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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    14/01/2013    17 recensioni
C'è odore di sangue intorno a te? Sei stata di nuovo tu, no?
Non ti dovresti stupire.
Apri gli occhi. Nero nel bianco. Non hai freddo, piccola strega. Non sai cosa sia il gelo. Eppure ce l'hai dentro. E fuori. Aspetti.
Che qualcuno ti salvi.
Aspetti.
Piccola principessa, la tua guardia basterà a proteggerti?
La Fata blu forse ti porterà via, con il suo amico dai capelli di neve. Le loro mani non si sono ancora separate.
Non ti resta che sperare, piccola strega. E aspettare...ancora.
Genere: Azione, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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 capitolo 10
 

 

DI LACRIME E FIORI APPASSITI…

 
 
 
 

“Ehi, Soul… La senti questa musica?”
Il ragazzo socchiuse le palpebre, lentamente. Puzzava di bruciato quell’antro, come sempre e i suoi occhi non avevano bisogno di abituarsi all’oscurità che vi regnava.
Schioccò la lingua, infilando le mani nei pantaloni gessati. I capelli nivei si perdevano nel buio, così come il lampo rubizzo delle sue iridi.
“Oh, certo che la senti, Soul…!”- continuò il piccolo demone in doppiopetto, masticandosi le grandi mani fino alle nocche. Sedeva sul lucido pianoforte come fosse privo di vita e lo scricchiolio dei suoi denti sulle dita inondava l’immobilità della grande sala.
L’albino piegò il capo in avanti, inarcando le sopracciglia, seccato. Accanto a lui la solita seduta di velluto rosso attendeva silenziosa che il grammofono smettesse di gracchiare.
“Sta' zitto, stronzo.”- soffiò tra i denti, muovendosi lento verso uno dei bagliori lividi che puntellavano il nero pece di quel luogo come le stelle un cielo notturno. La fiacca luce azzurrognola rischiarò il profilo spigoloso della sua mascella per poi perdersi sulla guancia liscia. Solo metà del volto era visibile, solo metà della dentatura scoperta in un ghigno arrogante. Avanzò ancora, lasciando che lo sprazzo annoiato dei suoi occhi socchiusi sbiadisse nuovamente nel buio.
Il diavolo sogghignò in un modo che a Soul ricordò tanto la propria risata. Strinse i pugni nelle tasche, arrestandosi ad un passo dall’elegante sgabello.
“Questa è la paura, Evans.”- ghignò il mostriciattolo rosso, allungando un lungo dito coperto di saliva verso la tastiera.
Dlon.
L’albino s’irrigidì, frustrato. Due piccoli occhi gialli raggiunsero i suoi. Erano occhi malati, quelli e lo nauseavano.
“Ah, già…”- continuò il demone allargando maggiormente l’enorme bocca –“Tu sei la Falce Magica, Soul Eater.”
Dlon.
“Non toccare il mio pianoforte, bastardo.”
“Il cognome della tua famiglia non ti appartiene…”
“Non toccare il mio pianoforte.”- ripeté il giovane schiantando entrambe le mani sui tasti bianchi e neri. Il viso era ad un palmo da quello del suo interlocutore, i denti digrignati quasi involontariamente.
La sentiva la melodia della paura, le sentiva eccome. Veloce, incalzante e angosciosa. Aveva imparato a conoscerla sul campo di battaglia, ad accompagnarla e a perdersi in essa traendone i benefici, pagandone le conseguenze. Era forte, la paura, un’alleata incorruttibile e preziosa, incapace di sottostare agli ordini. E più volte l’aveva apprezzata.
