Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: EmaEspo96    16/01/2013    5 recensioni
[ STORIA INCOMPLETA ] Le aveva promesso di dimenticarla, di non trasformarla e di seguire suo fratello Niklaus pur non accettando quanto egli avesse fatto in passato. E lui l'aveva fatto, cercando di seppellire l'insopportabile ricordo di quella notte fresca e cupa in cui l'aveva vista morire. Ma lei non è morta, lei è tornata e non potrà mai più morire.
Dal secondo capitolo:
– Il mio nome è Sofia. – gli disse improvvisamente mentre avanzava lungo quel marciapiede di Firenze al fianco di quell’individuo. Indossava vecchi abiti risalenti agli anni ‘70 che le davano l’aria di una bambola di porcellana. Il vampiro volse lo sguardo verso di lei notando il suo tentativo di rompere il silenzio, un tentativo che era andato piuttosto bene.
– Elijah. – le rispose freddo, guardandola di sottecchi. Lei sorrise piegando le labbra di quel rosso acceso e socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
[...]
– Trovo che Sofia sia uno splendido nome. – affermò il vampiro, complimentandosi con lei.
Lei sorrise divertita ed abbassò timidamente lo sguardo – Io invece penso che Elijah sia un nome davvero strano. – commentò, offendendolo.

- E' la mia seconda fanfiction. Spero di vedervi presto leggere e/o recensire. :) -
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La portiera dell’auto venne chiusa con accortezza da Elena, dopo ch’ella si fosse accomodata sul sedile del passeggero proprio al fianco di Bonnie.
– Lo sceriffo Forbes è stato davvero gentile a darci l’indirizzo di tua madre. – mormorò la Gilbert verso la strega, prima di lanciare un’occhiata indietro. Sofia sedeva comodamente sul sedile al centro tra i tre posteriori dell’auto, con lo sguardo verde fermo sulla figura della strega. La fissava preoccupata non riuscendo a leggere nient’altro che incertezza nel volto scuro di Bonnie. Ricambiò l’occhiata di Elena sentendo i suoi occhi castani puntare sulla propria figura e le sorrise morbidamente, vedendola poco dopo ritornare a guardare davanti a sé. Gli occhi ritornarono su Bonnie sporgendosi appena verso il suo sedile.
– Bonnie. – la chiamò, con voce delicata, obbligando la strega a lanciarle un’occhiata tramite lo specchietto retrovisore all’interno dell’auto per evitare di distogliere troppo tempo lo sguardo dalla strada che la vettura percorreva velocemente.
– Non sei obbligata. – continuò la bionda. Elena la guardò e comprese, annuendo col capo. Bonnie strinse le labbra e le prese che aveva sul volante, e scosse debolmente il capo facendo oscillare i suoi boccoli scuri.
– Non mi sento obbligata, infatti. Ho molte cose di cui parlare con mia madre, questa è una buona occasione per farlo. – mormorò la strega puntando i suoi occhi sulla strada che stavano percorrendo. Abby abitava appena fuori Mystic Falls, tanto che la campagna che circondava le strade venne subito notata. Sofia la riconobbe, rammentando di averla già vista prima di allora, da un finestrino diverso e un’auto diversa. Ma soprattutto, era in compagnia di una persona diversa. Ritornò ad appoggiare la schiena contro lo schienale del sedile volgendo il capo verso il finestrino a osservare l’esterno attraverso il vetro trasparente. Man mano la campagna all’esterno andava riducendosi lasciando spazio a un paio di casette caratterizzanti la periferia di Mystic Falls. Strinse gli occhi quando un raggio di sole la infastidì accorgendosi in ritardo che Elena la stava fissando, attraverso il retrovisore.
– Questa cosa del sole, l’avevi già quando eri umana? – le domandò improvvisamente la Gilbert costringendo la bionda a volgere gli occhi verdi e stanchi della luce verso di lei. Mosse il capo scuotendolo in risposta alla domanda della mora.
– No, ovviamente non l’avevo. E’ normale per un vampiro non amare la luce, credo. – rispose Sofia, sinceramente convinta di quelle parole.
– Si ma, di solito i vampiri bruciano alla luce del sole. Tu hai una sorta di protezione parziale che ti porta semplicemente disturbo. – mormorò la Gilbert palesando le sue riflessioni, prima di portare lo sguardo verso la strega che l’ascoltava curiosamente.
– Potremmo provare a fare un anello anche per lei. Magari eliminiamo anche questa cosa. In fin dei conti, mi pare di aver capito che il sole… – stava dicendo, volgendosi nel frattempo indietro verso Sofia – …ti stanca. – continuò, alternando i suoi occhioni castani tra le due. Sofia annuì per farle capire che, effettivamente, il sole la stancava. E non solo, più era frequente, più la indeboliva. Bonnie annuì in risposta.
– Possiamo provarci, magari con uno di quelli che hanno Stefan, Damon o Caroline. – disse Bonnie con tono pensieroso quando d’un tratto l’auto venne fermata in prossimità di una casa circondata da un giardino che si estendeva per un buon numero di ettari di terreno. Alcuni sguardi vennero scambiati all’interno dell’auto prima che tutte e tre le ragazze si decidessero ad aprire le portiere e uscire alla luce del giorno. A quell’ora il sole batteva con più forza sulle strade e Sofia non poté non sentirsi incredibilmente infastidita. Vide Bonnie ed Elena avviarsi verso la casa e le seguì sollevando stancamente una mano per fare un po’ d’ombra sul pallido viso. Si fermarono davanti alla bianca porta in legno e fu Bonnie a bussare, con quel pizzico di incertezza, sospirando pesantemente. Elena e Sofia si guardarono prima di portare i loro sguardi sulla figura della strega.
– Non c’è nessuno. – constatò Bonnie quando s’accorse che nessuno si apprestava ad aprire la porta. Provò nuovamente a bussare dopo aver lanciato un’occhiata alle ragazze appena dietro di lei.
Fu un – Arrivo subito! – a destarle dai loro pensieri. La voce che proveniva dall’interno era maschile, seppur giovane. La porta si aprì lentamente palesando la figura di un ragazzo più o meno sui diciotto anni sul cui viso andò presto disegnandosi un sorriso cordiale.
– Buongiorno, serve qualcosa? – domandò lui. Gli occhi scuri di Bonnie si sgranarono perplessi insieme agli sguardi sorpresi delle altre due. La strega si destò appena, scuotendo il capo.
– Stiamo cercando Abby Bennett. – mormorò, insicura. Il ragazzo sorrise.
– Abita qui, chi la cerca? – domandò. Bonnie esitò qualche istante, stringendo i pugni ai lati del corpo.
– Sua figlia Bonnie. – pronunciò quelle parole come se facessero male. Riuscì a percepire gli sguardi preoccupati di Elena e Sofia dietro di lei e il ragazzo alla porta perse il suo sorriso lasciando spazio ad un’espressione di puro stupore.
– Dici sul serio? Sei Bonnie Bennett? – domandò lui. Bonnie annuì, sollevando poi il mento.
– Ho bisogno di parlarle, è in casa? – domandò ulteriormente la strega. Il ragazzo annuì e si scostò dalla porta in un palese invito, un invito che venne semplicemente accettato. Elena sorrise cordialmente verso il ragazzo seguendo Bonnie verso l’interno senza quei problemi che, invece, incontrò Sofia. L’invito non era stato pronunciato, tant’è che quando si avvicinò di quei pochi passi verso l’interno incontrò quel blocco invisibile che le rendeva impossibile l’accesso. Si sentì immediatamente in imbarazzo vedendo le altre due entrare facilmente e rimanendo bloccata lì fuori, al sole. Il ragazzo la guardò curiosamente, come se non capisse il motivo per il quale non era ancora entrata, e lei chinò lo sguardo inventandosi una scusa che avesse potuto giustificarla. Sfregò la suola delle scarpe contro lo zerbino posizionato sotto i suoi piedi cercando di far capire che, al contrario di come si poteva pensare, lei era ancora lì fuori solo perché fissata con l’igiene.
– Non preoccuparti, puoi entrare. Mia madre non è molto fissata con queste cose. – le disse il ragazzo, fissandola con un sorriso. Fu in quel momento che Sofia sollevò di scatto lo sguardo verso di lui piantando i suoi occhioni verdi in quelli scuri del ragazzo.
