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Autore: Nata dalla Tempesta    09/01/2013    4 recensioni
-Se non sbaglio...- la voce di Desari interruppe il corso dei miei pensieri -...noi due non avevamo ancora finito.-
Sorrise maliziosa, ed io capii al volo dove voleva arrivare. Mi tolse gli occhiali e mi baciò, affondando le dita nei miei capelli.
Subito dopo eravamo di nuovo insieme, di nuovo uniti in quell'estasi di anima e corpo così meravigliosa, così perfetta da rimanere senza fiato.
"Desari, non so ancora se ti amo. Ma se questo non è amore, di sicuro è la strada per arrivarci."
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ishida Uryuu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Uryu, smettila di agitarti o mi farai venire il mal di mare.-
La voce di mio padre mi ricordò che erano ore che facevo avanti e indietro da un capo all'altro del suo laboratorio.
-Sono nervoso, non posso farci niente.- mi costrinsi a sedermi su una scomoda sedia bianca.
Mio padre, con tutta calma, esaminava uno dei capelli che Desari aveva lasciato sul mio cuscino. Ogni tanto commentava con un "mhn" ma, a parte quello, non mi parlò per tutto il tempo dell'analisi.
-Ho capito.- disse alla fine togliendosi gli occhiali e massaggiandosi le tempie.
-Cosa hai capito? No, perchè io non ci ho capito proprio niente.- lo incalzai.
-E' una sostanza notevole, non avevo mai visto niente di simile prima d'ora.- disse rimettendosi gli occhiali -Si tratta di un miscuglio di tracce genetiche, sono sorpreso che quella ragazza non sia ancora impazzita! La quantità di DNA è tale che confonderebbe anche un elefante sulla sua identità.-
-Possiamo scomporre le molecole e creare un antidoto? Perchè è questo quello che mi interessa sapere, se possiamo salvare la mia ragazza prima che sposi quel pazzo o che...- rabbrividii solo al pensiero -...o che rimanga incinta di lui.-
-Non potrebbe già esserlo?- chiese mio padre con una poker face da professionista -Se aspettasse un figlio, cosa faresti?-
-Voi un parere medico o da uomo in crisi?-
-Entrambi.-
-Da medico non posso interrompere una gravidanza se la paziente non lo esplicita.- mi passai una mano tra i capelli, sospirando -Da uomo in crisi ti dico che darei seriamente di matto.-
-Allora rallegrati, perchè non lo è.- vidi l'ombra di un sorriso sul suo volto -L'esame del DNA serve anche a questo. E per rispondere alla tua domanda...si, possiamo creare un antidoto.-
-In quanto tempo può essere pronto?- chiesi trattenendo il respiro per l'emozione.
-E' molto complesso, Uryu.- si fece improvvisamente serio -Kisuke ha impiegato più di vent'anni per mettere a punto la formula, come minimo dovresti darmi...circa tre mesi di tempo.-
-Tre mesi?- mi avvicinai di scatto al tavolo -Io non ce li ho tre mesi, papà!- diedi un pugno al tavolo -Proprio non ce li ho! In tre mesi, quello li avrà tutto il tempo di sposarsela e farci un figlio!-
-Sto cercando di fare del mio meglio.- disse semplicemente, con una sincerità che mi disarmò all'istante.
Tre mesi erano decisamente tanti, troppi. Non potevo permettere che passasse così tanto tempo, ed ero sempre più nervoso.
-Ti do tre settimane.- sibilai, al limite tra il pianto isterico e la risata da psicolabile -Voglio che quell'antidoto sia pronto fra tre settimane a partire da adesso.-
-The final countdown, eh?- fece mio padre canticchiando quella famosa canzone degli Europe.
-Non sei spiritoso.- dissi glaciale.
-Tre settimane? E sia, accetto la sfida.- si alzò con calma dalla sedia e, con fare da vero gentleman, mi invitò a spostare la mia negatività altrove.
In parole povere, mi aveva mandato a quel paese.
Uscii dall'ospedale con il cuore un poco più leggero, covando la speranza di poterla davvero riavere indietro. Era una magnifica giornata di sole, così ne approfittai per una lunga passeggiata. I miei nuovi coinquilini mi avevano fatto capire che sarebbero stati impegnati in attività ginniche alternative per tutta la mattina, per cui non avevo troppa fretta di tornare a casa. Speravo solo che non rompessero qualcosa, o mi sarebbe toccato ricomprare tutto. Presi l'i-Pod dalla tasca interna del giubbotto, infilai le cuffie nelle orecchie e scelsi "riproduzione casuale".

