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Autore: shelovesHG    05/01/2013    2 recensioni
Questi sono i 22esimi Hunger Games, raccontati dal sadico punto di vista del tributo femminile del distretto1.
Dal testo (3 cap)
''Ucciderò, so che lo farò. Non ci penserò due volte, pianterò l’ascia in testa agli alleati inutili e fastidiosi, smembrerò i tributi che mi ritroverò davanti.
Metterò fine alla vita di Mason.
Da domani, tutto tornerà alla normalità. Tornerò la ragazza che ha picchiato il suo mentore prima della mietitura, la ragazza che ama uccidere, quella che vede il sangue sgorgare da ferite altrui e prova un senso di benessere. Tornerò la Maya di sempre.
La forza dell’1."
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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La donna ci guarda poi ci gira le spalle e si allontana dalla porta lasciandola aperta per lasciarci entrare. Io e mio fratello ci scambiamo uno sguardo e poi insieme varchiamo la soglia per poi dirigerci nel salotto per seguire nostra madre, la quale lo aveva già attraversato e stava salendo le scale, probabilmente diretta in camera sua.
Mentre cammino mano a mano con mio fratello i miei piedi si bloccano, la mia mano si rilassa e lascia cadere quella di mio fratello, e resto ferma ancora una volta con i pensieri che riaffiorano e fanno male… Non posso riuscire ad andare da mia madre, non sarei capace di consolarla in queste condizioni.
-Maya, se vuoi vado solo io dalla mamma. Le parlo io.
Voglio rispondergli, ma il mio corpo si rifiuta di ascoltarmi, non riesco a parlargli, così il bambino mi prende per mano e mi trascina affianco al divano, dove mi fa sedere, poi arriva al primo gradino delle scale e percorre tutta la scalinata correndo, sento il rumore di una porta che si apre e viene richiusa, successivamente il silenzio più totale.
Passano i minuti, minuti interminabili, ma poi dei passi mi fanno capire che qualcuno sta scendendo le scale, così mi giro e vedo che non è solo una persona o due, è una fila di persone, tre dei quali sono pacificatori. Mio fratello piange mentre cammina al fianco di mia madre che lo cinge a se stessa con il braccio, e sono i primi della fila, poi c’è il sindaco, i tre pacificatori e Joseph.
-perché siete qui?
Chiedo con la voce ferma, come quella che mi caratterizzava prima di entrare nell’arena, mentre mi alzo e mi avvicino alla parete di fronte, dove si trova la cucina.
-ti sarà spiegato tutto dopo, ora devi venire con noi.
Risponde il sindaco porgendomi una mano.
-io non voglio venire con voi. Io voglio restare con loro!
Mentre pronuncio queste parole poggio la schiena alla cassettiera e porto una mano sul manico del primo cassetto.
-se non collabori saremo costretti a prelevarti con la forza.
Resto a fissare quelle persone in silenzio fino a quando un pacificatore non si avvicina al sindaco per sussurrargli qualcosa all’orecchio. L’uomo dopo aver percepito il messaggio riprende a guardarmi.
-cosa fai vicino a quel cassetto?
Chiede indicando la mia mano, ed io senza rispondere apro il cassetto, vi infilo la mano ed estraggo da lì un coltello da cucina. Joseph mi guarda e lentamente si avvicina a me.
-lascia stare Maya. Ti spiegheremo dopo.
-non avvicinarti!
Gli dico rivolgendogli il coltello contro, però il ragazzo non si lascia intimorire, continua ad avvicinarsi e con la mano mi abbassa il coltello, poi si avvicina sempre più a me fino ad arrivare ad abbracciarmi.
-dobbiamo portarti a casa mia, avevo detto che ti avrei tenuta sotto controllo. Non ti faranno vivere qui.
Mi sussurra all’orecchio.
-ma poi mi uccideranno. Io voglio restare con la mia famiglia.
-non ti uccideranno, stai tranquilla.
Scioglie l’abbraccio, mi fa lasciare il coltello che ripone nel cassetto, poi mi mette una mano dietro alla schiena per spingermi fuori dalla stanza. Mentre cammino giro la testa indietro. Due pacificatori si mettono alla mia destra e alla mia sinistra, uno dietro di me e il sindaco ci supera per mettersi davanti, come per proteggermi, ma io so che fanno così per proteggere la gente da me.