– Tua madre? – domandò, varcando la soglia con facilità, al contrario di prima. Anche Bonnie ed Elena si voltarono verso il ragazzo guardandolo sorprese. Solo all’improvviso una figura oltrepassò la porta ad arco che dava dal salone all’ingresso della dimora.
– Bonnie? – pronunciò quella donna appena giunta. La sua voce era ovattata dalla sorpresa, l’incertezza e indubbiamente la vergogna. Tutti voltarono lo sguardo verso di lei mentre Sofia richiudeva educatamente la porta alle sue spalle, nascondendosi dal sole che entrava da essa.
– Mamma. – la chiamò Bonnie, riconoscendola. Davanti a lei, quella donna dai capelli riccioluti e scuri strinse le labbra intimidita dalla presenza della figlia.
– Ciao Elena. – sussurrò Abby riconoscendo la Gilbert al fianco di sua figlia. Elena forzò un debole sorriso cordiale.
– Salve signora Bennett. – ricambiò il suo saluto con titubanza lanciando continue occhiate verso Bonnie al suo fianco.
– Che cosa ci fai qui, Bonnie? – domandò immediatamente Abby verso la figlia. Bonnie incrociò le sue mani dinnanzi al ventre stringendole nervosamente.
– Anch’io sono felice di rivederti, sai? – disse con astio e sarcasmo sostenendo facilmente, almeno in apparenza, lo sguardo severo e dispiaciuto della madre.
– Bonnie, permettimi di spiegarti. – mormorò Abby.
– No, non hai nulla da spiegare. Sei qui, felicemente. Vivi con…tuo figlio? – commentò Bonnie con aria interrogativa e critica indicando il ragazzo presente con un cenno di una mano. Abby schiuse le labbra in una smorfia colpevole.
– Sono qui solo per chiederti un favore, null’altro. Dimmi solo se sei disposta a farmelo, poi andrò via. – continuò la streghetta. Elena la guardò sussurrando il suo nome e sfiorandole una spalla con una mano, in un gesto comprensivo e al contempo rassicurante. Vide Bonnie battere le palpebre velocemente per allontanare il pizzicare fastidioso che si era venuto a creare in essi.
– Prima voglio che tu mi ascolti, Bonnie. E’ passato tanto tempo, ho bisogno di giustificarmi per essere andata via improvvisamente. Per favore. – mormorò ulteriormente Abby guardando intensamente la figlia. Gli sguardi degli altri si alternavano tra le due streghe presenti prima che Elena attirasse nuovamente l’attenzione della streghetta.
– E’ tua madre, Bonnie. Parlale. Io e Sofia ti aspetteremo. – sussurrò la Gilbert guardando l’amica con sguardo rassicurante. Istintivamente Bonnie cercò un consenso nello sguardo verde della vampira presente portando lo sguardo verso di lei. Sofia la guardò a lungo con quell’espressione preoccupata prima di sorriderle gentilmente e annuire. Anche Bonnie sorrise, seppur debolmente, volgendo subito dopo lo sguardo verso la madre e seguendola in un’altra stanza. Elena si avvicinò a Sofia sospirando e il ragazzo le guardò a lungo.
– Mi dispiace molto per la vostra amica. – ammise, dispiaciuto. Elena e Sofia scossero il capo quasi nello stesso momento.
– Sei davvero suo figlio? – domandò Elena. Il ragazzo la guardò.
– Figlio adottivo, in un certo senso. E comunque, il mio nome è Jamie. – disse il ragazzo disegnando un cordiale sorriso sul volto.
– Io sono Elena Gilbert. E lei è Sofia Fiorentini. – rispose la mora, presentando anche la vampira.
– Piacere. – aggiunse la bionda.
– Posso offrirvi qualcosa? – domandò Jamie, guardandole entrambe. Scossero il capo.
– No grazie. – rispose Elena dopo aver lanciato un’occhiata interrogativa a Sofia, ricevendo la risposta col solo sguardo. Il ragazzo annuì.
– Beh, allora. Noi non disturbiamo oltre. – iniziò a dire la bionda, titubante.
– Aspetteremo Bonnie qui fuori. – aggiunse Elena, lanciando un’occhiata a Jamie. Lui annuì ancora una volta facendo loro cenno di seguirlo nel salone.
– Potete mettervi qui comode, prego. Se vi serve qualcosa, sarò in cucina. – affermò il ragazzo guardandole entrambe e sorridendo. Sia Elena che Sofia sorrisero in risposta alle parole di lui e lo guardarono mentre si allontanava verso un’altra stanza. Sofia sospirò pesantemente scorgendo Elena avvicinarsi al grande divano in pelle rossa lì nei pressi e accomodarsi.
– Cosa sai tu della madre di Bonnie? – domandò Sofia, rompendo improvvisamente il silenzio che si era venuto a creare. Elena sollevò il volto verso di lei ricambiando il suo sguardo quasi immediatamente.
– La madre di Bonnie è sempre stata una brava persona. Si può dire che fosse un’amica di famiglia, ecco. Molto attaccata alla famiglia, a sua figlia. Non sapevo fosse una strega, credo di essere rimasta stupita tanto quanto Bonnie quando Elijah ha rivelato questo particolare. – spiegò Elena spostando spesso lo sguardo prima di ritornare a guardare il volto limpido della vampira che, di rimando, la fissava attentamente.
– Perché è andata via? – le domandò la bionda immergendo le sue mani all’interno delle tasche della felpa chiara che indossava, continuando a restarsene in piedi dinnanzi alla mora.
– E’ la stessa domanda che ci siamo fatti in molti, a Mystic Falls. Ha abbandonato Bonnie, suo marito, senza nemmeno lasciare una motivazione valida. Un giorno è semplicemente sparita. Poi Caroline ha scoperto che lo sceriffo si manteneva ancora in contatto con lei, ma Bonnie non ha mai più voluto incontrarla. Diceva che se la madre avesse voluto, sapeva dove trovarla. – continuò Elena, finendo con l’immergere definitivamente i suoi occhi marroni all’interno di quelli verdi di Sofia. La bionda annuì più volte.
– Mi dispiace. Credo si sia sentita obbligata a incontrarla prima del tempo. – mormorò, distogliendo lo sguardo. Elena abbassò lo sguardo annuendo distrattamente.
– Non stai ascoltando quello che si stanno dicendo? – domandò la Gilbert chinandosi col busto in maniera tale da appoggiare i gomiti sulle sue stesse ginocchia. Sofia la fissò prima di scuotere il capo. Non aveva intenzione di ascoltare la discussione che stava avvenendo in quel momento tra Bonnie e Abby. Chinò appena il capo e si mosse distrattamente sul posto quando all’improvviso qualcosa attirò l’attenzione di entrambe. La luce artificiale accesa nella stanza aveva iniziato a tremare, come se facesse fatica a restare accesa. Proprio come al pensionato Salvatore. Elena scattò in piedi guardandosi intorno allarmata.
– Sono loro? – domandò istintivamente ma Sofia non seppe cosa risponderle. La bionda si avvicinò di qualche passo alla mora guardandosi intorno attenta; avrebbe captato qualsiasi movimento intorno a loro. Ma sebbene cercasse di mostrarsi pronta e determinata all’esterno, dentro sé sentiva di temere un altro incontro con Margaret, o addirittura con Molly. Deglutì pesantemente appoggiando distrattamente una mano su un braccio di Elena quando all’improvviso la luce si riaccese, stabile, ritornando quella di prima. Sofia volse il suo sguardo a Elena proprio al suo fianco, donandole un’occhiata sorpresa e confusa. Fu dopo qualche secondo che la Gilbert prese a sorridere nervosa e apparentemente divertita.
– Potrebbe essere stato un semplice problema, non dobbiamo sempre pensare al peggio. – commentò ironica la mora, stringendosi le braccia al petto nervosamente. Sofia la fissò scorgendo il timore da lei provato e nascondendo egregiamente il proprio, quando all’improvviso un forte tossire proveniente dalla cucina le fece sussultare. Non era una tosse normale, sembrava piuttosto che qualcuno stesse sputando fuori tutta la sua anima. Sofia mosse il capo guardando Elena per pochi secondi, prima di avviarsi a passo spedito verso la cucina e oltrepassarne la porta ad arco seguita subito dopo dalla Gilbert. Lo sguardo di entrambe cadde sulla figura di Jamie piegata sul bancone della cucina mentre tossiva con forza.
