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Autore: vul95    23/01/2013    2 recensioni
1. Questione di posizione
2. Fuochi d'artificio e romanticismo da quattro soldi
3. Peperoncino
4. Bacio
5. Mal calcolato
6. Eh, ho freddo.
7. Inviti pomeridiani in casa di un pianista
8. Il caso autobus
9. Punte di gelosia
10. Abbandonare un compagno di squadra nel momento del (proprio) bisogno:
Incontrò di nuovo lo sguardo di Takuto. Lo vide mordersi le labbra e guardarsi nervoso attorno.
Sorrise e gli si avvicinò con tranquillità, mentre Zanakurou domandava il prezzo di questo o quell’altro accessorio, commentando con “questo sarebbe perfetto in scena!” o frasi del genere.
Kyousuke inclinò il capo verso il castano, vago -… Mi pare… molto preso.- ammiccò con il mento all’altro ragazzo, scrollando le spalle.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il pianoforte non prendeva nemmeno un quarto della stanza

10/9- di attaccanti e registi

 

Inviti pomeridiani in casa di un pianista

 

Il pianoforte non prendeva nemmeno un quarto della stanza. Era a coda, nero, lucido, magnifico, di come Kyousuke ne aveva visti soltanto nei film. Rimase imbambolato a rimirarlo, le labbra semiaperte, gli occhi sgranati. Era qualcosa di così elegante che subito pensò che fosse davvero adatto a Shindou.

Sentiva il crescente desiderio di avvicinarsi e premere le dita sui tasti per sentire che suono avesse, ma il suo senpai lo richiamò alla realtà -Il thè.- annunciò, sbucando dalla porta che dava sul corridoio immenso che dava sulla cucina immensa, un vassoio in mano.

Tsurugi si riscosse e voltò lo sguardo, chiudendo la bocca e tornando alla solita espressione di sempre -Grazie.- mugugnò, prendendone una tazza e sedendosi su uno dei tre divani sella stanza, di fianco a Shindou, che da bravo ospite si interessò di quanto zucchero volesse il compagno.

-Faccio da solo.- replicò a suo modo gentilmente quello, che ad essere servito a quel modo non era abituato.

Era la prima volta che metteva piede in casa di Shindou Takuto, si ritrovò a pensare, fino a quel momento non c'era mai stata occasione, ed era strano. Al di là della reggia a due piani che si ritrovava e che al confronto con casa sua pareva il castello di Sissi, il fatto che fosse stato invitato, fino a qualche mese prima, sarebbe stato impensabile. Eppure era lì, e non aveva idea di come comportarsi.

Che poi, tempo un quarto d'ora e sarebbero stati raggiunti da Tenma, visto che dovevano discutere di questioni riguardanti la squadra, quindi quello non si poteva considerare un invito "di piacere", per così dire. Ma a Kyousyke pareva strano lo stesso.

Cominciò a sorbire il thè lentamente, gli occhi puntati sulla tazza, cercando disperatamente un argomento di cui parlare. Shindou, di fianco a lui, si limitava a bere e a guardarsi in giro. Kyousuke non capiva se fosse a disagio anche lui o fosse semplicemente irritato dalla sua presenza.

Il pensiero lo infastidì -Da quanto suoni il pianoforte?- chiese, per non pensarci, e subito dopo se ne pentì. Si morse il labbro e si diede dell'idiota, chè di certo Shindou non aveva alcuna voglia di raccontargli i fatti suoi.

-Otto anni.- la risposta arrivò dopo qualche secondo. Kyousuke se ne stupì, e lanciò un'occhiata di sottecchi al senpai, che disegnava il bordo della tazza con il dito, fissandola.

-Mh.- e di nuovo calò il silenzio.

-Quel pianoforte è molto bello.- riuscì a formulare una frase elementare l'attaccante, puntando lo sguardo sull'oggetto.

