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Autore: Stray    07/08/2007    4 recensioni
ce la posso fare. Tutti e 100 i titoli del Royai 100 themes: 100 modi di reinventare questa coppia tanto sconclusionata che mi lascia sempre senza fiato. 100 modi di dire Ti Amo, Ti Odio, Ti Proteggerò, 100 modi di dire tutto senza dire una parola. Un'overdose di Roy & Riza... anche se non bastano mai!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non so voi, ma appena letto questo titolo, mi si è appiccicato in testa il solito pattern “Riza= abile” e “Roy=maldestro”. Però… c’è un però, o meglio, un eccezione

P.S: Non so se questa Riza mi è venuta molto IC. Però ho pensato che certe incertezze “femminili” debbano per forza venire anche a lei, prima o poi…

 

 

056. Skillful & clumsy (Abile e maldestro)

 

 

Conosco bene le mie capacità.

So sparare in corsa, in caduta, al buio e nelle peggiori condizioni atmosferiche.

So maneggiare venti diversi tipi di pistola, e usarne due alla volta.

Conosco le caratteristiche tecniche di mitragliatrici, fucili a lunga gittata e di precisione, kalashnikov, cannoni, persino bazooka.

Una granata impiega tre secondi ad esplodere, un fumogeno ne richiede cinque, una bomba a mano tradizionale, sette.

Posso individuare un bersaglio fino a settecento metri di distanza senza cannocchiale, e decidere se colpirlo nei punti vitali o meno.

Posso smontare e rimontare una qualsiasi arma da fuoco in meno di un minuto.

Riesco a passare inosservata persino in un luogo deserto, come questo ufficio.

Conosco bene le mie capacità e i miei limiti.

E il mio essere donna, non è uno di essi, non lo è mai stato.

Fino ad ora.

Conosco bene le mie capacitò, per questo sto fissando quel rossetto troppo acceso da almeno un ora.

L’ennesimo regalo inutile e inopportuno da una cosiddetta amica, con il suo messaggio intrinseco e letale: “Usalo… ne hai bisogno” sembra dire quel cilindro laccato e intonso, lucido nella sua confezione di metallo nero.

Quanto spreco, per un grumo di pasta colorata!

Conosco bene i miei limiti, e questo genere di cose è uno di essi.

Il tappo si apre facilmente con uno scatto rumoroso – solo per questo, è già un oggetto inadatto al mio lavoro – mentre ruoto il fondo per esporre il contenuto scarlatto.

Traccio una striscia colorata sul dorso della mano, per saggiarne la consistenza.

E’ un bel colore, glielo concedo: sanguigno.

In effetti, potrei. Dovrei.

Superare anche quest’ultima mia incapacità, questa stupida debolezza, questa mancanza.

Il cilindro morbido è fresco, a contatto con le mie labbra, ma mi fermo subito.

Non ho specchi a portata di mano, ma  l’ampia vetrata della finestra  sembra fare al caso mio.

Cerco di ricordare i movimenti di mia madre, davanti alla superficie riflettente del suo armadio, l’immagine si perde sfocata, nella bruma dei ricordi troppo lontani.

“Si può sapere cosa stai facendo?”

Avevo dimenticato della sua capacità di apparire sempre nei momenti meno opportuni…

“Niente.”

Ma la mia bocca rossa è troppo vistosa ora, per non essere notata, persino dal suo unico occhio.

“Devi sfregare le labbra l’una contro l’altra... dice sollevandomi il mento con due dita, per studiarmi meglio.

Mi sento stupida: farmi spiegare una cosa del genere da un uomo…

Posso vederlo ridere, sotto quel suo solito ghigno storto e sornione.

“Chi è il fortunato?”

“Cosa?”

“Sì, per chi ti stai truccando… o meglio: per chi stai tentando di truccarti?”

“Deve esserci per forza qualcuno?”

“No. E’ solo che di solito, una donna si trucca per attirare l’attenzione di qualcuno in particolare…”

“Non è il mio caso.” Ma la velocità con cui ho risposto, fa sembrare questa frase una mezza verità. “Volevo solo imparare: non ne sono capace…”

La sua risata scoppia all’improvviso, ma il sorriso che la segue è ben diverso dalle sue smorfie maliziose: si apre in una dolcezza morbida che gli ho visto mostrare solo una volta, in tutta la mia vita…

“Non è obbligatorio, sapersi truccare. Soprattutto per te, che non ne hai bisogno.

“Ma…”

Ma è una cosa che non so fare. E’ una mancanza, è una capacità che ho dimenticato di acquisire e che mi rende… incompleta.

Sono stata chiamata tante volte il “soldato perfetto”, ma ora voglio rendere perfetta anche la parte di me che ho trascurato per così tanto tempo…

Riza, è normale non saper fare certe cose, avere delle debolezze, dei lati negativi o goffi. E’… umano. E poi, te l’ho già detto l’altra volta: le cose imperfette sono le più belle…”

Il contatto del suo pollice sulla mia bocca, mentre cancella il colore sgarbato, è molto più piacevole di quello del rossetto.

E il sapore leggermente salato delle sue labbra, supera entrambe le cose.

 

 

 

 

 

  
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