– Ehi, va tutto bene? – domandò Elena, avvicinandosi a lui di un paio di passi. Il ragazzo respirò pesantemente prima di riuscire a calmarsi, portandosi una mano alla gola nell’avvertire una sorta di fastidioso bruciore. Teneva gli occhi e le labbra strette e annuì delicatamente in risposta alla domanda della mora. Anche Sofia gli si avvicinò fissandolo confusa. Le labbra della Gilbert si piegarono in un morbido e premuroso sorriso.
– Ti senti bene, adesso? – domandò la vampira, sporgendosi appena sul bancone. Solo in quel momento Jamie riaprì gli occhi spostandoli lentamente sulla figura della bionda. L’iride marroncina che caratterizzava gli occhi del ragazzo, era totalmente assente. Sofia s’irrigidì vedendo quel bianco espandersi nell’integrità degli occhi di lui mentre le labbra di lui si piegarono in un inquietante sorriso.
– Mai stato meglio. – mormorò lui in risposta alla precedente domanda della vampira. Una mano di Sofia scattò verso Elena prendendole una spalla e spingendola indietro.
– Corri, Elena. – le sussurrò la vampira mentre cercava di prendere le distanze da Jamie che, nel frattempo, si scostò dal bancone posizionandosi proprio di fronte a loro. La Gilbert fissava il ragazzo paralizzata dalla paura.
– Oh, andiamo. Non dovete avere paura di me, sono io. Sono Anna. – commentò Jamie piegando le sue labbra in un ghigno poco rassicurante. Dopodichè una mano di lui scattò verso uno dei coltelli da cucina riposti sul bancone, afferrandone saldamente l’impugnatura.
– Corri, Elena! – gridò Sofia spingendo la Gilbert verso la porta. Solo in quel momento Elena prese a muoversi velocemente verso l’esterno sorpassando la porta ad arco e ritrovandosi nuovamente nel salone. Sofia la seguì. Avrebbe potuto contrastare Jamie facilmente, dopotutto lei era una vampira. Ma sapeva di non poter usare la sua forza disumana contro un essere umano innocente. Elena sorpassò presto il salone mentre Sofia si fermò al centro dello stesso, iniziando a darle le spalle.
– Vai a chiamare Bonnie, Elena. Muoviti! – le disse, fissandola per pochi istanti durante i quali Elena la fissò, annuì e si avviò correndo per raggiungere la strega. Jamie si fermò sotto la soglia della porta ad arco che dava dalla cucina al salone e guardava la vampira con quel suo sorriso poco rassicurante, stringendo ancora il coltello in una mano.
– Avanti, Sofia. Attaccami. – mormorò lui in una cantilena raccapricciante che, sommata a quegli occhi totalmente bianchi, la fece rabbrividire.
– Smettila, Anna. Lui non c’entra in tutto questo. – commentò Sofia indietreggiando di un unico passo. Le labbra di Jamie si piegarono in un sorriso ancor più inquietante.
– Lui no, ma c’entri tu. Jeremy deve sapere quello che sei. Avanti, nutriti di questo ragazzo. – affermò Jamie, stringendo maggiormente la presa sul coltello. Sollevò lentamente il braccio libero e vi puntò sopra la lama, pronto a usarlo sul suo stesso arto. Sofia sgranò gli occhi davanti a quella scena e scattò in avanti, usufruendo della sua velocità vampirica per raggiungere presto Jamie e afferrare bruscamente le sue spalle. Lo sbatté con ben poca delicatezza contro una parete della stanza allontanando il coltello da quel braccio.
– Non farlo, Anna. Pensi che a Jeremy piacerebbe tutto questo? – domandò Sofia con un tono alquanto supplichevole, fissando Jamie in quegli occhi bianchi. Sentì il corpo del ragazzo tremare sotto le sue prese e tossire, faticando a respirare. Sofia riuscì a sentire l’odore del sangue prima che una gocciolina di liquido vermiglio colasse lentamente da una delle narici di lui.
– Cosa gli stai facendo!? – esclamò la vampira, corrugando la fronte preoccupata. Sebbene il corpo di Jamie accusasse un dolore a lei del tutto sconosciuto, le labbra di lui si piegarono in un sorriso forzato.
– E’ debole, non riesce a tenermi dentro di sé. – mormorò Jamie faticosamente, volgendo nuovamente i suoi occhi bianchi sul volto pallido della bionda. Sorrise, di nuovo, notando la preoccupazione che si stava allargando sempre più sul viso della vampira. Sofia si volse appena verso la porta dalla quale sperava di vedere presto arrivare Elena con Bonnie, mentre teneva il ragazzo premuto per le spalle contro la parete. Ma lui approfittò di quel momento di distrazione per sollevare la mano con la lama e conficcare il coltello in una spalla della vampira. Gli occhi verdi di lei si sgranarono avvertendo quell’improvvisa e lancinante fitta mentre la sua bocca si spalancò lasciando fuoriuscire un unico e agghiacciante urlo di dolore. Afferrò Jamie quasi d’istinto scaraventandolo lontano da lei. Il ragazzo finì con l’impattare contro il divano e, infine, sulla pavimentazione accusando con dolore l’impatto con essa. Lei sollevò una mano, respirando ansante, per afferrare l’impugnatura del coltello ancora conficcato nella spalla e sfilarlo bruscamente. Sentì la ferita rimarginarsi lentamente imbrattando il tessuto chiaro della felpa con il sangue colato da essa. Jamie si portò in piedi a fatica. Dal suo naso avevano iniziato a colare altre gocce di sangue, finendo col macchiargli anche le labbra. Quel dolce profumo che aveva iniziato a macchiare l’aria, stava risvegliando in lei sensazioni e istinti che aveva sempre cercato di calmare. Quella voglia, quella fame. Sentì i canini premere dolorosamente all’interno della bocca mentre i suoi occhi verdi puntavano famelici sulla figura del ragazzo.
– Avanti, mordimi. – continuò Jamie, divaricando platealmente le braccia. La presa che Sofia aveva sull’impugnatura del coltello divenne maggiore mentre stringeva i denti, indietreggiando. Non l’avrebbe morso, sebbene ne avesse voglia, non doveva farlo. Non era da lei.
– Non lo farò. – ringhiò in risposta alle parole del ragazzo mentre i suoi occhi chiari sostenevano con rabbia lo sguardo di Jamie. Quest’ultimo sollevò una mano raccogliendo su di essa il sangue che stava copiosamente colando dalle narici, tendendo poi la mano sporca verso la vampira in un palese invito. Fu nello stesso momento in cui Bonnie varcò velocemente la porta ad arco che dava nel salone e guardò la scena. Gli occhi scuri della strega si sgranarono quando incontrò la figura di Jamie, palesando il suo stupore. Sofia volse a lei lo sguardo riuscendo a vedere anche Abby ed Elena sporgere dietro Bonnie. Abby sussultò nel vedere suo figlio conciato in quella maniera.
– Jamie! – esclamò la donna. Stava per sorpassare Bonnie e raggiungere il ragazzo quando Elena la bloccò, fermandola.
– Non è Jamie, Abby! – esclamò la Gilbert, fissandola profondamente. La donna trasalì a quelle parole, spostando immediatamente lo sguardo verso il figlio. Nel frattempo, Bonnie strinse i pugni ai lati del corpo per cercare una piena concentrazione. Jamie si paralizzò in quel punto quando le labbra della streghetta si schiusero, lasciando fuoriuscire da essa parole incomprensibili e sussurrate al vento. All’improvviso l’espressione del ragazzo venne investita dal dolore, si piegò su sé stesso premendo le mani ai lati della testa lasciando che la bocca si spalancasse a far fuoriuscire quelle urla agghiaccianti. Elena trattenne maggiormente Abby impedendole di intervenire ed essere d’intralcio a Bonnie, quando d’un tratto le urla del ragazzo si calmarono. Sofia scattò verso di lui con quella velocità vampirica quando lo vide rischiare di cadere al suolo, mollando il coltello sulla pavimentazione e afferrando premurosamente il ragazzo per accompagnarlo al suolo delicatamente. Era svenuto. Deglutì con forza, trattenendo l’istinto di morderlo nel momento in cui si era ritrovata così vicina a quel sangue. Solo in quel momento Elena lasciò Abby, permettendole di superare Bonnie e avvicinarsi al figlio accovacciandosi nei suoi pressi. Raccolse premurosamente la testa di Jamie mentre Sofia si riportava in piedi, volgendo lo sguardo alle sue amiche. Bonnie sembrava stanca mentre respirava ansante ed Elena aveva ancora i residui dello shock sul viso. La vampira vide quest’ultima avvicinarsi a lei nel momento in cui gli occhi scuri della ragazza si portarono sul sangue che macchiava il tessuto chiaro della felpa della vampira.