L’albino serrò le palpebre, abbandonandosi sul basso sedile che scricchiolò sotto il suo peso.
Senza la paura si è soltanto avventati.
A colui che non teme spetta la distruzione della propria anima. A colui che teme troppo attende la stessa sorte. Bisogna essere equilibrati.
Questo gli avevano insegnato a scuola. Questo continuava a ripetersi. Questo era ciò in cui credeva.
Il diavolo gongolò, sornione.
“E Soul?”- sibilò agghiacciante –“Riesci a cogliere l’altro componimento…?”
Il ragazzo dischiuse un occhio, sospirando. L’aveva notato da un po’; trasudava dai pavimenti e dalle pareti, strisciando silenzioso.
“Sì.”
Fu allora che i tasti del pianoforte presero a muoversi da soli, amplificando quello che prima era stato nient’altro che un flebile mormorio. La musica si propagò veloce, rimbalzando sul freddo pavimento a scacchiera, insinuandosi nei morbidi avvolgimenti dei tendaggi scuri. S’intrecciò alla paura, accavallandosi ad essa, sormontandola con le sue note stucchevoli ed invitanti.
“E non ti viene voglia di suonare?”
Erano strane quelle note. A volte tristi, altre frizzanti, parevano gemiti. I maggiori e i minori si alternavano molli generando un’atmosfera irreale. Accordi, arpeggi, passaggi tonali…
Soul roteò gli occhi, in segno di stizza.
“Diciamo che mi fa abbastanza cagare…”- disse calmo.
“Ma come?”- lo incalzò il piccoletto –“E’ un pezzo così dolce…”
“Così dolce che mi si appiccicherebbero le dita alla tastiera.”
Il diavolo sospirò arreso, massaggiandosi il naso importante con la destra.
“Capisco…”- piagnucolò dispiaciuto –“E così non vuoi abbandonarti alla disperazione.”
Il giovane grugnì mentre nuovamente la musica scemava tornando ad essere solo un sussurro lontano, un pianto infantile.
Il pianto di Akemi.
Un titolo adatto a quella melodia. La puntina del vecchio grammofono saltò un paio di volte sui solchi impolverati del vinile e il solito tetro motivo tornò a regnare, padrone di quello spazio.
“Mh…”- riprese l’albino, assoggettando l’insistente diavoletto –“Preferisco un altro genere di musica.”
Fremette quando le dita flessuose accarezzarono i tasti del pianoforte, lisci e freddi. Era come se lo stessero risucchiando. Quella era la sua follia, la stessa sensazione che gli regalava Maka stringendolo.
Re, sol, si. Secondo risvolto di sol maggiore.
Il demone sbarrò gli occhi seguendo l’abbassarsi dei tre tasti bianchi. Il suono lambì ogni cosa facendo ondeggiare pareti e pavimento.
“Non mi dirai mica di voler seguire quella ragazzetta!?”- ringhiò mordendosi la lingua –“Lei non sa niente della musica! Non sa niente di te!”
“Non è vero.”- asserì lui guardandolo astioso –“Sei tu a non conoscermi.”
Per un istante l’interlocutore non seppe come ribattere, gli occhi spalancati ed iracondi, le fauci semiaperte.
“Non dire cazzate, bamboccio di merda!! Io sono te! IO SONO TE!”- gridò infine esasperato, sputando ovunque. Le sottili braccia sproporzionate frustarono il buio mentre le gambette si agitavano colpendo il legno smaltato dello strumento.
Soul cominciò a suonare.
“Non toccare il mio pianoforte.”- sussurrò inespressivo.
“Io sono te!”
“Lo so.”
“E Maka è stonata come una campana!”
Sorrise.
“Lo so.”
 
