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Autore: EmaEspo96    02/01/2013    7 recensioni
[ STORIA INCOMPLETA ] Le aveva promesso di dimenticarla, di non trasformarla e di seguire suo fratello Niklaus pur non accettando quanto egli avesse fatto in passato. E lui l'aveva fatto, cercando di seppellire l'insopportabile ricordo di quella notte fresca e cupa in cui l'aveva vista morire. Ma lei non è morta, lei è tornata e non potrà mai più morire.
Dal secondo capitolo:
– Il mio nome è Sofia. – gli disse improvvisamente mentre avanzava lungo quel marciapiede di Firenze al fianco di quell’individuo. Indossava vecchi abiti risalenti agli anni ‘70 che le davano l’aria di una bambola di porcellana. Il vampiro volse lo sguardo verso di lei notando il suo tentativo di rompere il silenzio, un tentativo che era andato piuttosto bene.
– Elijah. – le rispose freddo, guardandola di sottecchi. Lei sorrise piegando le labbra di quel rosso acceso e socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
[...]
– Trovo che Sofia sia uno splendido nome. – affermò il vampiro, complimentandosi con lei.
Lei sorrise divertita ed abbassò timidamente lo sguardo – Io invece penso che Elijah sia un nome davvero strano. – commentò, offendendolo.

- E' la mia seconda fanfiction. Spero di vedervi presto leggere e/o recensire. :) -
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Appoggiò delicatamente il cucchiaino metallico sul bancone in vetro della cucina dei Mikaelson mentre la sua attenzione era catturata dal caffè che si stava accuratamente preparando. Mikael portò i suoi passi cadenzati all’interno della stanza varcando l’enorme porta ad arco. Solo in quel momento gli occhi della ragazza, la cui anima dormiente era sostituita da quella della sua stessa madre, si sollevarono per incrociare quelli del vampiro.
– Esther. – la chiamò lui con un tono di voce scandito dalla dolcezza e la gentilezza che riservava unicamente a sua moglie. Lei sorrise indietreggiando rispetto al bancone e raggiungendo il mobile all’interno del quale i bicchieri puliti venivano accuratamente conservati, e ne raccolse uno che portò con sé. Lo appoggiò sul bancone insieme a quello preparato precedentemente per sé stessa, donando nuovamente la sua attenzione alla figura di Mikael che si era fatta sempre più vicina.
– C’è nessun altro in casa? – domandò la donna, appoggiando le esili mani al fianco dei bicchieri ancora vuoti davanti a lei. Mikael scosse morbidamente il capo.
– Elijah non è tornato, ieri sera. Klaus è ancora fuori; mi chiedo cosa combina quando non è in casa. – commentò il vampiro distogliendo lo sguardo dal volto candido di Rebekah. Su di esso si disegnò il sorriso rassicurante di Esther, il sorriso di una moglie e di una madre premurosa, mentre una mano di lei si sollevava ad accarezzare con gentilezza una spalla dell’uomo in quell’istante vicino.
– Risolveremo anche questo, mio amore. – sussurrò lei. Mikael sollevò lo sguardo. Sapeva che quella era sua moglie, lui stesso aveva partecipato al rituale per portarla nel corpo di sua figlia, ma sentire quelle parole pronunciate da Rebekah gli mettevano addosso uno strano disagio.
– Pensi davvero che il piano funzionerà? – domandò Mikael raccogliendo la piccola e morbida mano di Rebekah in una sua per poter constatare maggiormente la presenza di Esther in quel corpo. Lei annuì facendo sfumare il suo sorriso.
– Ne sono sicura. Quando ho sentito Elijah e la sua amica parlare degli spiriti, ero sicura che si trattasse dell’incantesimo. Sono contenta che abbia avuto successo. – constatò la donna sfilando la sua mano dalla presa del marito e dedicandosi al fumante caffè che versò all’interno dei due bicchieri davanti a sé. Ne porse uno a Mikael che lo accettò volentieri.
– Ho fatto in modo che solo alcuni spiriti potessero scendere nel mondo dei vivi e con le mie conoscenze dell’Altra Parte, ho saputo ben scegliere quali. – affermò ancora Esther avvicinando il bordo del bicchiere alle labbra e macchiandosi la bocca del sapore dolciastro del caffè. Troppo zucchero, pensò. Lo allontanò dalle labbra riportando gli occhi sulla figura del marito.
– Ho la situazione sotto controllo. Elijah non sembrava contento di aiutarmi ma ho letto la speranza nel volto della sua amica. – disse ancora, Mikael annuì.
– Si chiama Sofia. – commentò lui. Anche Esther annuì, conoscendo già il suo nome.
– Quindi gli spiriti che hai richiamato quand’eri dall’altra parte, saranno assetati di vendetta? – domandò Mikael, ricevendo nuovamente un movimento del capo da parte della donna che ancora una volta annuì.
– Sono esseri privi di consistenza, qualcosa che nessuno può contrastare a parte la strega stessa che li ha richiamati. – commentò ancora Esther appoggiando delicatamente il vetro del bicchiere sul bancone davanti a sé e porgendo il suo sguardo agli occhi del marito. Mikael la fissava cercando, a suo modo, di comprendere pienamente il piano della moglie e cercare di trovare eventuali buchi da tappare.
– Si renderanno conto che sono un pericolo per le loro vite e ovviamente verranno da me. Ma dato che non posso effettuare incantesimi stando nel corpo di Rebekah, chiederanno aiuto alla loro amica, Bonnie Bennett. La ragazza, Sofia, si farà dire dove Niklaus nasconde il mio corpo e alla fine potremo di nuovo mettere in piedi la nostra famiglia. – affermò ancora Esther dipingendo un nuovo sorriso sul volto, stavolta soddisfatto. Un sorriso che perse a causa di un dubbio che le assalì la mente.
– Tu sei davvero sicuro che Niklaus dirà facilmente dove nasconde il mio corpo, a quella vampira? – domandò. Mikael annuì prontamente appoggiando anche il suo bicchiere, il cui contenuto appariva dimezzato, sulla superficie del bancone.
– Quando ho attaccato Niklaus durante il mio ritorno, c’era anche lei. Conosco mio figlio, sente qualcosa quando gli è vicino. Sono sicuro che quando saprà del pericolo che lei sta correndo, smetterà di essere così impulsivo e testardo, e cercherà di aiutarla. – pronunciò quelle parole tutto d’un fiato. Esther annuì.
– Ricorda che lo stiamo facendo per i nostri figli. Quando tutto sarà pronto, potremo risvegliare anche Kol e Finn. Non sai quanto dolore io stia provando al pensiero che sono ancora rinchiusi in quelle bare. – mormorò Esther avvicinandosi a lui. Mikael si scostò dal bancone posizionandosi proprio davanti alla donna e sollevando una mano fredda a carezzare quel viso che apparteneva a sua figlia.
– Non sarebbe stato più facile e veloce se tu avessi localizzato il tuo corpo in qualche altro modo? – domandò Mikael, dubbioso. Esther scosse il capo facendo oscillare i capelli lisci e biondi di Rebekah.
– Purtroppo non posso fare nulla senza i miei poteri, Mikael. Non ho potuto trasportarli con me in questo corpo, ho bisogno del mio. – affermò in risposta la donna. Mikael annuì, spostando lo sguardo altrove. Sembrava pronto a tutto per rimettere in piedi quella famiglia che lui stesso aveva distrutto.
