Serie TV > Agente speciale Sue Thomas
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Autore: mar_79    18/07/2007    3 recensioni
Sue e Jack vivono la loro storia in segreto per evitare problemi sul lavoro, Lucy incontra un vecchio compagno del liceo che sembra molto interessato a lei mentre la squadra si occupa di un caso di traffico di droga. Poi all'improvviso a questa indagine si affianca quella su una persona scomparsa, una persona conosciuta da poco ma a cui ormai tutti vogliono già bene...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap5 mela

Capitolo 5

 

L’appuntamento con Joe era in un vicolo non molto lontano dal palazzo dell’FBI, quando arrivarono lui era già li ad aspettarli. «Ciao Joe, come va?»

«Io sto bene, tu invece mi sembri strano.»

«Che vuoi dire, non capisco.»

«Sono giorni ormai che tu e i tuoi fate domande sulla droga colombiana e sull’incendio di quel palazzo in centro…»

L’argomento si faceva interessante pensò Jack. «Si, e stranamente siete diventati tutti muti.»

«Il perché dovresti saperlo visto che vai in giro con quel tizio» ribatte il ragazzo pronunciando l’ultima parola con una nota di disprezzo.

Jack non riusciva più a seguirlo. «A chi ti riferisci?»

«A quello che ha detto a tutti i ragazzi di non parlare di queste storie altrimenti ci sbatteva dentro. Era con te prima.»

Adesso iniziava a capire, e non gli piaceva per niente. «Quale dei due vi ha minacciato?»

«Il tizio più basso e robusto, quello della narcotici.»

Jack e Sue si guardarono stupiti: perché mai Martin si era dato tanto da fare per impedirgli di ottenere delle informazioni? L’unico modo per saperne di più era chiederglielo di persona.

L’occasione per farlo si presentò prima del previsto infatti, raggiunti gli altri in ufficio, vi trovarono anche Martin.

Era seduto comodamente con i piedi sulla scrivania a leggere delle carte. Senza neanche fermarsi a salutare gli altri Jack marciò verso di lui livido di rabbia mentre Sue lo seguiva preoccupata con lo sguardo.

Con un colpo per nulla amichevole Jack tolse i piedi di Martin dalla scrivania e quando l’altro lo guardò sorpreso gli disse «io e te dobbiamo parlare subito, seguimi nell’altra stanza.»

Una volta soli si lanciò su Martin e, afferrandolo per la giacca, lo fermò contro il muro. «Io avrò anche il distintivo luccicante e il vestito fresco di tintoria, ma non ho mai fatto il doppio gioco a differenza tua.»

Martin si liberò con una spinta. «Non capisco di cosa parli, ma se vuoi menar le mani io sono a disposizione.»

«Parlo del fatto che hai minacciato i nostri informatori di sbatterli dentro se ci parlavano della droga o dell’incendio!»

Martin sorrise e si sedette. «E così lo hai scoperto. Avrei dovuto essere più attento.»

Jack diede un pugno sul tavolo sempre più arrabbiato. «Questa è la tua giustificazione? dovevo essere più attento

«Senti Hudson, il motivo è uno solo. Quando ho saputo che l’FBI stava mettendo il naso nella mia indagine mi sono preoccupato e ho deciso di tagliarvi le gambe impedendovi di avere informazioni. Sai ho lavorato diverse volte con dei tuoi colleghi e non è stato piacevole, combinavano dei gran casini e volevano tutti i meriti.» Lo guardò dritto negli occhi «ho sbagliato ma lo ho fatto prima di conoscere te, di conoscere tutti voi e prima di rendermi conto che sapete veramente fare il vostro lavoro e lo fate con passione come me. Sono stato stupido, infantile, chiamami come vuoi ma non ho fatto il doppio gioco, non sono coinvolto in questa storia, io cerco la verità» gli puntò contro un dito «esattamente come te.»

Jack lo guardò per qualche secondo. «Spero di non dovermene pentire ma ti credo.»

Martin si alzò. «Meglio così perché questo è stato il discorso più lungo che abbia mai fatto e non credo di essere in grado di ripetermi. Ora devo andare dal mio capo a fare rapporto, ci vediamo.»

Tornato in ufficio Jack informò tutti della discussione con Martin e si fece dire da loro le ultime novità. 

