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Autore: FairyCleo    02/01/2013    10 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le verità nascoste

 
Si era staccato da Goku con violenza, spingendolo indietro con abbastanza forza da fargli sbattere la schiena al muro. Era quasi come se si fosse scottato per il prolungato contatto con una fonte di calore eccessiva, e adesso sentisse il bisogno disperato di allontanarvisi per porre rimedio alle dolorose bruciature.
Osservava il Son quasi con un misto fra odio e senso di colpa, ancora indeciso sul da farsi. Il viso era livido, solcato da lacrime bollenti. Gli occhi erano rossi e liquidi, e le membra tremavano, per la rabbia, il disonore, per l’assurdo e irrealizzabile desiderio di tornare indietro e troncare la vita di chi lo aveva ridotto alle stregue di un oggetto, e tremavano per la paura di poterlo nuovamente rivedere e di sentirsi ancora talmente piccolo e impotente da non poter fare niente per difendere se stesso e le persone che aveva attorno, quelle stesse persone da cui era tornato ma che per proteggere davvero avrebbe dovuto lasciare per sempre.
 
Aveva sbagliato tutto. Son Goku aveva capito di aver sbagliato tutto per l’ennesima volta. Aveva sbagliato a reagire come un folle nel rendersi conto che il suo uomo avesse perso la memoria, aveva sbagliato a reagire allo stesso modo nel rendersi conto che gli avesse mentito a riguardo, prendendosi gioco di lui. Ma, a mente lucida, non aveva potuto non rendersi conto di quanto assurdo e disperato fosse stato quel gesto. Un principe, l’ultimo principe saiyan, aveva mentito sulla sua identità. Vegeta aveva finto di essere chi non era, aveva rinnegato se stesso, e Goku credeva di aver capito perché, solo che non riusciva ad ammetterlo ad alta voce, perché farlo sarebbe stato dolorosamente devastante.
 
“Vegeta…” – lo aveva chiamato con un filo di voce, mettendosi a sedere sul pavimento, senza staccare gli occhi da lui.
Ma il principe dei saiyan non aveva risposto, guardandolo con un misto fra colpa e disprezzo. Sapeva che la decisione presa da Goku era stata una conseguenza delle sue azioni, un modo per aiutarlo, ma si sentiva ugualmente forzato, violato, e lui aveva imparato bene quanto potesse essere sottile il confine fra una violenza fisica e una violenza psicologica, perché purtroppo era stato vittima di entrambe.
La verità era che non sapeva come affrontarlo. Arrivato a quel punto, non sapeva con quale coraggio avrebbe potuto raccontargli ciò che aveva vissuto, quello che gli avevano fatto, quello che aveva dovuto subire senza potersi ribellare in modo alcuno, perché la forza di cui era a disposizione non era stata abbastanza, perché non era stato in grado di badare a se stesso.
 
Ma Kaharot non avrebbe ceduto. Sapeva che Goku avrebbe voluto sapere, che Goku avrebbe voluto sentire il resto della storia pronunciato dalla sua voce, ed era più che in grado di immaginare quale sarebbe stata la sua reazione, sapendo che non avrebbe potuto evitarla in nessun caso. Ma lui non voleva essere compatito. Se aveva mentito sul recupero della sua memoria, era stato anche per quello.
 
Così, anche se la mente gli stava urlando a squarciagola di non farlo, alla fine aveva deciso di ascoltare ciò che gli stava suggerendo quel cuore da poco riscoperto, e senza quasi rendersene conto, aveva cominciato a raccontare, fissando distrattamente la parete di fronte a sé. Non avrebbe potuto guardare Goku negli occhi, non mentre stava mettendo nero su bianco ciò di cui era stato vittima, non mentre gli stava raccontando delle sevizie, delle torture, dei tormenti, non mentre gli stava raccontando il perché avesse deciso di mentirgli, e da quando questa decisione infausta fosse stata messa in atto, facendolo sentire il primo fra i traditori e l’ultimo fra gli uomini d’onore.
 