 
A Maka non piaceva chiudere gli occhi.
Non poteva scorgere né la punta delle scarpe, né la lama vivida della sua falce.
Che fosse a casa, in biblioteca o nel bel mezzo di un’importante missione, tentava sempre di tenerli aperti per il maggior tempo possibile. Dietro le palpebre calate c’era soltanto il buio e una sensazione fastidiosa e strisciante. La consapevolezza di essere scoperta e vulnerabile, nuda.
Eppure, in quel momento, immobile tra il candore della neve e lo scarlatto del suo stesso sangue, Maka non poteva fare altrimenti.
Tenere gli occhi aperti non avrebbe fatto altro che confonderla ulteriormente.
La fitta bruma che la circondava occultava ogni cosa si trovasse a più di cinque centimetri dal suo nasino arrossato e da qualche parte, nascosti nella spessa foschia, due esseri tumescenti la stavano aspettando. Il nero del cielo si era dissolto in quel lucore bianchiccio, e anche la luna non riusciva a vedere nulla dalla sua postazione d’onore
La giovane spostò il peso da una caviglia all’altra, stringendo più forte le dita intorno al manico di Soul.
Il dolore alla gamba la stordiva almeno quanto la consapevolezza che, ben presto, l’incessante sgorgare del sangue l’avrebbe lasciata priva di sensi. Le impediva di concentrarsi a sufficienza ed era riuscita a farsi solo una vaga idea della posizione dei nemici. Tastò il terreno con il piede; ormai anche tutto lo stivale era incrostato di rosso e la sciarpa stretta sul polpaccio completamente zuppa. La stoffa gocciava sui pochi brandelli di calza rimasti appiccicati alle gambe.
Una folata gelida le si insinuò fin sotto la gonna e il freddo le punse la pancia liscia nonostante i diversi strati di vestiti, le ciglia strizzate vibrarono.
Soul aveva iniziato a suonare.
L’artigiana rabbrividì mentre le labbra screpolate cominciavano a muoversi quasi meccanicamente ad accompagnare quella melodia, un suono che tanto somigliava al loro prezioso ed instabile legame, che solo per loro rompeva il silenzio opprimente di quella landa.
L’armonia delle note di Soul le esplose in testa intrecciandosi al filo della sua voce arrochita e stonata. Perfezione ed imperfezione si scontrarono, fondendosi e reinventandosi, dando vita a qualcosa di unico e nuovo.
Bene, Soul… Improvvisiamo!
Maka non aveva bisogno di osservare la superficie levigata della sua arma per scorgervi il sorriso che, effettivamente, spiccava al centro della lama.
 
 
Un lieve spostamento d’aria alle sue spalle. Si acquattò stringendo i denti e facendo perno su di un polso, ruotando poi su se stessa fino a che la falce stretta nella mano libera non ebbe incontrato una resistenza. Fece forza, premendo anche l’altro palmo sulla lama per accompagnarne i movimenti. Qualche cosa schizzò via, seguita da una specie di rantolo liquido e strane gocce viscose puntellarono il terreno emettendo sbuffi pesanti al contatto con esso.
La piccola shokunin si chiedeva se davvero quella sostanza non facesse soffrire Soul, che ad ogni colpo serrava i denti continuando a mantenere la risonanza. Sul metallo il veleno strideva, come acqua gettata su una lastra rovente. A lei qualche spruzzo era caduto sul cappotto ed in quei punti la stoffa era lentamente marcita..
Ancora una volta, l’aria accanto alla sua guancia vibrò, lasciando poi spazio ad uno spesso tentacolo. Troppo improvviso per riuscire a schivarlo. Maka incespicò, perdendo l’equilibrio e dovette incassare il colpo. Sollevata da terra, fluttuò per qualche istante per poi ricadere con uno schianto, il corpo che pareva non avere alcun peso.
Le orecchie rombarono, mentre gli occhi spalancati fissavano il nulla e il respiro le moriva in gola. Le sembrò di non sentire più niente, solo un dolore lancinante allo zigomo. Neanche il pugno di Black*Star le aveva fatto così male. Lentamente si tastò il volto, sentendo le ossa della mascella scricchiolare. E Soul non c'era più.
"Merda."
 Tossì sangue, sputando poi un dente rotto mentre le braccia si stringevano sul petto.
“MAKA!”- urlò la falce ora abbandonata tra i fiocchi porpora, lontana dalla proprietaria.
La sua forma si scompose, facendo brillare la nebbia che la circondava.
Cazzo.
Qualunque tattica utilizzassero, quella scomoda situazione non accennava a sbloccarsi. La loro inferiorità era crudelmente palese.
Soul inciampò sul terreno rivoltato, scivolando con un ginocchio sul ghiaccio sporco. Non vedeva assolutamente niente.
Cazzo!
Le mani gli formicolavano per il freddo e la pelle si era strappata appena sotto il pollice. La testa girava, il sudore gelato tirava sulla fronte.
"Maka!? Dove cazzo sei?!"- ruggì con il fiato mozzato.
A rispondergli, soltanto il sibilo del vento e tanti, tanti fruscii che avrebbe voluto sentire meno vicini.
Si morse la lingua, tramutando il braccio destro in lama. Il palmo, precariamente puntato sulla coscia, tremava come tutto il resto del corpo. Come la sua mente, come la sua anima...
"Maka. Dove sei."
 
