PAURA
DI BAMBINA, CORAGGIO DI DONNA
Era
lì.
Freddo.
Immobile.
Splendido
Era
bello. Bellissimo anzi.
Superbo
per certi versi.
Perfetto
in ogni sua piccola componente.
Sembrava
quasi che continuasse a schernirla, guardandola da quel prezioso
cofanetto di
velluto scuro. In effetti poteva consentirselo con ogni buon diritto:
non c’era
nulla che potesse tenergli testa su quell’ampio
comò.
Niente
di così
bello,
di
così
prezioso,
di
così
perfetto.
Austero,
troneggiava su tutti gli altri bijoux e sembrava quasi che riuscisse a
privarli
di tutta la loro lucentezza e bellezza, attirandole su di sé
e rifulgendo come
stella polare per il disperso.
Katie
sospirò pesantemente.
Sollevò
leggermente lo sguardo e la specchiera, appena sopra il
comò, le restituì
l’immagine di una giovane donna. Una donna non molto alta ma
dalle forme
discrete.
I lunghi capelli castani le
scendevano morbidi
sulle spalle incorniciandole il viso, sul quale spiccavano le labbra,
carnose e
appena rosate, e due occhi grandi ed espressivi.
La
giovane non smetteva di guardarsi.
Non
era bella, o perlomeno non bella di quella bellezza appariscente ed
eclatante,
quella bellezza che trasuda da ogni gesto.
Ma
era carina dopotutto. La sua era una bellezza mite, riservata. Timida
per certi
versi.
Katie
era bella nella sua semplicità. Meglio ancora, nella sua
discrezione.
Il
suo sguardo, dopo qualche istante, tornò a posarsi sul
cofanetto in cui era
contenuto quel meraviglioso gioiello.
Anche
quel collier di perle era semplice e discreto, a suo modo.
Katie
sorrise.
Evidentemente
chi lo aveva scelto la conosceva davvero bene.
Era
un collier composto da un unico filo di perle. Perle bianche e
purissime, ma
non molto grandi.
Ad
unire le due estremità vi era una piccola chiusura in oro
bianco a forma di
rosa.
Il
fiore più
bello.
Il
fiore più
pericoloso.
si
disse Katie.
Eppure
più lo guardava, più Katie si convinceva che non
l’avrebbe mai indossato.
Per
quanto semplice e discreto fosse, per quanto in un certo senso le
assomigliasse, Katie sapeva che forse quello specchio non avrebbe mai
riflesso
l’immagine di lei con indosso quel gioiello.
Katie
era sempre stata una persona concreta.
Una
di quelle rare persone che cercano di intravedere l’essenza
dietro il velo
ingannevole dell’apparenza. Come quando da bambina, giocando
in riva al mare,
trovava una conchiglia.
Per
quanto bella essa fosse, infatti, Katie non se ne curava, troppo
impegnata a
scovare il granchio che vi abitava dentro.
E
Katie era così nella sua vita.
Non
amava i giri di parole.
Non
amava gli arzigogoli.
Non
amava i fronzoli.
Non
amava tergiversare
Ma
quel collier era come lei. Niente fronzoli, niente arzigogoli. Era
semplice,
modesto.
Era
un gioiello che, pur se elegante e forse superbo, andava dritto alla
questione.
Allora
perché
non indossarlo?
Questo
era ciò che la giovane si ripeteva nella sua mente.
In
fondo, sembravano fatti per stare assieme: l’uno sul collo
dell’altra.
Katie,
però, era convinta che non solo non sarebbe mai stato
attorno al suo collo, ma
neppure tra le sue mani.
Aveva
paura che quel collier, così bello e inerme a vedersi in
quel cofanetto,
diventasse il sigillo della sua morte non appena le sue dita lo
avessero
sfiorato, proprio come alcuni anni addietro.
Il
problema non era l’inadeguatezza di indossarlo.
Il
problema era il terrore che aveva anche solo di toccarlo.
Com’è
strana la vita
Pensò
Katie.
Ogni
bambina gioca ad essere grande.
Ogni
bambina resta incantata mentre vede la mamma che si sistema il suo
vestito più
bello, che si trucca, che si acconcia i capelli, che indossa il suo
monile più
prezioso.
