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Autore: Eliyss    04/01/2013    3 recensioni
"Devi sfogarti? Fallo."
"No. Io non piango. I deboli piangono, e io non sono una debole."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fissai quel ragazzo, esatto ragazzo, maschio, per qualche secondo con gli occhi sbarrati.
Ed io che pochi minuti prima avevo ringraziato gentilmente il cielo per non avermelo più fatto incontrare. Ma come potevo rinunciare ad uno sguardo così ipnotico?!
“Non so se ti sei accorto di aver sbagliato bagno!”- gli dissi in modo alquanto antipatico per poi rigirarmi verso il grande specchio.
Ed ecco riapparirmi alla vista grazie allo specchio, dietro di me quel ragazzo che pur essendo entrato nella mia vita da poco più di un giorno, me la aveva già incasinata totalmente.
Greg.
“Veramente era proprio qui che volevo arrivare”- sussurrò avvicinandosi a me.
Io continuavo a fissarlo attraverso lo specchio con il mascara ancora in mano. Era vicino, molto vicino, troppo vicino per i miei gusti.
Mi irritava alquanto, ma allo stesso tempo avrei voluto che quel momento non finisse mai. Solo la sua immagine riflessa e così vicina, mi agitava come nessuno prima di quel momento aveva fatto.
“La bionda non è entrata di qua!”- interruppi il silenzio che si era venuto a creare.
Lui mi guardò con sguardo interrogativo alzando un solo sopracciglio per poi borbottare solo un “Chi?!”
“Mi prendi per il culo, idiota?”- gli ringhiai contro.
Aspetta, Micky era il mio idiota. Stavo per caso paragonando quello scimmione che mi ritrovavo dietro, al mio migliore amico?
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondermi che sentimmo dei passi avvicinarsi al bagno, così mi prese velocemente per il polso e mi trascinò di forza dentro ad uno di quei piccolissimi e squallidi gabinetti e lasciò la porta socchiusa.
Senza un motivo apparente.
Appena fummo dentro mi liberai di forza, e quando vide che stavo per urlargli contro qualcosa, tanto per cambiare, mi bloccò la parola tappandomi con una mano la bocca.
Cosa voleva fare?!
Chi si credeva di essere?!
Ma soprattutto, perché?!
Con l’altra mano si portò l’indice vicino alle sue labbra così perfette, e mi fece segno di stare zitta.
Io eseguii.
Era strano.
Conoscendomi mi sarei ribellata, gli avrei tirato un calcio fra le palle e sarei scappata.
Invece con lui era diverso.
Con lui non ci riuscivo.
Sottomessa daquel sorriso che mi inteneriva.
Sottomessa daquegli occhi che mi ricordavano la lucentezza del mare abbagliato dal sole.
Sottomessa dalsuo ciuffo totalmente spettinato, ma allo stesso tempo perfetto.
Sottomessa dalsuo profumo di fresco.
Sottomessa daun cretino così bello che mi aveva semi-rinchiusa in un bagno di un locale?!
Quest’ultimo mio pensiero, rovinò definitivamente la mia quiete, così agii d’istinto e provai a mordergli la mano ma invano, perché proprio in quel momento mollò la presa, e si piegò leggermente in avanti come se ci stessimo nascondendo da qualcuno, anzi credo che era proprio ciò che stavamo facendo.
“Ok, ora puoi di nuovo parlare. Ma a bassa voce, mi raccomando!”- mi disse girandosi verso di me ed aprendo finalmente la porta di quel orribile posto maleodorante, per poi distendere elegantemente il braccio per farmi passare.
Bè se voleva usare le buone maniere, aveva sicuramente sbagliato luogo e momento!
“E chi saresti tu per dirmi cosa devo o non devo fare?- risposi irritata –Ora spiegami, ma cosa caspita vuoi?!”- lo guardai in cagnesco.
Sinceramente non mi importava nemmeno la risposta, ciò che volevo era andarmene da quel posto per calmarmi, quando notai che sul bordo del lavandino non c’era più il mio beauty con i trucchi.
“Ecco! Mi hanno pure rubato i trucchi! Fanculo!”- dissi alzando le braccia per poi dirigermi verso l’uscita che mi avrebbe riportata in pista.
Ma ancora una volta, sentii il tocco delicato delle sue morbide mani fermarmi. Questa volta erano due che mi tenevano ferma.
Mi liberai e portai le mani sul viso respirando profondamente, per poi spostarmi i capelli all’indietro.
“Che c’è ancora?!”
“L’uomo che prima è entrato era un addetto alla sicurezza, probabilmente l’ha preso lui il tuo bauletto pensando che qualcuno lo abbia dimenticato.”- rispose come per scusarsi.
“E quindi? Perché mi hai..”
Non finii la frase che le luci si spensero all’improvviso.
Buio totale. Solo una minuscola finestra in alto a destra dei lavandini, che però non serviva a molto.
Saltai fra le braccia di Greg stringendolo forte.
“Cosa - sta - succedendo?”- chiesi scandendo bene le parole una ad una, tenendomi ancora a lui, senza nemmeno saperne il motivo.
La risposta si fece attendere anzi, non arrivò nemmeno perché l’unica cosa che udii nel buio più totale fu una sua risata a bocca chiusa.
Basta.
Mi ero davvero scocciata di quella situazione, così mi staccai dal biondo ed andai verso la porta che non avrebbe dovuto distare più di un metro da me, porgendo le mani in avanti per non andarmi a schiantare contro qualcosa, tanto per rendere la scena ancora più drammatica.
Raggiunta quella che teoricamente avrebbe dovuto essere l’uscita da quel posto, andai in cerca della maniglia che si fece trovare molto presto ma che però, non mi diede nessun tipo di soddisfazione in quanto la porta, era chiusa a chiave!
Cominciai ad agitarmi e la risata di Greg si fece sempre più forte, e a quel punto era meglio per lui non capitarmi vicino altrimenti lo avrei preso a sprangate.
“Sei un grandissimo bastardo!”- fu l’unica cosa che riuscii a dire.
 