 
"Hime-chan?"
L'orsacchiotto la scrutò con i suoi occhietti infuocati e Akemi se lo strinse forte sul cuore, fino a sfiorarlo con la punta del naso.
"Stiamo facendo male...al bambino con i capelli di neve."- sussurrò, nascondendo le voragini nere tra i lunghi ciuffi.
Dall'anima ricamata sul petto del pupazzo presero a trasudare tonde stille scarlatte.
"E anche alla sua amica dalle belle codine."
Silenzio.
La strega discostò appena il volto, passando la punta delle dita sulla toppa sanguinante. Il fluido corrompeva il biancore della sua pelle, impiastricciandosi fin sotto le unghie.
Allungò piano un piede, calciando un grumo compatto di neve.
"Loro sono buoni."- gemette vuota -"Non dovrebbero soffrire così tanto."
Silenzio.
Una lacrima solitaria le rigò la guancia, gelida, esattamente come quelle che aveva sempre versato.
Già, non dovrebbero...
Akemi la raccolse col dorso candido, senza nemmeno darci peso, ormai dimentica della sua reale importanza, lontana da qualunque emozione. Infondo lei non era altro che uno dei tanti volti della disperazione, disperazione che l'aveva cresciuta e corrotta e distrutta.
E si chiedeva cosa si provasse a piangere lacrime calde al posto dei consueti cristalli di vento e neve.
"Loro di sicuro lo sanno..."- fece infantile scrollando le spalle -"Per questo adesso li uccidiamo, Hime-chan."
GROAR.
 
 
“Soul, davvero…”- ghignò il demone, schioccando le dita –“Unisciti alla disperazione.”
La musica tornò a crescere, riempiendogli la testa, martoriandogli i timpani.
 
Soul si portò la mano alla fronte, arrestandosi un secondo.
“Fanculo.”- ansò.
Doveva ricominciare a correre o sarebbe rimasto troppo scoperto.
Doveva ricominciare a correre o Maka sarebbe morta.
 
“Ma così non sentirai più dolore!”- lo rimbeccò suadente il diavoletto, torturandosi le mani –“Vedrai che finirà tutto in fretta.”
 
L’albino contrasse la mascella, aggrottando le sopracciglia. Mosse la lama in alto, appena in tempo per intercettare qualcosa di gommoso e sentirlo schizzare via. I suoi riflessi non erano neanche lontanamente paragonabili a quelli della sua meister.
Cieco, ruotò di tre quarti, muovendo un passo dopo l’altro; il suo avanzare era lento, quasi agonizzante.
 
Accanto al diavolo rosso c’era una ragazza.
 
Quasi arreso…
 
Era bella, avvolta da un lungo abito di velluto nero che serpeggiava come incantato sul gelido marmo a scacchiera. La stoffa aderiva dolcemente alle sue forme sinuose, sottolineandone la vita sottile e lunghe maniche di pizzo le ricadevano ondeggianti sui fianchi. Il petto, non troppo pronunciato, era costretto in una banda che dal corvino stingeva al perla.
Soul la scrutò, con scarso interesse: somigliava ad un fiore appassito.
Stava immobile, gli occhi bassi. La sua carnagione cerea lo infastidiva, come pure i lunghi capelli, rigidamente acconciati in una treccia che si riavvolgeva più volte sulla nuca. Alcuni ciuffi riccioluti sfuggivano alle innumerevoli forcine decorate.
Roteò gli occhi, facendosi qualche passo più vicino a lei.
“Non è stupenda?.”- fece il piccoletto rosso, picchiettando le lunghe dita sul panciotto.

