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Autore: Beauty    23/01/2013    6 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hidden in the Darkness

 
L’impatto con l’acqua gelida fu scioccante. Elizabeth si dimenò sott’acqua, gli occhi spalancati, inconsapevole di ciò che le era capitato. La ragazza spalancò la bocca in un grido, ingoiando l’acqua fredda, mentre le alghe sul fondo le si aggrovigliavano intorno alle caviglie. Elizabeth vide le bollicine fuoriuscire dalla sua bocca, iniziando a raccapezzarsi. Mosse con furia braccia e gambe, seguendo la flebile luce al di sopra della sua testa.
L’aria le colpì in pieno il viso e le penetrò furiosamente nei polmoni non appena raggiunse la superficie. Elizabeth si dimenò, il viso bagnato e i capelli zuppi appiccicati al cranio. Si guardò intorno freneticamente, lottando contro i flutti, finché non scorse, poco distante, la riva del fiume in cui era finita. Senza attendere oltre, Elizabeth inspirò tutta l’aria di cui era capace, nuotando con disperazione verso la terraferma. Il suo cervello ora non ragionava quasi più, si limitava a formulare pensieri brevi e diretti, un obiettivo alla volta, acqua, terra, forza!, nuota
Elizabeth cacciò un braccio fuori dall’acqua, aggrappandosi con le unghie a un ciuffo di erba bagnata. Con uno sforzo tirò il resto del suo corpo contro la riva, fino ad abbandonarci sopra pesantemente il busto. Tossì, sputando un fiotto d’acqua, e risalendo con le ginocchia e le gambe, fino a essere completamente fuori dal fiume. Elizabeth ansimò, mentre gli ultimi colpi di tosse si estinguevano. Lentamente, i capelli castani che le ricadevano sugli occhi, sollevò lo sguardo di fronte a sé.
Di fronte a lei si estendeva una landa desolata, cupa e buia. Il cielo era tinto di uno strano colore rosso e arancione, ma non era né l’alba né il tramonto. Dei nuvoloni di denso fumo nero formavano una calotta al di sopra di quello che Elizabeth riconobbe come un piccolo villaggio.
 

