio urlando.
“C-chi o co-cosa se-sei t-t-tu?” Chiese tremando.
L’essere si avvicino e Inuyasha finì spalle al muro contro un albero.
“Io sono colui che ti ha dato quello che volevi.”
“Devono pagare” Ripetè.
“Quel’è il tuo no-nome?”
“Mi chiamano ‘Lo Strisciante’.”
Inuyasha avverti un brivido lungo la schiena.
“Co-cosa vuoi da me?”
“Te.”
Inuyasha era terrorizzata ma non poté non rimanere interdetta a quella risposta.
Lo  Strisciante ghigno.
“Tu sei preziosa, tu puoi creare nelle creature viventi quello di cui io mi nutro.”
“Cosa?”
“Disperazione… Paura. Le ombre che rimangono nel cuore di ogni essere vivente.
Di ogni animale, Umano o demone. Ognuno di loro prova disperazione.
E’ l’oscurità che si attacca come un parassita all’anima e ne succhia l’energia vitale.
E’ la sofferenza più pura grazie alla quale io ho potere e tu hai potere.
Tu trai gioia nella sofferenza altrui e io ti prometto questo.
Ti darò ciò che vuoi.”
Inuyasah rifletté.
Quell’essere la stava ingannando?
“Cosa vuoi in cambio.?”
“Te l’ho già detto. Te”
“Cosa vuol dire?!”
“Vuol dire che quando sarà il momento tu mi dovrai dare tutta la tua fedeltà. E se sarà così il mondo sarà nelle mie mani. E, nelle tue. Ti propongo on solo la vita eterna e un regno eterno.
Ma anche tutto ciò che la tua anima desidera e che non potresti mai ottenere senza il mio aiuto.”
“Ciò che la mia anima desidera?”
“Si.”
“E dovrò darti solo tutta la mia fedeltà?”
“Sì, a me e al mio culto.”
Inuyasha pensò a lungo.
Potere eterno... Nessuno sarebbe stato più importante. Sarebbe stato solo lui a comandare.

E il prezzo non era nemmeno tanto alto, in fondo il culto dello Strisciante aveva in sé tutto quello che amava.
La sofferenza delle persone.
Non c’erano domande. Era chiaro ormai.
“Accetto.” Disse Inuyasha ghignando.
Lo Strisciante emise un sibilo di soddisfazione e poi la guardò con i suoi grandi occhi bianchi.
“Ora devono pagare.”
“Esatto.”
Inuyasha si girò e si avvio verso il villaggio.
Quella notte il villaggio prese fuoco.
Nessuno si salvò, tutti erano rimasti chiusi dentro le proprie abitazioni.
Inuyasha era sulla collina vicino al villaggio e vedeva quelle enormi abitazioni andare in fumo e sentiva le grida che ne veniva fuori.
Quelle degli uomini che l’avevano deriso, delle donne che lo avevano giudicato, dei bambini che lo avevano picchiato.
Di sua madre.
Li sentiva gridare invocare aiuto, li vedeva aggrapparsi alla vita. Sperare fino all’ultimo che si sarebbero salvati e poi vederli sciogliersi alla forza del devastante demone Fuoco.
Guardava quello spettacolo e rideva. Rideva di una risata folle e vuota.
Di fianco a lui lo strisciante che osservava tutto con un ghigno beffardo in volto.
Il giorno dopo Inuyasha andò correndo per il villaggio.
Sembrava un bambino a cui è stato fatto un bellissimo regalo. Sorrideva e correva.
Si fermava solo di tanto in tanto a ridere di qualche bambino o di qualche abitante carbonizzato. Morto con ancora il terrore sul volto.
Rideva e rideva.
Poi si blocco.
Davanti ad un palazzo quasi del tutto carbonizzato. Vi entrò dentro.
In una delle camere da letto distesa c’era sua madre.
Il viso completamente distrutto dal fuoco morta in un’agonia che l’aveva lasciata in una posizione terrificante. Le mani in alto a cercare aria, un aria dissipata dal fumo, sul viso irriconoscibile una smorfia di dolore.
Inuyasha la guardò, per una attimo il suo viso divenne triste.
Si avvicino a lei.
Con un calcio le schiaccio la testa.
“Questo è perché non sei mai riuscita a proteggermi!”
Urlò con un ghigno folle sul viso. Continuò a percuoterla fino a distruggere completamente il suo corpo carbonizzato.
Inuyasha stava quasi per andarsene quando vide tra i resti di sua madre una cosa rossa e luccicante.
Si abbasso curioso e prese in mano quell’oggetto. Era una perla grande un po’ meno del palmo della sua mano completamente rossa.
Uscì continuando a fissarla. Fuori trovò lo Strisciante che gli sorrideva in modo malvagio.
“Cos’è?” Chiese Inuyasha senza distogliere lo sguardo dal gioiello.
“Akai Hoseki. Il Gioiello rosso.”
Inuyasha lo guardò curioso.
“E’ la forza cristallizzata del fuoco. Ti sarà utile e insieme a questa lo sarà ancora di più.”
Lo Strisciante gli porse un’altra sfera. Questa era completamente Nera con qualche sfumatura grigia.
“Questa è Shinigami no jueru. Il gioiello del dio della morte.”
Inuyasha lo prese e lo guardò. D’improvviso le due sfere emanarono luce e il palmo della sua mano le assorbì.
“Ma cosa…?”
Lo strisciante lo fisso ancora per un momento e poi scomparve.
Inuyasha vide tutto dissolversi intorno e chiuse gli occhi.

Era di nuovo nella camera da letto. Si era fatto giorno ma il suo compagno dormiva ancora.
Inuyasha di istinto si guardò le mani.
Si sentiva diverso. Come pieno di potere.
‘Adesso sono al servizio di quell’essere e della sua setta...
Che stupido che sono! Probabilmente il Sovrano del continente è anche lui al servizio di questo Strisciante. In fondo hanno gli stessi obbiettivi... Sarebbe una coincidenza troppo strana.’
Si riscosse dai suoi pensieri quando notò che Darren si era svegliato.


Spazio Autrice.

Spero che questo quinto capitolo vi sia piaciuto e che continuate a seguirmi.
Recensionate  potete chiedermi cose che non vi son chiare e se avete idee e vi farebbe piacere vederle scritte sarò felice di ascoltarvi.
   
 
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