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Autore: Shinji Kakaroth    13/08/2007    0 recensioni
Questa fic fa parte della mia serie sul passato di DBZ! ^_^ Il protagonista anche questa volta e' Ravam, il fratello di Bardack (padre di Kakaroth). Spero che quest'altra serie possa piacervi come le precedenti! ^_-
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPAZIO APERTO ANNO SAIYAN 687

Era buio.
Era completamente buio e lui non vedeva.
Aveva paura.

Una mano lo accarezzava e gli teneva il braccio per non farlo cadere mentre camminava. Una piccola mano dall'altra parte stringeva forte la sua.
La mano grande che gli teneva il braccio destro inizio' a tremare e ben presto si accorse che il suo movimento era fermo. Ne' la persona alla sua destra ne' il bambino alla sua sinistra stavano piu' proseguendo. Si erano fermati e malgrado lui avesse aperto i suoi luminosi occhi scuri non riusciva a vedere che due mani che lo stringevano. Poi si illumino' tutt'intorno.

Dodici fiaccole attorno a lui in cerchio e dodici vecchi lo fissavano.

"E' pronto per l'iniziazione. Ora mandategli contro il Saibaiman!" dissero in coro, come fossero stati solo una persona divisa pero' dalla nascita.

Un essere verde e deforme entro' nella sala.

Si accorse di essere rimasto di nuovo solo, nessuna mano guidava il suo agire. Il buio era di nuovo attorno a lui e sentiva che l'essere che si celava al suo interno stava per attaccare.

SWISSSSSSSSSS!

Un rumore e si giro' in tempo per far si' che al posto di una voragine gli si aprisse solo un taglietto vicino alla pancia.
Sentiva il puzzo di terra, sentiva un dolore allo stomaco, sentiva il movimento nell'aria, sentiva la calma che subito si trasformo' in azione.

Una mano fermo' il braccio del mostriciattolo.
Il volto di una donna fluttuava chiaro in mezzo alla stanza, come se non avesse mai avuto corpo.
"Adesso basta! Non ho la minima intenzione di far morire mio figlio. Questa e' solo una stupida tradizione."

Le luci si riattizzarono. Ma piu' fulgenti e luminose, quasi a voler ferire lo sguardo della donna che aveva commesso peccato.

"Tu non sei dio!" - inizio' uno - "E' dall'alba dei tempi che questo rito dev'essere compiuto quando un saiyan ha almeno una luna di vita." - continuo' un altro - "Ora togliti e lascia completare l'iniziazione." - "O la tua famiglia verra' cacciata via da questa tribu'." Subito la donna al solo sentire l'ipotesi formulata tentenno' e lascio' il braccio dell'essere verde che prese a saltellare e svani' nel buio dietro ai vecchi. La donna si avvicino' al bambino che stava li' in mezzo alla sala. Lui non capiva cosa stesse succedendo attorno a lui, quando una goccia inumidi' le sue labbra. La donna lo strinse forte a se' - "Non morire. Per favore."

I singhiozzi della donna cessarono all'istante e svani' con la stessa rapidita' di com'era apparsa.

Ancora il buio attorno.

'Il nulla'.

O forse era 'il tutto'.
Tutto era racchiuso in quel buio.
La speranza di vivere, di continuare ad esistere, di avere una vita serena. Di reincontrare quella donna.

Questi pensieri affollavano la mente del bambino quando da dietro l'essere apparve portando con se' la morte.

La sua medesima morte.
Il ragazzo colpi' quasi di istinto. Una gomitata che fece saltar via la testa verso il luogo dove prima c'era una delle 12 luci.

Il buio si trasformo' ancora una volta in luce.
"Il ragazzo e' pronto!" - disse un vecchio con la testa del saibaiman in mano - "Consegnategli i gradi e il suo equipaggiamento da combattimento. Assegnategli un pianeta e... se tornera' vivo, vedremo di farlo diventare un vero combattente.