 
La tensione era stata in qualche modo alleggerita la sera prima. Aveva sentito Elijah presenziare nella stanza tutta la notte, aveva sentito il suo odore accompagnarla tra le braccia rigide del sonno ma mai una volta aveva alzato lo sguardo per cercare il suo. Riaprì gli occhi lentamente sfregando il viso pallido e asciutto sulla morbidezza del cuscino avvertendo un leggero odore di cioccolato invaderle il naso. Sollevò il viso passandosi una mano tra i boccoli biondi e si guardò intorno. Pochi raggi solari filtravano nella stanza, attraverso la finestra, ostacolati dalle tendine che oscuravano buona parte della stessa, permettendo a Sofia di stare lontana da quello che, ormai, era diventato il suo peggior nemico. Cercò Elijah fra quelle piccole quattro mura ma riuscì solamente a sentirne l’odore lasciato dalla sua presenza notturna mentre gli occhi verdi si posavano indagatori sulla sedia della toletta rivolta verso il letto. Non era così la sera prima e capì, in poco tempo, che era la sedia sulla quale Elijah era stato seduto tutta la notte probabilmente a osservarla. Le cadde addosso un senso di timidezza che aumentò quando rammentò gli avvenimenti della sera prima. Quel tocco, semplice e fugace, le aveva mandato in subbuglio ogni pensiero. Ancora poteva sentire il sapore dolce che aveva strappato alle labbra del vampiro. Mentre una mano reggeva il suo busto sollevato standosene depositata sul letto, l’altra si sollevò a carezzare le labbra carnose e rosee che si piegarono presto in un timido sorriso. Chinò lo sguardo verso il basso, osservando la pallida camicia da notte che le copriva il corpo. Alcuni rumori provenienti dalla cucina la destarono portandola a spostare prontamente lo sguardo verso la porta della stanza, in quel momento socchiusa. Solo allora le ritornò in mente l’odore di cioccolato che l’aveva svegliata e che ancora riusciva a sentire. Scostò le pallide lenzuola e si portò in piedi in fretta avvicinandosi con passi misurati alla porta che aprì, accompagnata dal cigolio inquietante del legno. Fece capolino all’esterno scorgendo la luce accesa della cucina che contrastava col buio padrone dell’intera casa. Tutte le finestre presenti erano chiuse durante il giorno, un’abitudine che lei stessa aveva imparato ad avere dopo la trasformazione. Man mano che si avvicinava alla cucina, però, non era il cioccolato l’unico odore che sentiva. Riuscì a sentire l’adorabile odore del tea caldo mescolarsi candidamente all’odore perfetto che Elijah portava con sé. Accelerò il passo per sbucare sotto l’arcata che caratterizzava la porta d’ingresso della cucina e s’affacciò verso l’interno. Elijah era proprio nei pressi del bancone al centro della cucina, con le maniche della camicia tirate su fino ai gomiti, e lo sguardo attento sul vassoio che stava elegantemente sistemando. Sollevò lo sguardo quando si accorse della presenza della bionda e non tardò a far apparire sul suo viso un sorriso cordiale.
– Buongiorno. – le sussurrò. Sofia sussultò leggermente facendo scivolare la mano lungo lo stipite al quale si era appoggiata inutilmente, piegando le labbra in un sorriso timido.
– Che stai facendo? – gli chiese. Elijah sembrò sorpreso da quella domanda e con un gesto plateale delle braccia indicò il vassoio che aveva davanti.
– Ho pensato che avresti gradito una colazione, appena sveglia. – le rispose. Lo sguardo verde della vampira si portò su ciò che Elijah aveva davanti a sé. Un vassoio sopra il quale un’elegante tazzina conteneva del tea ancora fumante e con essa un cornetto caldo sembrava lamentarsi della troppa cioccolata che era stata messa al suo interno. Lei si avvicinò al bancone velocemente, portandosi di fronte al vassoio e a Elijah stesso.
– Ma non dovevi. – mormorò lei gentilmente, sollevando gli occhi verso quelli del vampiro. Quasi si perse nel buio ch’essi avevano. Strinse le labbra avvertendo una strana sensazione invaderle il corpo. Ogni qualvolta ricambiava lo sguardo del vampiro, sentiva il ricordo della sera prima rientrarle in testa e questo la emozionava. Si ammutolì accomodandosi su uno dei piccoli sgabelli che circondavano un lato del bancone e trascinando con sé il vassoio, stando ben attenta a non rovinare nulla di ciò che il vampiro stesso aveva preparato per lei. Elijah la fissò intensamente durante ogni suo movimento.
– Come stai? – le chiese premuroso. Lei sollevò lo sguardo nuovamente verso di lui.
– Meglio. – gli rispose, prontamente, abbassando di nuovo il viso sul cornetto caldo che afferrò delicatamente con una mano.
– Ma ci hai messo davvero tanta cioccolata! – esclamò, come fosse una bambina. Un’esclamazione che strappò una risatina dalle labbra dell’Originale.
– A te piace la cioccolata. – constatò il vampiro, sicuro di ciò che diceva. Aveva potuto conoscere molto tempo prima l’amore che quella ragazza provava per la cioccolata. Lei sorrise maggiormente avvicinando il cornetto alle labbra e strappando un grande morso che vide subito dopo colare una piccola parte della cioccolata verso l’esterno. Lei si ritirò, masticando quanto aveva in bocca ma sentendo quel liquido caldo e dolce colarle verso il mento. Elijah la vide e, divertito dalla scena buffa, si voltò a prendere un fazzoletto di carta che le porse prontamente. La vide ripulirsi accuratamente dalla cioccolata che le aveva sporcato il viso e la fissò quasi incantato.
– Sei rimasto qui tutta la notte. – constatò la vampira, riportando il suo sguardo verso di lui. Lui annuì.
– Volevo tenerti d’occhio. – rispose. Lei scosse leggermente il capo mentre il suo sguardo ritornava a dedicarsi al cornetto, cercando di capire dove doveva mordere per non imbrattarsi maggiormente di cioccolata.
– Mi dispiace averti recato disturbo. – mormorò riflessiva. Elijah divenne quasi più serio, una serietà che lei avvertiva ma che non riuscì a vedere tenendo lo sguardo lontano dal volto del vampiro.
– Non è stato un disturbo, Sofia. – le rispose. Solo in quel momento gli occhi verdi della vampira si portarono di nuovo in quelli scuri di lui, colpita dalla serietà con la quale lui aveva pronunciato quelle parole.
– A proposito di disturbo… – iniziò a dire la bionda, sebbene con una certa titubanza – …ieri sera io… – continuò, ma i suoi sussurri incerti e timidi vennero interrotti dall’improvviso suono del suo stesso cellulare proveniente dalla camera. Gli occhi di entrambi si volsero verso l’esterno della cucina e lei appoggiò accuratamente il cornetto all’interno del suo piatto.
– Scusami un attimo. – disse verso il vampiro portandosi frettolosamente in piedi e avviandosi verso la camera. Sorpassò il letto raggiungendo il cellulare riposto sul comodino lì accanto e lo raccolse, leggendo il nome di Elena. Rispose, portandosi l’apparecchio all’orecchio.
– Elena? – domandò, curiosa. Dall’altra parte la Gilbert sembrava affannata e spaventata, sensazioni che la bionda riusciva a leggere dal respiro che avvertiva soffiare sul telefono dell’altra.
– Sofia, ti prego. Corri qui. Jeremy…è stato attaccato! – esclamò Elena. Sofia sgranò gli occhi schiudendo le labbra in una smorfia incredula e improvvisamente spaventata che non voleva pronunciar parola. Si scostò dal letto.
– Jeremy? Come sta? Elena, arrivo subito, non muovetevi! – esclamò, avvicinandosi all’armadio e aprendolo con prepotenza per raccogliere i primi vestiti che le capitavano a tiro.
– Adesso sta bene. L’ho trovato morto, Sofia. Non mi aveva detto che anche lui aveva problemi con i fantasmi, pensavo di averlo perso per sempre invece l’anello l’ha salvato. – disse Elena tutto d’un fiato nascondendo i singhiozzi.
– Sto arrivando, Elena. Non preoccuparti. – rispose Sofia prontamente. Quando riagganciò la chiamata, lanciò il cellulare sul letto correndo verso l’uscita. Sbatté contro Elijah che nel frattempo l’aveva raggiunta, sentendo le parole da lei pronunciate.
– Che sta succedendo? – le chiese immediatamente preoccupato. Lei indietreggiò di alcuni passi vedendolo scostarsi dall’ingresso della stanza.
– Dobbiamo correre a casa di Elena. Jeremy è stato attaccato da un fantasma. – gli rispose la vampira. Sembrava spaventata, lui riusciva a leggerglielo in faccia insieme alla preoccupazione.
– E che cosa credi di fare andando lì? – domandò il vampiro prontamente. Lei stessa era già stata attaccata da uno spettro e lei stessa aveva potuto capire che, a parte Bonnie, nessuno di loro era in grado di contrastarli con le loro maniere. Le mani di Elijah le strinsero le spalle obbligandola a ricambiare il suo sguardo.
– Voglio aiutarli, Elijah. Non riesco a pensare che ad attaccare Jeremy potrebbe essere stata Margaret, o Molly. Non voglio pensare che le persone a cui voglio bene possano rischiare la vita a causa mia. Se Jeremy non avesse avuto l’anello, a quest’ora sarebbe morto. – disse lei frettolosamente. Elijah deglutì pesantemente, colpito dalla determinazione della bionda.
