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Autore: LaMusaIspiratrice162    15/01/2013    2 recensioni
"Qui nulla è quello che sembra!"
"Ma il mio amore per te, quello non cambierà mai"
"In realtà questa sarà la prima cosa a mutare."pensai angosciato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correvamo nella foresta. Il vento soffiava forte contro di noi e cercava di spingerci dietro. Mentre i nostri capelli si muovevano da soli ed i vestiti aderivano ai nostri corpi, noi continuavamo ad andare controcorrente. Dal cielo scuro cadevano grandi gocce di pioggia. Ne sentivo il suono, che provocavano cadendo sulle foglie degli alberi, ma non avvertivo l’acqua fredda sul mio viso. Era come se non facessi più parte di quel mondo e forse era proprio così. Mentre le mie gambe si muovevano, i pensieri erano fissi su una sola scena.

Mia madre mi teneva la mano tremante e mi spingeva a continuare. Quando giungemmo nella radura ci frenammo di colpo.

-Aspettami qui!-mi raccomandò.

Restai nascosto dietro un albero ad osservare ciò che avevo davanti. Un gruppo di soldati, nelle loro uniformi luccicanti, si stava esercitando. Tra di loro riconobbi un uomo alto dai capelli castani e gli occhi grigi, mio padre. Vidi mia madre avvicinarsi a lui e parlargli sottovoce. Il suo viso, prima freddo ed indifferente, mutò in un’espressione sorpresa e preoccupata. Chiese al generale di poter lasciare l’addestramento per un giorno e si avvicinò al luogo in cui ero nascosto.

Mia madre mi riprese per mano e camminammo fino a casa, silenziosi.

Entrammo nella cucina, dove c’era la torta con cui avremmo dovuto festeggiare il mio compleanno.

Ci sedemmo vicino alla tavola con un’espressione certamente diversa da quella che avevo immaginato poche ore prima.

-Mi dite cosa diavolo è successo?-esordì mio padre, battendo i pugni sul legno del tavolo.

-Il mio esame non è andato molto bene!-sussurrai.

-Non è una catastrofe, potrai rifarlo qualsiasi volta vorrai! Devi soltanto studiare di più.-

-Non credo che il problema sia dello studio…-

-E quale è allora?-chiese spazientito.

-Pierre ha catturato un noir!-gridò mia madre, prima di scoppiare in un pianto liberatorio.

Il volto di mio padre si spostò rapidamente da mia madre a me. Mi osservò a lungo balbettando, ma non riuscì a dire nulla.

Superata la sorpresa iniziale, mi elencò una serie di ordini da eseguire:

-Non andrai a scuola per il momento, almeno fin quando non capiremo come risolvere la situazione. Non dovrete farne parola con nessuno…potrebbe essere pericoloso!-

-Ai suoi ordini, generale. E adesso che ha impartito i comandi, come ha intenzione di continuare?-lo beffeggiai.

-Come potrebbe essere successo?-chiese mia madre, mentre le lacrime le scorrevano ancora lungo le guance.

-E’ successa una cosa prima nella Foresta, che potrebbe essere stata la causa di ciò!-spiegai.

-Su sbrigati…diccelo!- mi spronò mio padre.

Gli raccontai in breve dove ero andato e il noir che avevo visto.

Papà mi osservò ed annuì fin quando non ebbi terminato, poi spiegò la situazione:

-Il noir che hai visto ti è entrato nel petto, sostituendosi al tuo cuore originale. Così sei diventato un Orco!-

-C’è una via d’uscita?-chiese mia madre disperata.

-Sì, dobbiamo trovare una purificatrice capace di eliminare il suo noir. Tutto si sistemerà, credetemi!-assicurò.

Mi appoggiò le mani sulle spalle e guardandomi fisso negli occhi mi confortò e spedì a letto.

Dopo aver salutato mia madre, uscii dalla cucina e , ben nascosto dietro la porta, mi misi ad ascoltare i loro discorsi.

-Perché potrebbe essere pericoloso?-chiese mia madre.

-Gli Orchi stanno cercando un nuovo Principe e Pierre ha tutte le caratteriste per esserlo! Dobbiamo proteggerlo!Non possono portarmelo via!-sussurrò a denti stretti.

Strinsi i pugni e respirai piano. Ero terrorizzato, ma le parole di mio padre mi avevano davvero rassicurato. Sentivo di essere un abitante di Extramondo, come poteva qualcuno metterlo in dubbio?

Come potevo io avere le caratteristiche adatte per essere il principe degli Orchi?

Allora non sapevo chi fossero davvero quegli esseri, né immaginavo quanto gli somigliassi…

Ero così ingenuo!

Mi ero fatto trascinare così tanto dai ricordi che non sentii nemmeno che Chocola era ormai tornata a casa. Si era tolta rapidamente le scarpe e stesa accanto a me. Credendo che io mi fossi addormentato, mi aveva poggiato la mano sulla fronte per verificare che non avessi la febbre e mi aveva abbracciato. Il suono del battito del suo cuore funzionò come una ninnananna, che mi fece assopire.

  
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