The sun is sleeping quietly
once upon a century
wistful oceans calm and red...


Non poteva capitare canzone migliore della mia preferita. La canticchiai distrattamente mentre passeggiavo per le strade di Karakura, emozionandomi al ritornello.

I wish for this night time to last for a lifetime
the darkness around me shores of a solar sea.
Oh how I wish to go down with the sun
sleeping, weeping with you...


Con la mente tornai in Romania, ripensando a tutto quello che avevo lasciato li. Mi chiesi come il signor Dubrinsky avesse preso la mia partenza improvvisa, se ci fosse rimasto male perchè non lo avevo salutato. E ripensai ai genitori di Desari, che dovevano essere a pezzi quanto me. Presi un profondo respiro e continuai a camminare, pensando che avrei dovuto avvertire i ragazzi della novità. Imboccai la strada che portava a casa di Ichigo e, sorprendentemente, trovai li fuori anche Renji e Rukia.
-Che ci fate voi due qui?- chiesi mentre mi avvicinavo.
Notai che Rukia aveva gli occhi rossi e tremava. Renji la teneva su con un braccio, sfregandole le braccia come per darle calore.
-Kuchiki-san, ti è successo qualcosa?-
Lei scosse la testa e iniziò a singhiozzare, nascondendosi nell'abbraccio del suo compagno. Guardai Renji, che mi fece cenno di andare dentro. Aprii piano la porta e la prima cosa che notai fu il silenzio. Casa Kurosaki era sempre molto rumorosa per via del padre di Ichigo, ma quel giorno c'era un silenzio quasi tombale. Trovai Ichigo seduto sul divano che teneva la mano ad una Orihime pallida e in lacrime. Non appena mi vide, lui si alzò dal divano e mi venne incontro. Aveva delle profonde occhiaie che gli segnavano il volto e sembrava parecchio stanco.
-Che succede?- chiesi -Come mai piangono tutti?-
Mi rispose così piano che credetti di aver sentito male, e invece avevo capito benissimo. Sentii un nodo alla gola, e l'impellente desiderio di piangere. Mi avvicinai ad Orihime e mi sedetti al suo fianco. Non trovavo le parole per dirle quanto mi dispiacesse, e non provai nemmeno a cercarle perchè sapevo che sarebbero state comunque sbagliate.
-Mi ci ero affezionata...- la sentii sussurrare -Io...io credevo davvero che avrei potuto farcela...-
Le passai un braccio attorno alle spalle e la abbracciai, incapace di risponderle. Tremava come una foglia e continuava a ripetere sempre la stessa frase.
-Ne arriveranno altri, Hime-chan, ne sono sicuro.- le mormorai -E saranno tutti bellissimi, sai? Avranno degli splendidi capelli rossi, i tuoi occhi grandi, il tuo buon cuore e la forza di Ichigo. Non è la fine, non lo è per niente. Sei più forte di quello che credi, sei una donna coraggiosa e supererai anche questa.-
Nel frattempo Ichigo si era lasciato cadere per terra con il volto tra le mani, scosso dai singhiozzi anche lui. Non sapevo decisamente cos'altro fare e non mi sembrava proprio il momento adatto per dare la mia buona notizia. Così feci quello che mi riusciva meglio: rimasi in silenzio e aspettai.
Aspettai per ore seduto in quel divano con la ragazza del mio migliore amico tra le braccia, immobile, sussurrando due o tre parole ogni tanto. Non bevvi, non mangiai, non mi alzai nemmeno una volta. Aspettai finchè il cielo si fece rosso, viola e poi nero. Non c'era neanche una stella a portare un barlume di speranza a quel cielo d'oblio, e quella sera la Luna non fece capolino tra le nuvole. Tutto intorno a me era nero, e non potevo farci niente. Ero impotente davanti a quella situazione, e odiavo profondamente non riuscire a trovare la forza per dire qualcosa, per agire.
-Ishida-kun, dovresti andare a casa.-
Fui scosso dalla voce timida e incrinata di Orihime.
-Rukia e Renji non possono tornare, non hanno le chiavi di casa tua.- mi disse con un sorriso che mal celava la sua tristezza.
Annuii con poca convinzione e la lasciai nelle mani di Ichigo. Una volta fuori, inspirai a pieni polmoni l'aria gelida di quella notte e feci cenno a Renji e Rukia di andare. Camminammo senza dirci niente, eravamo tutti e tre troppo giù per poter parlare di qualsiasi cosa. Arrivati a casa preparai del the per me e Rukia, e del caffè nero per Renji.
-Dannazione, non ci voleva!- sbottò lui rigirandosi la tazza tra le mani -Quella ragazza è già fragile di suo, questa cosa la ucciderà!-
Per quell'affermazione si beccò un pugno da parte della sua fidanzata, accompagnato da un "idiota" appena sussurrato. Quella fu l'unica cosa che ci dicemmo prima di andare a dormire, anche se in realtà nessuno di noi chiuse occhio.

