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Autore: Alerie Ambrose    02/01/2013    1 recensioni
Non ero soddisfatta della mia vita, non potevo uscire, divertirmi, vivere e stare a casa con la mia perfettissima famiglia a farmi ripetere quanto fossi una delusione.
Non ero brava nello sport come i miei fratelli, o affascinante come mia sorella o intelligente come l'altra. Io ero la semplice Caroline.
Poi una telefonata mi cambiò la vita, una festa, un incontro che mi fecero diventare la nuova Caroline, sfrontata e pronta a tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Salve a tutti:)

Innanzitutto volevo solo ringraziare tutti quelli che leggono e recensiscono, e poi precisare il fatto che questo capitolo si chiama semplicemente “Caroline” perché non ho trovato niente di pertinente ai Green Day che c'entrasse con il testo...

Ciaooo!

Caroline

 

-Sei molto affezionato a tuo padre?-

Chiesi a Joey dopo un lungo momento di silenzio. Eravamo entrambi sdraiati sul suo letto, sotto un'enorme foto della sua band al completo, ed io guardavo il soffitto, in cerca di chissà cosa nell'azzurro chiaro dell'intonaco.

-Direi di sì- rispose -E' stato un po' la mia fonte di ispirazione fin da quando ero piccolo...la dimostrazione che se desideri veramente qualcosa e ti impegni puoi realizzarla-

Prese a disegnare cerchi irregolari sulla parete, poi si alzò a sedere bruscamente, facendomi sobbalzare.

-Ma a volte è un peso avere un padre così famoso-

-Cosa intendi?-

-Intendo che molta gente mi frequenta solo per avvicinarsi a lui-

Provai un leggero imbarazzo a sentire quelle parole, in fondo all'anima sapevo perfettamente che inizialmente a tenermi legata a Joey era stato l'incontro con i Green Day. Un sogno dal quale non volevo svegliarmi. Ma ora ero certa di provare qualcosa per lui, un'emozione che non aveva niente a che fare con Billie. O Mike. O Tré.

-Dev'essere stata dura, all'inizio- commentai.

-Oh,lo è ancora. Capita spesso che mi trovi a pensare che molto probabilmente metà del mio successo è dovuto a papà, e questo mi distrugge, insomma, lui ha lavorato sodo con gli altri, per arrivare dov'è ora, ed io non voglio avere la strada spianata, capisci?-

Annuii.

-Dai, non deprimerti!- gli diedi un leggero pugno sulla spalla, mi alzai dal letto e mi trascinai fino alla finestra.

-E invece tu che rapporto hai con tuo padre?- disse raggiungendomi -Non me ne parli mai, so solo di tua madre io-

-E che mio padre è così....non saprei, alle volte la sua presenza non si nota, è sempre in disparte, non dice mai la sua e lascia che sia mamma a prendere tutte le decisioni-

-E' un molle- sentenziò lui.

-Un che?-

-Un molle, uno senza molto carattere, che modelli come ti va. Discreto.-

-Si, coincide perfettamente con mio padre!-

Sorrise, ed io di rimando, era così contagioso!

-Dai, scendiamo, a momenti arriverà zio Tré- ubbidiente lo seguii giù per le scale, fino all'ingresso, dove erano appena entrati Billie e Frank, quasi gocciolanti.

-Fuori c'è il diluvio!- ci informarono.

-Davvero?- esclamai sorpresa -Ero affacciata alla finestra poco fa e non me ne sono nemmeno accorta-

-Strano non accorgersene. Ogni goccia e come un fottuto barile di acqua gelida- commentò Billie frizionandosi i capelli e sparando pioggia ovunque.

-Manco il cane si scolla così- Joey si asciugò uno schizzo dal viso, poi con il pollice raccolse una goccia sulla mia guancia.

Era un gesto così spontaneo e tranquillo, eppure fatto davanti a Billie e Tré mi mise terribilmente a disagio, e mio malgrado sentii il calore infiammarmi le guance.

-Beh è ora che vada- sentenziai frettolosamente.