“Non l’ho fatto dall’inizio” – aveva esordito, serio, imbarazzato, severo con se stesso oltre l’immaginabile, suscitando in Goku un aumento dell’attenzione e un’improvvisa rigidità delle membra – “Io non ti ho mentito… Non all’inizio, almeno. Non ricordavo davvero chi fossi, o chi foste tu e Gohan. Non sapevo cosa mi fosse capitato e…” – stava per dire che sarebbe stato meglio se non avesse mai recuperato la memoria, ma aveva preferito trattenersi. Sarebbe stato troppo, e non poteva ancora permetterselo, nonostante quello che stava per raccontare alla persona che aveva di fronte. Per questo, aveva preso un bel respiro, stringendo i pugni e riprendendo, più o meno, da dove aveva interrotto il suo discorso.
“Non ce l’ho fatta. Quando la memoria è tornata, il peso di quello che mi è successo mi ha schiacciato” – aveva ammesso, chiudendo gli occhi, vinto ancora una volta dal ricordo opprimente.
“E’ successo durante quell’incubo, vero?” – era stata la lecita domanda di Goku, che aveva abbandonato le mani in grembo.
La risposta di Vegeta era arrivata con un cenno del capo, inesorabile e sincera.
“Un attimo prima non ricordavo niente, la mia vita non era che la somma di poche settimane trascorse a chiedermi chi io fossi, e un attimo dopo, il ricordo di quei giorni si era unito a tutto quello che ero stato, senza sconti, senza possibilità di scampo ed io… Io non sono stato in grado di accettarlo. Non potevo raccontare quello che avevo vissuto. Non ne avevo il coraggio. Io, Vegeta, il principe dei saiyan, non avevo il coraggio di ripercorrere quello che… quello che ho dovuto subire. Così, mi sono detto che sarebbe stato più facile continuare ad essere chi credevi che fossi diventato, anche se era così evidente che facendolo… ti stessi allontanando da me”.
 
Nell’apprendere quella verità, Goku era letteralmente rimasto a bocca aperta, sconvolto nell’aver capito quanto attento fosse in realtà colui che all’apparenza era freddo come il ghiaccio.
Vegeta si era reso perfettamente conto del suo allontanamento e lo aveva ammesso senza fare troppi giri di parole.
 
“Ma… ma perché… Perché l’hai fatto? Io… Non capisco. Il mio unico desiderio è quello di…”.
“Proteggermi e farmi felice? E’ questo, Kaharot?”.
 
L’ironia di Vegeta lo aveva ferito. Perché essere così crudeli se per lui era lo stesso, se era anche suo desiderio proteggerlo? Lo aveva letto nei suoi ricordi, non poteva essersi sbagliato. Invece di avere le idee più chiare, Goku si sentiva più confuso di prima.
 
“Mentire era più facile che fare questo…” – aveva proseguito Vegeta, fissando un punto impreciso sulla parete che non aveva smesso neppure per un attimo di guardare – “Mentire era più facile, nonostante tutto. Nonostante sapessi di farvi correre un rischio enorme”.
 
Vegeta aveva chiuso gli occhi, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva piangere. Aveva versato sin troppe lacrime davanti a Kaharot, e anche se sapeva che non sarebbe mai stato giudicato da lui, non poteva farlo un’altra volta. Aveva calpestato la sua dignità troppo a lungo. Era arrivato il momento di riprendere in mano la sua vita, anche se ciò voleva dire ripercorrere gli eventi più devastanti della sua esistenza passata.
 
Goku lo aveva lasciato proseguire, anche se quel discorso dava solo nutrimento ai suoi timori più reconditi, scatenando nel suo cuore una rabbia mai provata prima di allora.
 
“Non starò qui a raccontarti quello che mi ha fatto, Kaharot. Per quanto tu possa chiedermelo, o aspettarti di sentirtelo dire, non lo farò. Basta umiliazioni. Sono stato usato come un giocattolo, un giocattolo da rompere e ri-assemblare a proprio piacimento. E non posso… non voglio raccontarti come lo faceva”.
 
Lo stomaco del super saiyan aveva fatto una serie di dolorosissime capriole, contorcendosi per l’orrore e lo sgomento. Dalla sua indagine era stato così evidente il seguito di quel ricordo, ma sentire un così netto rifiuto da parte della vittima – perché sì, Vegeta era la vittima – era stato mille volte peggio. La sua mente aveva automaticamente iniziato a fantasticare, e non verso mete felici.
Goku vedeva le mani di Freezer scorrere sul corpo di Vegeta, vedeva il suo compagno rabbrividire, e immaginava altre mani che lo tenevano fermo, un’altra bocca sulla sua, un altro corpo premuto contro il suo nonostante non lo volesse. Immaginava il suo dolore, quanto potesse essersi sentito sporco, umiliato, usato, rendendosi perfettamente conto di non poterlo comprendere fino in fondo.
E si sentiva in colpa. Si sentiva in colpa per non essersi reso conto che quel bastardo di Freezer fosse ancora vivo, per non essersi accertato che il suo corpo fosse ridotto ad un ammasso informe di sangue ed ossa, e che il respiro avesse abbandonato le sue membra definitivamente. Se invece di scappare lo avesse disintegrato, Vegeta non avrebbe corso alcun rischio, Vegeta non avrebbe dovuto sopportare quello schifo!
Sì, non c’erano dubbi. Era colpa sua. Era solo ed esclusivamente colpa sua.
 