Il risolino di Shindou lo fece arrossire impercettibilmente -Quando ero piccolo lo odiavo.- rispose -Non mi piaceva suonare il piano, lo trovavo noioso e lo reputavo un'imposizione di mia madre.- spiegò con un'alzata di spalle, e Kyousuke si diede del cretino per aver scelto un argomento di discussione pessimo. Ma il più grande continuò con un mezzo sorriso, indicando lo strumento -Quel piano lì era di mio nonno, che però non aveva idea di come suonarlo. Era solo un abbellimento per la casa, niente più che un mobile.- raccontò -Quando lui ha saputo che avevo iniziato le lezioni di piano, me lo ha regalato (prima suonavo su una pianola) ed io mi sono sentito come costretto ad usarlo, perchè era un regalo importante. Ma mi pesava studiare tutti i giorni. Insomma, avevo sei anni, volevo uscire a giocare, non perdere due o tre ore al giorno a fare pratica di esercizi per le dita.- Kyousuke lo vide gonfiare le guance. Si chiese perchè mai gli raccontasse tutta quella storia. Intimamente ne era felice. Era una sorta di confidenza, no? Non avrebbe mai detto che Shindou avesse odiato così tanto il suo adorato pianoforte, per cui spendeva anima e corpo allo stesso modo del calcio.

-... E hai continuato lo stesso? Non hai mai detto a tua madre che non ti piaceva?- si ritrovò a chiedere senza accorgersene, interessato da quella storia, da quel tipo di discorso che con il suo senpai non aveva mai fatto.

Shindou sobbalzò -Ah.- si voltò a guardarlo -S-scusa, non so cosa mi sia preso, ti starò annoiando.- balbettò, come se si fosse accorto solo in quel momento di aver parlato.

Kyousuke scosse il capo -Mi interessa.- annuì, tornando a guardare la sua tazza di thè ancora piena. Il silenzio che seguì gli fece pensare che Shindou, resosi conto di chi fosse il suo interlocutore, avesse deciso di smettere di parlare, ma dopo poco lo sentì parlare nuovamente.

-No, non gliel'ho mai detto.- mormorò, socchiudendo gli occhi -E forse se l'avessi fatto, ora non suonerei più.- lo vide stringere la tazza tra le mani -Quindi sono contento di non averlo fatto.- inclinò il capo –Con il tempo ho imparato ad amare il piano.- rise piano di sé stesso –Quando suono e chiudo gli occhi, va tutto bene. Sai, come se non esistesse altro.- prese a gesticolare, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di spiegarsi. Kyousuke sorrise impercettibilmente.

-Mi piace imparare i pezzi. E anche gli studi. Provare prima la melodia con la mano destra, poi l’accompagnamento con la sinistra, e infine insieme. Velocizzarmi nell’esecuzione man mano che imparo e che prendo confidenza con i tasti, trovo le dita giuste, sento il pezzo venire fuori.- gli occhi gli brillavano, mentre guardava il pianoforte in mezzo alla stanza, la laccatura nera che brillava colpita dalla luce del sole –Ora mi piace anche il suono del metronomo. Da piccolo non lo sopportavo.- rise ancora –E’ una delle cose più belle che posso fare. Mettermi al piano e suonare.- la sua espressione si addolcì -Però è comunque difficile.- capitolò, tornando sui suoi passi, imbarazzato per tutta l’enfasi con cui aveva parlato –Scusa.- biascicò.

-Quando suoni sembra tu non faccia sforzi.- replicò l’altro, stupito. Poi strinse la testa nelle spalle –Non che io ti abbia mai sentito, è quello che si dice in giro.- ci tenne a precisare, balbettando appena, al che il castano sbattè le palpebre. Inclinò il capo ed espirò lentamente dal naso –Non hai idea di quanto studio ci sia dietro. E le mie esecuzioni non sono mai perfette.- disse, borbottando. Però Kyousuke fu sicuro di averlo visto arrossire per il complimento –Però si, dopo tanta pratica, mi vengono discretamente.- aggiunse, abbassando gli occhi. Ci fu una lunga pausa.

-Neh, senpai.-

-Mh.-

–Mi fai sentire come suoni?-

La richiesta rimase sospesa in aria per qualche secondo, poi il più grande sgranò gli occhi –Perché?- pigolò, sentendosi tutt’a un tratto a disagio. Kyousuke fece spallucce -Posso?- si limitò ad incalzare.