***

 
Tremotino aveva sempre detestato i goblin. Il loro solo aspetto lo disgustava. I goblin erano poco più bassi dei nani, storpi e deformi, dalla pelle grigia e verdastra, nasi lunghi come becchi e orecchie cascanti e afflosciate, mani e dita ossute e artigli affilati. Si muovevano ingobbiti, quasi strisciando, e la loro voce era un sibilo irritante e carico di servilismo almeno quanto la loro personalità. Tremotino li aveva sempre definiti dei rigurgiti della natura, esseri a cui non sarebbe nemmeno dovuto essere concesso il privilegio di venire al mondo. Creature infide, sì, ma maledettamente utili.
La loro utilità era l’unico motivo per cui Tremotino aveva accettato di circondarsene. I goblin erano creature della notte, spesso vivevano in caverne e si nascondevano nelle buche. La luce faceva loro male. Avevano una straordinaria dimestichezza con l’oscurità, e nella notte i loro occhietti piccoli e acquosi diventavano lucenti e argentati tanto che anche le pupille scomparivano. Erano l’ideale per i compiti in cui l’utilizzo della magia sarebbe stato un vero spreco, come riferire messaggi e fare la guardia alle prigioni del maniero.
Tremotino spesso si era domandato se non sarebbe stato meglio sterminarli tutti e incantare delle statue di pietra affinché svolgessero i loro compiti, ma perché sprecare così tanta preziosa magia nera? I goblin erano esseri con cui non si doveva scherzare, sempre pronti a tradirti non appena voltavi loro le spalle, creature spregevoli e disgustose, ma era anche vero che la sua magia era più potente di qualsiasi loro giochetto. Gli sarebbe bastato schioccare le dita per ridurli tutti quanti in cenere. Più di una volta ne aveva torturato a morte uno perché fosse da esempio a chi avesse voluto ribellarsi, ma in fondo tenere i goblin al proprio servizio era un vantaggio, per lui. Lavoravano bene e poteva facilmente gestirli. E poi, in chi avrebbe potuto trovare un alleato migliore se non in coloro che avevano il suo stesso obiettivo?
- Mio signore!- sibilò una voce. Tremotino si voltò, infastidito, incrociando la figura sgraziata di Grendel, quello che da tempo ormai era divenuto il suo servo personale. Grendel era forse il più viscido di tutti i goblin, ma anche il più intelligente. Capiva sempre ciò che voleva da lui e non tardava mai nel riferirgli i messaggi. Ma era anche tremendamente infido, e andava trattato con il pugno di ferro.
- Che cosa vuoi?- domandò Tremotino, con aria di sufficienza.
- I popoli del Nord, padrone!- sibilò Grendel.- I popoli del Nord…hanno attaccato di nuovo, mio signore…un villaggio a poche miglia dal fiume…
Tremotino sorrise, superando Grendel e uscendo dalla propria stanza, addentrandosi nel lungo e buio corridoio su cui si aprivano altrettante stanze oscure. Il goblin lo seguì velocemente.
- Sono indisciplinati!- sputò Grendel.- Bestie! Animali!
- Non dare della bestia a chi lo è meno di te, schifoso, inutile rettile!- ringhiò Tremotino, ma subito riprese a sogghignare.- Quanto agli orchi del Nord…Che facciano pure! Quei bestioni si credono intelligenti e indipendenti, ma non tarderanno a sottomettersi come tutti gli altri popoli. E’ solo questione di tempo. Per ora, lascia che si divertano! D’altronde, non durerà ancora per molto…
- Ne siete sicuro, padrone?- sogghignò Grendel.- Credete davvero che si sottometteranno a voi? E se lei fosse più convincente?