“Smettila di fare l’idiota!” – lo aveva ammonito Vegeta improvvisamente, distogliendolo dai suoi pensieri. Si era reso conto di avvertire dolore ad entrambi i palmi delle mani. Non si era accorto di aver stretto così forte i pugni da far penetrare le unghie nella carne – “Non è colpa tua, non potevi saperlo”.
“Avrei dovuto rendermi conto che non era morto. Avrei dovuto…”.
“Avresti dovuto fare esattamente quello che hai fatto, ovvero pensare a salvarti la pelle”.
“Ma…”.
“Nessun ma, Kaharot… Non è il momento di darti colpe che non hai. Potrei attribuirtene a centinaia, ma non è una tua responsabilità se io non sono stato abbastanza forte da difendere me stesso, o abbastanza forte da… abbastanza forte da porre fine alla mia vita”.
 
A quelle parole così dure, così inaspettate, Goku era balzato in piedi, tremante di rabbia.
 
“Non avresti osato!” – aveva esclamato, ormai al limite della sopportazione.
“Sì, invece. Più di una volta se vuoi saperlo. Ma alla fine, anche se c’ero così vicino, non ci riuscivo. C’era qualcosa che me lo impediva…”.
 
E, per la prima volta da quando aveva iniziato a raccontare, aveva incrociato lo sguardo di Goku, così vicino, eppure lontano come mai prima di allora, lontano perché incapace ancora di comprendere fino in fondo quanto davvero fosse importante per Vegeta.
 
“Non voglio tirarla per le lunghe, Kaharot. L’ho fatto fino ad ora, e mi sono reso conto di aver solo peggiorato le cose, perché sono certo che lui mi sta cercando, e non posso permettergli di trovarmi qui”.
“Che vuoi dire?”.
“Che non si tratta di un nemico che possiamo battere, Goku. Non puoi batterlo neanche tu”.
 
Vegeta non era uno sprovveduto. Vegeta non era uno che sopravvalutava il proprio avversario. Certo, a volte peccava di presunzione, ma sapeva bene come comportarsi di fronte al nemico, e se Vegeta aveva asserito che non potesse batterlo nemmeno lui, il super saiyan della leggenda, erano in guai seri.
 
“Credevo che fossimo rimasti soli, Kaharot. Credevo che fossimo rimasti gli unici due saiyan purosangue sulla faccia dell’universo. Ma mi sbagliavo. E ho pagato le conseguenze della mia ignoranza” – Vegeta aveva mosso qualche passo verso il letto, sedendosi su di esso con delicatezza, evitando di far scricchiolare le molle – “Mio padre, re Vegeta, era sempre stato attento a controllare che sul pianeta non ci fossero guerrieri con un livello di combattimento eccessivamente alto per evitare che fossero una potenziale minaccia. E quando i suoi timori si avveravano, c’erano provvedimenti da prendere. Gli stessi che prese contro il figlio di Paragas”.
 
Si era preso una lunga pausa prima di proseguire. Aveva bisogno di tempo per rimettere in ordine i ricordi, i pensieri, le parole, e questo mentre Goku non riusciva a smettere di guardarlo. Era incredibile come sembrasse fragile e risoluto allo stesso tempo. Era incredibile come fosse ancora se stesso, eppure così tanto diverso contemporaneamente. E Goku non poteva fare a meno di ammirarlo.
 
“Il figlio di Paragas aveva doti che nessun saiyan aveva mai dimostrato di possedere, Kaharot, doti che dopo l’esilio forzato impostogli da mio padre, sono state fomentate dal rancore e dalla crudeltà di un uomo che bramava vendetta, ormai non contro mio padre, ma contro di me.
Freezer era in fin di vita, ma la fortuna sfacciata di quel viscido verme ha voluto che fosse proprio Paragas a trovarlo, a curarlo e a imbrigliarlo sotto le sue grinfie. Buffo, non trovi? Alla fine, i ruoli si sono invertiti. E Freezer, proprio come lui, bramava vendetta, vendetta nei miei confronti.
Mi ha raccontato di aver vagato per tutta la galassia pur di trovarmi, e solo per consegnarmi a lui. Perché io dovevo essere l’ultimo fra i suoi schiavi, il primo a dover subire una tortura che meritavo solo perché figlio di mio padre. E c’è riuscito.
Ho provato a liberarmi. Ci ho provato con tutte le mie forze ma… ma lui è arrivato ed era… era più di quanto potessi immaginare”.
“Parli del figlio di Paragas?”.
“Sì. Broly era arrivato. Ed io non potevo fare niente contro il super saiyan della leggenda”.
 