– Corri a vestirti, risolveremo la situazione. – sussurrò lasciandola avviarsi verso il bagno. La seguì con lo sguardo finché lei si richiuse al suo interno. Lei si ritrovò a guardare il suo stesso riflesso nello specchio del bagno, una volta all’interno. Tirò un profondo sospiro. Ancora una volta gli occhi le pizzicavano, ancora una volta avrebbe voluto piangere, ma si convinse che doveva essere forte. Strinse i pugni prima di afferrare i bordi della camicia da notte e sollevarla per sfilarsela immediatamente. La appoggiò sul bordo della vasca mentre le sue mani correvano verso i pantaloni lì vicino, quando un improvviso e fastidioso suono le fracassò i timpani. Ritirò le mani portandosele dolorosamente alle orecchie accorgendosi dei mutamenti che lo specchio del bagno stava avendo. Il vetro si graffiava, senza rompersi, formando alcune lettere sulla sua superficie vitrea. Il suono acuto che ciò procurava le entrò nelle orecchie come fosse l’insieme di una miriade di lame. Riuscì a malapena a sentire la voce di Elijah che gridava il suo nome all’esterno della porta e i rumori che il suo battere contro la superficie lignea della stessa procurava. Sentì la porta aprirsi quando ormai il suono era andato scemando e lei ancora si teneva le orecchie perplessa. L’Originale si avvicinò a lei portando lo sguardo incredulo verso la scritta che si era formata sul vetro dello specchio mentre con le braccia la cingeva premurosamente. Lesse quella scritta non riuscendo a capirla e lei sembrava ignorarla tanto quanto l’altro: “Stai lontana da lui”.
 
La mano di Elena smise di sfregare contro la stessa guancia della ragazza mentre la Gilbert si voltava verso Jeremy. Era ancora scossa. La presenza dei due Salvatore non l’aveva in alcun modo calmata e il fatto che suo fratello le avesse nascosto una cosa tanto grave non rendeva la situazione migliore.
– Come hai potuto non dirmi di Anna? – iniziò nuovamente a dire la ragazza volgendo il suo sguardo severo al fratellino seduto stancamente sul divano. Jeremy le lanciò un’occhiata dura.
– Cosa avrei dovuto dirti, Elena? Che un fantasma mi perseguitava? Oh, ma se voi mi aveste aggiornato anche solo un pochino su tutte le cose che stavate affrontando senza tenermi, come al solito, nascosto tutto quanto forse non sarebbe finita così. – rispose Jeremy portandosi di scatto in piedi. Elena aggrottò la fronte davanti a quelle parole e Damon ne sembrò incredibilmente infastidito.
– Non parlare in questo modo a tua sorella. – ordinò il fratello maggiore dei Salvatore con un tono di voce severo ma che, almeno apparentemente, non parve infastidire il piccolo Gilbert.
– Vedi, Jeremy, abbiamo cercato di non coinvolgere troppe persone. Questi spettri sono pericolosi e vendicativi, potrebbero minacciare chiunque. – intervenne Stefan usufruendo del tono più calmo e comprensivo che possedeva, fissando premurosamente Jeremy. Quando d’un tratto la porta suonò, i loro sguardi saettarono verso l’ingresso ed Elena si mosse con passi svelti per raggiungere la porta. La aprì compiendo una smorfia col viso quando i suoi occhi incontrarono quelli di Bonnie.
– Oh mio Dio, Elena. – disse la strega abbracciandola in maniera veloce. Si spostò da lei per entrare e avvicinarsi a Jeremy. Il suo sguardo scuro cadde sullo squarcio che la maglietta del ragazzo aveva proprio ad altezza del petto.
– Stai bene, Jeremy? – domandò lei.
– Si, adesso si. – rispose frettolosamente il piccolo Gilbert.
– Non sapevo che anche tu fossi in pericolo a causa di questi spettri. – disse la strega prima di scorgere l’espressione incredula che andò disegnandosi sul volto di Jeremy.
– Anche io? Chi altro? – chiese lui, voltandosi completamente verso la strega. Però il suo sguardo vagò anche sugli altri tre. Scorse il sorriso beffardo che andò creandosi sul volto di Damon.
– Oh beh. Io, tu, Sofia. I soliti, insomma. – disse con un movimento delle spalle. Jeremy sussultò a quelle parole, incredulo, e il suo sguardo duro e furioso scattò verso Elena.
– Anche Sofia è perseguitata dai fantasmi? Perché non me l’hai detto, Elena? – domandò con un tono di voce alto e aggressivo. Elena schiuse le labbra ma non riuscì a proferir parola, poiché fu Damon ad interromperla. Il vampiro scattò verso Jeremy con quella velocità disumana e lo mise a sedere sul divano con una spinta.
– Resta calmo, piccolo Gilbert. Qualsiasi cosa Elena abbia fatto, l’ha fatto per te. – ringhiò restando in piedi davanti a lui. Stefan si avvicinò al fratello invogliandolo a calmarsi.
– Sta calmo, Damon. Non peggiorare la situazione. – gli chiese, quasi gentilmente. Damon si scostò bruscamente dalla presa del fratello e si allontanò di pochi passi.
– Comunque non potresti fare nulla, Jeremy. – intervenne Bonnie. Sembrava afflitta, nell’espressione, oltre che confusa e preoccupata.
– Nessuno può contrastare quegli spettri ed io non conosco gli incantesimi giusti per tenerli definitivamente lontani. Mi dispiace. – mormorò chinando il capo. Damon si voltò di scatto verso di lei quasi fulminandola con lo sguardo.
– L’unico aiuto che ci è stato offerto, l’hai rifiutato! – gridò furioso. Bonnie aggrottò la fronte verso di lui apparendo irrimediabilmente infastidita dal suo tono di voce.
– Non ho intenzione di collaborare con gli Originali. – rispose di getto quando improvvisamente la porta suonò di nuovo. Elena si passò una mano tra i capelli scuri e lisci e si avviò verso la porta aprendola. Incontrò lo sguardo preoccupato di Sofia.
– Dov’è Jeremy? – le domandò la bionda. Lo sguardo di Elena cadde anche sulla figura di Elijah proprio alle spalle della vampira e li fece accomodare. Jeremy scattò dal divano guardandola. Non parve importargli della presenza dell’Originale, si avvicinò a lei di qualche passo allargando platealmente le braccia.
– Stai bene? – chiese lei, guardandolo preoccupata. Lui, solo in quel momento, sorrise.
– Adesso si. – mormorò, guardandola da capo a piedi.
– E tu? Me l’hanno detto. – disse il Gilbert. Sofia si strinse le mani al petto. Il suo sguardo si spostò su Bonnie, non troppo distante, ma riuscì per poco tempo a tenere gli occhi fissi su di lei. Nonostante il suo cuore fosse fermo da un bel po’, sentì una strana fitta percorrerle il petto. Ignorava le occhiate serie e gelide che Elijah stava donando alla strega, la quale di rimando cercava di ignorarle. Fu solo in quel momento che gli occhi verdi della vampira si posarono sullo squarcio sulla maglia del Gilbert. Il tessuto era ancora macchiato di sangue fresco, riusciva a sentirne l’odore invaderle il naso nel momento in cui Jeremy si era fatto ancora più vicino. Non si accorse degli sguardi interrogativi che si erano posati su di lei, si accorse soltanto della fame che le stava crescendo dentro. La colazione preparata da Elijah quella mattina non aveva di certo calmato il cosiddetto vampiro che albergava in lei. Indietreggiò di un unico passo deglutendo pesantemente. Strinse appena gli occhi, rammentando il sapore delizioso che aveva il sangue di Jeremy. Quando un sospiro pesante partì dalle sue labbra e lo sguardo ritornò sul volto confuso del piccolo Gilbert, sentì la fame scemare. Non stava sparendo, la stava semplicemente controllando.
– Sto bene. – gli rispose in quel momento, nonostante fosse poco convinta. Elijah, alle sue spalle, la scrutava pronto ad intervenire avendo compreso quale fosse il problema.
– Forse dovresti cambiarti. – commentò con voce fredda verso Jeremy. Sofia si voltò appena verso l’Originale prima di ritornare sul Gilbert e sorridergli gentilmente.
– Elijah ha ragione. La maglia rotta non ti dona. – mormorò, sollevando una mano ad indicare il petto di lui. Damon, che aveva osservato tutta la scena innervosendosi, intervenne avvicinandosi a Jeremy e scostandolo.
