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Autore: CharlotteMcCartney    07/01/2013    2 recensioni
Scrivo per sfogarmi, scrivo per stare meglio, scrivo perché elimino ogni preoccupazione della mia testa e questa è una storia, una mia realtà. Non prendetela come una cosa inventata, grazie. Spero entrerete a darci un'occhiata. :)
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8.


E puoi restare con me per sempre
O potresti restare con me almeno per ora
Dimmi se ho torto

Dimmi se ho ragione
Dimmi se hai bisogno di una mano amorevole
Che ti aiuti ad addormentarti stanotte
Dimmi se lo so
Dimmi se lo faccio
Dimmi come innamorarmi nel modo in cui vuoi tu
Mi sveglierò con il caffè al mattino

Ma lei preferisce due zollette di zucchero e il tè
Fuori è pieno giorno e mi chiama
Ma non devo stare così, perciò ti prego, torna a dormire

 

Resta con me per sempre
O potresti restare con me almeno per ora

Dimmi se ho torto
Dimmi se ho ragione
Dimmi se hai bisogno di una mano amorevole
Che ti aiuti ad addormentarti stanotte
Dimmi se lo so
Dimmi se lo faccio
Dimmi come innamorarmi nel modo in cui vuoi tu


Perché amo il modo in cui mi svegli
Per l’amore del cielo, il mio amore non sarà sufficiente?


Ed Sheeran - Cold Coffee.



‘Stupida, ti sei guardata allo specchio?’- le disse un giorno un ragazzo.
‘Si, lo faccio ogni santo giorno, sai?’ – rispose.
‘Bene, così vedi la perdente che sei e la brutta ragazza che cammina lungo questi corridoi.’
‘Questo lo vedo solo grazie agli insulti. Non so come sono sinceramente e poco mi interessa tanto non andrò mai bene ma, sai cosa significa tutto questo?’
‘No..’ – rispose il ragazzo.
‘Oh bene, e perché continui a ripetermi tutto questo da tanto tempo?’ – disse Amy.
‘Perché è la verità, non ti vedi?’
‘Ti ho detto che lo faccio o meglio, lo facevo. Da quando sono iniziate tutte le prese in giro ho tolto tutti gli specchi. Sai, non voglio vivere con lo schifo che sono. Scusa, devo andare. Sai com’è, devo combattere i mostri dentro di me.’ – rispose la ragazza con gli occhi gonfi di lacrime amare e poi, se ne andò.
 

Non riusciva a crederci, ancora una volta.
Non andava mai bene, a nessuno. Si sentiva male perché non capita ed accettata. Era straziante. Quella situazione la stava uccidendo. Non poteva credere alle parole di quel ragazzo.
Lui era davvero convinto e lei era tremendamente triste.
Si era promessa di non utilizzare più la lametta, ma non ci riuscì.
Combinò un casino, ma era felice e questa era la cosa che le importava.
Il sangue le scorreva proprio come le lacrime che bagnavano il suo viso bianco latte.
Le sue braccia erano percorse da tante stradine rosse, strade che la portavano alla libertà.
Sì, perché lei si sentiva libera ogni volta. Era la sua stupida salvezza quella lametta che spesso diventava la sua amica ideale. Non aveva un nome, o forse sì.
Mah sì, si chiamava speranza. Speranza di vivere, ancora.
Aveva tentato il suicidio una volta, l’aveva fermata la musica.
Quanti grazie dobbiamo dare alla musica, quanti? Ci salva in ogni momento.
Quando ci sentiamo sole, quando non abbiamo nessuno con cui parlare, quando siamo tristi, quando stiamo per commettere uno sbaglio. Sempre.

La musica, l’aveva salvata.

 
Ci sono momenti in cui l’unica cosa che vuoi davvero è restare sola nella tua stanza con la musica nelle orecchie. Restare da soli a volte è la cosa migliore ma la musica, la musica non ti molla mai. La musica è lì, proprio come una migliore amica.
 
Aprì l’acqua fredda e fece riempire la vasca. Vi entrò piano e, con i brividi che le percorrevano la schiena, si distese. L’acqua, dopo poco, divenne rossa. Il sangue continuava a mischiarsi con l’acqua diventando così un rosso poco vivace. Era più bello del sangue normale.
 
Guardò le sue braccia, le sue gambe e vide ciò che odiava sanguinare. Sorrise, come una stupida.
Quello era ciò che era e poco se ne importava di procurare del male a se stessa perché facendolo, lei sorrideva, sempre. Chiuse gli occhi e iniziò a piangere, sorridendo.
Le ferite bruciavano. Bruciavano tanto.
 

Si sentiva inutile, stupida, brutta.
Eppure era contenta.

 

Quando iniziò a pulire e sistemare tutto, si fasciò le braccia e le gambe poi, accese il pc.
Cominciarono ad insultarla via social network. Il più utilizzato: facebook.
Non c’era via d’uscita per lei, nessuna.
Odio, odio più totale.
Nero, nero più scuro.
 
Si tolse da lì. Spense tutto e tornò ad ascoltare musica.
Le arrivò un messaggio sul telefono da un numero sconosciuto. Lo lesse.
 

‘Hey Amy, sono il ragazzo di oggi, quello dell’insulto.. volevo chiederti, come stai?’

 
Cosa?
Scherziamo, vero?
Adesso mi perseguitano ovunque sti tizzi, basta. – pensò.
 
Rispose: ‘Sto normale, cosa vuoi?’

‘Volevo dirti che mi hanno obbligato a dirti quelle cose, mi dispiace, io non le penso sul serio.’ – le scrisse il ragazzo.

‘E da quando in qua gli altri ti dicono quello che devi e quello che non devi fare? Oh, guarda che i tuoi messaggi di scuse non cambieranno nulla. Non ci conosciamo e già ho capito che tipo sei.’

‘Mi dispiace, non potevo farci nulla. Dovevo, basta. Non penso quelle cose, credimi. Domani ti dimostrerò ciò.’

‘No guarda, sto bene così. Domani io farò finta di niente e tu continuerai a fare la tua solita vita, okay? Stop.’

‘Lo so che sei arrabbiata, non prendertela con me, ti prego. Cambierò le cose, promesso. A domani Amy.’
 

Non poteva crederci.
Altri insulti, altre prese in giro. Non ne poteva più.
Sarebbe stato un altro giorno orribile, se lo sentiva.
Così si addormentò con la speranza che il giorno seguite sarebbe stato migliore. Solo con la speranza però. 


 

Spazio Scrittrice.

Scusate l'assenza, non sono in vena a volte.
Riuscite a scrivermi qualche recensione in più?
Mi sento stupida a scrivere per nulla, davvero.
Beh, nulla. 
Non so neanche più cosa scrivere perché rimane tutto qui, su questo foglio. (?)
Amo Sheeran.


Charli. 



 

  
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