-Di già?-

-Si, mi dispiace ma Beks se ne va di casa prima e non voglio rimanere chiusa fuori- mi giustificai, intanto Frank aveva placcato il bellissimo cane di Billie ed aveva iniziato a strapazzarlo per bene, mentre l'altro, divertito assisteva alla scena dove il cane, seccato, azzannava la mano dell'amico.

-Oh andiamo...- insistette.

-E che va con i suoi a cena dagli zii e resta pure per la notte, i suoi non lasceranno casa aperta solo per me- Era vero. Gli zii di Rebekah abitavano a San Leandro, una città più a sud rispetto Berkeley e dato che vivevano in una mega villa con otto stanze da letto, fermarsi da loro per la notte era quasi un obbligo.

-Beh resta qui allora- Joey guardò suo padre, supplichevole -Ti va se resta?-

-A me va bene devi solo dirlo a Adie- disse Bille, sorridendomi.

-Allora sei dei nostri stasera!- esclamò Tré.

-Se a Adie va bene....-

-Ma certo che le va bene- mi interruppe Jakob sbucando dalla cucina -Ti adora. E poi stai simpatica a tutti!-

-Beh grazie!- risposi imbarazzata. Nel frattempo Tré si lasciò cadere sul divano (lo stesso sul quale io e Joey avevamo pomiciato, qualche giorno prima) accanto a Billie, e iniziarono a parlare a volume alto, con il loro marcato accento californiano.

Come previsto Adie fu felice di ospitarmi, alla cena si aggiunsero anche Mike ed Estelle Desiree, sua figlia, che però non fu di molta compagnia dato che passo quasi tutto il tempo con Jakob.

-Ho fatto gli spaghetti- annunciò Adrienne servendo in tavola una grossa ciotola fumante.

-Sono una specialità italiana, li chiamano “spaghetti alla carbonara”- aggiunse entusiasta.

-Mia nonna me li cucina spesso- mi sfuggì mentre ci serviva.

-A tua nonna piace la cucina italiana?- chiese lei riempiendo abbondantemente il piatto di Tré, che continuava a chiederle di aggiungerne.

-Veramente mia nonna è italiana- risposi. Mi guardarono tutti con sguardo sorpreso, tranne Frank che si era letteralmente tuffato nel suo piatto, ma solo Adrienne rimase di sasso, poi, con sguardo truce si voltò verso Joey.

-E perché diamine non me l'hai detto? Ho appena cucinato un finto piatto italiano ad un'italiana!- ruggì.

-Calma mamma, non lo sapevo!- disse lui, ridendo.

-Mi piace l'Italia- intervenne Billie -Abbiamo una data lì mi pare il due o il tre di settembre-

-Il due- sentenziò Mike -A Bologna mi sembra-

-Mi piace Bologna, anche se ci sono stata solo poche volte- dissi.

-Beh com'è che salta fuori solo adesso che sei italiana?- chiese Joey, ingoiando un 'enorme forchettata.

-Anche se fanno schifo, fingi che siano come quelli di tua nonna- intervenne Adie guardandomi speranzosa.

-No, sono davvero buoni, credimi, forse va aggiunto un po' di pepe- Sembrò tranquillizzarsi e rivolse un'occhiata compiaciuta a Billie.

-Visto? Cucino bene gli spaghetti-

-Non ho mai avuto dubbi- rispose lui baciandola teneramente.

-Comunque sono solo mezza italiana- risposi finalmente a Joey -Da parte di mamma. Mio papà invece è mezzo californiano e mezzo Irlandese-

-Sei un bel miscuglio direi- intervenne Frank -E comunque vieni dall' Europa. Anch'io sono nato lì sai? A Francoforte-

-Dall'Irlanda dove?- chiese Billie.

-Ballyconneely- risposi prontamente.

-Dove?- chiesero lui, Joey e Tré all'unisono.

-Ballyconneely- dissi ridendo -E' un paesino un po' sperduto, ad ovest. Ma è un posto veramente carino- aggiunsi.