– Allora? Finita questa buffonata, parliamo delle cose serie? – domandò.
– Chiama qualche strega, poi tua madre e alla fine mandiamo questi spettri nel loro mondo! – affermò, rivolgendo i suoi occhi color ghiaccio a Elijah che lo fissava con un sorriso sghembo. Bonnie abbassò leggermente lo sguardo prima di sollevarlo.
– Vi aiuterò io. Non è necessario che chiamiate un’altra strega. – disse tutto d’un fiato attirando improvvisamente l’attenzione di tutti.
– Davvero lo faresti? – domandò Elena. La strega annuì portando infine il suo sguardo su Sofia la quale si volse verso di lei.
– Non posso incolparti per qualcosa che hai fatto contro la tua volontà, so per certo che non ti ripeteresti. – disse verso la bionda. Aveva visto proprio poco prima quanto lei fosse in grado di controllarsi. Sofia la fissò inizialmente incredula, sentì gli occhi pizzicarle e inumidirsi mentre la fissava sorpresa. La strega piegò le labbra in un sorriso.
– Mi dispiace per come mi sono comportata. Nessun rancore? – chiese con un tono di voce incredibilmente affettuoso. Sofia piegò le sue labbra rosee in un nuovo sorriso e avanzò verso di lei quasi gettandosi fra le sue braccia. La strega ricambiò l’abbraccio riuscendo a scorgere la figura di Elijah proprio oltre la spalla della vampira e lo fissò intensamente, come volesse fargli capire che non era per la minaccia di lui che aveva accettato. Elijah sembrò leggerle lo sguardo e si lasciò scappare un ennesimo sorriso sghembo. L’abbraccio andò scemando nel momento stesso in cui Stefan si avvicinò maggiormente a Elijah, attirandone l’attenzione.
– Quindi, cosa dobbiamo fare? – domandò, serio.
– Adesso che abbiamo la strega, è molto semplice. – iniziò a dire l’Originale, nonostante il suo tono di voce fosse alquanto ironico – Convinceremo Niklaus a dirci dove nasconde il corpo di mia madre. Dopodichè Bonnie l’aiuterà a passare dal corpo di Rebekah al suo e solo alla fine mia madre sarà in grado di bloccare tutto quanto. – disse. Il tono e l’espressione erano tornati gelidi e seri mentre guardava i volti di ognuno di loro. E chissà perché, ogni speranza si era spenta nei loro occhi.
– Convincere Klaus? – domandò Damon, incredulo. Elijah annuì, sorridendo in maniera ironica.
– Vedremo di fare il possibile, Damon. Risolveremo la situazione al più presto, promesso. – intervenne Sofia guardando il vampiro dagli occhi di ghiaccio in maniera premurosa.
– Non sarebbe meglio lasciar fare solo a Elijah? – domandò Jeremy verso la bionda tradendo una leggera preoccupazione. Sofia si volse verso di lui sorridendogli rassicurante.
– So quello che faccio, Jeremy, non preoccuparti. – gli sussurrò. La tensione caduta nella stanza era assolutamente palpabile. Elijah distolse lo sguardo cercando di ignorare il fastidio che sentiva dentro ogni qualvolta Jeremy e Sofia provassero anche solo a parlare.
– Allora, io ritorno a casa. Studierò l’incantesimo dello scambio dei corpi e voi mi farete sapere come va a finire con Klaus. – intervenne Bonnie rompendo il silenzio che si era venuto a creare. Dai movimenti del capo di ognuno di loro, tutti sembravano essere d’accordo, tanto che la strega si avviò verso la porta d’uscita e se ne andò lanciando a ognuno di loro un ultimo e veloce saluto.
– Io posso provare a parlare con Klaus. – disse Stefan rivolgendosi nuovamente ad Elijah. L’Originale sollevò lo sguardo verso di lui e scosse debolmente il capo.
– Posso vedermela io con mio fratello. – rispose freddamente.
– Nel frattempo bisogna soltanto stare attenti a qualunque spettro si presenti. – constatò Elena, stringendosi le mani al petto. Fu solo in quel momento che lo sguardo di Elijah si portò su Jeremy, ancora intento a portare molto spesso il suo sguardo sulla figura della bionda presente.
– Chi è lo spettro che ti sta perseguitando? – domandò, diretto, verso il Gilbert che portò il suo sguardo sull’Originale.
– E’ importante? – chiese Jeremy di rimando, aggrottando la fronte verso l’Originale. Elijah accennò un sorriso sghembo dinnanzi a quella reazione.
– Lo è. – rispose. Sofia li guardò entrambi prima di soffermarsi su Jeremy. Anche lei voleva saperlo, doveva sapere se era stata Molly, o Margaret, ad aver ucciso Jeremy. Ma il piccolo Gilbert non sembrava intenzionato a rispondergli.
– E’ stata la sua ex, Elijah. E’ così gelosa di lui anche da morta che è tornata a ucciderlo per farli vivere insieme per sempre nel mondo dei morti. – intervenne Damon con tono sarcastico. Elena e Stefan si voltarono verso di lui fissandolo con sguardo severo, uno sguardo che lui ignorò bellamente. Elijah annuì e si portò verso la porta.
– Andiamo da Niklaus, allora. – affermò lanciando il suo sguardo verso Sofia. L’espressione di lei si fece improvvisamente determinata.
– Fate attenzione. – sussurrò lei, prima di allontanarsi insieme all’Originale dopo aver lanciato un’ultima occhiata premurosa e rassicurante verso il piccolo Gilbert.
 
Si mise comoda sul sedile accanto a Elijah quando la macchina partì nuovamente, iniziando a sfrecciare rumorosamente sulla strada. Il sole filtrava attraverso i vetri della vettura ma lei cercava di non dargli peso. Elijah la fissò per alcuni istanti prima di concentrarsi sulla strada.
– Quindi abbiamo appurato che non è colpa tua se Jeremy è stato attaccato. – le disse, rompendo il silenzio che si era venuto a creare. Lei lo guardò incuriosita prima di piegare le labbra in un sorriso.
– E’ per questo che gliel’hai chiesto? – domandò lei, curiosamente. Elijah non rispose ma lo sguardo che le regalò riuscì a farle capire, era per quello che lui l’aveva chiesto.
– Però adesso so anche cos’era quella strana scritta nel tuo bagno. – sussurrò, riflessivo.
– Pensi che sia stata lei? – domandò la vampira. L’Originale annuì.
– Chi altri potrebbe essere stato, altrimenti? – rispose. La bionda calò lo sguardo sospirando pesantemente.
– Sai già dove potremo trovare Klaus? – domandò verso il vampiro mentre scrutava l’esterno dell’auto attraverso il vetro accanto a lei.
– E’ al Grill. Ho scoperto che è lì che passa buona parte del suo tempo quando non è in casa. – rispose prontamente il vampiro. L’auto venne guidata direttamente verso il centro della città prima di essere parcheggiata proprio di fronte al Mystic Grill. Entrambi uscirono dall’auto ed Elijah affiancò velocemente Sofia, avviandosi verso l’ingresso del locale. A quell’ora del giorno il locale era sicuramente abbastanza popolato da chiunque volesse pranzare fuori casa. Varcarono l’ingresso velocemente e lei si soffermò a guardarsi intorno. Storse il naso. Una miriade di odori le invasero le narici ma cercò di non dargli peso, sfregandosi il palmo di una mano sulla punta del naso. Elijah cercò con lo sguardo la figura dell’ibrido senza buoni risultati, inizialmente.
– Lo vedi? – domandò verso di lei.
– No, ma lo sento. – rispose Sofia. Il particolare odore che gli ibridi emanavano risaltava su qualsiasi altro e lei lo sentiva pizzicarle fastidiosamente le narici. Quasi istintivamente prese una mano di Elijah guidandolo verso l’interno del locale popolato da una buona quantità di persone e seguì la scia di odore che Klaus aveva lasciato dietro di sé, una volta stato lì dentro.
– Se non è qui, non deve essere andato via da molto. – mormorò la vampira lanciando un’occhiata fugace all’Originale al suo fianco. Solo quando fu sicura che non l’avrebbe perso tra le tante persone presenti, la sua presa sulla mano di lui venne meno. Lo sguardo verde di lei cadde sulla figura di Matt che le si stava avvicinando incuriosito e la vampira gli sorrise fermandosi nei pressi di lui quando lo vide abbastanza vicino.