«Ho io una notizia fresca fresca per voi» iniziò Tara «sapete quei codici per le cassette di sicurezza? Li usano anche all’aeroporto dove hanno arrestato Fuentes e dove lavorava Doris Williams.»

«E vicino al quale Andrew è scomparso e la donna è stata uccisa.»

«Come si dice? Tutte le strade portano a Roma…»

«Myles, ti prego!» implorò Jack. «Io, Bobby, De e il simpaticone andiamo subito a controllare, Tara tu continua comunque a cercare.»

Qualche minuto dopo che i ragazzi erano usciti, il telefono squillò alla scrivania di Lucy e lei rispose immediatamente. «Pronto?»

Le rispose una voce maschile. «Il tuo amico non ha voluto dirci quello che volevamo e abbiamo dovuto farlo fuori. Se tu e la tua amica sorda non volete fare la stessa fine ti conviene dirci tutto. Ci faremo sentire noi e ricorda, sappiamo dove abitate.»

«Oh mio Dio!» Lucy lasciò cadere la cornetta e si appoggiò alla scrivania per sorreggersi.

Subito Tara e Sue le furono vicine. «Chi era Lucy, che succede?»

«Andrew, lui è…lui è morto.»

 

 

Lucy piangeva seduta sul divano della camera d’albergo in cui Jack le aveva fatte trasferire subito dopo aver saputo della telefonata minatoria.

La visita all’aeroporto si era rivelata un buco nell’acqua, nella cassetta c16-64 c’erano solo delle vecchie lettere  e un po’ di soldi. L’uomo a cui era intestata era un pilota il quale gli aveva detto che vivendo più in aeroporto che a casa teneva lì i soldi per le emergenze. Avevano fatto un controllo ed era risultato pulito.

L’umore di Jack era sceso sotto i tacchi dopo che l’ennesima pista si era rivelata inutile, e se possibile era ancora peggiorato quando Sue gli aveva comunicato della telefonata. Se dovevano credere all’uomo che l’aveva fatta, Andrew era morto e presto sarebbe toccato a Lucy e Sue se non avessero rivelato quello che sapevano. Era chiaro che si riferiva al codice della cassetta, doveva contenere delle prove davvero compromettenti se per nasconderle erano già morte tre persone, forse quattro, erano stati falsificati dei documenti, bruciato un palazzo e minacciate due agenti dell’FBI.

Jack si prese la testa tra le mani, aveva un mal di testa terribile, come se qualcuno gli stesse trapanando il cervello, inoltre era da dopo l’interrogatorio di Rosemberger che cercava di ricordare un particolare senza riuscirci.

«Jack»

Sentendo Sue che lo chiamava alzò lo sguardo.

Era così bella e così dolce, il pensiero che qualcuno volesse farle del male lo faceva impazzire. Si alzò di scatto e la strinse forte a se. In quel momento aveva bisogno di quel contatto come dell’aria che respirava.

Dopo un po’ lei si sciolse dall’abbraccio quel poco che bastava per guardarlo in viso. «Jack, non c’è proprio nient’altro che possiamo fare?»

«Ho mandato Bobby e Myles ad interrogare di nuovo i vicini di Doris Williams nel caso ci fosse sfuggito qualcosa e ho chiesto a Tara di continuare con le ricerche sul codice, per il momento non mi viene in mente altro.»

«Io non credo che sia morto.»

Jack si girò verso Lucy e fece segno a Sue di farlo anche lei.

«Ho detto che non credo che sia morto.»

«Lucy, ti capisco, lo so che vuoi continuare a sperare…»

«No Jack, non è questo. Se lo avessero veramente ucciso perché non farci trovare il corpo così da spaventarci di più? Andrew è ancora nelle loro mani, altrimenti ci avrebbe contattato, ma non è morto. Probabilmente conosce delle informazioni, solo lui intendo, che quelli cercano perciò devono mantenerlo in vita.»

«Non ha tutti i torti Jack. In fondo Andrew ci ha detto quel codice e niente di più mentre lui sicuramente sarà a conoscenza di molti particolari.»

«Va bene, continueremo a comportarci come se Andrew fosse vivo. Vado a raggiungere gli altri, fuori dalla porta ci sono due dei nostri che non si muoveranno senza un mio ordine e non faranno passare nessuno.» Strinse un’ultima volta la mano a Sue «torno più tardi.»

«Portaci buone notizie.»

«Farò il possibile.»

  
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