Oramai era circa mezz’ora che tiravo calci e pugni alla porta per farmi notare da qualcuno esternamente a quel bagno. Ma purtroppo, tutti tentativi falliti.
Era inutile.
Greg, stancatosi delle mie urla ed imprecazioni contro di lui, che mi aveva trattenuta apposta perché sapeva che sarebbe andata a finire proprio così: chiusi in un bagno di un locale per tutta la notte al buio, mi venne incontro e mi allontanò da quella tavola di legno.
“Non puoi continuare così, non servirà proprio a nulla!”- cercò di calmarmi.
“Io non riesco a capire Greg- cominciai prendendolo per i polsi ed allontanando le sue mani dal mio corpo –cos’è che vuoi da me? La ragazza già ce l’hai..”- continuai.
Ci furono attimi di silenzio, poi il mio compagno di avventure sospirò.
“Se ti riferisci alla ragazza che prima era con me, bèh non stiamo assieme”.
Mi lasciò senza parole. Non sapevo più cosa dire. Non avevo più un motivo per aggredirlo.
Perché infondo era pur sempre un pretesto per colloquiare, un motivo in più per sentire la sua candida voce, una ragione per sentirlo ancora più vicino a me.
Perché lo respingevo se infondo sapevo benissimo che mi faceva stare bene averlo accanto?
Ero solo una stupida.
Stupida perchénon riuscivo a trovare un compromesso fra cuore e testa.
Stupida perchéavevo paura ad ascoltare ciò che provavo, e pur essendo cosciente di questo, continuavo a farlo.
Stupida perchénon avevo il coraggio di reagire per paura di poterlo ferire.
Stupida perchélo ero e basta. Punto.
Così cercai il muro più vicino a me, e lasciai che la mia schiena scivoli parallelamente la parete, facendo sì che un brivido ripercorra tutta la mia spina dorsale per le gelide piastrelle.
Prima avevo detto che mi sarebbe piaciuto che quel momento durasse per sempre?! Fanculo a me che lo avevo pensato.
“Dov’è che sei adesso?”- mi chiese lo scimmione, sentendo i miei movimenti.
“Seduta per terra, e non ho intenzione di alzarmi fino a che qualcuno non verrà a salvarmi da questo inferno!”- gli risposi stringendomi le ginocchia fra le braccia.
Cominciavo ad avere freddo, dopotutto avevo solo il vestito addosso, nient’altro. Il cappotto lo avevo lasciato accanto al tavolo dove eravamo seduti qualche ora prima, e chissà quale brutta fine aveva fatto anche esso.
“Perché dici questo?”- chiese infine con tono piuttosto malinconico.
Già, perché?
A me faceva piacere, ma ero brava a non farlo notare.
Ancora una volta riuscì a zittirmi, a lasciarmi senza via d’uscita. Non sapevo rispondere, perché una risposta non c’era o meglio, c’era, ma era troppo difficile da ammettere.
Forse semplice paura.
Paura dei miei sentimenti.
Paura di innamorarmi.
Paura di soffrire.
Ancora.
Ecco cosa succede dopo una ferita più grande rispetto a quanto riesci a sopportare. Me lo ero sempre chiesta, perché non ero potuta nascere in una famiglia normale? Non chiedo molto, semplicemente due genitori che si amano e che farebbero di tutto pur di vedere i propri figli sorridere. Tutto l’opposto della mia.
In quel preciso momento odiavo il mio carattere, odiavo il mio modo di fare, odiavo me stessa.
Greg, ancora in attesa di una mia risposta che sicuramente non sarebbe uscita dalla mia bocca, era appoggiato al muro di fronte a me, in piedi sotto a quella piccola finestra quadrata qualche metro sopra il suo ciuffo.
Quella pochissima luce lunare che riusciva a trapassare faceva splendere ancora di più il colore dei suoi capelli.
Lo fissavo, ma senza emettere suono.
Poi cominciò a palparsi le tasche e prese fuori il suo cellulare.
“Ah c’hai pure il telefono e lo tiri fuori ora?”- sbraitai con voce tremante per il freddo.
“Non prende! Altrimenti non credi che avrei già chiamato qualcuno?!- ecco arrivato capitan ovvio – Comunque tieni!”- concluse sfilandosi la giacca di dosso, per poi venirmi incontro illuminandosi sempre con la luce prodotta dallo schermo del cellulare.
Mi porse quel giacchettino color blu sulle spalle, delicatamente.
Fu un gesto piacevole.
Poi si sedette accanto a me.
“Te l’ha fatta sentire Micky la nostra ultima cover?”- mi chiese, facendomi dimenticare tutta la rabbia e la tristezza che nei momenti precedenti avevano preso possesso di me.
Feci un cenno di negazione col capo. Mossa alquanto stupida essendo che stavamo completamente al buio, ma me ne accorsi troppo tardi.
Ero troppo occupata a capire le intenzioni di quel ragazzo, ad inquadrare il suo carattere, ma il tutto mi era talmente difficile.
Non riuscivo a trovargli una posizione giusta, anche se un posto dentro di me ci sarebbe stato.
Intuì che la mia era una risposta negativa alla sua domanda, così cominciò a cercarla fra le sue playlists e presse il pulsante play.
 

