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Autore: winnie343    31/12/2012    3 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V

Finalmente Edgar giunge in cima



I tre uomini giunsero di fronte alla decima casa. Il suo custode doveva essere il cavaliere di Capricorn. Edgar chiese conferma a Camus, che semplicemente annuì. L’omino era già stanco. Aveva fatto molte scale, per lui infinite, e voleva andare a casa. Ora la sua vita non gli sembra più così vuota. Tutt’altro. Era preferibile passare i prossimi 100 anni da solo che in compagnia dei folli che lo circondavano. Uomini che indossavano pesanti armature dorate? Chi mai gli avrebbe creduto? Ma che importanza poteva avere? Di lì a poco sarebbe morto di paura, oppure avrebbe provveduto Milo a gettarlo giù dalle scale e se non lo avesse fatto, forse lo avrebbe fatto da solo, nella foga di fuggire da quei matti. Milo, stanco di aspettare che si decidesse ad entrare lo spinse energicamente, facendolo quasi ruzzolare dentro la casa del Capricorno. Edgar ebbe la prontezza di riflessi di mettere le mani avanti e questo gli impedì di cadere faccia a terra. Alzando lo sguardo, si trovò ad osservare una statua in cui era raffigurato un uomo inginocchiato di fronte ad una donna, o forse era la Dea Atena? Ad ogni modo la donna offriva una spada all’uomo inginocchiato. Edgar si voltò per domandare a Camus il significato di quell’allegoria. Non sapeva se quella fosse la parola giusta da utilizzare, non era mai stato bravo ad Arte. O meglio. Non era mai stato bravo in nessuna materia; come in tutta la sua vita, anche durante il periodo scolastico la sua più grande virtù era stata quella di sparire agli occhi di tutti, perfino a quelli degli insegnanti. Milo si inginocchiò e sorrise:

  • Avanti, mio caro procione, tirati su che non voglio fare nottata

  • Ma se è giorno! – Edgar era sempre più indignato dal comportamento di quell’uomo

  • Si, ma se tu continui a dormire su questo pavimento ci facciamo notte in questa casa.

  • Perché c’e’ la statua? – Edgar per evitare di acuire la sua ulcera, ignorò Milo e chiese a Camus

  • Per ricordare il dono che Athena fece al cavaliere di Capricorn

  • Una spada?

  • La spada! – fu Milo a rispondere, quasi sputandogli in un occhio

  • La spada?

  • Ma che sei sordo?

  • Che significa “la spada”?

  • Significa che Athena ha regalato al cavaliere di Capricorn la spada migliore che sia mai stata forgiata: Excalibur

  • Excalibur? – Edgar guardò Milo confuso e perplesso – ma non era la spada che Re Artù estrasse dalla roccia?

  • Re Artù? – Milo lo guardò stupito – e chi è Re Artù?

  • Non conosci la legenda di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda?

  • No – Milo alzò le spalle – dovrei?

  • Muovetevi!

Camus scavalcò entrambi e si diresse verso l’uscita. Edgar e Milo, per la prima volta, ebbero lo stesso identico pensiero e cioè che il loro compagno a volte sapeva essere molto scortese. Eppure si alzarono e lo seguirono senza dire nulla, entrambi confusi ed inappagati dalla loro conversazione. In pochi minuti riuscirono ad uscire dalla casa senza mai incontrare il proprietario, eppure la netta sensazione che lui fosse lì e che li avesse osservati per tutto il tragitto non abbandonò mai l’omino. Era inquietante, certo, ma per Edgar l’importante era superare indenne quelle Dodici Case, anche se temeva che quello che lo aspettava in cima, forse, sarebbe stato di gran lunga più temibile. L’unica considerazione che potè fare attraversando l’Undicesima fu che in quell’ambiente si respirava l’essenza del proprietario, nonché suo accompagnatore: la freddezza. Tanto era algido Camus, quanto era algida la sua casa e se in quella di Milo aveva percepito il caos che vi regnava, in questa il silenzio ne era il padrone, come se nessuno vi avesse più dimorato da secoli. Di più non gli fu permesso di scoprire: la attraversarono talmente in fretta che quasi dubitò di esserci passato veramente. Giunti alla Dodicesima casa, un profumo di rose lo assalì. Era cresciuto avvolto da quell'odore, per questo lo riconobbe all’istante. Il giardino della casa dei suoi genitori era pieno di rose, grande passione di sua madre. Edgar, però, non le aveva mai amate. Forse perché aveva sempre ritenuto che sua madre dedicasse più tempo alla coltivazione di quei fiori che alla sua cura, o forse perché a forza di annusare quel profumo tutti i giorni gli era venuto a nausea. Ed ora si ritrovava avvolto ancora da quelle fragranze. Trattenne a stento il vomito, non poteva fare l’ennesima figuraccia alla presenza di quei due. Di fronte a loro comparve un giovane dalla bellezza inaudita. Edgar rimase a bocca aperta ad osservare il giovane in armatura dorata avanzare verso di loro. Era bello. Non esisteva un aggettivo diverso che poteva qualificarlo al meglio. L’uomo si rivolse a Camus con educazione, ma con l’aria di chi si sente superiore in tutto.

