10/9- di attaccanti e registi
Inviti pomeridiani in casa di un
pianista
Il
pianoforte non prendeva nemmeno un quarto della stanza. Era a
coda, nero, lucido, magnifico, di come Kyousuke
ne aveva visti soltanto nei film. Rimase imbambolato a rimirarlo, le labbra
semiaperte, gli occhi sgranati. Era qualcosa di così elegante che subito pensò
che fosse davvero adatto a Shindou.
Sentiva
il crescente desiderio di avvicinarsi e premere le dita sui tasti per sentire
che suono avesse, ma il suo senpai
lo richiamò alla realtà -Il thè.- annunciò, sbucando
dalla porta che dava sul corridoio immenso che dava sulla cucina immensa, un
vassoio in mano.
Tsurugi
si riscosse e voltò lo sguardo, chiudendo la bocca e tornando alla solita
espressione di sempre -Grazie.- mugugnò, prendendone una tazza e sedendosi su
uno dei tre divani sella stanza, di fianco a Shindou,
che da bravo ospite si interessò di quanto zucchero
volesse il compagno.
-Faccio
da solo.- replicò a suo modo gentilmente quello, che
ad essere servito a quel modo non era abituato.
Era la
prima volta che metteva piede in casa di Shindou Takuto, si ritrovò a pensare, fino a quel momento non c'era
mai stata occasione, ed era strano. Al di là della reggia
a due piani che si ritrovava e che al confronto con casa sua pareva il castello
di Sissi, il fatto che fosse stato invitato, fino a
qualche mese prima, sarebbe stato impensabile. Eppure
era lì, e non aveva idea di come comportarsi.
Che poi,
tempo un quarto d'ora e sarebbero stati raggiunti da Tenma,
visto che dovevano discutere di questioni riguardanti
la squadra, quindi quello non si poteva considerare un invito "di
piacere", per così dire. Ma a Kyousyke
pareva strano lo stesso.
Cominciò
a sorbire il thè lentamente, gli occhi puntati sulla
tazza, cercando disperatamente un argomento di cui parlare. Shindou,
di fianco a lui, si limitava a bere e a guardarsi in giro. Kyousuke
non capiva se fosse a disagio anche lui o fosse semplicemente irritato dalla sua
presenza.
Il
pensiero lo infastidì -Da quanto suoni il pianoforte?-
chiese, per non pensarci, e subito dopo se ne pentì. Si morse il labbro e si
diede dell'idiota, chè di
certo Shindou non aveva alcuna voglia di raccontargli
i fatti suoi.
-Otto
anni.- la risposta arrivò dopo qualche secondo. Kyousuke
se ne stupì, e lanciò un'occhiata di sottecchi al senpai,
che disegnava il bordo della tazza con il dito, fissandola.
-Mh.-
e di nuovo calò il silenzio.
-Quel
pianoforte è molto bello.- riuscì a formulare una
frase elementare l'attaccante, puntando lo sguardo sull'oggetto.
Il
risolino di Shindou lo fece arrossire
impercettibilmente -Quando ero piccolo lo odiavo.- rispose -Non mi piaceva
suonare il piano, lo trovavo noioso e lo reputavo un'imposizione di mia madre.-
spiegò con un'alzata di spalle, e Kyousuke si diede
del cretino per aver scelto un argomento di discussione pessimo. Ma il più
grande continuò con un mezzo sorriso, indicando lo strumento -Quel piano lì era
di mio nonno, che però non aveva idea di come
suonarlo. Era solo un abbellimento per la casa, niente più che un mobile.-
raccontò -Quando lui ha saputo che avevo iniziato le lezioni di piano, me lo ha
regalato (prima suonavo su una pianola) ed io mi sono sentito come costretto ad
usarlo, perchè era un regalo importante. Ma mi pesava
studiare tutti i giorni. Insomma, avevo sei anni, volevo uscire a giocare, non
perdere due o tre ore al giorno a fare pratica di
esercizi per le dita.- Kyousuke lo vide gonfiare le
guance. Si chiese perchè mai gli raccontasse tutta
quella storia. Intimamente ne era felice. Era una
sorta di confidenza, no? Non avrebbe mai detto che Shindou avesse odiato così tanto il suo adorato pianoforte,
per cui spendeva anima e corpo allo stesso modo del calcio.