– Stai bene? – le domandò la Gilbert in un mormorio premuroso mentre gli occhi verdi della vampira si portavano sul volto dell’amica.
– Si, si è rimarginata. – constatò la bionda, sollevando una mano e scostando il tessuto per accarezzare la pelle liscia e rimarginata sottostante, lì dove prima vi era una profonda ferita. Solo dopo ciò lo sguardo verde della vampira si portò su Bonnie, vedendola avvicinarsi di un paio di passi.
– Starà bene? – le domandò, indicando con un cenno del capo Jamie. La streghetta annuì, avvicinandosi ulteriormente alla madre ed al ragazzo. Abby sollevò gli occhi lucidi sulla figlia, stringendo le labbra in un palese sforzo; stava cercando di trattenere le lacrime.
– Si può sapere cosa diavolo sta succedendo, Bonnie? – domandò la donna in un leggero singhiozzo. Bonnie strinse le labbra, facendo cadere il suo sguardo sul volto di Jamie.
– Era proprio quello di cui ti volevo parlare. Qualcosa ha alterato l’equilibrio della natura e gli spettri stanno scendendo nel mondo dei vivi per tormentare le persone. Una persona è in grado di bloccarli, ma abbiamo bisogno che tu ci aiuti a liberarla. Io ne ho bisogno. – mormorò Bonnie, fissando intensamente la madre. Abby la guardò, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. Sentì Jamie iniziare a muoversi, segno del suo risveglio, e calò su di lui lo sguardo.
– Ho sempre pensato che andando via, avrei potuto lasciarti fuori da tutto questo. E invece. – sussurrò Abby, tenendo gli occhi fissi sul figlio. Bonnie annuì distrattamente.
– Invece sono più dentro di quello che pensi. – constatò la streghetta, guardando attentamente la madre. Solo in quel momento la donna sollevò lo sguardo verso di lei.
– Sei dalla parte dei vampiri? – domandò Abby. Quelle parole furono ascoltate anche da Elena e Sofia, in piedi non troppo distanti da loro. Il modo in cui Abby pronunciò quella domanda fece sussultare la bionda. Sembrava che l’appellativo “vampiri” fosse un’offesa. Bonnie corrugò la fronte e abbassò lo sguardo. Lei era dalla parte dei vampiri, era consapevole del fatto che una strega non doveva aiutare quegli abomini. Eppure, una parte di lei sapeva benissimo che lei era dalla parte giusta.
– Io sono con quelli buoni. – mormorò Bonnie, con tono incerto. Dopo ciò che aveva detto a Sofia e ai suoi amici qualche giorno prima, sentiva di essere un’ipocrita. Abby annuì, sollevando lo sguardo verso la bionda al fianco di Elena. Gli occhi verdi di Sofia vennero abbassati timidamente nel momento in cui gli occhi scuri della donna si portarono su di lei, nascondendosi. Nello stesso momento, Jamie riaprì lentamente gli occhi tossendo sommessamente. Lo sguardo di Abby si portò di scatto su di lui.
– Jamie. Stai bene? – gli domandò la donna, vedendo il ragazzo aggrapparsi a lei alla ricerca di un sostegno che avrebbe potuto aiutarlo a portarsi eretto. Anche Bonnie lo aiutò, fino a quando riuscirono a portarlo sul divano in pelle rossa sopra il quale il ragazzo si accomodò scosso.
– Cos’è successo? – domandò Jamie, guardando tutti. Abby si sedette al suo fianco, guardandolo preoccupata.
– Va tutto bene adesso, Jamie. Non preoccuparti. – lo rassicurò la donna, raccogliendo premurosamente una sua mano e carezzandogliela rassicurante. Jamie la guardò, sollevando l’altra mano e sfregandola sul naso. Si macchiò del suo stesso sangue, rabbrividendo improvvisamente.
– C’era una ragazza, in cucina. E’ apparsa all’improvviso. Mi ha detto delle cose, ma non l’ho capita. Poi…non ho visto nient’altro. – mormorò il ragazzo facendo sfregare i polpastrelli delle dita sporche di sangue mentre il suo sguardo vagava sui volti delle presenti.
– Va tutto bene ora, Jamie. E’ passato. – disse Abby – Adesso devi soltanto riprenderti. – lo rassicurò la madre, piegando le labbra in un sorriso premuroso. Anche Jamie sorrise, sebbene accusasse dolore in tutto il corpo. Fu in quel momento che Abby sollevò lo sguardo verso Bonnie, in piedi nei pressi del divano.
– Come posso aiutarti, Bonnie? – domandò Abby, fissando attentamente la figlia. La sua espressione divenne seria, quasi quanto quella della streghetta. Bonnie annuì, guardando Elena e Sofia prima di ritornare a guardare la madre.
 
Bonnie aveva impiegato più di mezz’ora per spiegare esattamente tutto quello che la madre avrebbe dovuto sapere. Solo alla fine Abby aveva veramente accettato di aiutare la figlia. Sofia si era avvicinata alla finestra estraendo il cellulare e digitando velocemente il numero di Elijah, prima di portarsi l’apparecchio a un orecchio. Aveva avvisato l’Originale dicendogli che l’avrebbe chiamato per fargli sapere della situazione, pertanto Elijah non ci mise molto a risponderle.
– La madre di Bonnie ci aiuterà. – disse sicura la vampira, mentre fissava la campagna espandersi all’esterno della casa attraverso la finestra del salotto. Le altre si erano spostate in cucina, dalla quale sentiva provenire il dolce profumo del tea.
– A quanto pare gli spettri stanno diventando più forti, per cui si è deciso che faremo l’incantesimo oggi stesso. – continuò Sofia. Elijah, dall’altra parte, era fermo nel grande salone della dimora Mikaelson. Annuì, sebbene la vampira non potesse vederlo.
– Bene. Ricordi il posto in cui Niklaus tiene il corpo di mia madre? – domandò Elijah, mentre si muoveva per il salone raggiungendo presto il bancone sopra il quale erano riposti i suoi accessori per preparare il tea.
– Si. – rispose Sofia e lui annuì nuovamente.
– Ci vediamo lì, allora. – continuò il vampiro, prima di riagganciare la telefonata. Posò il cellulare all’interno di una tasca degli eleganti pantaloni che indossava ammirando il silenzio che regnava nell’intera dimora. Un silenzio che durò ben poco, prima che alcuni passi tranquilli lo interrompessero. Elijah si voltò lentamente verso la sua fonte, corrugando la fronte nello scorgere il sorriso sornione di Klaus. L’ibrido si fermò sotto la soglia dell’ingresso ad arco sorseggiando tranquillamente il whisky contenuto all’interno del bicchiere che cingeva in una mano. Deglutì, prima di iniziare a parlare.
– Ho sentito che andrete a fare una bella scampagnata nel bosco. – affermò l’ibrido, apparentemente divertito.
– Non è una cosa che ti riguarda, Niklaus. E mi sembra tu abbia altre cose da fare. – rispose prontamente Elijah, voltandosi totalmente verso di lui e facendo scivolare distrattamente le dita di una mano sulla superficie del bancone dietro di lui. Klaus ampliò il suo sorriso a quelle parole, mentre avvicinava il bordo del bicchiere alle labbra strappando un altro sorso.
– Mi pare volessi ucciderci, o sbaglio? – continuò Elijah, con tono freddo. La sua espressione seria e apparentemente tranquilla, nascondeva perfettamente la rabbia in crescita dentro di lui. Da un po’ di tempo, ormai, la sola presenza di Klaus non faceva altro che innervosirlo.
– Andiamo, Elijah. Sei mio fratello. Pensi davvero che io possa ucciderti? – chiese sarcasticamente Klaus, scostandosi dalla porta e avanzando di alcuni passi verso il vampiro. Elijah continuò a fissarlo, irrigidendo la mascella.