– Ciao Matt. – lo salutò velocemente e gentilmente. Matt forzò un leggero sorriso.
– Che ci fate qui? – domandò. Sofia portò i suoi occhi verso Elijah come se cercasse un consenso nel rispondere sinceramente a quella domanda, ma lui riuscì ad anticiparla.
– Hai visto mio fratello Niklaus? – domandò, diretto e perennemente gelido sia nel tono che nell’espressione. Matt si passò frettolosamente una mano tra i capelli.
– E’ qui. A quel tavolo. – rispose, indicando un tavolo non molto distante, in un angolino, in cui Klaus sedeva accompagnato da una graziosa ragazzina bionda e dal sorriso ebete. Entrambi annuirono.
– Grazie Matt. – disse frettolosamente la vampira quando vide che l’Originale aveva iniziato ad avanzare verso il tavolo ma Matt la fermò prontamente.
– Che sta succedendo, Sofia? Da quando ti fai coinvolgere da loro? – domandò il ragazzo, preoccupato. Sofia piegò le labbra in un sorriso rassicurante.
– Non è nulla di cui aver paura, Matt. Ti spiegherò tutto la prossima volta, adesso non posso parlartene e tu devi ritornare a lavoro. – rispose la vampira. Matt annuì, sebbene poco convinto, e lasciò la sua presa su di lei. Sofia gli sorrise un’ultima volta prima di seguire Elijah che, nel frattempo, si era avvicinato al tavolo. Una mano del vampiro si avvicinò a un braccio della ragazzina seduta insieme al fratello, il cui sguardo sorpreso ma ambiguo si portò su di lui, costringendola a portarsi in piedi.
– Adesso va a casa. – le sussurrò. Quell’ordine sembrò entrare nella testa della bionda che lo eseguì senza obiettare, allontanandosi verso la porta d’uscita del locale con uno sguardo vacuo. Elijah si voltò verso Sofia facendola accomodare per prima, sedendosi accanto a lei subito dopo. Klaus li aveva osservati in silenzio per tutto questo tempo, piegando le sue labbra carnose in un sorriso sornione.
– A cosa devo questa fastidiosa interruzione? – domandò l’ibrido, non mostrando il fastidio che quel gesto gli aveva fatto crescere dentro. Elijah lo fissò con un’espressione seria, sedendosi comodamente e appoggiando distrattamente una mano sulla superficie del tavolo.
– Abbiamo bisogno di parlare, Niklaus. Preferirei andare in un posto un po’ più appartato. – ammise Elijah. Sofia si ammutolì, alternando semplicemente il suo sguardo tra i due. Klaus sembrava tranquillo mentre appoggiava comodamente la sua schiena allo schienale della sedia e le sue braccia venivano allargate platealmente a indicare ciò che li circondava.
– Qualcosa che riguarda nostro padre? Perché se si tratta di lui, non ho intenzione di ascoltarti Elijah. – rispose prontamente l’ibrido, munendosi della sua solita aria ambigua. Elijah lo fissò, apparentemente calmo.
– Si tratta di nostra madre. – rispose di conseguenza il vampiro. Lo sguardo di Sofia si portò su Klaus scorgendo quell’espressione mutare improvvisamente. La sorpresa che era nata negli occhi dell’ibrido sorprese perfino lei. Sembrava sconcertato.
– E’ tornata. – continuò Elijah, scorgendo i mutamenti dell’espressione del fratello.
– Stai mentendo. – ringhiò Klaus sporgendosi col viso verso gli altri due. Sofia scosse prontamente il capo.
– No, Niklaus. Tua madre è davvero tornata, è nel corpo di Rebekah. – intervenne la vampira in un sussurro che cercava di non farsi udire da orecchie indiscrete. Klaus volse a lei il suo sguardo, quasi fulminandola, poi sorrise nuovamente.
– E perché questa cosa dovrebbe interessarmi? Non ditemi che siete venuti qui solo per questo. – rispose Klaus armandosi nuovamente della sua calma apparente. Elijah distolse lo sguardo per brevi istanti.
– Oh, non siamo qui solo per questo. Purtroppo, per quanto mi dispiaccia, siamo qui per chiederti un favore. Dovrai dirci dove nascondi il corpo di nostra madre così che lei possa lasciare in pace quello di Rebekah. Abbiamo bisogno dei suoi poteri. – ammise Elijah. Probabilmente se Sofia non fosse stata una delle persone coinvolte in tutto quel casino degli spettri, non avrebbe mai chiesto l’aiuto del fratello. Non l’aveva ancora perdonato, dopotutto. Sofia guardò il vampiro per alcuni istanti prima di ritornare su Klaus scorgendo l’espressione ambigua e quel sorriso falsamente contento, piuttosto beffardo, che era nato sul volto dell’ibrido.
– Dimmi per quale motivo dovrei aiutarti, Elijah. Mi pare sia stato tu a decidere che il nostro rapporto fraterno è finito e che non hai intenzione di ritornare ad essere il mio fratello preferito. – mormorò Klaus scrollando le spalle. Nascondeva perfettamente la tensione e il nervosismo che gli stavano crescendo dentro, non voleva credere che sua madre fosse davvero tornata. Elijah si sporse sul tavolo avvicinandosi col viso al fratello, seppur l’oggetto continuasse a separarli, come volesse incutergli timore. L’espressione si era fatta gelida e minacciosa ma Klaus sembrava disinteressato.
– Non hai capito, Niklaus. Tu DEVI aiutarmi. – marcò quelle parole, ma l’ibrido non fece altro che sorridere.
– E perché mai? Sai benissimo che lei non vuole far altro che arrivare a me. Non ho intenzione di aiutarvi. – rispose sicuro l’ibrido, alternando il suo sguardo sui suoi due interlocutori. Sofia si sporse sul tavolo portando una mano su un braccio di Elijah facendogli intuire che avrebbe parlato lei.
– Fallo per Rebekah, Niklaus. Credi che sia divertente avere il corpo posseduto dalla sua stessa madre? – intervenne nuovamente la bionda, fissandolo con un’espressione quasi supplichevole. Un’espressione che voleva essere gentile. Klaus storse le labbra in una smorfia divertita.
– Sicuramente più divertente di rimettersi a dormire nella bara in cui la getterò una volta tornato a casa. – rispose. Elijah stava per intervenire ma la bionda lo invogliò a lasciarla parlare, di nuovo.
– Come puoi parlare in questo modo di tua sorella? – gli chiese, infastidita.
– E voi come potete chiedermi di dirvi dove nascondo il corpo di mia madre? Sai, Sofia, non so se il tuo amato Elijah ti ha accennato la cosa durante le vostre sdolcinate confessioni notturne, ma ho strappato il cuore dal petto di mia madre molto tempo fa. Pensi che questo suo ritorno, dopo quello di Mikael, sia per una bella e affettuosa riunione familiare? – domandò con tono di voce beffardo prima che la sua espressione diventasse più seria.
– E’ tornata per me. E’ tornata perché vuole uccidermi. Ma io non ho ancora intenzione di morire, mia adorata Marilyn Monroe. Non vi aiuterò. Grazie per avermi detto dove trovarla, ho buone possibilità di ucciderla ancora una volta se resta ancora nel corpo di Rebekah. – commentò, facendo per alzarsi, ma Elijah allungò il suo braccio verso di lui bloccandolo a sedere ancora una volta. Klaus lo guardò con un’espressione infastidita.
– Non te lo chiederò un’altra volta, Niklaus. Dimmi dove nascondi il corpo di nostra madre. – ringhiò il vampiro.
– Non provocarmi, Elijah. Sai benissimo che farmi arrabbiare in un luogo pubblico non ti porterà da nessuna parte. – rispose l’ibrido presuntuoso – Potrei uccidere qualcuno. Magari proprio il cameriere. – sogghignò indicando con un cenno del capo Matt che girovagava per il locale. Sofia lo fissò e ancor prima che potesse chiederlo, Elijah aveva lasciato le sue prese sul fratello permettendogli di alzarsi e allontanarsi. Aveva capito che Klaus l’avrebbe fatto sul serio e non era per la vita di Matt che si preoccupava, piuttosto non avrebbe permesso a quell’ibrido di fare qualcosa che Sofia non avrebbe gradito. La guardò leggendo la delusione nel suo viso. La vide alzarsi in piedi.