Guardo gli occhi di mia madre, poi quelli di mio fratello, e con le labbra mimo due parole “tanto torno” gli dico, poi mi portano fuori da quella casa.
In silenzio percorriamo tutto il piazzale, con gli abitanti del distretto 1 che ci fissano. Io trascino i piedi su quel terreno sabbioso, cammino come se non avessi la forza di farlo, ed in parte è così, è Jos che mi sta mantenendo e mi fa andare avanti.
-potrò tornare da loro prima di morire?
Sussurro all’orecchio del mio compagno.
-tu non morirai.
Mi risponde.
-invece si. Ti prego, dimmi se potrò salutarli.
-non lo so.
Il sindaco si ferma e si gira verso di noi mostrandoci la porta della casa del ragazzo, poi si sposta affianco al pacificatore a destra e tutti e quattro gli uomini a servizio della capitale formano un semicerchio dietro me e Jos, mentre quest’ultimo si avvicina alla porta per aprirla e una volta aperta mi lascia entrare, dopo di me entra lui, e poi gli altri quattro.
-penso che prima il ragazzo ti abbia spiegato perché sei qui.
Esordisce il sindaco mentre io lo fisso negli occhi e annuisco.
-ci sono solo un altro paio di cose da aggiungere che non sono state dette neanche al tuo mentore, ovvero che non potrai uscire da questa casa in quanto sei fuori di testa e costituiresti un pericolo, quindi problema, per il distretto 1 e  di conseguenza a ciò non potrai più rivedere la tua famiglia.
Resto a guardarlo con aria di disprezzo e poi ribatto.
-potete star sicuro che gli abitanti con me non correranno nessun pericolo, mentre voi, che pensate io sia un pericolo, un problema, dovreste realmente preoccuparvi.
L’uomo mi sorride.
-vedremo chi si dovrà preoccupare.
I quattro uomini escono di casa lasciando soli me e Jos nella stanza.
-mi dispiace.
Mi dice il ragazzo senza accennare ad avvicinarsi.
-perché hai detto che ti saresti occupato di me?
-perché altrimenti ti avrebbero uccisa.
-mi uccideranno lo stesso! Jos io sono nelle loro mani e mi muoveranno a favor loro, perché da quando mi sono offerta volontaria hanno avuto la possibilità di scegliere il mio destino, e data la mia salute mentale non avranno motivo per lasciarmi in vita.
Il silenzio piomba improvvisamente su di noi, e restiamo entrambi con lo sguardo basso.
-io non permetterò che ti uccideranno.
Porgo lo sguardo verso il ragazzo e mi avvicino a lui per prendergli le mani.
-se tu cercherai di impedire la mia uccisione, metteranno fine anche alla tua vita. Questo non posso permetterlo. Lascia che sia solo uno di noi a morire e che quel qualcuno sia io, anche perché non c’è bisogno di una matta come me in questo posto. Dai, guardami. Sono impazzita e, al contrario di ciò che ho detto al sindaco, con me chiunque è a rischio. È meglio se muoio.
-non dire stupidaggini, Maya! Tu vivrai.
-non succederà Jos, mettitelo in testa.
Gli occhi del giovane iniziano ad inumidirsi, ma lui li strofina e torna a guardarmi con il suo sguardo sicuro.
-se tu dovessi morire io non avrei ragione di vivere.
-lascia stare.
Rispondo.
Non vuole capire. Non vuole capire che senza me può vivere benissimo, meglio di come viva ora, senza preoccupazioni, senza una pazza che gira per casa. Senza il pericolo di essere ucciso dalla persona per cui lui pensa di non poter vivere…
Cerco di allontanarmi da lui, ma mi tiene strette le mani e mi guarda fisso negli occhi, sembra che voglia dirmi qualcosa, ma le sue labbra restano serrate.
-Jos, ti prego, lasciami andare. Ho voglia di stare sola.
Gli dico, e così il ragazzo allenta la presa sulle mie dita che scivolano fuori dalle sue mani.
-le mie cose?
-te le porteranno dei pacificatori più tardi.
-e quale sarà la mia camera?
-appena salite le scale, la prima a destra.
