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Autore: MadAka    07/01/2013    1 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ci vollero quindici minuti abbondanti per spiegare ai miei due colleghi le intenzioni Josh e la mia idea iniziale, ma alla fine acconsentirono.
Chris stava già fantasticando su una serie di scatti in bianco-nero per i tatuaggi non a colori, mentre Tess, stropicciandosi i capelli blu, affermava che ci avrebbe riflettuto su.
Io iniziai a farmi un po’ di bozze mentali, fra il via e vai di clienti e gli squilli del telefono, constatando che l’incarico di Joshua era più complicato del previsto ma altrettanto coinvolgente.
Continuai anche a lavorare sulle fotografie degli skater iniziando a detestare notevolmente quell’incarico. Più tempo dovevo passare su un lavoro preciso, più diminuiva il mio livello di sopportazione per quello: era un mio difetto, lo sapevo perfettamente.
Verso mezzogiorno, mentre sistemavamo le cose in negozio prima della chiusura per la pausa pranzo, mi arrivò un messaggio di Taylor.
Appena lo lessi l’unica cosa che pronunciai fu:
-Ahi ahi…-
Tess si voltò verso di me:
-Cosa?- mi chiese.
Io le mostrai l’sms che mi era appena arrivato e lei lo lesse ad alta voce per rendere partecipe della situazione anche Chris:
-Stasera passi a prendere cinese?- poi fece un’espressione dubbiosa e mi guardò: -Ma che significa??-
Le spiegai la situazione mentre rispondevo al messaggio:
-Significa che il colloquio è andato male. Io e Taylor mangiamo sempre cinese quando a uno dei due va male qualcosa…-
-Sul serio?- mi domandò Chris.
Io annuii mentre rimettevo il telefonino nella borsa. Sapevo che come abitudine per molti era curiosa, oltre che strana, ma io e Taylor avevamo preso questo vizio e continuavamo a portarlo avanti da diversi mesi ormai.
Controllai i soldi nel mio portafoglio. Ce n’erano a sufficienza per prendere da mangiare d’asporto alla rosticcerie poco prima del nostro appartamento. Mi dispiaceva che l’incontro gli fosse andato male, ma magari avrebbe potuto servirgli da lezione, così la prossima volta evitava di far tardi il giorno prima di un evento del genere.

***

Quella sera, come promesso al mio coinquilino, mi fermai alla rosticceria cinese per la cena d’asporto.
Mentre aspettavo che il mio ordine si preparasse mi misi a sfogliare una delle innumerevoli copie di giornali di gossip lì presenti, trovandomi catapultata il flirt di persone di cui non sapevo neanche l’esistenza.
Tuttavia continuai a sfogliare la rivista con, come sottofondo, il proprietario della rosticceria che urlava alla consorte in cinese.
Poco dopo entrò un altro cliente, ma io ero voltata di spalle e lo sentii solo pronunciare il suo ordine.
-…poi vorrei spaghetti alla piastra con verdure e pollo in agrodolce- concluse.
Aveva preso le stesse identiche cose che avevo ordinato io. Mi voltai di poco, a sufficienza per riuscire a vederlo, incuriosita da questa coincidenza e non riuscii a credere ai miei occhi.
Conoscevo quell’uomo. Conoscevo il suo fisico asciutto, i capelli neri folti e indomabili, quegli occhi color ambra e quelle labbra di un delicatissimo rosso.
Rimasi incredula a guardarlo finché non mi uscii di bocca il suo nome:
-Roger…-
Lui si voltò verso di me e mi guardò con la stessa espressione:
-Jane!- esclamò sorridendomi, poi si avvicinò e mi abbracciò:
-Non posso crederci! Non avrei mai pensato di trovarti qui, come stai?- mi chiese guardandomi negli occhi.
Io non sapevo cosa rispondere ne come comportarmi.
-Io… io sto bene, ma tu… tu che ci fai qui?- farfugliai ancora sorpresa da quell’incontro.
-Sono tornato- disse.
Tornato? Quella parola aveva un suono così strano. Mi fece venire in mente tutto quello che era successo sei mesi prima, la sera in cui io e lui ci eravamo visti per l’ultima volta, quando mi aveva detto “C’è una cosa che devo dirti” e io già cominciavo ad immaginare la nostra vita insieme dopo quelle parole. Il mondo mi crollò addosso quando, subito dopo, si era limitato a dirmi “Mi trasferisco, lascio New York”.
Ritrovarmelo davanti era l’ultima cosa che mi sarei potuta immaginare quel giorno.
Notando che tardavo a dare segni di vita, fissandolo come una cretina, Roger cercò di ravvivare il dialogo:
-Lo so che per te può sembrare strano rivedermi..-
Non lo lasciai finire:
-Certo che è strano! Da quello che avevo capito io ti eri trasferito a Berkeley in via definitiva!-
Lui sorrise e mi appoggiò le mani sulle spalle, fui attraversata da una serie di brividi.
-Sì, sì. Hai ragione. Ma alla fine mi hanno rispedito qui. Sarei venuto a cercarti a breve, solo che sono tornato due giorni fa. Ho appena trovato un appartamento e devo ancora finire di sistemare le mie cose. Era solo questione di tempo…-
Concluse posando i suoi occhi ambra sui miei, banalmente nocciola.
-Saresti venuto per davvero?- domandai con un filo di voce. Lui sorrise di nuovo e mi resi conto di quanto stupida fosse stata la mia domanda.
Sei mesi. Sei mesi erano trascorsi da quando lui se n’era andato e avevamo smesso frettolosamente di frequentarci. Il suo addio mi aveva spezzato il cuore, ma ora lui era tornato e…
No! Dovevo lasciare perdere. Il passato doveva rimanere alle spalle. Avevo faticato a smettere di pensare a Roger e ricominciare a frequentarlo sarebbe stata la cosa più stupida che potessi fare.
Lui stava per rispondere alla mia domanda idiota da ragazzina ma fu anticipato dal gestore della rosticceria che disse, in un inglese storpiato:
-Il suo ordine signora-
Afferrai la borsina in plastica e guardai Roger un’ultima volta.
-È stato bello rivederti- feci con un sorriso un po’ imbarazzato.
Lui annuì con la testa e io uscii dalla porta.
Subito dopo sentii la sua voce chiamarmi:
-Jane! Aspetta un secondo- mi disse. Mi voltai a guardarlo e lui continuò:
-Ti va di vederci? Non so, per una birra magari. Vorrei che mi raccontassi di come ti vanno le cose…-
“NO! Digli di no! Digli che hai intenzione di andare avanti con la tua vita! Che non hai intenzione di tornare a rincorrere  un uomo che ti ha lasciata solo perché lo hanno trasferito dall’altra parte degli States! Diavolo ma gli aerei per cosa li hanno fatti a fare?!”. Ma zittii la mia testa mentre rispondevo:
-Volentieri-
Lui mi sorrise.
-Passo domani dal tuo negozio ok? Poi ci mettiamo d’accordo-
Io annuii con la testa e ci salutammo.
“Brava Jane, sei un’idiota!”
  
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