{Urahara Shop - stessa notte}

L'ansimare leggero di Desari era sovrastato dai mugolii eccitati di Kisuke, che quella sera aveva deciso di impegnarsi fino in fondo.
-Kisuke-san...- ansimò lei -...basta, non ce la faccio più...-
-Abbiamo quasi finito, amore.- fece lui sorridendo -Manca...poco.-
-Io non voglio che ti liberi dentro di me.- disse secca.
Per poco a Kisuke non cadde la mascella dalla sorpresa. Smontò da lei quel tanto che permetteva a Desari di coprirsi alla meglio con il lenzuolo.
-Scusa, potresti ripetere quello che hai detto?- chiese incredulo il caramellaio.
-Hai sentito perfettamente, Kisuke. Non voglio.- lei si alzò, infilò una vestaglia e si chiuse in bagno.
Ma cos'era andato storto? Il farmaco aveva fatto effetto, Kisuke ne era sicuro. Eppure perchè lei trovava ancora la forza di ribellarsi? Perchè riusciva ancora a pensare con la sua testa? Perchè non riusciva ad accettare le cose per com'erano? I piani di Kisuke erano semplici: voleva un figlio da lei e sposarla, così non se ne sarebbe più andata. Lui l'avrebbe resa felice, le avrebbe dato tutto quello che aveva fino all'ultima goccia di sangue, l'avrebbe trattata come una regina e amata per il resto della vita che aveva scelto per loro. Ma lei gli rendeva le cose difficili, perchè si ostinava a voler pensare.
Kisuke sospirò e andò ad accendersi una sigaretta, la prima dopo tantissimi anni. Prese qualche boccata e si sentì subito meglio. Sicuramente sarebbe andato tutto bene, lei avrebbe ceduto e sarebbero stati una famiglia perfetta. A quel pensiero sorrise e tornò a distendersi, tutto contento.
Dietro la porta del bagno, Desari piangeva senza fare rumore. Sapeva che c'era qualcosa di sbagliato nella sua relazione con Kisuke, ma proprio non riusciva a ricordare cosa fosse. Se solo fosse riuscita a ricordare, ad afferrare quel dettaglio che le sfuggiva, forse avrebbe capito e si sarebbe sentita meglio.
Se solo avesse potuto ricordare quel nome che aveva tanto cercato tra le stelle...


Note dell'autrice:
*la canzone che Uryu ascolta mentre va a casa di Ichigo è "Sleeping sun" dei Nightwish (fafnir, te la dedico)
**anche se credo sia abbastanza ovvio, mi sento in dovere di specificare che Orihime ha perso il bambino
***...si, lo so, Uryu non è tipo da Nightwish, ma quella canzone mi ha ispirata e dovevo usarla.
   
 
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