Era passata più di una settimana da quando erano salpati e il viaggio stava proseguendo al meglio. Ogni giorno si fermavano su una spiaggia diversa e la sera risalivano a bordo. Con Francesco andava tutto bene, dopo quella prima notte non c’era più stato nessun problema e nessuna incomprensione; lui era sempre carino e gentile e faceva di tutto per metterla a suo agio in quella “prova di convivenza”, come lui l’aveva definita.

Un pomeriggio approdarono vicino a una spiaggetta di sabbia, la prima dopo tante di ciottoli che le avevano quasi consumato i piedi. Alice si sedette in riva al mare, ma si sentiva un po’ strana; non era un malessere, quanto piuttosto una sensazione che la rendeva inquieta. Di sicuro vedersi con indosso quel bizzarro costume a tinte floreali non aiutava a migliorare il suo umore, ma dato che era un regalo “fatto con il cuore” si sentiva in dovere di metterlo almeno una volta durante la vacanza; prima o poi, però, una piccola lezione di stile andava fatta! Quando il suo ragazzo la raggiunse e si sedette accanto a lei, Alice iniziò a giocherellare nervosamente con la sabbia, non capendo cosa le stesse succedendo quel giorno. Visto che Francesco era in vena di prenderla scherzosamente in giro, lei cercò di rispondere altrettanto scherzosamente alle provocazioni e gli tirò una manciata di sabbia, colpendolo in pieno. “Alice ma che cosa ti prende? Sai che mi dà fastidio sentirmi la sabbia addosso!” le disse irritato mentre si alzava e si dava una ripulita. Che strana reazione, non come… “Scusami amore, me ne ero completamente dimenticata. Non succederà più” rispose lei prontamente, anche per cancellare quel ricordo improvviso che le era appena riaffiorato nella mente. Si sdraiò cercando di godersi il sole, ma ormai era fatta: le immagini di quel weekend a Fregene continuavano a tormentarla. I giochi, gli scherzi, le sue mani tra i capelli… Basta! Ma che le succedeva? Si alzò di scatto e propose a Francesco di tornare a bordo; il ragazzo fu subito d’accordo e così si avviarono.

Quella richiesta un po’ lo aveva stupito, ma ciò che lo stupì di più fu che quella sera, dopo cena, fu Alice a prendere l’iniziativa con lui, cosa mai successa prima. “Evidentemente vuole farsi perdonare per quello stupido scherzo di oggi pomeriggio!” pensò. Sfortunatamente per lui, l’intento della ragazza era completamente diverso; voleva dimenticare al più presto quei ricordi che non le davano tregua e riteneva che quello fosse il modo più efficace. Francesco la baciava ovunque e lei si lasciava trascinare seguendo il suo corpo.

Acqua.

Cos’era questo flash? Forse tutte quelle giornate passate sulla barca iniziavano a darle alla testa…

Caldo.

Sì d’accordo, faceva caldo… ma perché se ne ricordava proprio in quel momento? “Cazzo Alice concentrati!” si ripeteva mentalmente. “Concentrati! O Francesco se ne accorge che non ci sei!”

“Ma tu guarda!”

Alice spalancò gli occhi. Sapeva benissimo che non era stato Francesco a parlare. Quella voce veniva dal suo passato, da qualcuno che credeva – o sperava – di aver dimenticato. E sapeva benissimo anche quando le aveva detto quella frase: mentre erano in acqua, soffocati dal caldo umido delle terme, subito prima che succedesse… Quando non c’era stato bisogno di concentrarsi, ma era accaduto tutto in modo così naturale… certo, improvviso e inaspettato, ma spontaneo e sincero, dolce e passionale allo stesso tempo. Ritornò per un attimo alla realtà quando Francesco le prese una gamba all’altezza della coscia, dove lui l’aveva presa quella volta; non voleva che qualcosa fosse uguale ad allora e così spostò la mano del ragazzo verso la sua spalla, ma lui non se accorse nemmeno, preso com’era dall’impeto del momento.

Quando tutto finì, Francesco era esausto, ma eccitato: quella notte era stata sensazionale! Sì, ora era davvero tutto perfetto.

Anche Alice era eccitata, ma ancor di più era sconvolta: aveva appena fatto l’amore con un ragazzo, il suo ragazzo, ma non aveva smesso un secondo di pensare ad un altro, uno di cui non riusciva a pronunciare neanche il nome. No, c’era decisamente qualcosa che non andava.

Nel buio della camera da letto, i due erano ora sdraiati uno accanto all’altra; vicini, ma con le menti mai così distanti.

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Spero di aver usato le parole giuste per rendere quello che avevo nella testa, anche se non sono molto convinta del risultato… Se è una schifezza non abbiate paura a dirmelo XD