  • Che cosa ti porta fino a qui, cavaliere di Aquarius?

Edgar trovò curioso che si rivolgesse solo a lui, ignorando la presenza di Milo (della sua non si curava, non riteneva infatti che un semi Dio come quello potesse accorgersi di una formica come lui).

  • Abbiamo avuto l’ordine di portare quest’uomo al cospetto del Grande Sacerdote – il tono di Camus era calmo, come al solito - ti chiedo pertanto di lasciare libero il passaggio

  • Io però non ho ricevuto nessuna indicazione in merito – l’uomo sorrise – pertanto non credo che potrò lasciarti passare

  • Avanti Aphrodite! Smettila con tutte queste cerimonie. Sai che Camus non mente, non lo ha mai fatto

Il cavaliere dei Pesci si voltò verso Milo come se lo notasse per la prima volta. Edgar non riuscì a non sorridere, ma cancellò il sorriso dalle sue labbra immediatamente, a causa dello sguardo torvo del cavaliere di Scorpio.

  • Milo, non avevo notato la tua presenza

  • Già! Come no!

  • Non sto scherzando – il sorriso di Aphrodite si fece più generoso – sai che ai miei occhi tutto ciò che non è bello sfugge, vero?

  • Questo vuol dire che l’unico che ritieni alla tua altezza è Camus? – Milo indicò Edgar – passi per lui … ma insomma, mio caro, anche io sono un tuo pari grado e sai che le donne di Atene, nessuna esclusa muoiono dietro al mio fascino

  • Fascino non vuol dire bellezza – Aphrodite rispose con sufficienza – anche l’uomo più brutto può avere fascino. La bellezza è ben altra cosa e tu, mio caro, ne sei totalmente privo.

  • Tu dici? – Milo sorrise

  • Perfino l’omuncolo al tuo fianco risulterebbe più bello di te con le giuste sistemazioni

  • Cosa? – il sorriso scomparve immediatamente dal volto del cavaliere di Scorpio

  • Ora basta! – Camus usò ancora un tono calmo, ma il suo sguardo si fece più severo – non abbiamo tempo per queste discussioni. Te lo chiedo per l’ultima volta Aprhodite, libera il passaggio in modo che possiamo adempiere al nostro incarico

  • Ed io ti ripeto, cavaliere di Aquarius che nessuno mi ha informato circa il vostro incarico, pertanto il passaggio rimarrà chiuso.

  • E va bene – Camus sospirò – lo hai voluto tu

Edgar vide il cavaliere di Aquarius riprendere il cammino, superare il bellissimo cavaliere senza che egli facesse nulla per fermarlo ed entrare nell’ultima casa dello zodiaco. Milo alzò le spalle, sospirò a sua volta e seguì l’amico senza dire nulla. Edgar si vide costretto a correre per raggiungere i suoi due accompagnatori. Il cavaliere dei Pesci rimase ad osservarli con uno strano sorriso sul volto. L’omino rabbrividì al pensiero di cosa potesse celarsi dietro a quello strano ghigno. Eppure aveva fiducia in Camus, pertanto lo seguì senza esitare. Una volta giunti all’uscita della dimora dei Pesci, si ritrovarono a dover fronteggiare una distesa di rose che copriva tutta la scalinata che conduce all’ultima casa della montagna; la dimora del grande Sacerdote intuì Edgar. L’ometto cominciò ad attraversare il campo di rose. Sapeva che il profumo di tutti quei fiori lo avrebbe fatto star male, ma non voleva indietreggiare di fronte ai suoi compagni. Ma dopo aver mosso i primi passi si bloccò, voltandosi indietro si rese conto che Camus e Milo erano rimasti fermi alle soglie del campo. Milo sorrise

  • Hai intenzione di dirglielo o aspetterai che stramazzi nuovamente al suolo? Perché te lo dico subito, amico, questa volta te lo incolli tu fino alla cima

  • Ma di cosa state parlando? – Edgar li guardò confuso

  • Le rose di Aphrodite sono velenose – furono le uniche parole pronunciate da Camus

  • Velenose? – Edgar ebbe un attacco di panico – Velenose?????