-Sti irlandesi hanno dei nomi veramente assurdi! Devi sentire Paul quando ci racconta di tutti quei posti strani che iniziano con “Balli” e quelle pronunce impossibili in irlandese!-

Paul. Bono. Il cantante degli u2. E ne parla così come se fosse il panettiere dietro l'angolo che tutti conoscono.

-Si, tipo cos'è che ci ha detto la scorsa volta? “Slan” ?- disse Mike sorridendo.

-Addio- tradussi subito.

-Sai l'irlandese?- chiese Joey, stupito.

-Solo qualche parola, tipo “Slan” che significa addio, o “sraid” che vuol dire strada, e altre, ma non lo so parlare-

Sembravano tutti entusiasti.

Jakob ed Estelle evaporarono dopo poco, ed Adie servì loro il dolce in salotto.

-Chi vuole la torta di pesche?- chiese poi iniziando a riempire i piatti di tutti senza aspettare risposte.

-E invece in Italia ci sei stata spesso?- Frank sembrava curioso -Di dov'è tua madre?-

-Ci vado ogni estate, quest'anno però non siamo riusciti a partire. Mia mamma viene dal nord, vicino al confine con la Francia- spiegai approssimativamente.

-Ed è vicino a dove farete il concerto?- chiese Joey, riempiendomi il bicchiere di quella che sembrava birra.

-No, tesoro, è più verso il centro quella città- Adie sembrava l'unica a conoscere la risposta, e questo mi fece sorridere. Feci il bis di torta ed il resto della cena lo passammo ridendo, continuavano tutti a chiedermi traduzioni in italiano di potenziali parole che potevano ripetere una volta in Italia, passammo da “salsiccia” a “chitarra” a “una birra per favore”, e fu veramente comico sentirli parlare con la loro strana pronuncia. Frank alle volte ci mischiava anche un po' di tedesco, e Joey insistette per farsi insegnare la pronuncia della “gn”.

Verso la fine della cena passammo direttamente al dialetto della mia regione, che li fece letteralmente sbellicare, a quello super stereotipato romanesco.

Ovviamente subito dopo aver finito di mangiare, Billie Mike e Tré si allontanarono al piano inferiore, Jakob ed Estelle passarono dal salotto alla camera di lui, e mentre Joey seguiva suo padre per parlargli di chissà cosa, io aiutavo Adie a sparecchiare tavola e cercavo inutilmente di fermare l'emozione che mi aveva travolto a causa del dialogo della serata.

-Mamma, ti rubo Caroline, devo dirle una cosa- esclamò Joey apparendo in cucina, sembrava non stare più nella pelle e quando la madre sorrise amorevolmente, mi trascinò letteralmente al piano superiore.

Sebbene avessi visitato quel corridoio altre volte durante l'estate, rivederlo mi fece pensare alla sera in cui avevo incontrato Joey. Quando mi aveva portato in camera sua per farsi dare una mano con l'amico sbronzo ed io avevo pensato subito al peggio. Ricordavo perfettamente le sue parole, mentre spensieratamente mi aveva mostrato dove dormivano i suoi ed io per poco non ero svenuta per la vicinanza con la sua camera da letto.

Mi condusse proprio fino alla porta di camera di Billie ed Adie, ma anziché entrare mi fece passare attraverso ad un'altra porta lì vicino che non avevo mai notato. Portava ad una scala, che salita fino in cima portava ad una splendida terrazza che permetteva di vedere quasi tutta Bekeley.

-Che te ne pare?- chiese lui sorridendo.

Io ero ancora a bocca aperta -Non sapevo avessi una terrazza, con una vista così poi!-

-Non male eh?-

-Si vede casa mia!- esclamai eccitata sporgendomi dal parapetto ed indicandogliela entusiasta -E casa di Beks laggiù... e quella di Leo da quella parte.....- mi accorsi che Joey mi stava guardando e mi resi conto che dovevo essere emozionata come una bimba di cinque anni, così mi ricomposi e mi sedetti sulla sedia più vicina.