La donna che lo aveva protetto era dall'altra parte della stanza, dove nasceva la penombra tra la fusione di oscurita' e luce. In braccio aveva un bambino piu' piccolo. "Sono fiera di essere tua madre. Anche tuo fratello Bardack e' fiero di te."

"Madre?" sussurro' piano Ravam.

Tutto inizio' a svanire.

"MADREEEEEEEEEEEEEEE!!!" urlava con tutta la sua voce.

"Hey... calma i tuoi sentimenti. Non sono tua madre." la voce familiare di Cabaji l'aveva fatto sussultare e riportato piano alla realta'.
"Hai avuto un brutto sogno?"
Ravam era ancora nella navetta. Sembrava che si stessero avvicinando a uno dei pianeti sotto il regime saiyan. Di sicuro li' avrebbero potuto comprare una navicella nuova, magari rivendendo alcuni pezzi di quella in cui stavano. Il sistema di controllo, come su richiesta di Cabaji, li aveva svegliati un'ora prima dell'atterraggio.
Era sempre una buona idea farsi trovare preparati durante un atterraggio con una navicella non del tutto funzionante. Dopo essersi tranquillizzato Ravam si asciugo' la fronte umida di sudore e cercando di calmare la sua respirazione, che faceva trasparire una certa agitazione.

"Hai fatto un brutto sogno?" gli chiese ancora una volta il premuroso Cabaji, credendo di poter aiutare l'amico.
"Ho sognato l'iniziazione di fronte al consiglio degli anziani."
"Oddio... allora era un incubo in piena forza. Ricordo ancora la mia. Brrrrr. Mai sentito piu' indifeso in vita mia."
"E' stata mia madre, mia madre mi salvo'. Poi compresi i suoi sentimenti e decisi di uccidere. Era una cosa che non avevo mai fatto fino ad allora. Ho ucciso per mia madre, perche' lei mi ha detto di vivere." abbassando il capo inizio' a passare lo straccio freddo all'interno del Battle-suits.
"Credo che sia felice adesso," - gli sorrise Cabaji spostando le mani incrociate dietro la testa a mo di cuscino - "visto che stai facendo quello che ti ha detto di fare."
"Mia madre e' morta." disse secco Ravam.
"E allora? Sara' di certo felice... dopotutto li' c'e' tanta gente diversa e divertente."
"Dove?" Ravam stava incuriosendosi e man mano che la conversazione andava avanti sembrava diventare piu' interessato.
"Be', se tua madre e' morta in combattimento, come una saiyan di onore deve fare, di sicuro ora si trovera' sulle gentili regioni della dea Meras. Li' tutti i saiyan combattono tra loro, non per uccidere, ma per divertirsi." si volto' a osservare Ravam "Ci credi vero?"
"Mi piacerebbe molto. Combattere per divertirsi e senza lo scopo di ammazzare il proprio avversario. Sembra proprio un paradiso. Mi piacerebbe finire in un posto come questo se realmente esiste. Sarebbe bello crederci." un sorriso triste gli imperlava il viso.
"E se ti piace crederci, allora credici." il tono della sua voce era cambiato, sembrava piu' sereno e meno serio, come se avesse ricordato una cosa che da tempo aveva perduto.
"Ma cosi' dovrei cambiare il modo di pensare. Pensare che tutta la gente che uccido vada in un posto migliore non mi fa di certo sentire meglio." il sorriso era ormai svanito.
"Cambia! La vita e' un continuo moto in mutare. Cambiare vuol dire vivere. Cambia il tuo modo di pensare e quello di vivere. E' questo che insegnano i precetti che ho abbracciato." Il sorriso rialbeggio' sul volto di Ravam, e sembrava ormai stabile, quando lui aggiunse "Per ora pensiamo ad arrivare interi su Ronus e poi pensiamo al nostro modo di vivere. Ho ancora un sacco di dubbi e un sacco di cose che devo fare. Per ora aspetto."
"Spero che l'attesa non ti precluda di prendere scelte importanti." lo freccio' Cabaji.
"Le scelte che un uomo fa per se' sono sempre giuste ai suoi occhi."
"Anche questo e' vero! ^^;;;" termino' Cabaji con un sorriso "Ora cerchiamo solo di fare un buon atterraggio."