I’m at a payphone trying to call home
All of my change i’ve spent on you
Where are the times gone baby
It’s all wrong, we’re at the place we made for two

 
Play, a tutti i ricordi che mi vedevo scorrere davanti grazie a quella semplice melodia.
Play, a tutte le emozioni che mi trasmetteva.
Play, al sorriso del mio migliore amico che ricordavo in ogni momento.
Play, ad un momento di debolezza che da anni era difficile farmi passare.
Mi appoggiai sulla sua spalla di Greg con la testa, stringendomi ancora di più a quella giacca.
Presi un paio di respiri profondi. Quel profumo era sempre lo stesso, fresco, impresso dentro me.
Chiusi gli occhi per assaporare ancora meglio quelle parole, così vere, le loro voci, e prima che la canzone finisse, mi ritrovai racchiusa in un sonno profondo.

-Look at me
Okkkk, today is friday! Ed anche 3ismDay jhfhdjfh WOWOWOWOOO(?)
Ok, scusate ma questa settimana sono particolarmente gasataperché il 1 gennaio
i District3 MI HANNO RT HDFJHGD stavo tremando vi giuro, e non sapevo se scoppiare a piangere o saltare come una molla(?)
Diciamo che ho cominciato l'anno alla stra grande
OK, ORA LA SMETTO, SCUSATE

Tornando al capitolo, spero davvero che vi piaccia! c:
Greg ora avrà un ruolo più importante nella storia rispetto a prima :)
e per sapere come andrà a finire, FATE IL COUNTDOWN INSIEME A ME PER VENERRRDÍ
Se lasciate una recensione mi farebbe sempre piacere c:
comunque stiamo arrivando a 100 visite per il primo capitolo! :D
Dai che ce la possiamo fare!
Grazie infinite a tutti, io vi adoro!


@alikee1D

Infine vorrei augurare a tutte di passare il rientro a scuola, lunedì,
nel modo meno traumatico possibile :c
MI DISPIACE SISTAH, SO COME VI SENTITE!
<3

 
  
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