Seguo le sue indicazioni e mi ritrovo in una stanza migliore di quella che avevo in casa mia. Nessuna arma, solamente un letto, un comodino, un comò con lo specchio ed un armadio. Affianco all’armadio una finestra. Le pareti sono tutte bianche e invece l’arredamento è in legno chiaro con la trapunta del letto che è arancione.
Mi sdraio sul letto e guardo il soffitto sul quale c’è un lampadario a forma di sole.
Deve diventare più realista quel ragazzo. Non può vivere nella fantasia qui a Panem. Lui è sempre stato così, ha sempre pensato che tutto si potesse risolvere, pensa anche che tutta questa tirannia prima o poi finirà, non vuole capire che non succederà mai perché nessuno avrà mai il coraggio di sfidare la capitale.
Pensavo di essere sveglia quando improvvisamente sento bussare alla porta e mi sveglio da un leggerissimo sonno.
-sono le tue cose.
Joseph lascia delle buste piene di vestiti in camera mia e poi richiude la porta.
-Jos.
Dico ad alta voce nella speranza che mi senta, ma a quanto pare è già troppo lontano dalla stanza, o semplicemente non vuole parlarmi, così esco dalla camera e scendo al piano inferiore dove trovo il ragazzo seduto su una sedia, con i gomiti poggiati sul tavolo e la testa tra le mani.
-Jos…
Ripeto stavolta a bassa voce mentre, abbassando la testa, cerco di vedere il volto del ragazzo.
-come stai?
Gli chiedo poggiandogli una mano sulla schiena per accarezzarlo.
-come vuoi che stia? Come vuoi che stia una persona che vede colei di cui è innamorato arrendersi?
-Jos, devi aprire gli occhi! Io morirò di sicuro, lo hai sentito anche tu il presidente. Non puoi vivere nella tua fantasia. Siamo a Panem, Joseph, nulla è giusto e se sbagli due sono le opzioni; loro schiavo a vita o muori.
-io non voglio che tutto ciò sia così.
-nessuno lo vuole ma nessuno fa niente per cambiare le cose… Abbiamo solo 15 e 16 anni ed io, beh, ti sembro sana? Noi non possiamo far nulla in queste condizioni, tu devi solo accettare di vivere senza me come io sto accettando che dopo il tour della vittoria morirò.
Joseph si alza dalla sedia e mi abbraccia.
-te l’ho già detto. Se tu dovessi morire io non potrei vivere, quindi morirò anche io.
-no Jos! Nessun altro merita di morire per colpa mia!
-zitta.
Risponde.
-non te lo permetto. Se realmente mi ami non ti lascerai uccidere.
Il ragazzo mi zittisce ancora una volta.
-tu non eri colei che non voleva morire tra le mani di Capitol City?
-lo sono.
-allora perché non lotti più?
-perché sono stanca.
-non morirai.
-forse non per mano loro.
-cosa vorresti dire?
Joseph scioglie l’abbraccio.
-niente.
Resto a guardare il pavimento.
-Maya, che razza di intenzioni hai?
-nessuna!
Afferro il viso del mio compagno tra le mani e tento di baciarlo per non farmi fare altre domande, ma prende le mie braccia e le allontana con forza da lui.
-TU VUOI UCCIDERTI!
-non è così Jos!
-sei una bugiarda! Vuoi morire per mano tua! Sappi che non te lo permetterò!
Il ragazzo resta a guardarmi con gli occhi pieni di rabbia.
-io non voglio uccidermi.
-non posso credere alle parole di una pazza come te che mi parla senza guardarmi negli occhi.
-io non sono pazza.
Quasi lo sussurro, ma nel momento in cui cerco di alzare lo sguardo gli occhi iniziano a bruciarmi.
Non mentire anche a te stessa, Maya.
 
Salve! Mi rendo conto di fare letteralmente schifo, però cosa fa, il capitolo l’ho pubblicato!
Okay no, questa scusa fa vomitare… Comunque non è l’ultimo capitolo e non so quando finirà la storia, avevo detto non so quanti capitoli fa che il capitolo successivo sarebbe stata la fine, questo perché volevo fare un capitolo lungo (più lungo del solito) dove concludevo tutto, ma poi mi sono resa conto che ci avrei messo troppo tempo e non avrei caricato nulla per una vita… Peggio di ora lol
Perdonatemi.
Un bacione!
-Gà
   
 
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