– Magari tu no. Ma hai i tuoi giocattolini, gli ibridi. – rispose Elijah, scostandosi dal bancone e iniziando ad avviarsi verso la porta ad arco che dava nell’ingresso della dimora, fermandosi un’unica volta nei pressi del fratello.
– La prossima volta, fai bene i tuoi conti Niklaus. Mandare due piccoli ibridi contro di me, non è una saggia scelta. – sussurrò il vampiro lanciando un’unica occhiata all’ibrido. Klaus serrò la mascella davanti a quelle parole, volgendo gli occhi chiari e stupiti verso Elijah. Quest’ultimo lo superò, avviandosi con passi spediti e decisi verso l’ingresso della casa prima di aprire la porta e uscire. La fronte dell’ibrido venne corrugata mentre le labbra si distesero perdendo inevitabilmente il sorriso sornione che costantemente teneva esse piegate. Quando si voltò per porgere domande al fratello, Elijah era già sparito oltre la soglia della porta della casa. Lo sguardo di Klaus cadde sul liquido contenuto all’interno del bicchiere. Lui non aveva mai mandato nessun ibrido contro il fratello, né tanto meno in quel periodo.
 
Stefan si avvicinò lentamente alla porta d’ingresso del pensionato Salvatore dopo averla sentita bussare. La aprì, corrugando la fronte sorpreso davanti alla figura di Alaric.
– Non dovresti essere a scuola? – domandò il fratello minore dei Salvatore. Alaric sorrise sarcastico, spostando leggermente Stefan ed entrando in casa.
– Oh, dovremmo essere tutti a scuola ora. Ma a quanto pare abbiamo avuto tutti la stessa idea. – constatò Alaric, raggiungendo il salone del pensionato e fermandosi per voltarsi nuovamente verso Stefan. Quest’ultimo lo guardava sorpreso mentre gli si avvicinava con piccoli passi, prima di fermarsi e incrociare le braccia al petto.
– Oh, il mio professore di storia preferito! – esclamò Damon mentre scendeva tranquillamente le scale che conducevano al piano superiore del pensionato, per avvicinarsi al suo caro compagno di bevute.
– Stai cercando Elena? – domandò improvvisamente Stefan, verso il professore. Quest’ultimo scosse il capo, guardando entrambi in una maniera alquanto titubante.
– In realtà no, stavo cercando voi. E’ un bene che Elena non ci sia, lei non vuole che qualcuno di noi osi dire certe cose. – rispose prontamente il professore facendo scorrere i suoi occhi sui due Salvatore presenti. Li incuriosì entrambi, facendo nascere sul volto di Stefan un’espressione seria.
– E’ successo qualcosa? – domandò il fratello minore dei Salvatore. Alaric si mosse un po’ sul posto facendo vagare altrove il suo sguardo, prima di posarlo sugli altri due.
– Vi ricordate quando, un po’ di tempo fa, Elijah fu di nuovo ucciso da Klaus e Sofia andò a salvarlo? – iniziò a dire il professore, vedendoli subito dopo annuire.
– Vai subito al sodo, Ric. – intervenne Damon, corrugando la fronte in un’espressione seria. Alaric sospirò.
– Le avevo dato delle armi e le avevo detto di chiamarmi una volta ritornata a casa, ma lei non lo fece. Per cui andai a casa sua per accertarmi che stesse bene e…la trovai morta. – sussurrò il professore. Si fermò per alcuni istanti guardando attentamente le espressioni degli altri due. Stefan spostò i suoi occhi verdi sul fratello mentre Damon piegò le labbra in un sorriso sghembo.
– Dato che non l’hai ancora capito, genio, noi SIAMO morti. – constatò il fratello maggiore dei Salvatore allargando platealmente le braccia. Alaric scosse subito il capo davanti a quelle parole.
– No, Damon. Lei era COMPLETAMENTE morta. Aveva un paletto conficcato nel petto che, se non erro, è letale per voi vampiri. – rispose il professore, guardandoli entrambi. Stefan restò stupito da quelle parole tanto quanto il fratello.
– Quindi si è risvegliata? – domandò il fratello minore dei Salvatore.
– Le tolsi il paletto dal petto e si risvegliò dopo poco. – rispose Alaric, fermando i suoi occhi in quelli di Stefan. Damon cercò lo sguardo del fratello mentre deglutiva rigidamente.
– Vuol dire che è un Originale? – domandò il fratello maggiore dei Salvatore, cercando in qualche modo di giustificare l’accaduto. Alaric scosse il capo, passandosi una mano sul viso.
– Ho consultato le ricerche di Isobel e quelle di Jonathan Gilbert. Oltre gli Originali che già conosciamo, non ne risultano altri. E non mi sembra che Sofia sia in qualche modo imparentata con i Mikaelson. – rispose Alaric, ritornando a guardare gli altri due. Sul viso di Damon andò disegnandosi un sorriso sghembo, mentre si avvicinava alla bottiglia di bourbon e se ne versava un bicchiere, in totale tranquillità.
– Sapevo che quella ragazzina aveva qualcosa da nascondermi. – commentò il fratello maggiore dei Salvatore, sorseggiando un po’ di quell’alcolico. Alaric si voltò verso di lui, scuotendo prontamente il capo.
– Potrebbe non essere a conoscenza di questo particolare, Damon. Potrebbe non nasconderlo, ma semplicemente ignorarlo. – gli disse il professore vedendo, subito dopo, Stefan annuire.
– Cerca di non fare le tue solite cavolate, Damon. Cercheremo di scoprire quante più cose possibili al riguardo. – affermò il fratello minore dei Salvatore, verso il quale Alaric si voltò subito dopo.
– Elena non deve saperlo. Si fida ciecamente di Sofia e ogni volta che si cerca di metterla sotto una cattiva luce, sai bene come reagisce. – affermò subito l’insegnante, voltandosi di scatto verso Stefan. Quest’ultimo scosse il capo, sebbene non gradisse nascondere una cosa del genere alla sua ragazza. Damon fece un altro sorriso sghembo, mentre terminava definitivamente il bicchiere di bourbon.
– Non preoccuparti, Stefan, non farò le mie solite cavolate. Parlerò civilmente con la nostra Marilyn Monroe e scopriremo qualcos’altro al riguardo. – disse Damon, scrollando appena le spalle mentre posava il bicchiere al suo posto. Stefan e Alaric lo guardarono, del tutto contrari.
– Damon. – lo ammonì Stefan e Damon scosse immediatamente il capo.
– Fidati di me, per una volta. Niente verbena, giuro. – continuò il fratello maggiore dei Salvatore, sollevando entrambe le mani in segno di resa. Stefan corrugò la fronte guardando Alaric, un’ennesima volta.
– Qualcun altro sa di questo piccolo particolare? – domandò Stefan verso l’insegnante. Alaric abbassò lo sguardo per alcuni istanti, come se temesse a dirlo, dopodichè lo sollevò di nuovo verso Stefan.
– Probabilmente Elijah. Insomma, è arrivato lì e l’ha trovata con uno squarcio nel petto. Credo ci siano buone possibilità che lui le abbia chiesto qualcosa al riguardo. – affermò lui in risposta. Stefan si paralizzò ma allo stesso tempo il sorriso di Damon divenne molto più marcato.
– Va bene. Cercheremo di scoprire qualcosa, anche se sono sicuro che Sofia non abbia nulla da nascondere. – disse Stefan, con tono sicuro. Damon scrollò nuovamente le spalle lasciandosi cadere seduto sulla poltrona dell’enorme salone.
– Oh, lo avete detto spesso anche quest’estate, e abbiamo scoperto che è una vampira. Ah no, aspetta, io l’ho scoperto. – rispose Damon sarcastico, sorridendo sghembo nei confronti del fratello. Stefan gli regalò un’occhiata di rimprovero, prima di ritornare a guardare il professore.