- La sua magia è potente, ma non quanto la mia. Lei può convincerli…- Tremotino sogghignò, sollevano una mano al proprio volto. Un’aura di magia nera circondava le sue dita affusolate.- Io posso ucciderli…torturarli…niente è peggio della tortura. Tu questo lo sai bene, non è vero, Grendel?
- Sì. Sì, mio signore - il goblin abbassò il capo, ringhiando sommessamente.- Ma anche lei è molto potente. Ha un nuovo lupo al suo servizio, lo sapevate?
- Certo che lo sapevo, idiota! Ma non è un problema. Ha semplicemente rimpiazzato quello vecchio.
- Sta diventando più potente…- soffiò Grendel.- Credete che abbia scoperto della ribellione?
- Ma naturalmente l’ha scoperto. Posso dire di tutto su di lei, ma non che sia stupida. Quei patetici rivoltosi sono talmente male organizzati che perfino un troll saprebbe coglierli in fallo. Cappuccetto Rosso e sua nonna sono state solo le prime, presto toccherà anche agli altri…
- Perché non lo fate voi, padrone?- il goblin iniziò a saltellare sul posto, esagitato.- Fatelo! Vi basterebbe solo schioccare le dita, e…
Tremotino non lo lasciò finire; si voltò di scatto, i suoi occhi brillavano di furia. Allungò un braccio di fronte a sé, e immediatamente Grendel venne scaraventato a diversi metri da lui, cozzando contro la parete.
- Sei un idiota!- ringhiò Tremotino.- Cosa pensi che succederebbe, se lo facessi?! Hai dimenticato tutto ciò a cui stiamo lavorando da dodici anni?! Vuoi mandare tutto in fumo?!
Grendel non rispose, rialzandosi a fatica, mugolando. Tremotino riacquistò repentinamente la calma, a quella vista, e tornò a sogghignare. Si esaminò le unghie con aria noncurante.
- Se e quando ci sarà bisogno di intervenire, allora lo farò. Ma per ora, quel manipolo di sbandati mi serve intatto. Se non altro, saranno un’ulteriore distrazione per la nostra amica…
- E la Salvatrice?- ringhiò Grendel, sopprimendo la rabbia.
Tremotino rimase un attimo pensoso, quindi fece un sorriso sghembo.
- Per ora non sarà un problema. Abbiamo due ragazze, e nessuna Salvatrice e, considerate le scarse facoltà mentali delle nostre due eroine e il loro sbandamento, credo che i Grimm faranno in tempo a resuscitare e a morire due volte, prima che capiscano chi è. E poi, non dimenticare di chi sono figlie…- a quel pensiero, le labbra di Tremotino s’incurvarono in una smorfia.
Il goblin non rispose, e continuò a seguirlo, in silenzio, ringhiando sommessamente. Aveva avuto padroni peggiori, prima di Tremotino, ma gli altri si limitavano solo a tenerlo a digiuno e a frustarlo quando lo scoprivano a rubare. Il mago oscuro, invece, era crudele con lui. Lo frustava e lo torturava quando ne aveva voglia, solo per il gusto di farlo, o per dare esempio agli altri goblin.
Si fingeva docile e devoto con lui, ma in fondo al suo cuore di tenebra lo odiava. Lo odiava. Lo odiava, e aveva giurato sulle dannate teste dei Grimm che presto o tardi Tremotino l’avrebbe pagata.
Il mago avanzò lungo il corridoio, senza curarsi del suo servo, fino a raggiungere una delle tante terrazze del suo maniero. Sogghignò, uscendo dall’ombra.
Venne accolto da un grande clamore.
In basso, di fronte a lui, si stagliava un esercito immenso. Orchi, goblin, folletti, arpie, streghe, creature alate dalle fauci dentate, arpie e altri esseri dell’oscurità lo salutavano urlando e acclamando.
Era il loro nuovo signore.
Tremotino sogghignò, andando incontro alla sua armata.
 
