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Autore: elrohir    21/07/2007    0 recensioni
Una notte, un duello. Un angelo guerriero inchioda a terra il suo nemico. Dovrebbe ucciderlo. E non lo fa. L'amore fuorilegge e intenso tra un ragazzino ribelle, segnato dai lutti, e un soldato incaricato di reprimere i disordini della capitale. I luoghi sono gli stessi de Il ricamo di lacrime, se qualcuno l'ha letto. E anche gli eventi. Alla fine, tornano anche alcuni personaggi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il silenzio ha gusto di miele

Il silenzio ha gusto di miele.

Giuliano passa le dita tra i capelli di Iris e pensa.

Quella storia lo spaventa, racconta un popolo antico e sfuggente, anarchico, senza legami e senza catene. Vorrebbe chiedere a Iris quanto di vero ci sia, nelle sue parole, ma sa che il ragazzo non capirebbe, si limiterebbe a guardarlo con gli occhi turchesi e immensi, senza rispondere.

Vorrebbe poter liquidare la leggenda come credenza ingenua, come mito cosmologico, ma non può negare il fascino arcano che irradiava lo sguardo di Iris mentre parlava; non può scordare la bellezza ultraterrena dell'acrobata conosciuto quella sera, Fortunato, candida incarnazione divina; non può ignorare il potere che avvertiva aleggiare intorno a loro, come destato dalla melodiosa voce amata. Non può mentire, cancellando la folle impressione che occhi scuri, bui, li spiassero dal cielo, e li proteggessero teneri.

Divini difensori della libertà di un popolo, dov'eravate quando i vostri figli venivano massacrati, cosa facevate mentre la vostra tragedia, la vostra disubbidienza li invischiava nel sangue?

E adesso dove siete, perché non alleviate le loro pene, perché non li prendete per mano e li guidate sulla difficile strada, non insegnate loro di nuovo a vivere, come avete insegnato a viaggiare, ad amare, perché non li aiutate adesso?

Siete troppo lontani, superbi, come il nostro gelido dio, oppure siete incatenati al cielo, all'aria, siete incatenati al firmamento da una corda di stelle, e potete solo piangere questa pioggia gentile, che arriccia i suoi splendidi capelli, potete solo gemere e lottare vanamente per liberarvi, ascoltando il loro dolore?

Giuliano ha la testa china e singhiozza sotto le gocce, sotto quel temporale improvvisamente scoppiato, che oscura il cielo e gli occhi che Iris rivolge alle nubi.

I cavalli camminano e la città è ormai vicina, il racconto ha impegnato le ore e sono tornati a casa, accompagnati da una nebulosa alba.

Il terreno pare respirare, l'erba è bagnata e profuma di polvere, profuma di muschio.

Giuliano ha sempre amato questo momento, quando la tempesta è ormai calmata, e l'aria sembra piena di eccitazione, di speranza.

È una sensazione che minaccia di inghiottire il resto, troppo importante e quasi pericolosa, quasi incomprensibile. Giuliano sente le emozioni attraversare il suo corpo come le correnti il mare, e ricorda un pomeriggio ombroso, disteso accanto al corpo addormentato di Iris, dopo l'amore. Ricorda l'odore della sua pelle, quell'essenza selvatica e misteriosa, sfuggente, ricorda il colore dei suoi capelli che gli scivolavano dalle dita. Era rimasto a guardarlo incantato per qualche tempo, poi, rispondendo a un bisogno arcano, aveva poggiato l'orecchio sul suo petto. Prigioniero di una fragile gabbia d'osso, il cuore pompava il sangue verso le arterie, verso la periferia di carne. Ascoltando quel battere ritmico, ipnotico, Giuliano aveva afferrato, per un attimo, la vita.

Adesso prova qualcosa di molto simile. Ha la certezza che presto qualcosa succederà, che presto un evento imprevisto giungerà a cambiare quel mondo, a regalare una nuova scintilla di verità.

Non parla con Iris di questa sua percezione. Sa che l'amico conosce il futuro meglio di lui, e legge i segni e le profezie rivelate dall'aria con miglior abilità, forte di un'infanzia trascorsa tra mari e leggende.

Non parlano.

Iris guarda i muri colorati delle case che dipingono la periferia, guarda le finestre addormentate e ascolta le risate soffocate che provengono dalle porte chiuse.

I suoi occhi sono stranamente scuri.

 

-Quando ci vedremo?

Gli angeli guerrieri non si sono ancora arresi, e sperano di strappare a Gregorio almeno la promessa di un rapido ritorno. Libertà sorride e non parla, ascolta la quieta risposta dell'uomo barbuto.

Dovranno passare i giorni, forse anche i mesi. Gregorio non può saperlo di preciso. Ma il momento arriverà, e ci sarà bisogno della forza di tutti, e dell'amore.

-Come riconosceremo il momento?- chiedono ancora. Sembrano stanchi per la notte insonne, stremati dall'attesa che si prospetta. Gregorio carezza loro i capelli e mormora che la brughiera risuonerà di canti, e che i sogni si tingeranno di azzurro. Allora verrà il momento che aspettano.

I guerrieri non sembrano placati da quelle immagini poetiche, e non dissimulano l'incertezza dei loro volti. Ma dovranno aspettare. Del resto, sono anni che aspettano.

Iris e Fortunato si guardano negli occhi, e tacciono.

Le loro mani, le dita che si stringono con forza parlano per loro, le labbra che si incontrano nei sorrisi baciati raccontano il desiderio di stare vicini, il bisogno di ritrovarsi. Non servono le parole, per spiegare i cuori.

Giuliano li osserva dalla sua posizione estranea, e sorride. È intenerito dall'amore che lega i due ragazzi, entrambi troppo giovani per quei ricordi, entrambi troppo fragili per quel dolore.

Sa che Iris soffre nel lasciare l'amico, ma ha scorto negli occhi di Fortunato l'agitarsi del vento, mulinelli di emozioni trascinati lontano da quelle correnti violente, e sa che l'equilibrista ha bisogno di rimettersi in cammino. L'essenza del gitano non è stata soffocata nei cuori di quegli acrobati, nulla hanno potuto la guerra e la prigionia contro il loro bisogno di libertà.

La partenza della carovana ha qualcosa dell'addio alla primavera, perché chi resta sente il desiderio di inseguire quei carrozzoni, di unirsi a quegli spiriti che proseguono le tradizioni scritte nel loro sangue.

Ed è strana l'atmosfera che resta nella periferia.

Come di una precarietà appena accennata, mascherata nel solito quotidiano per impedire agli occupanti di scorgere la verità, dentro i movimenti limpidi. 

   
 
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