-... E
hai continuato lo stesso? Non hai mai detto a tua madre che non ti piaceva?- si
ritrovò a chiedere senza accorgersene, interessato da
quella storia, da quel tipo di discorso che con il suo senpai
non aveva mai fatto.
Shindou
sobbalzò -Ah.- si voltò a guardarlo -S-scusa,
non so cosa mi sia preso, ti starò annoiando.- balbettò, come se si fosse
accorto solo in quel momento di aver parlato.
Kyousuke
scosse il capo -Mi interessa.- annuì, tornando a
guardare la sua tazza di thè ancora piena. Il
silenzio che seguì gli fece pensare che Shindou,
resosi conto di chi fosse il suo interlocutore, avesse deciso
di smettere di parlare, ma dopo poco lo sentì parlare nuovamente.
-No, non
gliel'ho mai detto.- mormorò, socchiudendo gli occhi
-E forse se l'avessi fatto, ora non suonerei più.- lo vide stringere la tazza
tra le mani -Quindi sono contento di non averlo fatto.- inclinò il capo –Con il
tempo ho imparato ad amare il piano.- rise piano di sé stesso –Quando suono e
chiudo gli occhi, va tutto bene. Sai, come se non esistesse altro.- prese a
gesticolare, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di spiegarsi. Kyousuke sorrise impercettibilmente.
-Mi piace
imparare i pezzi. E anche gli studi. Provare prima la melodia con la mano destra, poi l’accompagnamento
con la sinistra, e infine insieme. Velocizzarmi nell’esecuzione man mano
che imparo e che prendo confidenza con i tasti, trovo le dita giuste, sento il
pezzo venire fuori.- gli occhi gli brillavano, mentre
guardava il pianoforte in mezzo alla stanza, la laccatura nera che brillava
colpita dalla luce del sole –Ora mi piace anche il suono del metronomo. Da
piccolo non lo sopportavo.- rise ancora –E’ una delle
cose più belle che posso fare. Mettermi al piano e suonare.- la sua espressione
si addolcì -Però è comunque difficile.- capitolò, tornando
sui suoi passi, imbarazzato per tutta l’enfasi con cui aveva parlato –Scusa.-
biascicò.
-Quando
suoni sembra tu non faccia sforzi.- replicò l’altro, stupito. Poi strinse la
testa nelle spalle –Non che io ti abbia mai sentito, è
quello che si dice in giro.- ci tenne a precisare, balbettando appena, al che
il castano sbattè le palpebre. Inclinò il capo ed
espirò lentamente dal naso –Non hai idea di quanto studio ci sia
dietro. E le mie esecuzioni non sono mai perfette.-
disse, borbottando. Però Kyousuke fu sicuro di averlo
visto arrossire per il complimento –Però si, dopo
tanta pratica, mi vengono discretamente.- aggiunse, abbassando gli occhi. Ci fu
una lunga pausa.
-Neh, senpai.-
-Mh.-
–Mi fai
sentire come suoni?-
La
richiesta rimase sospesa in aria per qualche secondo, poi il più grande sgranò
gli occhi –Perché?- pigolò, sentendosi tutt’a un
tratto a disagio. Kyousuke fece
spallucce -Posso?- si limitò ad incalzare.
-Eh…-
-Prima
che arrivi Matsukaze, magari.- borbottò il più
piccolo, arricciando il naso.
Shindou
aveva una mezza intenzione di fargli presente quanto il suo modo di chiedere le
cose fosse maleducato, ma alla fine, allo sguardo
carico d’attesa del compagno, si arrese e con passo lento si avvicinò allo
strumento –Sei sicuro?- tentò un’ultima volta. Non si era mai vergognato di
suonare in pubblico, ma per qualche motivo con Tsurugi
era diverso.
