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Autore: ikuccia    10/01/2013    0 recensioni
Certi sentimenti non mutano nonostante il trascorrere del tempo. Sono sentimenti immortali che nascondono patti, ricordi, appartenenze che muovono i fili del destino affinchè due anime gemelle si ritrovino. Mai soprannome poteva rappresentare meglio la natura di due ragazzi: Pan e Trilly. I loro nomi erano ispirati ad un racconto ma, a volte, le fiabe non fanno altro che raccontare verità...
Era amore il loro; era destino.
Un incubo li faceva incontrare ed anticipava la realtà...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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*Pan*
La neve aveva coperto tutto con il suo pallore riuscendo a spegnere ogni colore e tutta la confusione che mi circondava; sembrava che quella città famosa per la sua vita incessante fosse, all’improvviso, caduta in un letargo incantato.
Quei cristalli di ghiaccio avevano spento tutto ma non riuscivano a placare i miei pensieri e la dannata nostalgia di lei.
Erano passati esattamente tre giorni.
Quel flusso di tempo si era rivelato il mio peggior nemico: i giorni scorrevano con una lentezza snervante e le notti mi tormentavano con il suo ricordo.
Quella dolce attesa si era rivelata un castigo a cui mi ero sottoposto di mia spontanea volontà e che mi stava corrodendo l’anima.
E’ l’attesa che distrugge le persone: combattuti tra la speranza e il terrore dopo esserci dichiarati, diamo peso e numero ad ogni battito e ad ogni secondo ed il tempo, in questo febbrile stato di incertezza, non è mai nostro alleato.
Passeggiavo per le strade di quel formicai di anime, nel vano tentativo di dar una tregua al mio cervello attraversato da immagini del passato e fantasie sul futuro, aspettando che anche l’ultimo giorno tramontasse.
Passo dopo passo mi ritrovai dinnanzi alla statua di Peter Pan, in Kensington Gardens,e subito mi tornarono alla mente frammenti dei miei incubi e la copertina di quel volume che aveva presenziato al nostro primo incontro in quella biblioteca sconosciuta.
 Non potevo più sopportare quel tormento ed allora estrassi il mio cellulare e digitai quelle poche parole da inviarle.
Avevo le mani così gelide da non riuscire ad afferrare più niente ma strinsi forte il mio coraggio per non fargli abbandonare il mio corpo: era il momento di andare avanti.
Ormai i miei piedi non erano più  saldi su quel terreno ovattato e viscido di neve e le mie impronta venivano subito ricoperti da nuovi cristalli così da nascondere la frenesia di quel mio oscillare, avanti ed indietro, davanti a quell’opera d’arte finché non mi arrestai del tutto: a pochi passi si fermò una figura di donna esile, avvolta in un lungo e caldo cappotto scuro che lasciava libero solo le sue piccole e chiare mani ed il suo volto.
Non avevo mai osservato tanto bene quel viso come in quel momento: la pelle era chiara, quasi color latte, ed in contrasto con le sue labbra rosse e carnose, il suo nasino alla francese era piccolo e delicato, gli occhi erano grandi e con ciglia lunghissime e poi c’era quella cascata di capelli chiari che ricordava il miele ed il grano ed un calore estivo ormai lontano: era la mia Trilly.
Mi avvicinai lentamente a lei fermandomi a pochi passi dalla sua persona.
Eravamo così vicini da riuscire a percepire la vibrazione del suo cuore e lo scorrere della vita dentro le sue vene e ne ero enormemente attratto e spaventato.
Le spostai una ciocca che le copriva il viso; lo feci con un gesto tanto delicato e gentile che mi sorpresi di quanta dolcezza riuscisse ancora a tirarmi fuori e poi la mia voce si fece portatrice dei miei sentimenti:
“questa volta sarà per sempre”.
Lei mi fissò dritto negli occhi e poi si avvicinò lentamente, riducendo la distanza tra di noi,  sussurrando sulle mie labbra un “ per sempre” che sembrò un esplosione nel mio cuore.
La sua voce sottile e delicata pareva fuoco violento che mi invase e da quelle fiamme mi sentì rinascere.
Finalmente noi: Trilly e Pan.
Restammo così, immobili nella neve mentre le nostre labbra si incontravano sussurrandosi promesse di un eterno amore.
 
  
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