– Lo convinceremo, Elijah. Vieni. – gli disse, invogliandolo a seguirla verso l’esterno del locale. Il sole la colpì una volta varcata quella soglia, ma cercò di non preoccuparsene. Annusò l’aria circostante cercando l’odore dell’ibrido, un odore che trovò facilmente. Fece segno all’Originale di seguirla mentre si avviava lungo il marciapiede prima di vedere la figura di Klaus che camminava tranquillo di fronte a loro. Accelerarono il passo sino a raggiungerlo e fermarlo. Sofia gli si posizionò davanti tramite quella velocità vampirica e gli poggiò una mano al petto impedendogli di allontanarsi, portando lo sguardo nei meandri di fastidio e nervosismo di cui erano pieni gli occhi dell’ibrido.
– Aspetta, Niklaus. – gli disse.
– Cosa non ti è chiaro delle parole che ti ho detto lì dentro? Non vi aiuterò a liberare Esther. – ringhiò Klaus verso di lei prendendole il polso e spostando quella mano dal suo petto. Elijah sembrava già pronto ad intervenire, attento a ogni movimento da parte del fratello.
– Chi ti dice che io le permetterò di ucciderti, Niklaus? Mi serve che tu mi dica dove nascondi il corpo di tua madre. – disse frettolosamente la bionda facendo ricadere la mano lungo il fianco.
– Perché ti serve? – domandò l’ibrido, con un’espressione seria. La vampira deglutì lanciando una fugace occhiata a Elijah lì nei pressi, un Elijah che avrebbe voluto intervenire se solo non avesse letto nello sguardo di lei la disapprovazione.
– Solo lei è in grado di risolvere un mio problema. Se non vuoi farlo per Rebekah o per la tua famiglia, fallo almeno per me. Dimostrami che ho fatto la scelta giusta a perdonarti dopo tutto quello che hai fatto. – mormorò lei, quasi intimidita. Klaus la fissò a lungo mantenendo quell’espressione infastidita. Ma più la guardava, più si sentiva incerto.
– Sei egoista, Sofia. Mi stai chiedendo di consegnarti un’arma che potrebbe mettere fine alla mia vita? – stava dicendo Klaus ma ancor prima che le sue parole potessero ulteriormente continuare, la vampira lo interruppe.
– Non le permetterò di ucciderti, Niklaus. – intervenne, mostrando un’elevata determinazione nel suo tono di voce, una determinazione che parve scuotere internamente l’ibrido.
– Perché no? Dopotutto sono il cattivo che ha minacciato la vita del tuo amichetto umano, il cattivo che ha ucciso il suo stesso fratello e il cattivo che ha ucciso te. – ringhiò l’ibrido. Sofia scosse bruscamente il capo smuovendo i boccoli biondi.
– Perché morirebbero anche i miei amici. – iniziò a dire. Per un istante Klaus provò l’istinto di strapparle la testa dal collo, provò l’insopportabile sensazione di ritrovarsi ancor più solo di quello che pensava. Davvero, quella bionda, voleva proteggerlo da chiunque soltanto perché morendo avrebbe ucciso i suoi amici, non perché contasse davvero la sua vita.
– E perché nemmeno tu meriti di essere ucciso dalla tua famiglia, nonostante tutto. – continuò la vampira. Quelle parole furono in grado di sorprendere sia Klaus che Elijah lì nei pressi, prima che un sorriso piegasse le labbra rosee della bionda. Voleva essere gentile, voleva cercare di convincerlo e fargli capire che, nonostante tutto, lei l’aveva davvero perdonato e l’avrebbe aiutato non solo per il bene dei suoi amici, ma anche per il suo. Klaus la fissò a lungo stringendo le labbra. Aggrottò la fronte, non si sarebbe lasciato convincere così facilmente, non lo voleva. Eppure quel sorriso che decorava il volto candido della vampira stava seriamente minando ogni sua convinzione senza che lui riuscisse a capirne il motivo. Si voltò di getto verso Elijah fissandolo con astio e rabbia.
– La radura, i cunicoli sotterranei in cui Rebekah adorava giocare da piccola. E’ lì sotto, e non vi dirò altro. – pronunciò quelle parole tutto d’un fiato ed Elijah si lasciò scappare un’espressione sorpresa. Klaus ritornò a guardare Sofia, deglutendo prepotentemente.
– Fa pure quello che devi fare, troverò il modo per uccidervi tutti e liberarmi di voi. – disse infine prima di sparire, lasciando al posto suo una semplice e fredda folata di vento. Sofia portò il suo sguardo su Elijah, sorpresa, e lui la fissò a lungo.
– Ce l’abbiamo fatta? – domandò la bionda.
– Potrebbe averci mentito. Credevi davvero in quelle parole, Sofia? – chiese Elijah di conseguenza, fissandola con un’espressione indecifrabile. Lei chinò il capo prima di risollevarlo verso di lui.
– Si, Elijah. Per quanto io ci abbia provato, non riesco a odiarlo, e non dovresti farlo nemmeno tu. E’ come se leggessi la solitudine nel suo sguardo, ed è una cosa che c’è sin dalla prima volta in cui l’ho incontrato. – rispose la vampira intrecciando le dita dinnanzi al ventre. Le palpebre andarono socchiudendosi a causa del fastidio che il sole le stava procurando ed Elijah annuì distrattamente, spostando altrove lo sguardo.
– So dove possiamo trovare il corpo di mia madre, se Niklaus ha detto la verità. – affermò Elijah, vedendola annuire. Molte volte, in un passato decisamente lontano, era stato segretamente in quel posto insieme ai suoi fratelli, quando ancora era un umano.
 
L’auto si fermò immerso nel verde del bosco che circondava Mystic Falls, lo stesso bosco in cui le parole di Klaus li aveva portati. Le portiere si aprirono ed entrambi scesero dall’auto. Da quel momento in poi la strada andava percorsa a piedi, ma ovviamente nessuno dei due se ne lamentava.
– E’ qui che venivamo da piccoli. – mormorò Elijah, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare. Sofia annuì, consapevole di ciò che il vampiro le stava dicendo. Ne avevano già parlato, tempo prima, ma vedere quel posto coi suoi occhi era decisamente diverso. I raggi solari faticavano a filtrare attraverso le foglie ma illuminavano comunque il loco, l’odore della natura le invadeva dolcemente il naso ed i suoi occhi si perdevano nell’immensa distesa di alberi e verde che si era parata davanti a loro. Piegò le labbra in un sorriso.
– Chissà com’eri quando eri piccolo. – sussurrò la bionda, lanciandogli un’occhiata, mentre i loro passi avevano iniziato a guidarli tra gli alberi. Lei, naturalmente, seguiva attentamente Elijah. Le labbra del vampiro si piegarono in un sorriso a quell’affermazione della ragazza e le lanciò un’occhiata fugace.
– E tu? Com’eri quando eri una bambina? – le domandò, quasi curioso. Il sorriso di lei divenne quasi più malinconico a quella domanda, ma era comunque uno di quei sorrisi tranquilli e gentili che tanto caratterizzavano il viso della vampira.
– Ero come tutte le altre bambine, in un certo senso. Pasticciona, innocente, qualche volta anche dispettosa. Piangevo sempre, te l’ho mai detto? Ogni cosa era una buona scusa per piangere. – ammise, guardando l’altro. Elijah sorrise nuovamente camminandole accanto, con le mani immerse nelle tasche dell’elegante giacca che aveva indossato. I loro passi lenti ricordavano piuttosto una romantica passeggiata invece che la ricerca di un corpo che, molto probabilmente, nemmeno avrebbero trovato.
– Non me l’avevi mai detto. – constatò l’Originale, ma non sembrava offeso. Sorrise verso di lei, e lei fece altrettanto, prima che raggiungessero una grande grotta immersa nel verde.
– E’ qui. – ammise Elijah, perdendo quel suo sorriso e armandosi di un’espressione seria e pacata. Perfino le labbra di lei ritornarono a distendersi lasciando sfumare quel sorriso, quando si ritrovarono davanti a quell’ingresso. La bionda annuì ma qualcosa attirò la sua attenzione, insieme a quella di Elijah. Alcuni movimenti nel verde che li circondava portarono i loro sguardi a vagare intorno a loro.
– C’è qualcuno. – ammise lei, nonostante l’Originale potesse capirlo da solo. Gli occhi scuri del vampiro scrutavano il loco con attenzione mentre lei aveva preso ad annusare l’aria. L’espressione si fece più dura quando sentì quell’odore.
