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Autore: Rox the Fox    21/01/2013    6 recensioni
Il timore che era annidato nella mia anima era sparito quando lui, con un sorriso, mi aveva gentilmente indicato la tasca del suo logoro cappotto. Ed io, incuriosita, vi avevo frugato dentro, trovandovi una caramella dalla carta gialla. Una caramella al limone. La potevo tenere, la potevo mangiare, eppure non volevo farlo. Era come un regalo prezioso ed io vi tenevo tantissimo.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
Forgotten Portrait
 
Silenziosamente osservavo quella figura, quasi ammirandola, come se, da un momento all’altro, dovesse sparire. Avevo paura di perderlo, io ho avuto… paura. E non è forse la paura uno dei sentimenti più umani al mondo?Perché allora sento di vergognarmene?Il timore che era annidato nella mia anima era sparito quando lui, con un sorriso, mi aveva gentilmente indicato la tasca del suo logoro cappotto. Ed io, incuriosita, vi avevo frugato dentro, trovandovi una caramella dalla carta gialla. Una caramella al limone. La potevo tenere, la potevo mangiare, eppure non volevo farlo. Era come un regalo prezioso ed io vi tenevo tantissimo.
Lui, Garry, che per me poteva essere uno sconosciuto di cui avrei dovuto essere diffidente, mi aveva dato qualcosa. La speranza che presto saremmo usciti da quel luogo mostruoso. Era lui, con la sua sola presenza, che riusciva a trasformare quel terribile incubo, in un avventuroso sogno. Come potevo sapere che sarebbe finita in quel modo terribile?
Con le lacrime agli occhi avevo scartato e messo in bocca il dolce dono che lui mi aveva fatto. Poi ero andata a distruggere la causa del mio dolore: Mary. Lei… come aveva potuto?!Ed io… io, come ho potuto dimenticare tutto quello?Svegliati, Ib. Svegliati.
 
Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere, guardandosi attorno, confusa. Quei sogni la devastavano e sembravano dannatamente reali, come se facessero parte di un passato che lei non riusciva a ricordare. Eppure sapeva che, nella confusione onirica, tutto quello poteva essere falso. Lo era, anzi. Ogni volta, però, era semplicemente assurdo. Si alzò dal letto e andò a prepararsi per la giornata che avrebbe dovuto affrontare. Mentre si guardava allo specchio, sembrò riscoprire sé stessa. I lunghi capelli castani, gli occhi cremisi, il viso dai lineamenti delicati e la pelle diafana. Aveva diciassette anni. L’età dell’amore, diceva sua madre. Amore che lei non aveva mai cercato o provato. Non ne sentiva il bisogno, tutto qui. Era davvero necessario promettere la propria anima, il proprio cuore, a qualcun altro che, inaspettatamente, poteva ferirla?Non ne valeva la pena, a parer suo. Si spazzolò i lunghi capelli e si sistemò la frangetta, sentendo poi la voce della madre fare capolino da fuori: « Ib, sbrigati o faremo tardi! »
Con un sorriso accennato, la giovane uscì e guardò la donna, interrogativa: « Si può sapere dove dobbiamo andare?Né tu, né papà me lo volete dire. » si lamentò, con aria quasi infantile. Lei si limitò e sistemarle la camicetta, con un dolce sorriso sulle labbra e poi la portò fuori dalla casa: « E’ una sorpresa, cara. »
 
Il viaggio non fu molto lungo e gli occhi di Ib si riempirono di una malinconica gioia, quando vide davanti a sé il luogo che l’aveva segnata da bambina, o almeno così credeva lei. La galleria d’arte dove otto anni prima, circa, si era svolta la mostra di Guertena, un artista dal gusto piuttosto eccentrico. Lì era rimasta stupita da tutte quelle tele, la maggior parte con la tecnica della tempera. Erano bizzarre, ma interessanti. Nascondevano sicuramente un disturbo interiori di chi, ai tempi, aveva dato vita a quelle macchie di colore che, agli occhi di chiunque, potevano sembrare solo un insulto all’arte. Per Ib, invece, erano qualcosa di più. Era come se quelle opere ora facessero parte del suo mondo.
« Non ditemi che è di nuovo Guertena! » esclamò, con una punta di eccitazione nella voce. Il padre parcheggiò e la guardò con affetto: « Sì, tesoro. Te lo ricordi? »
« Certo. » rispose lei, mentre si lisciava la gonna con le mani bianche ed affusolate. Scese dall’auto e, insieme ai genitori, si avviò verso l’entrata dell’edificio, contenitore di memorie perdute. Il silenzio regnava sovrano e Ib rimase per un attimo interdetta. Quando era bambina tutto le era sembrato così grande. Adesso, invece era tutto così dannatamente normale. Fin troppo normale. Ebbe il permesso dai genitori di allontanarsi e svoltò a destra, salendo sulle scale. Si chiese se avessero mantenuto il posto originale di ogni quadro e di ogni statua. Se la memoria non la ingannava e, sì, a volte la ingannava, al primo piano doveva trovarsi una delle tele che più le aveva fatto impressione, quando era piccola. Vi arrivò davanti e rimase senza fiato. Era bellissimo come allora. Quel quadro raffigurava un giovane addormentato. Aveva una bellezza particolare, che l’aveva colpita fin da subito. Sembrava un principe, catturato proprio nel momento di un sonno pacifico. Avrebbe voluto sfiorarlo, ma sapeva che sarebbe scattato l’allarme. Sorrise e si toccò le guance. Erano bagnate. Stava piangendo?Si guardò attorno con circospezione, imbarazzata, sperando che nessuno l’avesse vista. Perché piangere?Si asciugò gli occhi rossi e poi lo sguardo cadde sul titolo dell’opera.
 
Forgotten Portrait.
 
Lo mormorò, quasi fosse un nome proibito e poi tornò a concentrarsi sulla figura protagonista del quadro. E in quel momento, con orrore, o forse più con sorpresa, notò che lui, il bel principe, aveva aperto gli occhi e la stava guardando.








Note dell'autrice: Ok, so che non è granché, ma volevo scrivere qualcosa su Ib, a cui ho giocato qualche mese fa, ma che trovo comunque stupendo u_u Ovviamente, la prima volta che ho giocato ho presto un finale oooorrido >_> Ho dovuto faticare tantissimo per trovare il finale che volevo io ç_ç Comunque spero che questa robaccia vi piaccia!So che è corto, ma vabbè... diciamo che è una specie di inizio D: Grazie per chi leggerà e recensirà >V<
   
 
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