Le parole di Vegeta lo avevano lasciato letteralmente senza fiato.
 
“Ma come può essere?? Hai detto che ero io il super saiyan della leggenda! Io, io no capisco!”.
“C’è ben poco da capire, Kaharot. Lui non è come te. Lui non ha il cuore puro. Lui è guidato da un odio di cui non credevo l’esistenza, un odio alimentato dalla crudeltà del padre, un odio che gli fa perdere il controllo, che lo rende una belva assetata di dolore e di sofferenza, di sangue altrui. Non avevo mai visto un saiyan così spietato, credimi. E vorrei non averlo mai conosciuto”.
 
Ogni volta che Goku era convinto di aver toccato il limite del suo sgomento, alla fine si era dovuto ricredere, sconvolto da ciò che apprendeva man mano che Vegeta andava avanti con il suo discorso.
Un super saiyan così spietato da suscitare puro terrore in uno dei guerrieri più forti che Goku avesse mai incontrato sul suo cammino. Era incredibile. Sembrava che loro fossero una specie di calamita per i guai solo per il fatto che fossero saiyan, solo per il fatto che appartenessero ad una razza violenta. Peccato che fossero proprio altri saiyan i loro attuali nemici. I nemici più spietati mai incontrati sul loro cammino.
 
“Non è sempre stato crudele” – aveva ripreso a parlare il principe dallo sguardo severo – “Quando non era super saiyan non era tanto male… Mi lasciava libero, ogni tanto. Mi permetteva di camminare, per quello che riuscivo a fare, anche se non potevo uscire dalla stanza” – aveva asserito, toccandosi i polsi in ricordo delle catene che lo avevano imprigionato per così tanto tempo – “E’ stata in una di queste occasioni che sono riuscito a scappare. Mi aveva… Ero ridotto male. Non era mai stato così crudele, ma si era addormentato nel suo stadio normale, e non ero incatenato. Ancora mi chiedo chi mi abbia dato la forza di raggiungere la navicella, Kaharot. Ma l’ho fatto. Ho distrutto il localizzatore, ho azionato la navicella e sono svenuto poco prima di trovare accanto a me il mantello del costume” – aveva ammesso, imbarazzato – “Avevano distrutto tutto ciò che mi apparteneva. Tutto. Non pensavo di farcela. Volevo solo andare lontano da lì. Non mi sono reso neppure conto di quale fosse la destinazione impostata sul controller. Ma a quanto pare, era destino che tornassi qui”.
 
A quel punto, Goku gli aveva sorriso con mestizia. Se davvero era stato il destino a restituirglielo, non poteva non essergli grato.
 
“Ma non posso restare”.
“Cosa?” – aveva domandato, allarmato.
“Lui sta arrivando. Lo sento, Kaharot, lo so. E non posso permettere che… che…” – si era fermato ancora, prendendo un lungo e profondo respiro – “Ho raccontato a Freezer che non siete mai tornati sulla Terra, e che non so dove siate diretti, che ho rubato le Capsule ai terrestri su Namecc e vi ho trovato all’interno la navicella su cui viaggiavo. Ho fatto di tutto ciò che potevo Kaharot, e non posso permettergli di arrivare fino a qui io… Io… Io devo impedirgli di arrivare qui”.
 
C’era di più, c’era molto di più in quella frase, e Goku lo sapeva. Gli occhi di Vegeta erano lo specchio della sua anima. Negli occhi di Vegeta c’era il mondo, il suo mondo, un mondo conquistato a fatica, un mondo che non voleva e non poteva perdere per nessuna ragione.
Per questo, si era avvicinato al suo compagno, e con decisione, aveva posato entrambe la mani sulle sue spalle, inginocchiandosi davanti a lui e posando la fronte su quella ampia e spaziosa del principe dei saiyan.
 