***
 
Anya ansimò, mentre la lama fredda del coltello le premeva contro la carne della gola. Avrebbe voluto urlare, ma era come paralizzata, riusciva solo a pensare a quel vortice che aveva inghiottito sua sorella, alla lama puntata alla sua giugulare e a quegli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio.
Schiuse le labbra, ma da esse uscì solo un flebile gracchiare.
Il Primo Ministro ringhiò, ritirando repentinamente la lama e riponendola nel fodero che teneva legato alla cintura intorno ai fianchi. Afferrò nuovamente Anya per i capelli, tirandola in piedi.
- Cos’è successo?!- urlò, scuotendola con furia.- Cos’è stato?! Dov’è finita?!
Anya boccheggiò, ancora frastornata. Con un ringhio, il Primo Ministro la spinse in avanti, mandandola nuovamente a terra.
- In piedi!- le ordinò subito, afferrandole nuovamente il braccio. Anya barcollò, ma si voltò a guardarlo con furia.
- E tu chi cazzo sei?!- strillò, urlando la prima cosa che le veniva in mente.
- Zitta!- il Primo Ministro l’afferrò per la gola, fin quasi a strangolarla.- Dov’è l’altra? Dov’è?
Anya boccheggiò, sentendo che il fiato le si era mozzato in gola. Il Primo Ministro ringhiò nuovamente, lasciandola andare. La ragazza prese a tossire furiosamente, crollando in ginocchio sull’erba. Il Primo Ministro la lasciò perdere, dirigendosi furiosamente verso il tronco d’albero attraverso cui era scomparsa Elizabeth. Batté con forza un pugno sulla corteccia, imprecando a mezza voce quando non vide accadere nulla. Il portale doveva essersi chiuso, forse definitivamente.
Anya si rialzò alle sue spalle, barcollando.
- Cos’è successo?- chiese, ritrovando un po’ di coraggio.- Cos’era quel vortice? Dov’è mia sorella?
Il Primo Ministro si voltò a guardarla, rabbioso.
- Non lo so dov’è tua sorella, sgualdrina!- sibilò, afferrandola per il bavero della maglietta.- Non lo so, ma sarà bene per la tua salute che non sia morta, hai capito?!
Anya si divincolò, arretrando di un passo.
- Si può sapere chi accidenti sei?- sputò fuori, rabbiosa.- Chi sei, un altro ridicolo personaggio di questo dannato mondo?
- Chi sono non è affar tuo!- il Primo Ministro le si avvicinò, trascinandola per un braccio. La guardò dritto negli occhi.- Ora tu verrai con me, che ti piaccia o no!
- Devo trovare mia sorella!- gridò Anya; stava succedendo tutto così in fretta da non darle il tempo di ragionare. Ancora doveva capire chi fosse quello sconosciuto e cosa volesse da lei, ma in quel momento sua sorella occupava gran parte delle sue riflessioni: non riusciva a credere a ciò che era successo. Elizabeth era stata risucchiata da un albero. Anya ricordava vagamente il tocco della sua mano stretta nella propria un attimo prima che scivolasse via.
Era assurdo, ciò che era successo non era reale…ma quella non era la realtà. Quello era il Regno delle Favole, e niente funzionava a rigor di logica, della sua logica. Avrebbe dovuto adattarsi, se voleva trovare sua sorella.
Dovunque fosse, sperava solo che Elizabeth stesse bene.
Ma ora, doveva preoccuparsi di quello sconosciuto, quell’uomo che le aveva puntato un coltello alla gola. E che non sembrava avere delle buone intenzioni.
- Tu non andrai da nessuna parte finché non te lo dirò io!- fece il Primo Ministro, cercando di afferrarle nuovamente il braccio, ma Anya si ritrasse.
- Sta’ lontano da me!- strillò.
Il Primo Ministro scattò in avanti, afferrandola per i capelli e strappandole un gemito. Avvicinò il proprio volto a quello della ragazza.
- Ora apri bene le orecchie - sibilò.- Sappi che non me ne importa niente di quello che vuoi o non vuoi. Per colpa della tua adorata sorellina, ora tu dovrai venire con me, che ti piaccia o no.
Prima che Anya potesse replicare, il Primo Ministro la spinse in avanti. La ragazza barcollò, incespicando nell’erba.
- Cammina!- urlò l’uomo, dandole un’altra spinta.
Anya chinò il capo, iniziando ad avanzare a passo sostenuto. Cosa volesse quel tizio da lei, non lo sapeva, ma di certo non doveva essere nulla di buono. E aveva il sospetto che stesse puntando anche a sua sorella. Ripensò alle parole della Fata Turchina: stando a quanto aveva detto, parecchi in quel luogo erano a conoscenza della profezia e di questa fantomatica Salvatrice. E non tutti erano entusiasti della cosa, pensò, ricordando gli incidenti del Lupo e di Biancaneve. Quel tizio, sicuramente, non doveva essere fra i suoi fan…
Anya gemette, lasciandosi cadere in ginocchio sull’erba.
- Che cosa c’è adesso?- il Primo Ministro le si avvicinò, furioso.- Avanti, non ho tempo da perdere!
- Sono inciampata…- mormorò la ragazza, tenendo il capo chino, ma facendo saettare gli occhi tutt’intorno.- Non…non riesco a rialzarmi…- aggiunse, più forte, scorgendo un grosso ramo abbandonato a pochi passi da lei.
- Beh, vedi di riuscirci, altrimenti ti giuro che non sarai più in grado di camminare per mesi…
- V-va bene…- soffiò Anya, allungando un braccio in direzione del ramo. - Dammi solo un attimo…
La ragazza scattò in avanti, afferrando il ramo. Si girò su un fianco, e colpì il Primo Ministro su una spalla. Aveva mirato al viso e l’agitazione l’aveva tradita, ma se non altro il colpo fu abbastanza forte da buttarlo per terra.
Mentre l’uomo cadeva al suo fianco, Anya si rialzò incespicando, e iniziò a correre, addentrandosi nel folto della Foresta Incantata.
 

***

 
Elizabeth avanzava lentamente, stringendosi nelle spalle per combattere il freddo che l’acqua gelida e il vento le facevano provare. Si guardò intorno: più che il Regno delle Favole, quello sembrava un incubo.
Aveva ragione, quello era veramente un piccolo villaggio, o almeno, forse un tempo lo era stato. Ora era soltanto una landa desolata. Le case, le strade e i giardini recavano il segno evidente e recente di un saccheggio. La maggior parte delle abitazioni era bruciata, con i vetri rotti attraverso cui si poteva scorgere il soqquadro che regnava all’interno. Elizabeth incespicò, ma riuscì a rimanere in equilibrio, e continuò ad avanzare, senza smettere di far saettare lo sguardo tutt’intorno. Le pareva quasi di essere in un film horror, e che quel villaggio fosse identico a Silent Hill.
Si chiese dove fosse finita, e che fine avesse fatto Anya. Il suo primo pensiero era ritrovarla, ma prima doveva capire dove diamine fosse lei. Elizabeth sobbalzò udendo il rumore di imposte che sbattevano alle sue spalle.
- C’è nessuno?- domandò ad alta voce, ricevendo in risposta solo il proprio eco.
Elizabeth guardò il cielo: le tinte rosse e arancioni si estendevano a perdita d’occhio. La ragazza riprese a guardarsi intorno, senza vedere nessuno.
Non si accorse che qualcuno, in quel momento, la stava osservando.
 