Cominciò a correre più veloce che potè, in direzione dei suoi accompagnatori e quando giunse vicino a loro riprese a respirare.

  • O non preoccuparti – Milo gli diede una pacca sulla spalla – non ne hai inalato molto di quel veleno … almeno credo

  • Credi? – Edgar sgranò gli occhi – Credi????

  • Spostati

Camus lo scansò con un gesto deciso. Edgar, ancora sotto shock osservò il cavaliere di Acquarius alzare la mano destra ed invocare le parole “Diamond Dust”. Le rose si congelarono all’istante e l’omino cadde a terra sconvolto. E così quello era il potere del cavaliere di Acquarius?

  • Trasformare ogni oggetto in ghiaccio puro – Milo sorrise osservando Edgar – ma non solo … Camus ha molte altre risorse. Vuoi sapere, invece, cosa faccio io?

  • Lascia perdere Milo – Camus cominciò a percorrere la scalinata ghiacciata – non abbiamo più tempo. Il Grande Sacerdote ci sta aspettando

  • Sarà per un’altra volta. Magari te ne darò anche una dimostrazione pratica, – Milo alzò di peso Edgar – ora cammina che non ho voglia di trascinarti ancora

Edgar seguì i due cavalieri nell’impervia salita ghiacciata. Le sue scarpe non erano adatte per quella superficie, ma non voleva rimanere un istante di più vicino al cavaliere dei Pesci. L’uomo li aveva raggiunti e li stava osservando mentre si arrampicavano verso la casa del Grande Sacerdote. L’omino, voltandosi, lo vide sorridere e rabbrividì. Non per il freddo. Era lo sguardo di Aphrodite a metterlo a disagio. Freddo, crudele eppure bellissimo. Edgar tornò a guardare avanti e si impose di non voltarsi più. Quando arrivarono, finalmente, alle soglie dell’ultimo Tempio, era distrutto per lo sforzo compiuto. In tutta la sua vita non aveva mai camminato così tanto come in quel giorno. Osservando i suoi accompagnatori si rese conto che l’unico ad essere sfatto era lui e si vergognò per l’ennesima volta di tutta quella debolezza. Un uomo vestito con un armatura meno preziosa di Milo e Camus si avvicinò a loro e dopo averli omaggiati riferì che il grande Sacerdote li stava aspettando nella sala delle udienze. Un brivido di puro terrore percorse tutto il corpo di Edgar e la paura si aggrappò al suo collo. Milo dovette sospingerlo energicamente per farlo muovere, tanto i suoi piedi erano fermi sul pavimento. La verità era che non aveva paura tanto del Grande Sacerdote e di quello che aveva da dirgli, quanto piuttosto del fatto che quel venerabile signore che lo aveva voluto incontrare si rendesse conto, una volta che lo avesse visto in faccia, di aver sbagliato persona. Che fine avrebbe fatto? Sarebbe stato ucciso da Milo all’istante? Oppure lo avrebbero scaraventato giù per tutte quelle scale?Una visione celeste azzerò immediatamente i suoi pensieri. Colpito da una chiazza rossa,mentre attraversava il lungo corridoio, si voltò alla sua destra e vide la ragazza più bella che fosse mai esistita. Era mingherlina, con i capelli corti di un rosso fuoco intenso e aveva due grandi occhi verdi che lo stavano scrutando nel profondo della sua anima. Edgar abbozzò un sorriso impacciato e la ragazza ricambiò. Poi lo sguardo della dolce visione si spostò velocemente su uno dei suoi accompagnatori e l’espressione sul suo volto cambiò repentinamente. Edgar la vide arrossire ed abbassare velocemente lo sguardo. Voltandosi alla sua destra incrociò lo sguardo di Camus e comprese. Per queste cose, ormai, aveva un talento speciale. Quella dolce visione, la ragazza che le aveva appena rubato il cuore era innamorata del cavaliere di Acquarius. Sospirò, affranto. Ora l’idea di essere scaraventato giù dalle scale non lo impauriva più di tanto. La voce di Milo, lo fece sussultare

  • Non mi dire! Caro il mio Edgar hai per caso messo gli occhi sulla piccola Mya?