Dopo essersi avvicinata abbastanza, la navetta venne subito trainata dalla forza gravitazionale del pianeta che piu' che a un atterraggio li costrinse ad un ammaraggio. Mancava poco che colassero a picco con la navicella, che dopo essere stata esposta anche al contatto con l'acqua marina, era divenuta ormai inutilizzabile.
"Spero che ci diano qualche chronos per questo rottame." sbuffava Ravam, mentre si avvicinava a Cabaji che aveva cercato di salvare il salvabile. Subito dopo aver capito che non c'era nulla da fare i due si sdraiarono sulla spiaggia. Il clima non poteva essere piu' rilassante. Faceva caldo, ma rispetto a quello del pianeta Haki sembrava fosse un tiepido autunno. Dopo essersi ripuliti i due partirono in volo verso la zona che dall'alto gli era parsa piu' popolosa. Purtroppo non potevano dirlo con certezza, giacche' entrambi erano sprovvisti di scouter.

Ravam si chiedeva ancora cosa ci facesse un prete saiyan sul pianeta inferno. Forse qualcuno lo aveva drogato e abbandonato li' per vendetta o forse era uno spietato assassino nonostante la facciata di bravo ragazzo. Questo e altro andava pensando, mentre l'attrito con l'aria gli solleticava la pelle.

Dopo aver avvistato una citta' i due decisero di scendere di quota e di trovare subito un ristorante.
I piedi di Cabaji avevano appena sfiorato il lastricato di cemento e raldio quando si accorsero di essere finiti nel quartiere adatto. Attorno a loro imponenti palazzi con nomi altrettanto famosi dei ristoranti di tutto il cosmo. Le immagini tridimensionali in vetrina elencavano i cibi che venivano serviti e grazie a un apposita tastiera sistemata nel vetro, si poteva scegliere di cambiare pasto e di vederne un altro. L'attenzione della gente attorno venne subito catturata dai due stranieri.

"Buon giorno cari amici!" - subito un uomo gli si avvicino' - "Scommetto che state morendo di fame!" I due si guardarono l'un l'altro e Ravam replico' - "Si vede cosi' tanto?"
"Oh, suvvia signori! Noi di RockRed conosciamo bene i nostri clieneti e ci gloriamo di una lunga catena di cosmoristora..." - un altro uomo si posa davanti a lui, rivolgendogli le spalle - "Buon Giorno signori! Venite a riposarvi dopo la fatica dei vostri combattimenti da Service Service! Siamo sempre aperti! '30 ore su 10'!" - un altro uomo si aggiunse alla farsa - "Lasciate stare questi buzzurri, venite a mangiare da Rolle', il ristorante per palati raffinati." - "Tu stupido cuoco da quattro soldi!" - "Loro avvelenano il cibo!" - "E voi ci sputate dentro." I tre pubblicitari iniziarono a colpirsi e la rissa sembrava non dover finire. Subito Cabaji e Ravam si allontanarono cercando un posto piu' calmo e silenzioso. Trovarono cio' che cercavano a qualche isolato da dove avevano lasciato i tre strilloni. Era una piccola casetta fatta di legno, quasi non si vedeva attorniata com'era da palazzi in lega di damiel. Il vicolo che portava a quella piccola pensioncina era il piu' buio che avessero visto nella citta' e sembrava voler quasi sparire dalla vergogna di essere cosi' piccolo. Sembrava anche poco frequentato e la cosa piaceva a Ravam. Non amava avere troppa gente intorno che rideva, gridava e che spintonava. Di solito cercava di prendere le distanze dalle feste chiassose e rumorose. Appena sopra la porta un cartello certificava la presenza dell'osteria in lettere saiyan. "Sraden Karkikos Ngrod!" ovvero la "Taverna del Pacificatore Speciale!"