***

 
Anya saltò un tronco d’albero caduto, correndo a perdifiato fra gli alberi e i massi. Sentiva i passi dello sconosciuto alle sue spalle, e accelerò la propria corsa. Chiunque fosse, sentiva che quell’uomo era pericoloso, e qualunque cosa volesse, lei non era disposta a dargliela.
Anya superò velocemente un salice piangente, quindi girò intorno a un masso. Avvertì il terreno divenire improvvisamente molle e cedevole sotto i suoi piedi, e abbassò lo sguardo. Era finita in mezzo a un’ampia pozza di fango. Anya udì i passi alle sue spalle avvicinarsi velocemente, e fece per riprendere a correre, ma non appena mosse due passi si vide sprofondare ancora di più nel fango. La melma ora le arrivava alle ginocchia. La ragazza fece per muoversi, ma a ogni minimo gesto sprofondava sempre di più, e il fango emetteva uno strano suono, quasi un risucchio o un rigurgito.
Anya vide con orrore di essere immersa nella fanghiglia fino alla vita.
Si guardò freneticamente intorno, alla ricerca di un mezzo che l’aiutasse a uscire da lì. Lo sguardo le cadde su un ramo sporgente al di sopra della fossa, all’apparenza flessibile, ma anche resistente. Anya allungò le braccia, aggrappandovisi con entrambe le mani. La ragazza strinse i denti, cercando di tirarsi fuori da quella melma.
Tenendo ben saldo il ramo, Anya riuscì a uscire dal fango fino alle ginocchia, quindi abbandonò il busto contro una parte di terra solida, estraendo le gambe. Quando fu libera, la ragazza si rialzò e tentò di riprendere a correre, ma udì un fischio acuto in lontananza. Poco dopo, avvertì un dolore lancinante all’altezza delle gambe.
Anya cadde a terra, scivolando brevemente lungo un pendio non troppo alto e ritrovandosi distesa nel bel mezzo di una radura. La ragazza strinse i denti dal dolore, il volto contratto; guardò le proprie gambe: le sue caviglie erano legate insieme da una frusta.
Anya serrò gli occhi, riaprendoli solo quando udì dei passi, stavolta calmi e misurati, avvicinarsi a lei. Non ci fu bisogno di domandarsi chi fosse. Sentì una forte pressione all’altezza del petto. Guardò: lo sconosciuto stava premendo uno stivale all’altezza del suo addome.
Anya ansimò, cercando di riprendere fiato. Forse avrebbe dovuto essere disperata, ma in quel momento provava solo rabbia. Rabbia per non essere riuscita a scappare, per essersi fatta prendere, e per tutto ciò che immaginava le sarebbe successo di lì a seguito.
L’uomo si chinò, liberandole le caviglie e ritirando la frusta, quindi la costrinse a rimettersi in piedi. Anya si ritrovò di fronte a lui, pochi centimetri di distanza li separavano. Lo sconosciuto era più alto di lei di almeno una spanna. La ragazza puntò i propri occhi in quelli azzurri dell’uomo: in fondo al cuore, provava una certa paura, ma mai gliel’avrebbe lasciato intendere.
Lo sconosciuto sostenne il suo sguardo, inclinando lievemente il capo di lato.
- Toglimi una curiosità: cosa speravi di fare?- la beffeggiò; Anya non rispose, né distolse lo sguardo. Le labbra dello sconosciuto s’inclinarono in una smorfia infastidita, quindi, prima che la ragazza potesse rendersene conto o potesse reagire, le assestò un sonoro schiaffo su una guancia, tale da farle piegare la testa di lato.
Anya boccheggiò, iniziando ad avvertire bruciore alla parte carnosa della guancia e alle labbra, mentre lo schiaffo le rimbombava nell’orecchio. Nessuno le aveva mai dato un ceffone così forte, fu la prima cosa che pensò. Anzi, nessuno l’aveva mai fatto, dato che suo padre non aveva mai alzato un dito né su di lei né su Liz. Non aveva mai ricevuto uno schiaffo così forte in vita sua, tranne…
 