  • Mya? – Edgar si voltò a guardare Milo, poi seguì il suo sguardo verso la figura esile della ragazza dei suoi sogni – No! Ma cosa dici?

  • Meglio così – Milo alzò le spalle – quella porta solo guai

  • Smettila Milo – Camus si voltò, ma invece di guardare il suo amico fissò il suo sguardo su Edgar

  • O avanti Camus. Lo sai cosa dicono di lei e di chi è figlia

  • E da quando credi a tutto quello che dicono? – Camus lo guardò severamente

  • Beh! – Milo abbassò lo sguardo. Il suo amico aveva il dono speciale di farlo sentire a disagio quando più gli piaceva – lasciamo perdere!

Edgar osservò il cavaliere di Scorpio allontanarsi e, facendosi coraggio, si rivolse a Camus

  • Che cosa dicono di Mya? – lo sguardo del cavaliere di Acquarius lo gelò all’istante

  • Dubito che la cosa possa o debba interessarti – Camus continuò a fissarlo – a meno che tu non abbia un particolare interesse nei suoi riguardi

  • Io .. no no – Edgar abbassò lo sguardo – e poi … perché mai dovrebbe interessarsi a me quando …

  • Quando? – Camus alzò un sopracciglio, incuriosito

  • Beh – l’omino continuò a fissarsi le punte delle scarpe – è evidente che gli interessa qualcun altro … molto più bello e aitante del sottoscritto

  • E questo dovrebbe fermarti?

  • Cosa? – Edgar alzò lo sguardo incredulo – ma mi hai visto bene? Come potrei competere con …

  • Competere? E perchè dovresti? – Camus sorrise – devi semplicemente mostrargli chi sei

  • Facile a dirsi – Edgar abbassò lo sguardo

  • Andiamo – Camus decise di lasciar perdere. Cominciava a pensare che quell’uomo non avesse speranze

  • Che cosa si dice di lei? – Edgar riprese a camminare dietro al cavaliere di Aquarius

  • Che tutto ciò che dice si avvera e che generalmente quello che dice riguarda sventure e sfortuna

  • Cosa? E tu ci credi?

  • Non conta quello che credo io, conta quello che credono tutti. Nessuno parla con lei e tutti cambiano strada ogni volta che la incontrano. Anche perché hanno paura di ciò che potrebbe fare loro sua madre

  • Sua madre? Chi è sua madre?

  • Vuoi sapere chi è sua madre? – Camus si fermò di fronte ad una grande porta – la conoscerai molto presto

Senza permettergli di replicare, il cavaliere di Aquarius fece cenno alle due guardie che presidiavano la porta di aprirla. Gli uomini eseguirono gli ordini ed Edgar, una volta spalancate le porte, vide di fronte a lui la figura imponente di un uomo bardato di tutto punto e mascherato, ergersi di fronte ad un trono. La paura tornò ad attaccarsi al suo collo. Accanto a lui vide una donna che un tempo non lontano doveva essere stata molto bella, ma che ora emanava un aura di odio e vendetta che la rendeva ai suoi occhi orribile. Possibile che quella fosse la madre dell’angelo che aveva appena incontrato? Edgar, ancora una volta venne sospinto da Milo e si ritrovò così ad entrare dentro la sontuosa stanza in cui si sarebbe deciso della sua sorte e la sua vita sarebbe cambiata per sempre.





O mamma quanto tempo è passato …. Ammetto di aver avuto il classico blocco …. Benchè sapessi cosa scrivere, non riuscivo a farlo … chiedo umilmente perdono per questo terribile ritardo a tutti coloro che fino ad ora hanno seguito questa storia. Ora che finalmente il nostro povero Edgar è arrivato al cospetto di Saga la storia finalmente prenderà corpo. Qualche anticipazione? Beh … vediamo … il nostro povero omino verrà addestrato come un vero cavaliere … e indovinate chi sarà il suo maestro? …. Anzi … i suoi maestri???

  
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