 
L’auto si fermò una volta immersa tra quegli alti alberi verdi che caratterizzavano il bosco. Le portiere si aprirono una dopo l’altra, permettendo a Sofia, Bonnie, Elena e Abby di uscire dalla vettura. Elijah le avrebbe attese lì, o almeno era ciò che lui aveva detto a Sofia al telefono. Fu la bionda a guidare le altre tra quegli alberi, lungo il sottile sentiero che si formava tra essi, per avviarsi direttamente verso quello spiazzo del bosco che ospitava l’umida e rocciosa entrata per i cunicoli di pietra in cui i vampiri Originali, quando ancora erano umani, erano soliti giocare una volta lontani dallo sguardo del padre. Sofia, sebbene ancora distante, riuscì a percepire l’adorabile profumo di Elijah invaderle le narici e si fece strada con esso per raggiungere, in poco tempo, il luogo prestabilito. Piegò le labbra in un sorriso rosso acceso quando incrociò gli occhi scuri e gelidi del vampiro, fermo nei pressi di una bara. La stessa bara che Klaus aveva nascosto all’interno della grotta proprio lì vicino. Elijah mosse il capo in un leggero cenno mentre Abby, incontrandone lo sguardo, raggelò nascondendosi maggiormente nei pressi della figlia. Elena guardò Bonnie, cercando in qualche modo di capire se era o meno pronta per affrontare un simile incantesimo. La strega ricambiò il suo sguardo e sorrise, voltandosi verso la madre.
– La bara sigillata è quella, riesci a sentire quanto è forte l’incantesimo di sigillo? – domandò Bonnie, facendo segno ad Abby di seguirla nei pressi della bara. Elijah si spostò lasciando liberamente le due streghe a lavoro, avvicinandosi di qualche passo alla bionda. Fu nello stesso momento in cui notò quell’evidente strappo sporco di sangue dietro la spalla di lei.
– Cosa hai fatto alla spalla? – le domandò prontamente il vampiro, attirando subito l’attenzione di Sofia e tradendo, seppur involontariamente, la nota di preoccupazione che era nata nel suo tono. Sofia lo guardò inizialmente sorpresa, prima di sorridere e scuotere debolmente il capo. Era ancora scossa per quell’incontro con Anna, ma cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.
– Siamo state attaccate da Anna. – gli rispose in un leggero sussurro che cercava in tutti i modi di non disturbare le due streghe alle prese con la bara. Infatti, Bonnie e Abby erano proprio nei pressi dell’oggetto. Elena, pazientemente, le aiutava a sistemare quelle candele che si erano portate dietro a formare un cerchio intorno all’oggetto. Il vampiro mantenne gli occhi scuri puntati sulla figura della bionda al suo fianco, scrutandola dall’alto della sua figura.
– Fra poco la situazione sarà risolta. – le disse, mantenendo comunque un tono pacato. Lei annuì, sorridendogli in maniera fugace.
– Lo so. – gli rispose in un altro sussurro, guardando attentamente Bonnie e Abby. Vide la streghetta voltarsi verso di loro, mostrando un’espressione totalmente determinata.
– Siamo pronte. – affermò Bonnie, lanciando un’occhiata fugace ad Abby.
Si misero l’una davanti all’altra stringendosi le mani a vicenda. I loro sguardi si incrociarono determinati, mentre cercavano un contatto con la natura che le circondava. Le candele si accesero tutte insieme disegnando un cerchio di fuoco intorno a loro e intorno alla bara. Elena si avvicinò ai due vampiri, allontanandosi di alcuni passi dal piccolo spazio che l’incantesimo occupava. Gli occhi di Bonnie e Abby andarono chiudendosi, le loro labbra si schiusero lasciando fuoriuscire da esse parole incomprensibili per le orecchie di tutti i presenti. L’intero luogo circostante venne percosso da una fredda ma delicata folata di vento che mosse rumorosamente le verdi foglie degli alberi e scosse le piccole fiammelle delle candele. Bonnie corrugò la fronte sentendo, improvvisamente, le forze mancarle ma Abby strinse maggiormente le sue mani trasmettendole più potere. Era una strega da molto tempo, ogni parte di lei era in pieno contatto con la natura. Elijah teneva i suoi occhi scuri fermi sul legno della bara, attendendo pazientemente un qualche risvolto positivo mentre immergeva lentamente una mano all’interno di una delle tasche della giacca elegante. Sofia, ferma al suo fianco, osservava la scena con stupore. Aveva sentito parlare di molti incantesimi simili, ma vederne uno dal vivo la emozionava come una bambina davanti al suo primo giocattolo. Socchiuse appena gli occhi quando vennero investiti da una folata di vento più forte che annunciò l’apertura della bara. Difatti, il suo coperchio si sollevò facendo scorgere appena l’oscurità che vi era all’interno. Elijah si mosse, avanzando di un unico passo, ma si avvicinò effettivamente alla bara solo quando vide le fiammelle delle candele spegnersi del tutto e gli occhi di Abby riaprirsi, al contrario di quelli di Bonnie. Quest’ultima cercò un forte sostegno nella madre, appoggiandosi a lei mentre respirava ansante cercando di recuperare le forze messe in quell’incantesimo. Elena si avvicinò subito a lei.
– Stai bene, Bonnie? – domandò la madre, guardandola premurosamente. La streghetta riaprì gli occhi incrociando quelli della madre, e annuì. Sofia si accertò che la strega stesse veramente bene prima di avvicinarsi alla bara, al fianco di Elijah, e fissarla con incertezza. Vide il vampiro afferrare il coperchio dell’oggetto e sollevarlo lentamente, rivelando sempre più il corpo contenuto al suo interno. Erano passati anni, secoli, millenni ma quel corpo era ancora perfettamente intatto. Una donna, più o meno sulla quarantina, era rigidamente distesa lì dentro con le mani incrociate al petto e una cascata di capelli biondo scuro a incorniciarle il viso. Sofia sentì Elijah irrigidirsi al suo fianco una volta scorto il volto ancora dormiente della madre. Lui serrò la mascella, poi annuì voltandosi verso le due streghe.
– Mia madre ha parlato di un incantesimo di scambio di corpi, sapete come farlo? – domandò il vampiro rivolgendosi a Bonnie e Abby, vedendo i loro sguardi scuri voltarsi verso di lui.
– Io so farlo, ma è un incantesimo molto forte. Potrei farmi aiutare da Bonnie, ma è meglio se per oggi si riposa. – fu Abby a prendere la parola, in quel momento, lanciando un’unica occhiata a Bonnie. Quest’ultima scosse il capo spostandosi definitivamente da lei.
– Posso farlo, è meglio se questa situazione viene risolta il prima possibile. Oggi abbiamo di nuovo rischiato la vita a causa di uno spettro, sai quanto me che diventano ogni giorno più forti. – si ribellò la streghetta, posando i suoi occhi scuri sulla figura della madre. Abby scosse il capo, chiaramente in disaccordo.
– Bonnie, pratico la magia da molto più tempo. Ascoltami quando ti dico che compiere quell’incantesimo potrebbe portare a te molti danni. – commentò la donna, guardando intensamente la figlia. Sofia avanzò di un unico passo verso Bonnie, guardandola con un’espressione premurosa.
– Bonnie, non c’è bisogno che ti sforzi. Per oggi riposa, poi farai l’incantesimo un altro giorno. – le sussurrò, piegando le labbra in un sorriso. Bonnie corrugò la fronte, stringendo i pugni e sbuffando sonoramente. Non amava particolarmente sentirsi la strega debole della situazione.
– Sofia ha ragione, Bonnie. Siamo sopravvissuti fino ad ora, continueremo a farlo. – commentò la Gilbert, liberandosi del silenzio in cui era inevitabilmente caduta. Bonnie le rivolse un’occhiata e poi scrollò le spalle, chinandosi a raccogliere le candele che avevano posto al suolo. Quasi istintivamente, Sofia ed Elena si avvicinarono a lei aiutandola e dirigendosi, subito dopo, verso l’auto. Elijah richiuse la bara ritrovandosi da solo con Abby. La donna lo fissava con insistenza, stringendosi le mani al petto, un’insistenza che attirò l’attenzione del vampiro. Lui volse il suo sguardo scuro e gelido verso il viso della strega, guardandola con aria interrogativa.
– Bonnie mi ha parlato dell’incantesimo e del problema che avete. – iniziò a dire Abby mentre Elijah la ascoltava elegantemente in silenzio.
– Quella donna, è la persona che può aiutarvi a risolverlo? – domandò ulteriormente la donna, mantenendo un’espressione seria. Elijah guardò la bara per pochi secondi prima di ritornare sulla strega.
– E’ la persona che ci aiuterà a risolverlo. – ribadì lui, con tono gelido. La strega annuì.