Ogni
bambina, a volte anche di nascosto, indossa le scarpe della mamma,
quelle con i
tacchi. E si mette il rossetto notando poi, con enorme delusione, che
non
assomiglia tanto alla mamma, quanto piuttosto ad un clown da circo.
Ogni
bambina sfida la paura di essere scoperta dalla mamma e indossa, senza
farsi
vedere, la sua collana per poi specchiarsi e vedere che effetto fa
averla
indosso.
Katie
non era più una bambina da molto tempo.
Katie
sapeva che era sciocco aver paura di una collana.
Tuttavia,
proprio come una bambina, sentiva forte la tentazione di prendere
quella
collana e di indossarla. E come una bambina si frenava subito, ma non
per timore
del rimprovero della madre.
Il
rimprovero che temeva era quello della morte, che le rinfacciava di
essere
stata troppo imprudente ed ingenua.
“Katie
non sei ancora pronta?”
Oliver
face capolino dalla porta. Impeccabile nel suo completo scuro.
Katie
gli sorrise.
Aveva
un sorriso splendido, un sorriso luminoso che le faceva brillare gli
occhi e
che, spesso, riusciva a contagiare anche chi le stava intorno. I suoi
denti
rilucevano come le perle di quel collier.
“Sì
sono pronta” rispose.
Oliver
si perse a guardarla per un momento.
Era
davvero graziosa in quel suo elegante tubino blu che le arrivava appena
sotto
il ginocchio.
Ma
il suo giudizio era privo di valenza. Dopotutto lui l’aveva
sposata e la
trovava incantevole anche di prima mattina, con i capelli arruffati,
gli occhi
stanchi e l’alito che sapeva di sogni.
Lo
sguardo dell’uomo cadde poi sul cofanetto di velluto e su
ciò che esso
conteneva.
E
allora capì.
“Non
lo metti?” Le chiese dopo averla raggiunta e abbracciata
amorevolmente.
“Non
riesco neanche a tenerlo tra le mani” Rispose soltanto lei.
Oliver
la strinse un po’ più forte.
“Ho
visto il male negli occhi. Ho visto la morte in faccia. Eppure mi
spavento di
indossare una stupida collana. Sono patetica” Disse Katie
d’un tratto.
“No,
non lo sei” le rispose l’uomo. “Sei solo
Katie. La mia Katie. Quella che
preferiva non mangiare i frutti di bosco pur di non pungersi le
dita”.
La
donna lo fissò
“Hai
ragione. Ma così facendo non ho mai saputo che sapore
abbiano”.
“Non
è mai troppo tardi per impararlo, Katie”.
E
così dicendo, Oliver prese il collier tra le sue mani. Katie
non si stupì
quando vide che era del tutto innocuo e che suo marito era ancora vivo,
pur
avendolo toccato.
In
fondo lo sapeva che quel collier non poteva farle alcun male.
“Posso?”
Chiese il giovane con un sorriso.
“Certo”
rispose lei, solo leggermente titubante.
Trattenne
il respiro nell’istante in cui le perle sfiorarono il suo
collo. Erano gelide.
Ma
Katie sapeva che quella sensazione di freddo stava portando via, come
un alito
di vento, le sue
paure.
La
paura comprensibile
e innocente di Katie bambina.
La
paura assurda
e perversa di Katie donna.
Katie
sapeva, o forse semplicemente sperava, che l’età e
l’esperienza le avrebbero
sostituite con misere ma essenziali briciole di coraggio.
“Ti
aspetto di sotto”
La
donna annuì alle parole di Oliver. Per alcuni istanti
continuò a sfiorare le
perle di quel collier con le sue dita. Fino a quando, dopo qualche
minuto,
prese la pochette che aveva lasciato sul letto e si apprestò
ad uscire dalla
stanza. Prima di farlo, però, gettò nuovamente
un’occhiata alla grande
specchiera.
Una
donna ricambiò il suo sguardo.
Indossava
un collier di perle. Perle di un bianco puro e luminoso come il sorriso
che
Katie donò a quel riflesso.
Un
sorriso che sapeva di tempi lontani.