- Anya, cosa stai facendo?
- Niente, mamma…
- Cosa stai leggendo? Fammi vedere!
Sua madre le strappa il libro di favole di mano. Lei ha troppa paura per ribellarsi. La mamma è cambiata, non è più la stessa. Anche papà e Liz se ne sono accorti. E le fa paura.
Sua madre fa una smorfia rabbiosa, quindi scaraventa il libro dall’altra parte della stanza.
- Sei una stupida! Perché leggi queste stronzate, si può sapere?!
- Io…
- Quante volte ti ho detto che sono solo stupidaggini?! Lo sai che non voglio vedere robaccia del genere in casa mia!
- Scusa, mamma…
Uno schiaffo, forte, le rimbomba nell’orecchio e le fa bruciare la guancia e le labbra. Piange, e sa che questo le costerà un altro ceffone, ma non riesce a trattenersi. Subito arriva la voce di suo padre, e non è più allegra e scherzosa come una volta.
- Cos’hai fatto? Perché le hai dato uno schiaffo, si può sapere?!
- Perché se lo meritava! E’ una spiegazione sufficiente, per te?
Papà grida, la mamma strilla. Odia quando fanno così.
- Non stava facendo niente di male!
- Lo decido io se stava facendo qualcosa di male o no! Non t’immischiare!
- Stava solo leggendo, perché le hai dato uno schiaffo?
- Sono sua madre, so come educarla!
- Sei un’isterica!
- E’ colpa tua! E’ tutta colpa tua!
 
Anya si riscosse non appena sentì lo sconosciuto afferrarle i polsi. La ragazza gemette al contatto ruvido con le corde che graffiavano la carne.
Il Primo Ministro sogghignò, stringendo con forza le corde.
- La prossima volta che provi a scappare ti spezzo il collo, sono stato chiaro?
- Ma che cosa vuoi da me?!- strillò Anya, rabbiosa.
Il Primo Ministro fece per replicare, ma lo sguardo gli cadde alle spalle della ragazza. Si trovavano in una radura solitaria, e intorno non si udiva alcun rumore, né il canto di un uccello o il fruscio delle foglie. Oltre gli alberi, si vede solo l’oscurità.
Il Primo Ministro tende l’orecchio, per la prima volta ringraziando che qualcosa di ciò che era una volta sia rimasto ancora in lui. Udì un fruscio, quindi un gemito lontano, ma non si trattava del vento.
L’uomo continuò a fissare l’oscurità intorno a loro. Avvertì una sensazione strana nel suo cuore, una sensazione che conosceva bene. Era paura; paura folle e inspiegabile, che ti faceva gelare il sangue nelle vene, aumentare il battito del tuo cuore, e sapere che qualcosa di orribile stava per capitarti da un momento all’altro.
No. No, non era possibile. La Regina non poteva aver davvero liberato…
Il Primo Ministro tenne lo sguardo puntato contro il buio oltre gli alberi. Un altro fruscio gli diede la certezza assoluta che qualcosa si stesse muovendo nell’oscurità, avvicinandosi a loro sempre di più.
- Andiamo via!- sibilò, prendendo Anya per un braccio e trascinandola con sé.
Fiaccò la resistenza della ragazza con uno spintone più forte, e la trascinò via, lontano da quella cosa. Non era mai scappato in battaglia, né fuggito di fronte a un nemico o a una difficoltà, ma in quel momento non si sentiva un codardo. Il Primo Ministro sapeva quali erano i suoi limiti e chi poteva combattere e chi no. E quella cosa che si annidava nel buio era pressoché invincibile.
Non riusciva a credere che la Regina l’avesse fatto davvero. Si domandò se si fosse resa conto di ciò che stava facendo e, soprattutto, se fosse in grado di controllarlo. L’Uomo Nero era non solo una delle più grandi paure dei bambini, ma anche uno degli esseri più temuti dell’intero Regno delle Favole, forse più dei goblin, delle streghe e dello stesso Tremotino.
Lui e quella ragazza erano scampati alle sue grinfie per un pelo, ma d’ora in avanti doveva tenere gli occhi aperti, specialmente di notte, e sperare che la Regina fosse sufficientemente abile nel gestirlo. Se fosse sfuggito al loro controllo, allora le cose non avrebbero tardato a degenerare.
L’Uomo Nero era una delle più orribili creature di questo mondo. Stava in agguato nell’oscurità, attendeva e infine attaccava. Se riusciva a portarti via con sé, allora c’erano poche speranze di riuscire a tornare indietro.
 