– Sono ibridi. – constatò. Riusciva a differenziarli dall’odore che si portavano dietro, molto diverso da quello dei vampiri. Quando improvvisamente due figure sbucarono dal nulla pronti ad attaccarli, Elijah partì prima di lei apparendo proprio davanti a loro e distendendo prontamente quelle mani che andarono trafiggendo i loro petti cercando quell’organo spento che afferrò tra le dita. In pochissimi secondi, sfilò fuori i loro cuori mantenendo quell’espressione impassibile e pacata a decorargli il viso. Lasciò cadere al suolo i loro corpi insieme ai loro stessi cuori, prima di voltarsi nuovamente verso la bionda a incrociare lo sguardo perplesso di lei.
– Se Niklaus sperava di intralciarmi con due semplici ibridi, credo abbia fatto male i conti. – mormorò l’Originale, sviando lo sguardo dagli occhi di lei. Sfilò un pallido fazzoletto da un taschino della giacca sfregandoselo attentamente tra le dita.
– Non capisco. Gli ho detto di non preoccuparsi, ma allora perché cerca di contrastarci? – domandò Sofia, ancora incredula. Solo in quel momento gli occhi gelidi di Elijah ritornarono su di lei immergendosi in quelli chiari della vampira.
– E’ Niklaus, Sofia. E’ fatto così. Ho cercato il lato buono di lui per molto tempo ma, ormai, non fa altro che pensare a sé stesso. Aveva ucciso tutta la nostra famiglia temendo di essere contrastato. – sussurrò intensamente il vampiro. La bionda deglutì ritornando a guardarsi intorno. Elijah le fece cenno di seguirlo addentrandosi nell’oscurità di quell’apertura nella roccia e avanzando subito dopo in uno stretto cunicolo umidiccio. Il buio non era un problema per nessuno dei due. Gli occhi di lei quasi furono entusiasti dell’oscurità dentro la quale si stavano immergendo ma il buio, la strettezza, le riportava alla mente la paura provata quando si era risvegliata dentro quella bara proprio sotto terra. Strinse i pugni mentre si guardava intorno attenta a qualsiasi movimento e odore, ma quel turbamento che stava provando non sembrò passare inosservato agli occhi scuri del vampiro.
– Stai bene? – le domandò, premuroso. Gli occhi verdi di lei si spostarono portandosi su di lui e annuì, cercando di apparire convincente.
– Si, certo, va tutto bene. Pensi davvero che abbia nascosto qui sotto il corpo di vostra madre? – chiese lei di conseguenza, cercando di sviare il discorso. Elijah spostò il suo sguardo ritornando a guardare la strada che stavano percorrendo e annuì. Allungò una mano verso di lei prendendole dolcemente un polso.
– Da questa parte. – la intimò, quando la strada si divise a sua volta lasciando la possibilità di scegliere per due vie diverse. Lo spazio era ancor minore della strada che stavano percorrendo prima e lei, pur di evitare di sfregarsi coi vestiti contro le pareti rocciose, umide e sporche, si avvicinò ulteriormente a lui quando sentì il braccio del vampiro avvolgerle morbidamente le spalle per cingerla protettivo.
– Se è davvero dove lui dice di averlo nascosto, vuol dire che lo ha lasciato dove un tempo lui e Rebekah adoravano nascondersi da mio padre. – mormorò il vampiro sentendo la sua voce riecheggiare nel silenzio che regnava intorno a loro. Solo improvvisamente la strada si interruppe aprendosi in un grande spazio circolare al centro del quale era stata riposta una bara. Fu in quel momento che, usciti dal cunicolo, si allontanarono ritornando uno accanto all’altro. Gli occhi verdi di Sofia si fecero perplessi, deglutì pesantemente sentendosi improvvisamente percorrere da una strana sensazione.
– E’…quella. – mormorò, e non era una domanda. Elijah s’irrigidì quando vide il legno di quella bara, perfettamente identica a quella in cui Klaus aveva spesso e volentieri messo a dormire i suoi fratelli, immaginandosi il volto dormiente della madre morta. Seppur apparentemente sembrasse tranquillo, dentro sé sentì una serie di emozioni entrare in contrasto. Si avvicinò con passi esitanti, ma pur sempre eleganti, alla bara al centro della stanza di pietra. Ne sfiorò il legno della parte superiore con i polpastrelli di entrambe le mani e Sofia gli si avvicinò con passi lenti e intimoriti. Una sua mano sfiorò appena una di quelle dell’altro, come se in qualche modo avesse scorto negli occhi dell’altro il turbamento provato davanti a quella scena. Era pur sempre sua madre, dopotutto. Elijah la guardò per brevi istanti senza proferir parola, sentendo il tocco freddo della mano di lei accarezzargli la pelle con gentilezza prima di allontanarsi. Solo in quel momento i suoi occhi scuri ritornarono sul legno della bara mentre le sue mani afferrarono i bordi del coperchio. Provò a tirarlo su, ma rimase sorpreso e confuso quando la bara non sembrava aprirsi.
– C’è qualcosa che non va? – domandò lei, improvvisamente. L’Originale provò nuovamente a sollevare il coperchio della bara, ma ottenendo gli identici scarsi risultati.
– Non si apre. – commentò in risposta alla domanda di lei, apparendo confuso. Sollevò di scatto le mani piantando un pugno proprio sulla parte superiore della bara, un pugno carico di tutta la forza che aveva in corpo, ma il legno nemmeno sembrò scalfirsi – E nemmeno si distrugge. – affermò, piegando le labbra in un sorriso sghembo – Sapevo che ci avrebbe ingannati, in qualche modo. E’ un incantesimo. – mormorò Elijah con un tono di voce ironico, mentre volgeva i suoi occhi scuri, ma che nascondevano un profondo fastidio e nervosismo, verso gli occhi chiari della vampira al suo fianco.
– Un incantesimo? Ne sei sicuro? – domandò lei, alternando lo sguardo tra gli occhi del vampiro e il legno della bara.
– Ne avevo sentito parlare tempo fa, da una strega. Evidentemente anche Niklaus ne era al corrente e ha pensato bene di sigillarela bara. – constatò l’Originale.
– Provo a chiamare Bonnie. – rispose lei prontamente estraendo il cellulare dalla tasca. – Aspettami qui, magari prova ancora ad aprirla, io cerco di sentire lei per sapere se c’è una soluzione. – disse la bionda verso di lui. Elijah annuì guardandola mentre si avviava verso l’esterno. La strada era semplice da ripercorrere per tornare all’esterno e vi mise poco prima di ritrovarsi nuovamente immersa nel verde nella natura, sotto i deboli raggi del sole pomeridiani. Compose velocemente il numero di Bonnie, guardandosi attorno mentre attendeva una risposta da parte della strega.
 
Avvertì il sonoro rumore del motore di un’auto risuonare nel bosco fin quando la stessa vettura si spense. Sebbene distante, riuscì a sentire l’odore dolciastro che Bonnie si portava dietro. Guardò tra gli arbusti vedendo improvvisamente la figura scura della strega sbucare e sorriderle per pochi istanti.
– Sofia. – la chiamò e la bionda piegò le labbra in un sorriso roseo.
– Da questa parte. – le disse, abbassando lo sguardo sul grande libro bianco e sgualcito che la strega stringeva al petto, insieme ad una piccola torcia. Si inoltrarono all’interno della grotta e la bionda seguì il particolare odore di Elijah per ritrovare di nuovo e facilmente la strada. Quando il vampiro le vide spuntare nella stanza di pietra, si scostò dalla bara permettendo a Bonnie di guardarla. La strega strinse maggiormente il libro al petto sentendo lo sguardo scuro del vampiro puntare la sua figura, avvertendo ancora il disagio dinnanzi a lui e sentendo improvvisamente la sua minaccia rimbombarle nella testa. Si era promessa che non avrebbe aiutato gli Originali, non sarebbe scesa a patti con loro, eppure in quel momento aveva dovuto mettere da parte qualsiasi cosa pur di mettere in salvo i suoi amici. Deglutì pesantemente illuminando i dintorni con la luce artificiale della torcia.
– E’ un incantesimo di sigillo. Ho letto che ce ne sono di differenti. – constatò la strega avvicinandosi alla bara e inginocchiandosi nei pressi della stessa. Appoggiò al suolo il grimorio che aveva portato con sé estraendo dal suo interno una sottile candela che aveva usato come segnalibro per mantenere la pagina degli incantesimi di cui stava parlando. Elijah e Sofia la fissarono in tutto questo tempo.