-Eh…-

-Prima che arrivi Matsukaze, magari.- borbottò il più piccolo, arricciando il naso.

Shindou aveva una mezza intenzione di fargli presente quanto il suo modo di chiedere le cose fosse maleducato, ma alla fine, allo sguardo carico d’attesa del compagno, si arrese e con passo lento si avvicinò allo strumento –Sei sicuro?- tentò un’ultima volta. Non si era mai vergognato di suonare in pubblico, ma per qualche motivo con Tsurugi era diverso.

-Sicurissimo.- l’attaccante si alzò a sua volta, avvicinandosi allo strumento. Cercò di sorridere per incoraggiare l’altro, ma gli uscì una smorfia e lasciò perdere.

Il più grande sospirò.

La prima nota di una melodia sconosciuta a Kyousuke si levò nell’aria poco dopo, seguita subito dopo da molte altre, a comporre una melodia lenta, bassa e vibrante. L’attaccante fu immediatamente rapito dal movimento delle mani di Shindou, fluido e dolce, un tocco leggero e accorto, come se quel pianoforte fosse stata una persona da trattare con gentilezza. Il suono seguiva uno schema di colori impeccabile, risuonando più alto o più basso nei momenti giusti. Kyousuke pensò che non ci fosse spazio per pensare ad altro che a quella musica fino a che lo sguardo non si concentrò sul volto sereno del suo senpai, che ad occhi chiusi continuava a muovere le mani e a coordinare i movimenti delle dita e del piede sul pedale, in viso un sorriso così radioso che Kyousuke non ricordava di avergli mai visto.

Quando Shindou finì, il più piccolo aveva le labbra semiaperte dalla meraviglia e gli occhi sgranati in un’espressione ebete. Le ultime note rimasero sospese in aria ancora un attimo, poi il castano aprì gli occhi, che incontrarono quelli di Kyousuke. Quello riuscì solo a balbettare frasi sconnesse. Cercò di darsi un contegno –Senpai, è…-

-Non ti è piaciuta?- Shindou storse le labbra in una smorfia, mordendosi il labbro.

Kyousuke, che ancora non credeva di aver passato venti minuti in confidenza con il più grande, si riprese in tempo per poter dire un –Come fa a non essermi piaciuta? Sei davvero bravo, senpai.- e ricevere un altro di quei raggianti sorrisi del castano, prima che la voce di Tenma irrompesse nella stanza –Tsurugi! Shindou-senpai! Sono arrivato! Mi ha aperto una domestica!-

Il discorso cadde lì, e l’atmosfera si raffreddò in un attimo. Shindou si alzò di fretta dal piano e Kyousuke si cacciò le mani in tasca e distolse lo sguardo, come se quanto avessero fatto pochi secondi prima fosse stato qualcosa di troppo strano per essere vero.

Così il pomeriggio passò, e di quell’episodio né TsurugiShindou fecero più parola.

Ma da quel giorno (e Kyousuke ancora non riusciva a crederci) spesso Takuto gli chiese di fare un salto a casa sua per passare il pomeriggio.

E lui non rifiutò mai.

 

*

 

Tre pagine. Cioè, io riesco a scrivere tre pagine su cose del tutto inutili. Su dettagli insignificanti. Su pianoforti. Su storie di pianoforti. Sarà che io stessa ho suonato il pianoforte per molti anni, e che alla fine ho smesso. Sarà che sono comunque rimasta molto legata a questo strumento, ma ho voluto che questa shot in particolare fosse incentrata su un pianoforte. Forse non ha senso, forse non dice niente, ma per me è stato un passo importante, visto che non parlo spesso della mia esperienza con il pianoforte. Quella di Shindou non è di certo la mia, ma per me è valso qualcosa scriverci su, davvero.
Spero che la shot, per quando non elaborata nei contenuti KyouTaku (?) vi sia piaciuta <3
Alla prossima <3
Grazie davvero a tutti voi che mi sostenete, mi scuso per il mio enorme ritardo nell’aggiornare, nel rispondere alle recensioni e a recensire. Non ho scuse, né giustificazioni. Scusatemi davvero ç-ç

 

Greta.

  
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