 
Soul si piegò, annaspando. Il colpo allo stomaco l’aveva colto alla sprovvista. Allungò debolmente l’avambraccio, per evitare di ribaltarsi in avanti. Un altro lo urtò alla nuca e per un istante tutto si fece rosso.
Strisciò in avanti, fiacco.
 
“Potreste ballare un po’, tanto per fare conoscenza…”
La giovane levò lo sguardo grigio. Gelido, come la sua intera figura, spento.

 
Un nuovo sibilo improvviso lo fece sussultare. Proveniva dal basso, vicinissimo alla caviglia già malconcia. L’albino affondò la lama nel terreno, senza trasporto né remore.
Forse si sarebbe fermato…
 
Le sue dita affusolate ed eleganti erano protese verso di lui, allettanti come un tacito invito. Ne seguì il profilo, risalendo poi lungo il braccio flessuoso e il morbido incavo del collo. Aveva le labbra leggermente dischiuse e dipinte di un rosa livido.
Era come uno spettro, eppure la sua presenza lo stordiva.
Quando infine i suoi pozzi sanguigni si immersero in quelli vitrei di lei, il giovane sentì una scossa artica percorrergli le ossa.
Spostò lo sguardo attonito al demone.
“Chiamarla come ti pare…”- sbuffo questi, annoiato –“La disperazione ha molte facce.”
Il gelo si diffuse, a poco a poco, e man mano che s’impadroniva dello spazio, il dolore scemava…

 
Ma dovette spalancare gli occhi non appena si rese conto di aver reciso qualche cosa di diverso dalla gomma viscida delle malsane marionette.
Poi, un gemito, un gorgoglio.
Guardò fisso davanti a sé, riuscendo a riconoscere soltanto un paio di chiazze verdi immerse in una massa indistinta. Perse un battito quando la massa si issò con un colpo di reni, facendolo sbilanciare.
“Soul…”- esalò Maka, terrea, prima di avvinghiare le gambe del suo compagno in una morsa.
 
La ragazza si guardò intorno, visibilmente allarmata. Ritrasse il palmo, portandoselo alla bocca.
Soul sghignazzò. La sua anima ribolliva mentre le dita s’intrecciavano a quelle di un’altra minuscola, calda mano.

 
Si chinò su di lei, con foga, finalmente vicino abbastanza da poterla vedere, nella mano nuovamente umana le lunghe ciocche bionde e umidicce che le aveva appena tagliato. L’unica codina rimasta si era irrimediabilmente accorciata e l’elastico tratteneva a stento i pochi capelli, che sfuggivano qua e là.
L’artigiana, sorrise tra le lacrime essiccate e il rivolo rosso che le scendeva dall’angolo della bocca.
“C’è mancato un soffio, imbecille.”
Soul la strinse.
 
“Ma non è possibile, Soul!”
“Stai zitto, bastardo…”- rispose la falce, rozzamente.
Maka, al suo fianco lo scrutava con aria di rimprovero. Avrebbe voluto tirargli un libro in testa per il pessimo esordio. Saggiò la presa sulla sua mano: era grande e lievemente callosa. Ma dopotutto, quel contatto non le dispiaceva.
L’albino le regalò uno sguardo, notando come il suo consueto e semplice vestito da ballo fosse inspiegabilmente divenuto azzurrino. Cercò di velare la meraviglia in uno dei suoi sorrisetti sbilenchi. Maka era come un bagliore vivido nel mezzo del nero di quel luogo.
Un angelo.
Sghignazzò, stupendosi del suo pensiero così poco cool.
No, una fata blu.
“E tu sembri una di quelle marmocchie che fanno da damigelle ai matrimo--”
Il tacco a spillo della fanciulla si conficcò istantaneamente nel suo piede, accompagnato dal ritmico pulsare della vena sulla tempia.
“Ahi…”- farfugliò, sudando freddo.
“Idiota, cafone!!”- sbraitò lei, sputando fiamme.
“Ma guardateli…”- bisbigliò il diavolo arricciando il naso, mentre la giovane ragazza al suo fianco tornava a fondersi con l’oscurità dei tendaggi, dissolvendosi così com’era apparsa –“Litigano come una coppietta di anziani.”
 