Il
sorriso di una donna che assaggia per la prima volta i frutti di bosco.
Il
sorriso di una bambina che non smette di cercare il granchio dentro
alla
conchiglia.
Grammatica
e Sintassi 9,6/10
Grammatica e sintassi sono quasi perfette se non per alcuni errori di
punteggiatura, ti sono scappate un paio di virgole.
“Bellissimo anzi.”
“Superbo per certi versi.”
“Come quando da bambina, giocando”
“Sì sono pronta”
Io inserirei una virgola dopo ‘bellissimo’,
‘superbo’, ‘quando’ e
‘sì’. Nei
primi tre casi si tratta di incisi, nell’ultimo, invece,
bisogna sempre mettere
la virgola dopo le espressioni ‘sì’ e
‘no’. -0,10 x 4
Stile e Lessico 9,9/10
Lo stile che hai scelto di usare in questa storia mi è
piaciuto molto.
Sei riuscita a integrare riflessioni profonde e precise, rafforzate da
paragoni
e metafore pertinenti con ricordi appartenenti all’infanzia
di cui non sappiamo
nulla e all’adolescenza di cui qualcosa ci è stato
detto nei libri. Inoltre la
storia, sebbene non abbia una vera e propria trama, non è
fissa o ferma sempre
sullo stesso particolare, anzi, pur ruotando totalmente intorno alla
collana e
alle paure ed emozioni ad esse legate non si può dire che la
narrazione non si
svolga e prosegua sotto gli occhi del lettore. Inoltre sei riuscita a
inserire
dialoghi sia in modo esplicito con Oliver sia implicitamente con
sé stessa
attraverso l’uso del corsivo e del genere
introspettivo.
Ti segnalo solo questo particolare, che non so come definire, non si
tratta di
errore grammaticale né di lessico, che peraltro è
molto curato e opportunamente
scelto, è più una sorta di dubbio sul
significato.
“Ma quel collier era come lei”
Credo che sia meglio sostituire la congiunzione
‘ma’ con la ‘e’. Stai elencando
una serie di caratteristiche di Katie e hai già espresso la
sua somiglianza con
la collana, quindi non capisco il perché di quel
‘ma’.
Utilizzo del pacchetto 5/5
Devo essere sincera, quando ho inserito Katie Bell
all’interno di un pacchetto,
non ho pensato minimamente al suo ‘incidente’ con
la collana maledetta durante
il sesto libro. E non posso dire altro che credo che tu abbia saputo
sfruttare
al meglio questa fatto rendendo il timore generato da
quell’evento il legame
che unisce la ragazza al gioiello.
Katie è contemporaneamente attratta e spaventata dalla
prospettiva di indossare
quella collana così simile e così diversa da lei,
ed è questa paura a far da
collante tra le due, quasi rendendole una cosa sola.
Caratterizzazione personaggi 10/10
Punteggio pieno anche sotto questa voce!
Ho apprezzato la caratterizzazione che hai dato a Katie, pur comparendo
in
quasi tutti i libri di lei non sappiamo molto di lei se non il nome e
che sia
una Cacciatrice.
Di lei hai evidenziato un lato inedito, una fragilità di cui
non si è parlato,
ma che può essere inevitabile dopo un grave episodio come
quello capitatole.
Durante lo svolgimento della storia si assiste alla sua evoluzione
graduale che
passa attraverso il ricordo di momenti passati legati
all’infanzia e
all’adolescenza fino ad arrivare al suo presente
rappresentato dalla figura di
Oliver che con la sua dolcezza e il suo affetto riesce a far uscire
questo
paguro dalla sua conchiglia…
Gradimento personale 5/5
Anche la tua storia è riuscita a colpirmi ed
emozionarmi.
La grazia e la cura con cui hai descritto ogni particolare hanno colto
nel
segno rendendo la tua storia una di quelle storie che non ci si stanca
mai di
rileggere.
Sei riuscita a dare a Katie quella sfumatura malinconica e quella
storia
travagliata che rende ogni racconto più interessante e pur
senza eccedere nella
tragicità delle sue paure e della sua situazione sei
riuscita a commuovermi e a
farmi immedesimare nel personaggio.