– Ho già sentito parlare di problemi con gli spettri. Potrebbe non essere vero, ma sono in giro da abbastanza tempo da poter dire che la maggior parte delle informazioni che posseggo sono di natura veritiera. – commentò Abby ulteriormente. Elijah corrugò la fronte, voltandosi completamente verso di lei.
– A cosa stai cercando di arrivare? – le domandò. Il suo tono parve macchiarsi di una lieve nota di minaccia che, nonostante tutto, non preoccupò la strega.
– Le cosiddette porte che collegano il mondo dei vivi con quello dei morti possono essere aperte soltanto tramite incantesimo, non vi è altra cosa esistente che possa farlo. Anche se qualcosa avesse alterato incredibilmente l’equilibrio della natura, non intaccherebbe in alcun modo con l’apertura di queste porte. – spiegò la strega pazientemente, immergendo con serietà e determinazione i suoi occhi in quelli scuri e freddi del vampiro che, di rimando, la stava ascoltando con attenzione.
– Di conseguenza, una volta aperte tramite quell’incantesimo, possono essere richiuse soltanto dalla strega che ha forzato la loro apertura. Nemmeno una delle prime streghe potrebbe. – continuò Abby, attorcigliando nervosamente le dita delle mani dinnanzi al ventre. Elijah si paralizzò davanti a quelle parole, seppur cercasse di non dare a vedere il turbamento che si stava scatenando dentro di lui.
– Voglio dire che se questa persona che vuole aiutarvi è così sicura di poter risolvere la situazione, è la stessa persona che ha permesso agli spettri di scendere nel mondo dei vivi. Altrimenti tutto questo sarà nient’altro che un ennesimo buco nell’acqua. – annunciò infine la strega, spostando poi lo sguardo per notare Bonnie camminare tra gli alberi e avvicinarsi sempre di più insieme a Sofia. Abby iniziò a muoversi avvicinandosi alla figlia con la quale se ne andò, dopo aver lanciato un fugace saluto alla bionda. Quando gli occhi verdi della vampira ritornarono su Elijah, il rumore del motore dell’auto risuonò nel bosco annunciando l’allontanamento di Bonnie, Elena e Abby.
– Perché non sei andata via con loro? – le domandò il vampiro, guardandola con quei suoi profondi occhi scuri. Apparentemente sembrava calmo, eppure lei corrugò la fronte riuscendo a notare quella maschera che lui stava indossando. Si avvicinò alla bara carezzandone distrattamente il legno chiaro, ripensando al volto dormiente di Esther all’interno di essa.
– Non ti fa piacere che io sia rimasta qui con te? – domandò di rimando Sofia, volgendo istintivamente lo sguardo verso di lui. Quando scorse quell’improvviso stupore farsi strada nel volto del vampiro, piegò le labbra in un leggero sorriso.
– Ho pensato che ti sarebbe servito un aiuto per spostare la bara. – si corresse lei, facendo scivolare entrambe le mani lungo i fianchi. Elijah spostò lo sguardo immergendolo tra gli alberi che si abbracciavano colorando di verde i dintorni. Sofia lo fissò, quel sorriso andò sfumando e gli occhi verdi puntavano diretti sul volto dell’Originale cercando, a suo modo, di leggerne l’anima.
– Cosa c’è che non va, Elijah? – gli domandò in un mormorio intenso e preoccupato che costrinse il vampiro a spostare i suoi occhi scuri per ritornare a guardare i perfetti lineamenti del viso di lei. Scosse morbidamente il capo avvicinandosi ad un lato della bara per farle silenziosamente segno di aiutarlo a trasportarla via da lì, sebbene non ne avesse bisogno.
– Nulla, stavo solo pensando che sarebbe meglio portare questa bara dove anche mio padre può tenerla sotto controllo. – sussurrò il vampiro, muovendo il capo per farle cenno di raccogliere l’altra estremità dell’oggetto. Lei lo fece, senza problemi.
– Intendi che la porterai a casa tua? E pensi che ci entrerà nella tua macchina? – domandò lei curiosamente, fermando i suoi occhi verdi sulla figura di lui. Elijah sembrò forzare un sorriso sghembo.
– Non sono venuto qui con la mia auto. Stavo già pensando di portare il corpo di mia madre via di qui, per cui sono venuto con il camion di Niklaus. Non sono riuscito a farlo entrare nel bosco, ma non è comunque molto lontano da qui. – affermò il vampiro gelidamente, stando ben attento alla strada che stava percorrendo a ritroso per evitare di imbattersi con la schiena contro qualcosa, come per esempio il tronco di un albero. A quella rivelazione, Sofia sgranò appena gli occhi sorpresa del fatto che Klaus possedesse una simile vettura. Non la vedeva adatta a lui, in quel senso.
– Davvero Niklaus possiede un camion? Non ci credo. – commentò lei, piegando subito dopo le labbra in un sorriso divertito. Un sorriso che stranamente divertì anche lui, costringendolo a lasciarsi scappare un altro sorriso sghembo sebbene dentro di sé si sentisse particolarmente scosso per quella rivelazione avuta da Abby. Sapeva che sua madre era al corrente di quel piccolo particolare riguardo il problema degli spettri, ne era certo, per cui non si spiegava il motivo per il quale si era proposta di aiutarli. O meglio, riusciva a spiegarselo, ma il fatto che si trattasse di sua madre lo spingeva a credere che lei non avrebbe mai potuto mettere in pericolo delle persone vive liberando degli spettri.
 
Non appena Sofia varcò la soglia della porta della sua stessa casa, le dita raggiunsero velocemente l’interruttore per accendere la luce e illuminare il piccolo salotto, lasciando ad Elijah il compito di richiudere la porta d’ingresso. Erano passati alla dimora Mikaelson per mettere a posto la bara e poi lui si era gentilmente offerto di riaccompagnarla a casa.
– Ho sentito Bonnie. – disse lei improvvisamente, rompendo il silenzio che regnava sovrano in quel posto. Elijah si voltò verso di lei vedendola avanzare spedita verso la cucina e superare quella porta ad arco. Non poté non notare quanto sembrasse tranquilla, probabilmente il pensiero di riuscire finalmente a risolvere quella situazione le infondeva una certa calma.
– Mentre tu eri con tuo padre, ho parlato con lei. Ha detto che domani farà sicuramente l’incantesimo per aiutare tua madre a ritornare nel suo corpo. – continuò lei aprendo il frigo e tirando fuori da esso una di quelle bottigline bianche. La appoggiò sul bancone della cucina e richiuse il frigo, avviandosi a prendere un bicchiere. Aprì la bottiglina iniziando a versare una buona quantità di quel liquido vermiglio all’interno del vetro, guardandolo scorrere con un certo desiderio. Deglutì, trattenendo forzatamente quei pensieri e quegli istinti che sentiva di non dover possedere. Elijah, intanto, varcò la porta della cucina avvicinandosi al bancone. Lo sguardo verde di Sofia si portò su di lui per brevi istanti, piegando le labbra in un delicato sorriso. Rivederlo lì le portava alla mente quella colazione che lui le aveva amorevolmente preparato qualche mattina prima, e la cosa la emozionava. Corrugò la fronte ripensandoci. Perché si emozionava così tanto a quel pensiero? E perché si sentiva scuotere dentro ricordando quel delicato e fugace contatto che avevano avuto le loro labbra qualche sera prima? Deglutì, voltandosi di scatto verso il frigo per rimettere a posto la bottiglia.
– Noto con piacere che Bonnie ha messo da parte il suo astio nei tuoi confronti. – commentò Elijah, interrompendo improvvisamente quel silenzio che lei stessa si era imposta mentre lasciava la sua mente vagare verso quei ricordi. Sofia sussultò a quelle improvvise parole e, dopo aver richiuso il frigo, si voltò verso l’Originale.
– A me fa piacere. – mormorò lei impacciata, non sapendo precisamente cosa avrebbe dovuto dire. Abbassò timidamente lo sguardo raccogliendo il bicchiere e bevendone un po’ del contenuto. Fu quasi istintivo, per lei, socchiudere gli occhi quando sentì il delizioso calore che il sangue le portava in tutto il corpo. Per quel breve istante in cui esso scorreva lungo il corpo, era possibile sentirsi nuovamente vivi. Li riaprì per incontrare gli occhi scuri di Elijah fissi su di lei. Sofia scostò il vetro dalle labbra, deglutendo, tenendo gli occhi verdi persi in quelli di lui.
