Zane
si alzò e poi tornò a sedersi, si
rialzò nuovamente, girò attorno al tavolo e,
infine, si rimise nuovamente a sedere. Era agitato, teso e impaziente.
Al piano
di sotto sua madre stava preparando una gran festa per la nascita del
bambino,
nonostante avesse appena poche ora di vita e neppure Zane
l’avesse ancora
visto.
Era
tradizione che il padre non vedesse i figli finché non fosse
stata accertata la
buona salute e la paternità del neonato. Era solo una
scemenza ma i suoi
genitori ci tenevano molto, così Zane non aveva ancora visto
suo figlio. Non
sapeva neanche lui come avrebbe reagito nel trovarselo davanti: era suo
figlio,
il suo stesso sangue ma non era nato dalla persona giusta. Catalina non
era la
persona con cui avrebbe voluto avere un figlio né con cui
voleva passare il
resto della vita. Zane era preoccupato, era arrabbiato e stanco e
quando il
medico uscì dalla camera di Catalina si sentì
distrutto.
Sapeva
che da quel momento in avanti non avrebbe più potuto vedere
Safi, che anche
l’ultima speranza di poter stare con lui era morta. Sarebbe
stato disdicevole
continuare a frequentarlo dopo la nascita del figlio di Catalina, la
madre di
Zane glielo avrebbe proibito categoricamente. Zane aveva sperato,
pregato che
il figlio di Catalina non nascesse così presto ma un mese di
differenza era
troppo. Sospirando, si alzò e andò dal medico per
sentirsi dire che era tutto
apposto, che il bambino era in splendida forma e ricevere i migliori
auguri e
le sue congratulazioni. Poi sarebbe andato da Catalina e dal neonato,
avrebbero
aspettato il notaio e avrebbero dato al bambino il nome di Nikolay,
come
concordato in precedenza. Ci sarebbe poi stata la festa e il bambino
sarebbe
stato presentato al resto della società. Dopo qualche
settimana il matrimonio e
il resto della vita insieme.
Zane
non si sentiva pronto, non voleva quel futuro, lo spaventava dover
andare
avanti da solo. Catalina non sarebbe mai riuscita ad aiutarlo, a
sollevarlo di
morale quando tutto andava a rotoli, quando i suoi generali,
consiglieri e
sudditi gli si sarebbero rivoltati contro come succedeva
periodicamente, quando
il primo disguido l’avrebbe fatto preoccupare per giorni e
giorni, togliendogli
il sonno e l’appetito. Lei non sarebbe mai riuscita ad essere
una moglie, lei
era come la madre di Zane: era una donna, un essere così
raro e viziato da non
riuscire a pensare a nient’altro che a sé stessa.
Si maledì in quegli orribili
istanti per essere andato a letto con lei, per aver ascoltato sua madre
che lo
spingeva fra le braccia della sua fidanzata. Si sarebbe dovuto
trattenere. Ma
il danno era fatto e il medico era davanti a lui per dichiarare la
condanna.
Zane era finito
-Mi
spiace signore- gli disse il dottore con aria grave e seria
–ho rifatto gli
esami 5 volte ma tutti hanno dato lo stesso risultato: quello non è vostro figlio- Zane lo
guardò
stupito, confuso, pensando che fosse un pessimo scherzo ma quello non
sembrava
stare scherzando. Il giovane vampiro entrò nella stanza dove
Catalina aveva
partorito: teneva fra le braccia il suo bambino e sorrideva felice.
Quando lo
sentì entrare alzò lo sguardo e gli sorrise
-Non
è mio… - sussurrò Zane, ancora
sconvolto
-Non
ti sono stata fedele- ammise Catalina, senza smettere di sorridere
–ma non
penso ti dispiaccia, vero?- Zane scosse la testa e sorrise a sua volta
-Chi
è il padre?- chiese. Catalina gli sorrise semplicemente e
Zane capì, chiamò il
capo delle sue guardie che accorse immediatamente, teso e vigile. Gli
indicò la
stanza e gli sorrise prima di dirgli –vai a conoscere tuo
figlio- quello
spalancò gli occhi stupito, poi sorrise e corse da Catalina
e dal loro bambino.
Zane
li lasciò soli e andò a dare la notizia si suoi
genitori. Sua madre la prese
male, molto male. Minacciò di mettere al rogo sia Catalina
che il figlio e di
castrare il capitano delle guardie. Si diede al lancio delle fioriere
contro
chiunque le capitasse a tiro e poi si ritirò urlando e
sbraitando nella sua
camera, continuando a distruggere tutto quello che le capitava sotto
mano. Il
padre di Zane rimase in silenzio finché sua moglie non se ne
fu andata,
dopodiché si sedette e sospirò
-Temevo
ci avrebbe uccisi- disse
-Ad
un certo punto l’ho pensato anch’io-
annuì Zane
-Cos’hai
intenzione di fare?- gli chiese suo padre
-Sinceramente
non ci avevo pensato- ammise il ragazzo –penso che
darò qualche settimana di
congedo a lui, lascerò che Catalina si riprenda e poi
vedremo dove sistemarli-
-E
Safi?- gli chiese suo padre
-A
lui non ho ancora pensato-
-Sai
che se mettesse al mondo un figlio tuo sarebbe un gran casino, vero?-
-Continua
a dire che non è mio… -
-Ma
se lo fosse? Hai intenzione di riconoscerlo?-
-Assolutamente-
gli rispose senza la minima insicurezza Zane
-Sai
che tua madre scatenerebbe l’inferno, vero? Sei preparato a
questo?-
-Si-
gli rispose Zane e sapeva che per Safi sarebbe stato pronto ad
affrontare
qualsiasi cosa, solo che non era pronto a farlo così presto:
proprio in quel
momento entrò Kashe, un sorriso stampato in volto e gli
occhi pieni di lacrime
-È
nato, è vostro- disse più e più volte,
stupito e felice –Safi, ha partorito! Ha
partorito vostro figlio- Zane si alzò e gli corse incontro
-Sei
sicuro?- gli chiese eccitato
-Si,
è vostro, è vostro!- ripeté il vecchio
vampiro e Zane iniziò a ridere e urlare
di gioia.