 
 
 

 

“Ognuno balli con il suo demone
ed ogni storia finisce bene.”
(Safari, Jovanotti)




 

ANGOLO A ME: SOUL:

Allora...*si gratta la testa*...ve lo dico subito.
Quella cretina di Maka è in un angolino ad affogarsi nelle sue stesse lacrime...e continua a ripetere cose del tipo "Non dovrei esistere", "Sono un mostro", "Non sono degna" eccetera...
Eeeeeh, diciamo che non è proprio uno spettacolo. *la voce della verità*

"BWAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH...sniff sniff...sono in ritardoooooooooo..."
"Ehi, Maka!! Ritornatene nell'angolo! Qui ci penso io, okay?"

Ecco, sì...dicevamo?
Ah, già...
Se non ricordo male, prima di tutto i ringraziamenti... (cheppalle...magari salto)
"COSA?? SOUL! FALLI IMMEDIATAMENTE!"
"O.o t-tu leggi nel pensiero..."
Allora, a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo: kasumi_89 , StarVulpix95 , IllyElric , Violet Star , Buki_Puntina atomica Vill , Mitzune_chan (Maka dice che hai cambiato avatar...e che è davvero carino), __maka__ , angel_94_ , Michy_66 , Excalibuuur_ , luna moontzutzu , Cocco95 (no, Maka, ti prego non rimetterti a frignare... Ti ringrazia per l'interessamento alla storia, comunque), souleater93 , simpo , Domino_Tabby_ , sostar e Willow Gorgon (l'hai cambiato anche tu l'avatar!)...

"Come giustamente Wi-chan mi ha fatto notare, siamo arrivati alla centesima recensione... E per questo vi ringrazio infinitamente. I commenti e riflessioni che ricevo mi spronano a darci dentro. Cercherò di migliorare per non deludere le vostre aspettative...eheh!"

Un grazie anche a:
anka6ra , Buki_Puntina atomica Vill , Excalibuuur_ , firephoenix , Frankie Albarn , Hiyoki , Juliet_Capulet , kuroi fuyo , luna moontzutzu , Maoko , Mathieu96 , Michy_66 , Mitzune_chan, NonChiamatemiEvans , Pan , robin goodfellow , shoppingismylife , sostar , Tiashe , Violet Star  e Willow Gorgon che hanno inserito la storia tra le preferite...
me_ , Nancy95 e __maka__ che l'anno messa tra le ricordate...
angel_94_ , BakaMakaInu , briciola82 , Cocco95 , Domino_Tabby_ , hacca , Hiyoki , IllyElric , ItalianBaka , kuroi fuyo , luna moontzutzu , MaryEaterLebon , Mathieu96 , Mitzune_chan , RedPaperMoon , robin goodfellow , sky_wings , sostar , StarVulpix95 , Violet Star , _Akemi_ , _Soul97_ e __maka__ per averla infilata nelle seguite...
Okay...e adesso manca solo la sorpresa che ha preparato...
Perdonatela se non ci sono tutti.


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E con questo ho veramente concluso. Io vado a giocare a basket... Maka vi saluta.
"VALE-CHAAAN!! Sei un'infameee!"
"Ma che hai?!"
APPRESTOOOOOO!!

 

Soul

 

  
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