– Ne vuoi un po’? – gli domandò lei, indicando il bicchiere pieno di sangue con un cenno del capo. Elijah scosse prontamente il capo.
– Forse dovresti cambiarti. – iniziò a dire lui, scostandosi dal bancone per posizionarsi proprio davanti a lei. Sofia corrugò la fronte, sentendolo così irrimediabilmente vicino da avvertire il profumo di lui pizzicarle il naso, mentre una mano di Elijah scorreva tranquillamente sul tessuto rotto della felpa, proprio dietro la spalla di lei. Riuscì a sfiorare la pelle bianca e gelida di lei tramite i polpastrelli delle dita ma fu un gesto del tutto involontario. La sentì sussultare e, curiosamente, corrugò la fronte cercando di nuovo lo sguardo verde della vampira.
– Va tutto bene? – le domandò lui, tradendo quella nota di preoccupazione nel tono. La vampira annuì prontamente, piegando le labbra in un timido sorriso.
– Effettivamente dovrei togliermela. Mi dispiace, era una delle mie felpe preferite. – mugolò lei, appoggiando il bicchiere sul bancone e indietreggiando di un paio di passi, abbastanza da attirare la curiosità di Elijah. Volontariamente, la vampira allontanò lo sguardo da lui concentrandosi sullo squarcio insanguinato che nasceva nel tessuto dietro una sua spalla. Si carezzò la pelle ad esso sottostante, senza un motivo in particolare.
– Sai…E’ da un po’ che ci penso. Insomma, quando non penso ai miei sensi di colpa. – iniziò a dire lei ironicamente, piegando le labbra in un sorriso divertito. Ma lui non sembrò divertirsi a quelle parole. Si limitò a fissarla restandole nei pressi, incapace di inoltrarsi negli occhi verdi di lei visto che la vampira li teneva puntati da tutt’altra parte.
– Probabilmente quella sera sono stata un po’ troppo impulsiva. Magari non avrei dovuto farlo e avrei dovuto prima capire se anche tu ricambiavi in qualche modo. – continuò lei, abbassando il tono della voce timidamente man mano che andava avanti con le parole. Ma in qualsiasi caso, per lui era semplice sentirla. Elijah corrugò la fronte stranito, non riuscendo chiaramente a comprendere a cosa la vampira stesse cercando di arrivare. Solo in quel momento Sofia riportò gli occhi a puntare sulla figura di lui, esitando prima di risalire verso il suo sguardo e sostenerlo con imbarazzo.
– Ero così felice che fossi tu a consolarmi, che ho pensato che quello fosse un buon modo per ringraziarti. Solo dopo mi sono resa conto che magari avrebbe potuto infastidirti. – sussurrò lei ancora, mordicchiandosi il labbro inferiore subito dopo. Fu in quel momento che Elijah capì mostrando una certa sorpresa nell’espressione. La conosceva da abbastanza tempo per capire di cosa lei stesse parlando senza che lo dicesse direttamente. Quel bacio, quel fugace tocco che lei stessa gli aveva regalato la sera in cui lui era ritornato da lei per accertarsi che stesse bene, beccandola insieme ai due Salvatore.
– Pensi che io non volessi baciarti? – domandò lui, diretto, quasi sorpreso del pensiero che lei si era fatta. Sofia lo fissò, stringendo istintivamente le dita sulla spalla sopra la quale la mano si era appoggiata per cercare di capire se quello squarcio nel tessuto era o meno recuperabile. Non riuscì più ad aprire la bocca per proferir parola davanti a quella domanda, si limitò a fissarlo intensamente, e si sentì davvero stupida in quel momento. Schiuse le labbra lasciando fuoriuscire un mugolio incerto, prima che le ritornasse effettivamente la capacità di parlare.
– E’…strano, Elijah. So che c’è qualcosa, so che c’è sempre stato qualcosa. Ma è come se solo adesso me ne stessi davvero rendendo conto. Come se tutto si fosse…amplificato. – mormorò lei, sospirando poi pesantemente. Stava per aggiungere altro quando improvvisamente si sentì travolgere da qualcosa di più forte e più grande di lei, qualcosa che la accompagnò delicatamente contro la parete che le stava dietro. L’espressione di puro stupore, e vagamente spaventata, si portò su Elijah quando si rese conto che lui, con velocità e forza sovrumana, le aveva impedito di continuare a parlare imprigionandola contro il muro. Sofia si perse in quegli occhi scuri che la stavano attentamente scrutando, colmi di serietà, e rabbrividì.
– E’ questo che significa essere vampiri. – sussurrò Elijah, intensamente. Lei strinse le labbra, sentendo le mani delicate del vampiro tenerla prigioniera contro quella superficie marmorea, e non le dispiaceva in alcun modo. Una mano di lui risalì lungo il braccio di lei lasciando soffici carezze che riuscivano a penetrare il tessuto dei vestiti per farsi sentire dalla pelle di lei, prima che quella stessa mano raggiungesse liberamente il viso della vampira raccogliendolo sul suo palmo.
– Pensi davvero che possa essere stato un fastidio, per me? – gli domandò l’Originale, tenendo gli occhi scuri immersi in quelli verdi di lei. Sofia deglutì, socchiudendo appena gli occhi. La piega che stava prendendo la situazione le sembrava strana, ma assurdamente piacevole. Prima ancora che potesse rispondergli, il viso di Elijah le si avvicinò minacciosamente macinando in fretta quella distanza che separava le loro labbra. Sofia sentì quelle di lui adagiarsi sulle proprie e di istinto socchiuse gli occhi, cogliendo al volo quelle dolci sensazioni che si risvegliarono percorrendole il corpo. Sentì ogni parte del suo corpo rilassarsi sotto quel bacio durante il quale le loro labbra si sfioravano in piccoli tocchi timidi, prima che fosse l’Originale stesso a richiedere una maggiore intensità. Lei si scostò dalla parete sfilandosi dalle prese che lui aveva sul suo corpo, costringendolo a spostare quelle mani per avere le proprie braccia libere. Lui le adagiò delicatamente sui fianchi della vampira sentendo, invece, una mano di lei appoggiare il suo palmo contro il proprio viso mentre l’altra avvolgeva, in parte, il suo braccio intorno al collo dell’Originale. Schiuse le labbra contro le sue perdendosi in quel bacio colmo di morbida tenerezza, e a lui sembrò che ogni problema stesse scivolando via. Come se non dovesse preoccuparsi di Klaus, come se sua madre non potesse aver architettato qualche piano alle loro spalle, come se non fossero perennemente perseguitati dagli spettri. C’era soltanto lei, e quelle labbra che sentiva di aver desiderato sin dall’inizio. Elijah sentì una strana sensazione crescergli dentro, una sensazione che non avrebbe dovuto provare, non più. Mentre per lei quell’emozione non era nuova o sconosciuta, era semplicemente familiare. Perché c’era sempre stata, fin dal primo momento.

-------------------------------------------------------------------------------------------------
**
Note dell'autrice:
Oh mamma! D:
Va bene, lo so, ci ho messo anche fin troppo per aggiornare. Questo capitolo avrebbe dovuto arrivare mercoledì scorso, e invece ve lo pubblico solo adesso. Ma i motivi posso spiegarveli benissimo ç_ç Scuola stressante, lavoro stressante, influenza stressante, momentanea poca ispirazione stressante. Quindi, ecco il risultato di tutto questo. Non so come sia uscito fuori questo capitolo, per cui lascio a voi il giudizio. Se non vi piace, siete liberissimi di dirlo! °^°
Intanto, voglio passare ai ringraziamenti <3
Ringrazio elyforgotten, Ria_27, Iansom, Pipia e Anonymous_Dreamer per aver recensito il capitolo precedente. Inoltre ringrazio meiousetsuna e TheSensitiveGirl94 che piano piano stanno leggendo tutti i capitoli. **
Ringrazio, in più, le sette persone che l'hanno aggiunta tra le preferite, le due persone che l'hanno aggiunta tra le ricordate e le venti persone che hanno la mia storia tra le seguite. :D
Detto questo, volevo anche avvisarvi che credo di non riuscire ad aggiornare ogni mercoledì, per cui non so quando aggiornerò di nuovo >.< Ma alla prossima!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: EmaEspo96