– Tu sei in grado di fare un incantesimo per…sbloccarla? – domandò la bionda avvicinandosi leggermente alle spalle della strega. Bonnie fissava le scritte sul grimorio ma ascoltava ugualmente le parole pronunciate dall’altra.
– Ci posso provare. – rispose distrattamente, porgendole la torcia per poter avere le mani libere e allo stesso tempo una luce con la quale poter illuminare la stanza. Socchiuse gli occhi concentrandosi e schiudendo leggermente le labbra quando, a un tratto, la candela posizionata in piedi proprio davanti a lei si accese, illuminando ancor più quel piccolo angolino della stanza di pietra. Riaprì gli occhi portandoli sugli altri due, pochi istanti, prima di rivolgerli sul libro e concentrarsi. Le labbra carnose della strega si schiusero per lasciar fuoriuscire da esse parole incomprensibili, esercitando l’incantesimo scritto su quella pagina del libro. La fiammella della candela si agitò appena spingendo la bionda presente a indietreggiare di un unico passo. Gli occhi di Bonnie si chiusero nuovamente mentre il suo mento veniva sollevato e lei ricercava più potere per poter effettuare quell’incantesimo. Gli occhi verdi della bionda erano fissi sul volto di lei, scorgendo i mutamenti che subiva la sua espressione quando a un tratto la fronte della strega si aggrottò. La vide stringere i pugni sulle pagine sgualcite del grimorio e istintivamente cercò lo sguardo di Elijah alle sue spalle, come volesse sapere se lui stava capendo pienamente ciò che Bonnie stava facendo, ma tutto ciò che ottenne fu un’espressione stupita tanto quanto la propria. Riportò gli occhi verdi su Bonnie per vederla tremare. L’espressione concentrata della strega stava sfumando in qualcosa di sofferente. L’odore del sangue invase improvvisamente le narici della vampira ancor prima che gli occhi scorgessero quella gocciolina di liquido vermiglio colare dal naso della ragazza.
– Bonnie? – la chiamò, avvicinandosi di un passo a lei e affiancandola. Anche Elijah si mosse, senza avvicinarsi troppo.
– Bonnie, ferma. Che stai facendo? – continuò a chiamarla Sofia, ma la strega non sembrava sentirla.
– Bonnie, fermati! – esclamò, facendo risuonare la sua voce all’interno delle pareti rocciose della stanza. La torcia cadde al suolo rovinosamente provocando un sordo rumore mentre le mani della vampira afferravano bruscamente le spalle della ragazza smuovendola con forza. Fu in quel momento che gli occhi della strega si sgranarono di scatto e le labbra si spalancarono alla ricerca di aria. La fiammella della candela si mosse nuovamente, prima di spegnersi.
– Che diavolo stai facendo, Bonnie? Stai sanguinando! – la rimproverò Sofia permettendo agli occhi scuri di Bonnie di volgersi verso il suo viso pallido e attanagliato dalla preoccupazione. La strega la fissò respirando ansante e sinceramente dispiaciuta.
– E’ troppo forte. Non ci riesco. – mormorò la strega. Sofia sollevò una mano sfregando il tessuto scuro della maglia contro il sangue colato dal naso di Bonnie. Deglutì rigidamente resistendo a malapena all’istinto di aggrapparsi al suo collo, ma non le avrebbe fatto del male.
– Non preoccuparti. Noi…troveremo un’altra soluzione Bonnie, non c’è bisogno che ti spingi fino a questo punto. – le mormorò rassicurante la bionda.
– Avresti potuto fermarti prima, quando hai capito che non riuscivi. – intervenne Elijah, fissandola dall’alto della sua figura. Bonnie volse a lui gli occhi scuri fissandolo in una maniera profonda; non aveva ancora dimenticato le minacce che lui era andato a rifilarle. Ma l’Originale non si scompose davanti a quello sguardo. La vampira si riportò in piedi aiutando la debole Bonnie a seguirla, cosa che la strega fece senza lamentarsi.
– Ho poco potere per affrontare un incantesimo del genere. – sussurrò Bonnie, volgendo i suoi occhi alla bionda. Sofia scosse il capo piegando debolmente le labbra in un sorriso.
– Probabilmente, però, conosco una persona alla quale possiamo rivolgerci. – intervenne Elijah ancora una volta, fissandole entrambe con un’espressione seria e fredda, nascondendo il nervosismo nato a causa dell’ennesimo trucchetto di Klaus. Entrambe le ragazze volsero lo sguardo verso di lui, sorprese da quelle parole.
– Una volta, mio padre fu sigillato all’interno di una tomba da una strega Bennett. Avrebbe dovuto essere ancora lì dentro ma, per qualche strana ragione, è riuscito a liberarsi. Potrebbe essere ancora viva, ma questa è una cosa che dovresti sapere tu, Bonnie, dato che appartiene alla tua stessa famiglia. Possiamo provare a chiedere a lei. – affermò Elijah, facendo scivolare distrattamente l’indice di una mano sulla superficie lignea della bara al suo fianco. Bonnie lo fissò incuriosita.
– Qual è il nome di questa strega? – domandò, scostandosi da Sofia sulla quale era riuscita a trovare un sostegno quando fu consapevole che le sue gambe sarebbero riuscite a mantenerla in piedi. Elijah portò i suoi occhi gelidi in quelli scuri della strega, inoltrando la mano libera all’interno di una tasca della giacca.
– Abby Bennett. La conosci? – rispose l’Originale. Bonnie si pietrificò davanti a quel nome, facendo cadere le braccia lungo i rispettivi fianchi.
– Abitava qui a Mystic Falls una volta, ma ti parlo di anni fa. Potrebbe essere andata via. – continuò Elijah, aggrottando morbidamente la fronte davanti all’espressione sconcertata che era andata crescendo sul volto della strega.
– La conosco. – iniziò a dire lei in un sussurro debole. Non tanto per la stanchezza dell’incantesimo effettuato prima, piuttosto per lo shock in cui la sua mente stava cadendo. Conosceva quella donna, la conosceva probabilmente meglio di chiunque altro. Conosceva i suoi pregi, i suoi difetti. Conosceva la sua codardia, più di tutto.
– E’ mia madre. – continuò, sostenendo lo sguardo scuro e freddo del vampiro. Uno sguardo in cui andò formandosi la sorpresa e la convinzione che avrebbero ottenuto l’aiuto molto più facilmente di quanto si aspettasse.


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Note dell'autrice:
Ecco qui il nuovo capitolo. :3
Dunque, penso sia doveroso chiarire alcuni particolari per non incasinarmi con la storia del telefilm.
Partiamo con la seconda stagione: arriva Elijah, scende a patti con la combriccola dei nostri protagonisti, arriva Klaus possedendo Alaric e poi ritorna nel suo corpo. Organizza tutto il sacrificio come conosciamo noi la storia ecc. Stefan non ha mai spento i sentimenti, ma si è scoperta comunque la sua storia. Elijah, è vero che non uccise Klaus durante il sacrificio per sapere dove nascondeva la sua famiglia e poi c'è stato il tranello, ma l'ha liberato dopo non molto insieme a Rebekah. Una volta riunitisi i tre fratelli, Klaus parte con l'intenzione di prendere Elena e andarsene, ma si fa il famosissimo patto in cui lei dona un bel po' del suo sangue e li fa andare via. Ecco, se devo collocare la storia in un determinato tempo, direi fra la seconda e la terza stagione, per cui molte scoperte le sto facendo fare a modo mio. Se c'è qualcosa che manca o qualche chiarimento che volete, dite pure. Ah, l'anno è il 2012!

Detto questo, vorrei passare ai soliti ringraziamenti verso le persone che mi seguono e che, magari inconsapevolmente, mi sostengono <3
Ringrazio Ria_27, elyforgotten, Iansom e Pipia per aver recensito il capitolo precedente.
Ringrazio meiousetsuna che, nonostante il poco tempo, sta leggendo e recensendo ogni capitolo ed allo stesso modo ringrazio debby_88.
Ringrazio debby_88, elyforgotten, iansblueyes, ladyselena15, morgan_le_faye, polo e SaraIS che hanno aggiunto la storia tra le preferite.
E ringrazio le diciassette persone che l'hanno tra le seguite :D Spero che il capitolo possa piacervi e spero di ricevere commenti al riguardo. :3
Al prossimo capitolo e...BUON ANNO NUOVO A TUTTI  <3
   
 
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