Vecchissima
one-shot, ambientata verso la fine di OotP.
Good Night Talk
Il fumo si alzava rapido in una sinuosa scia sottile, che
impalpabile superava il lampione rotto della piazzetta, il quale mandava flash
incostanti nel buio della notte.
L’uomo seduto sugli scalini della casa vittoriana si portò
la sigaretta alle labbra, poi parve avere un ripensamento e abbassò nuovamente
la mano, restando a contemplare le volutte di fumo che si perdevano fra le
stelle. Si ritrovò a pensare che alla fine tutte quelle lezioni di Astronomia
erano state abbastanza inutili. Figurarsi, era già tanto se riusciva a trovare
l’Orsa Maggiore, o Minore, quello che era.
In realtà l’unica costellazione che sapeva individuare fra
tutte quelle stelle era il Cane Maggiore, e di sicuro non grazie alla
professoressa Hesper.
Represse uno sbuffo insieme al sospetto mai del tutto
sopito che fosse tutto una grande presa per il culo.
« Non dovresti stare qui, lo sai. »
Sirius si era già accorto di avere compagnia, ma quella
camminata, quella voce, quel vago tono da Prefetto mancato…
« Vuoi negarmi anche il piacere di respirare quell’unica
volta all’anno, Moony? » disse sorridendo, consapevole che anche l’uomo alle
sue spalle lo stava facendo.
Remus Lupin si accomodò con grazia accanto a Sirius e
prese a fissare uno dei bidoni all’angolo.
« Lo sai che è pericoloso. » proferì all’improvviso.
Sirius si avvicinò ancora la sigaretta alle labbra e
stavolta inspirò lentamente, senza dar segno di aver sentito l’altro parlare.
« Sì. » mormorò infine con lo sguardo perso nel cielo
scuro, espirando il fumo.
Lupin sorrise impercettibilmente. « È già qualcosa.
Vent’anni fa avresti riso. »
Il viso di Sirius si contrasse dolorosamente, e dietro i
suoi occhi comparve la scintilla di sofferenza dei tempi di Azkaban. « Appunto.
Vent’anni fa era vent’anni fa. » la sua voce era più roca che mai.
Il tono di Remus divenne stranamente duro « Non significa
niente. »
« Significa tutto, Moony. »
Il silenzio cadde su di loro, sembravano concentrati
ognuno su un punto imprecisato della piazza malconcia.
« Beh, per me non significa niente. » disse semplicemente
il licantropo dopo un po’. Sirius si voltò a guardarlo con espressione
addolorata, ma Lupin non parve accorgersene « Non ha mai significato niente.
Quei maledetti dodici anni non mi sono mai significati niente, e men che meno
mi importano ora. » Concluse e anche lui fissò Sirius negli occhi.
Restarono così in quel modo, esattamente come ai tempi di
scuola, quando riuscivano a capirsi solo con uno sguardo.
Sirius fu il primo a distogliere gli occhi. « Grazie. »
« Grazie a te. »
Remus alzò gli occhi al cielo e la sua attenzione fu
catturata da una stella in particolare; sorrise dolcemente e l’uomo al suo
fianco diede voce ai suoi pensieri « Sirio, Stella del Cane, dal greco antico seirios, visibile da qualsiasi punto
della Terra e una delle stelle ad essa più vicine. » Sorrise di rimando alla
faccia vagamente sorpresa di Remus.
« Ancora ti ricordi? » mormorò con una strana espressione.
« Diciamo che il tutto è troppo idiota perché me ne dimentichi…
e poi ho un motivo specifico per ricordarmela. » L’ultima parte la sussurrò e
basta, ma non sfuggì all’udito del licantropo.
« Era la settima domanda dei GUFO di Astrologia. Fortunata
madama Hesper il giorno che hai ascoltato la sua… »
« Non è per quello. Me l’hai detto tu. » ribatté semplicemente.
Lupin appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si mise le mani
sulla nuca, la testa inclinata cosicché i capelli abbastanza lunghi gli
nascondevano parte del viso. « Giusto. Dopotutto, quando mai hai prestato
attenzione ad Astronomia? »
Sirius ridacchiò piano, prendendo un’altra boccata dalla
sigaretta praticamente spenta che stringeva fra le dita. « Sai a che punto è
Harry con i GUFO? »
« Domani ha Storia della Magia. »
« Povero figliolo… » borbottò distrattamente Sirius. Fu il
turno di Remus di ridacchiare. Poi tornò nuovamente il silenzio.
« Sirius? »
« Sì? »
« La sigaretta si è spenta. »
« Ah. Non importa. »
Remus sorrise a una pozzanghera, Sirius sospirò e lanciò
il mozzicone in strada.
Il silenzio cadde di nuovo fra i due, carico di emozioni
represse e ricordi che si credevano dimenticati. Remus fu il primo ad alzarsi.
« Fa freddo. Vieni? » mormorò con un piede già oltre la porta. Sirius si alzò
lentamente e lo seguì, e dopo un’ultima occhiata lancinante verso la piazza si
chiuse la porta alle spalle.
La casa scomparve silenziosamente inghiottita
dall’oscurità della notte.
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Doverose note a
fine pagina
-Questa storia, non c’è bisogno che me lo facciate notare,
non ha senso. È nata priva di trama, è cresciuta priva di trama, e priva di
trama è stata pubblicata, perché è una fanfic cui sono molto legata nella sua
totalità.
-Shounen-ai? Come vi pare. È prima di tutto uno momento
tra due sopravvissuti, poi vedeteci quello che volete. Non è compito mio convincervi
che quei due sono canon. Se avete notato, si svolge esattamente prima della
scampagnata nell’Ufficio Misteri. È il loro ultimo momento insieme. (ç_ç)
-Il titolo era inizialmente “Night”, ma è stato cambiato
cinque minuti prima della pubblicazione. Non so perché, mi andava così. Sarà
che con Deathly Hallows sto cadendo
in depressione…
-Lode e gloria a Wikipedia per le notizie sulla stella
Sirio.
Will