“Smettila. Non voglio la tua…”.
“Non osare dirmi che provo pietà di te, perché non è così” – gli aveva detto, accarezzandogli le spalle.
“Allora smettila di fare così, di fare… questo… Io non sono più la persona che conoscevi, Kaharot. Non sono più quello di prima”.
“Sì, invece. Sei tornato, ed io non ti permetterò di andare via”.
Vegeta aveva sorriso. Aspettava di sentirsi dire da lui simili parole.
“Sai che non ci sono alternative. Devo andare via Kaharot.
Io, il principe dei saiyan, costretto a scappare!” – aveva esclamato, allontanandosi di colpo – “Non riesco a sopportarlo!”.
C’era il fuoco che ardeva nei suoi occhi, e quel fuoco era stato il più evidente segnale di quello che Goku aveva intuito.
“Visto che ho ragione a dire che sei tornato?” – aveva asserito, sorridendo – “Tu sei tornato. Anche se rotto, come hai detto tu. E se davvero è così, bè, sono qui per aggiustarti”.
“Tsk.. terza classe, ti ricordo che tu sei bravo a romperle, le cose” – aveva borbottato Vegeta, lievemente arrossito.
 
Goku aveva sorriso di nuovo, rubandogli poi un bacio a fior di labbra.
 
“Risolveremo tutto. Faremo tutto ciò che possiamo per impedirgli di distruggere la Terra, perché tu non andrai via da qui, e non si discute su questo punto” – e si era sdraiato sul letto, invitandolo ad imitarlo.
Anche se leggermente riluttante, Vegeta era davvero troppo stanco per obiettare, e si era messo accanto a lui, dandogli la schiena.
“Sai” – aveva poi aggiunto Goku – “Non pensavo che mi sarebbe mancato”.
“Mmm??” – aveva domandato Vegeta, mugugnando.
“Che tu mi chiamassi terza classe”.
 
Era felice di essersi messo di spalle, così non aveva potuto vederlo in viso. Non sapeva come fosse possibile in una situazione così drammatica, ma proprio non poteva farne a meno. Kaharot era sempre in grado di strappargli un sorriso.
 
Continua…
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BUON 2013!!!!!!!
Pupetti miei, ce l’abbiamo fatta!! IN BARBA AI MAYA!! U.U
Spero che sia un inizio d’anno esplosivo, che vi porti tanta fortuna e vi permetta di realizzare tutti i vostri propositi!!
 
Tornando a noi, è vero che dovevo aggiornare domenica, ma sono stata in gita a Bari per andare in un grande negozio di mobili (un negozio svedese. Non dico qual è perché non so se così facendo faccio pubblicità e non so se nel sito si può fare). Poi, lunedì non ho avuto tempo, e alla fine ho scritto ieri, perché chi scrive il primo dell’anno scrive per tutto l’anno, no?? XD
Ed eccoci arrivati alla confessione.
Allora, il mistero è stato svelato, spero. Vegeta non ha mentito dall’inizio. Sarebbe stato un attore da oscar, altro che istruttore di aerobica! U.U
E spero che la spiegazione sia stata sufficiente a farvi capire il perché di questo gesto così disperato.
Mi è stato detto che c’erano delle parti leggermente incongruenti nei capitoli precedenti. Può essere! Non rileggo tutto il capitolo scorso prima di scrivere il nuovo, e so che è una mia pecca, ma chi lo trova il tempo??
Quindi, mi scuso se davvero è così! Ma lavorare su questo Vegeta non è stato affatto semplice, perché dopo aver ritrovato la memoria ha dovuto fingere di essere chi non era, e allo stesso tempo si era reso perfettamente conto che gli mancasse tutto della sua vita sulla Terra, anche le allieve adoranti della palestra.
Ma ora che abbiamo messo da parte la finzione, non ci sarà più niente di OOC in lui, escludendo ovviamente qualche momento di totale sconforto che cercherò di trattare nel modo più IC possibile.
 
Parlando di Goku, credo che sarà lui ad avere gli incubi, da oggi in poi. Non accetterà tanto facilmente quello che è capitato a Vegeta, ve lo anticipo sin da ora. Chi potrebbe accettarlo?
Dio mio quanto odio quella viscida lucertola!! E’ tutta colpa sua!! Nessuno mi toglierà mai dalla testa che Freezer era solo un pervertito e un pedofilo, scusate la franchezza! E Paragas… Odio profondo nei confronti di quell’uomo!
Allora, non ricordo bene la sua storia, dunque ho in parte sforzato le meningi e in parte inventato, quindi se non corrisponde del tutto alla verità, non sbranatemi per favore!
L’unica cosa positiva è che ha assoggettato l’odiosa lucertola. Al contrario, Broly mi è sempre stato simpatico, ovviamente non in versione bionda e dagli occhi bianchi! Per questo ho scritto che non è stato sempre così cattivo con Vegeta… Ho una mezza idea in testa… Vedremo se la metterò o no in atto!
Bene, come sempre, ho scritto troppo!!
Torno a vedere Dragon Ball e a rispondere alle vostre passate recensioni.
Sappiate che vi adoro!
Un bacione
A presto!
Cleo
   
 
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