Safi
era davanti alla finestra, seduto su una sedia a dondolo, coperto e
arrotolato
in un grosso panno. Era più pallido del solito e stanco ma
sorrideva felice e
sereno al fagottino che teneva fra le braccia. Zane gli si
avvicinò e si
inginocchiò ai suoi piedi con il cuore che sembrava volergli
scoppiare, tanta
era la felicità. Si guardarono e si sorrisero a vicenda, non
si dissero nulla
ma bastò quello sguardo.
Safi
appoggiò la testolina del bimbo sulla sua spalla e
scoprì un piccolo pezzo
della schiena. Proprio alla base del collo c’era una piccola
voglia a forma di
cuore. Zane la sfiorò con la punta delle dita, temendo fosse
solo un sogno ma
era tutto vero: Safi aveva messo al mondo suo figlio e quella voglia ne
era la
prova. Quel piccolo segno era sulla pelle di tutti i suoi parenti da
generazioni: suo padre, suo nonno, il suo bis-nonno, il suo trisavolo e
anche
quelli venuti prima avevano quel segno. E ora c’era anche
quel piccolo esserino
fra le braccia di Safi. Sarebbero state fatte tutte le analisi e i test
ma Zane
sapeva di stare guardando suo figlio
-Come
si chiama?- chiese accarezzando la testolina piena di capelli
sottilissimi del
bambino con la massima delicatezza, temendo di fargli male
-Ho
pensato di chiamarla Anastasia- gli disse Safi
-È
femmina?- gli chiese stupito e l’altro sorrise annuendo. Zane
scattò in piedi e
gli prese il viso baciandolo felice.
Zane
decise di far passare una settimana dalla nascita di sua figlia prima
di
togliersi il medaglione e di rivelare la sua vera identità.
In quel lasso di
tempo Safi si riprese dal parto ed entrambi coccolarono Anastasia come
una
principessa. Catalina si sposò con il capitano delle guardie
e andarono a
vivere nella villa che lui aveva comprato con i suoi risparmi. La madre
di Zane
distrusse mezzo castello e decise di allontanarsi dalla capitale per
qualche
decennio, proprio non ne voleva sapere della nipote. Il padre di Zane
invece
l’adorò dal primo incontro e iniziò a
viziarla con infiniti regali. Quando
tutto si fu più o meno sistemato Zane andò da
Safi per parlargli, anche se in
realtà non aveva la minima idea di cosa dirgli. Fu Safi a
tranquillizzarlo, a
dirgli che sarebbe andato tutto bene e che niente sarebbe cambiato: fu
in quel
momento che Zane capì di aver trovato la persona giusta, un
compagno della vita
e non ebbe più alcuna paura o insicurezza. Si tolse il
medaglione dal collo e
si mostrò per la prima volta con il suo vero aspetto
-È
uno scherzo?- gli chiese Safi, dopo un lunghissimo silenzio
-No,
sono io- gli assicurò l’altro, scostandogli i
capelli dal viso e carezzandogli
la guancia. Safi rimase ancora in silenzio, cercando di assimilare
quella
scoperta
-Ho
fatto sesso con il principe- sussurrò shoccato, portandosi
le mani ai capelli
-E
mi hai dato anche una splendida bambina - aggiunse il principe. Safi
rimase
ancora in silenzio per poi voltarsi di scatto e dargli un pugno sul
braccio
-Mi
hai mentito! Non ti chiami Zane!- sbottò irritato
-È
il mio secondo nome: tecnicamente non ho mentito-
-Si
invece!- si impuntò Safi facendolo ridere
-Va
bene, ho mentito… ma se ti dicevo il mio primo nome mi
riconoscevi subito: solo
io, in tutti i mondi, devo portare il nome di Astralion-
-Nome
orribile-
-Concordo,
ma mia madre è una donna molto testarda-
-Io
continuerò a chiamarti Zane-
-Va
bene- rise l’altro. Safi l’abbracciò e
chiuse gli occhi fra le sue braccia:
quel calore che sentiva non era cambiato, solo il viso di Zane era
cambiato ma
lui era ancora il vampiro di cui si era innamorato e neanche le sue
origini
regali avrebbero potuto cambiare quel sentimento.