"Non mi piace il nome di questa locanda, ma dato che abbiamo fame..." Cabaji aveva infatti la sua giusta ragione, perche' in linguaggio saiyan "pacificatore" aveva l'unico significato di "portatore di morte indiscriminata". Non erano ben visti quelli a cui questa parola si riferiva, ma comunque erano saiyan abili al combattimento e quindi osannati dai canti. Non esisteva ne' una banca dati ne' una biblioteca sul pianeta Saiyukya. I caratteri venivano insegnati a qualsiasi bambino saiyan nel sonno indotto durante i viaggi. E oltre al vocabolario non esistevano accertate tracce della cultura saiyan. L'unica forma di trasmissione di miti e leggende era attraverso le canzoni, tutte rigorosamente imparate a memoria naturalemente, senza bisogno del sonno indotto. "I ricordi che non vengono ricordati sono tali perche' cio' che e' accaduto non era VERAMENTE importante. Noi ricorderemo sempre le gesta dei nostri antenati."

Sembrava che un alito di nuovo fosse entrato all'interno dell'osteria, che dava odore di aria viziata, non avendo finestre sull'esterno da aprire. Il puzzo di muffa colpi' Ravam che si avvicino' al bancone. per l'ordinazione anche se non c'era nessuno a servirlo.

"Scusate!" niente. Tutto rimase immobile nella calda penombra che era creata saggiamente grazie a poche candele accese sparse qua e la'.
"HEY!!! C'E' NESSUNO? NOI ABBIAMO FAME!" si lamento' in malomodo Cabaji sentendo i rumori del suo stomaco completamente vuoto, come se rimproverasse il suo padrone di non aver fatto uno spuntino prima.
Una porta si spalanco' dall'altra parte del bancone.
una ragazza dai capelli neri si avvicino' al bancone. "Che volete?" fece con aria quasi scocciata.
"Noi abbiamo fame, potremmo ordinare qualcosa da mettere sotto i denti?" gli fece Ravam con il massimo della gentilezza che poteva offrire. Dopotutto non aveva grande dimestichezza con le donne, avendo passato gran parte della sua adolescenza a combattere tra fila maschili. L'unica donna che importasse veramente qualcosa a Ravam era sua madre, che non gli aveva mai insegnato come comportarsi con le donne, ma lei non c'era piu'.
"Ragazzi, mi spiace, ma mia madre sta male. Dato che lei e' la proprietaria di questa bettola non puo' di certo farvi da mangiare con la febbre alta. Quindi devo chiedervi di lasciare questo posto." disse sorridendo. Il suo viso non troppo giovane, ne' troppo maturo delineava degli aspetti inconfondibili. Anche se era vestita in maniera strana era una saiyan. La sua coda che si dimenava nell'aria andando su e giu' dimostrava la tesi di Ravam, oltre a un certo nervosismo.
"Guarda che li' fuori e' pieno di pazzi e spero che almeno tu ci possa dar da mangiare." le si avvicino' Cabaji.
Lei si discosto' come se non avesse neanche sentito le sue scuse e si diresse verso la porta.
Ravam allora, repentino, le serro' la mano destra sulla spallina, che nel tentativo della giovane di liberarsi, rimase nella sua mano, assieme a un pezzo di stoffa che aveva lasciato scoperto un lembo di pelle con uno strano marchio a forma di "S".
"Idiota! Hai visto che mi hai fatto? Lascia subito la mia spallina." la ragazza arrossi' e riprendendosi il maltolto giro' le spalle ritornando alla porta.

Venne colpita alla testa.

Fine terza parte

  
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