Lui rise e si sedette sulla sedia accanto, tacque, e sembrò pensieroso; cercava di trovare le parole adatte.

-Come sai mio padre è stato via parecchio tempo per partecipare a diversi festival e concerti in Europa, ultimamente- esordì.

Annuii e con un'occhiata lo incitai a continuare.

-Ora lui e gli altri sono tornati per un attimo di pausa, poi ripartiranno prestissimo, hanno diverse tappe ancora, mi pare in Inghilterra e in Germania...e poi in Italia. Beh ecco, avevo pensato che, dato che tutta la famiglia va con la band,e che tu vieni proprio dall'Italia... potresti venire con noi- disse quasi tutto d'un fiato.

A quelle parole sentii seriamente il cuore fermarsi e smettere di pulsare. Smisi di respirare e lo guardai incredula.

-Io, venire al concerto, in Italia, con....voi, Green Day...- sussurrai, con le parole che, sconnesse, faticavano ad uscire dalla mia bocca. Mi mancava il fiato.

-Si...hey Caroline...tutto bene?- chiese lui, sempre sorridendo ma anche leggermente preoccupato.

Mormorai qualcosa e poi svenni. Svenni. Mio dio ero svenuta sul balcone del mio ragazzo. Joey mi aveva appena chiesto di partecipare a quella che sarebbe stata molto probabilmente l'esperienza più bella della mia vita, ed ero svenuta. Avrei dovuto saltare, ringraziare, abbracciarlo, non cadere a terra come un pesce lesso!

Mi svegliai dopo poco tempo, tremendamente imbarazzata dalla mia reazione, e trovai Joey a baciarmi teneramente. Lo guardai un po' perplessa e lui si divise da me sogghignando.

-Mmm, ti sei svegliata con un bacio, devo chiamarti Biancaneve?- disse aiutandomi a sedermi di nuovo sulla sedia.

-No, sono decisamente più patetica di lei- sussurrai ancora rossa i viso.

-Ma perché dici così? La tua reazione è stata così tenera-

-Se lo dici tu!- esclamai -Comunque sarei onorata di venire con voi, stare con te, nel mio paese di origine, con il mio gruppo preferito...sarà una favola!-

Lui sembrò compiaciuto di avermi reso così felice, lo abbracciai, continuando a ringraziarlo, poi presi l'iniziativa e fui io ad incollare le mie labbra alle sue.

Si stupii del mio bacio improvviso, solitamente era lui a decidere quando baciarmi. D'altronde l'ultima volta che avevo scelto io di farlo eravamo finiti per terra, sotto gli occhi di suo padre, ed era stato alquanto imbarazzante. Ma ora non c'era nessuno a guardarci, eravamo completamente soli, e potevamo lasciarci andare.

-Ti amo- sussurrò, senza quasi staccare le labbra dalle mie.

Continuai a ricambiare il bacio, ma rimasi comunque spiazzata. Mi aveva detto le due fatidiche parole, ed ora si aspettava certamente che ricambiassi. D'altronde non potevo stare zitta, ci sarebbe rimasto male....ma lo amavo? Lo amavo davvero o quelle parole sarebbero servite solamente a non deluderlo?

Ripercorsi velocemente tutti i momenti che avevamo passato insieme: dal primo incontro, alla strana casa tutta verde, a Joey che mi accarezzava i “nuovi capelli”. Alla rabbia che avevo provato quando aveva baciato Beks, e a quello splendido pomeriggio che avevamo appena passato.

Lui mi aveva resa libera, prima di incontrarlo vivevo sotto il controllo di mia madre, senza mai poter fare quello che mi piaceva. Ed ora, grazie a lui, vivevo con la mia migliore amica, avevo i capelli verdi, un ragazzo che mi amava, splendidi pranzi in compagnia del mio gruppo preferito, scariche di felicità pura ad ogni bacio. Felicità, finalmente. E a quel punto la risposta alle mie domande fu chiara come il sole.

-Ti amo- risposi.

  
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