-Sicurissimo.-
l’attaccante si alzò a sua volta, avvicinandosi allo strumento. Cercò di
sorridere per incoraggiare l’altro, ma gli uscì una smorfia e lasciò perdere.
Il più
grande sospirò.
La prima
nota di una melodia sconosciuta a Kyousuke si levò
nell’aria poco dopo, seguita subito dopo da molte altre, a comporre una melodia
lenta, bassa e vibrante. L’attaccante fu immediatamente rapito dal movimento delle
mani di Shindou, fluido e dolce, un tocco leggero e
accorto, come se quel pianoforte fosse stata una
persona da trattare con gentilezza. Il suono seguiva uno schema di colori
impeccabile, risuonando più alto o più basso nei momenti giusti. Kyousuke pensò che non ci fosse spazio per pensare ad altro
che a quella musica fino a che lo sguardo non si concentrò sul volto sereno del
suo senpai, che ad occhi chiusi continuava a muovere
le mani e a coordinare i movimenti delle dita e del piede sul pedale, in viso
un sorriso così radioso che Kyousuke non ricordava di
avergli mai visto.
Quando
Shindou finì, il più piccolo aveva le labbra
semiaperte dalla meraviglia e gli occhi sgranati in un’espressione ebete. Le
ultime note rimasero sospese in aria ancora un attimo, poi il castano aprì gli
occhi, che incontrarono quelli di Kyousuke. Quello
riuscì solo a balbettare frasi sconnesse. Cercò di darsi un
contegno –Senpai, è…-
-Non ti è piaciuta?- Shindou storse le
labbra in una smorfia, mordendosi il labbro.
Kyousuke,
che ancora non credeva di aver passato venti minuti in confidenza con il più
grande, si riprese in tempo per poter dire un –Come fa
a non essermi piaciuta? Sei davvero bravo, senpai.- e
ricevere un altro di quei raggianti sorrisi del castano, prima che la voce di Tenma irrompesse nella stanza –Tsurugi! Shindou-senpai! Sono
arrivato! Mi ha aperto una domestica!-
Il
discorso cadde lì, e l’atmosfera si raffreddò in un attimo. Shindou
si alzò di fretta dal piano e Kyousuke si cacciò le
mani in tasca e distolse lo sguardo, come se quanto avessero fatto pochi
secondi prima fosse stato qualcosa di troppo strano per
essere vero.
Così il
pomeriggio passò, e di quell’episodio né Tsurugi né Shindou fecero più parola.
Ma da
quel giorno (e Kyousuke ancora non riusciva a
crederci) spesso Takuto gli chiese
di fare un salto a casa sua per passare il pomeriggio.
E lui
non rifiutò mai.
*
Tre
pagine. Cioè, io riesco a scrivere tre pagine su cose
del tutto inutili. Su dettagli insignificanti. Su pianoforti. Su storie di
pianoforti. Sarà che io stessa ho suonato il pianoforte per molti anni, e che
alla fine ho smesso. Sarà che sono comunque rimasta
molto legata a questo strumento, ma ho voluto che questa shot
in particolare fosse incentrata su un pianoforte. Forse non ha senso, forse non
dice niente, ma per me è stato un passo importante, visto che non parlo spesso della mia esperienza con il pianoforte. Quella
di Shindou non è di certo la mia, ma per me è valso
qualcosa scriverci su, davvero.
Spero che la shot, per quando non elaborata nei
contenuti KyouTaku (?) vi sia
piaciuta <3
Alla prossima <3
Grazie davvero a tutti voi che mi sostenete, mi scuso per il mio enorme ritardo
nell’aggiornare, nel rispondere alle recensioni e a recensire. Non ho scuse, né
giustificazioni. Scusatemi davvero ç-ç
Greta.