***
 
Tremotino sogghignò. La profezia si stava completando.
 
Vicina è l’ora, lenta l’agonia,
dei fratelli creatori il malvagio ritorno s’avvicina.
Vicina è l’ora, della Luna di Sangue il momento è giunto,
tredici volte la purezza verrà corrotta,
tredici volte l’innocenza violata,
tredici volte la speranza infranta.
Lenta sorge la Luna, l’Oscurità s’appresta,
del lieto fine l’ombra volerà via.
I peccati dei padri saranno purificati,
del traditore la progenie a salvezza giungerà.
La Salvatrice, guerriera senz’armatura, Regina senza corona,
colei che la Pietra della discordia porta nella sinistra,
e la Spada della Verità impugna nella propria destra.
A libertà giungerà, i cinque tesori ella conquisterà.
Solo un sogno infranto guarirà la ferita,
solo la bellezza nella morte riporterà la vita.
 
Tremotino lesse per intero la prima parte della profezia, aggiungendovi quindi una delle parti mancanti.
 
Denso di bugie è il cammino, di inganni è costellata la via,
solo il riflesso della verità le mostrerà la scia…
 
Il mago oscuro sogghignò nuovamente, osservando soddisfatto l’oggetto che teneva in mano. Ora, poteva dire di avere un discreto vantaggio su di lei.
Aveva in suo possesso una delle cinque chiavi che davano accesso alla Pietra del Male. Gliene restavano solo quattro…
 
Angolo Autrice: Ehm…come sempre, vi porgo le mie scuse per il mio ritardo, sperando che vogliate perdonarmi, ma per le feste di Natale il mio computer ha pensato bene di prendersi un virus, e quindi, mentre era in quarantena, avevo solo poche storie su cui lavorare, e questa non era fra quelle…
Dunque, in questo capitolo non è che succeda granché, ma nel prossimo avremo diverse novità. E, sempre dal prossimo, entrerà in scena un personaggio che nel corso della storia avrà un ruolo notevole. Vi do un piccolo indizio: il titolo del prossimo capitolo sarà Dreams Never Come True…vi dice niente?
Allora, abbiamo Anya prigioniera del Primo Ministro (di cui, alla fine di questo capitolo, c’è un piccolo accenno alla sua vera identità nel Regno delle Favole…di chi si tratta?), Elizabeth capitata in un villaggio disabitato, una ribellione, Tremotino che organizza un esercito e più notizie sulla madre scomparsa delle due ragazze, la quale, come si è visto, non era esattamente un angelo e che, come molti di voi hanno già capito, c’entrerà parecchio nella storia…
Quanto a Tremotino, mi pare che sia chiaro che lui ne sa un pezzo in più di tutti gli altri, ma come si è visto, anche lui ha qualche nemico…che combinerà Grendel?
Nel prossimo capitolo avremo un altro piccolo scorcio su New York e la vita reale…e, a questo proposito, vi ricordate di Gaston? ;).
Spero di avervi incuriosito, e che avrete ancora voglia di seguirmi. Ringrazio chi ha aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate e alle preferite, e Electric Doll, little_drawing, kiaky89, Nymphna, Poseidone358, LadyAndromeda e Sylphs per aver recensito.
Ciao!
Dora93
  
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