Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Lauren_Mkenneth    29/01/2013    1 recensioni
"AVETE MAI CANTATO LA NINNA NANNA AD UN DIO!?".. Una pioggia di meteoriti inonda la terra! Qualcosa colpisce in pieno il furgone di Dafne e la fa andare fuori strada, quando si riprende, capisce che un uomo giace ferito... Loki, il Dio dell'inganno, è arrivato sulla terra per portare un messaggio! Ma, a darle una mano per curarlo, ci saranno dei malcapitati attori che si trovano lì per girare un film, uno di questi incredibilmente somigliante al Dio nordico.. e di fatti questa somiglianza non è del tutto casuale!!
(Loki/Sigyn)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Phil Coulson, Sorpresa, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cose di un altro mondo

 
Mi sentivo stranamente rinvigorita, anche se la testa e la gamba continuavano a pulsarmi leggermente. Ero uscita all'aperto, per cercare un po' di conforto nella pesante umidità che riempiva l'aria dopo quella pioggia incessante, che aveva trasformato il deserto, in un mare di fango rosso.
Guardai il cielo, tornato del suo colore originale. Ripensai alle meteore, all'impatto che avevo visto avvenire davanti ai miei occhi, alle nubi turbinose e scure, macchiate di quei colori strani e dubbiamente naturali…
Poteva, tutto quello essere successo, perché quell'uomo riuscisse ad arrivare sulla terra? Dunque era tutto vero: le storie che raccontava mia madre… e le leggende, che parlavano di grandi occhi onniveggenti e potenti IDEI, seduti su grandi troni dorati, posti su l'alto delle torri, per sorvegliare l'umanità.
Forse noi esseri umani non avevamo mai inventato nulla, e volevamo credere di essere superiori solo per non cedere alle paure, di una forza più potente e oscura, che potesse riuscire così facilmente a possederci!
Sospirai, guardando il grande piazzale alberato, dov'erano parcheggiate auto e ambulanze; erano state montate anche alcune tende, per prestare il primo soccorso fuori dall'ospedale, per i feriti meno gravi.
 
Il grande pick-up nero era sempre parcheggiato al suo posto, fermo, dove l'avevo lasciato, quando ero scesa frettolosamente per seguire la barella, su cui avevano adagiato Loki.
Passai vicino alla nera vernice, ancora lucida, pur gravemente macchiata dal fango e dalla polvere, e mi ci specchiai per guardare meglio la medicazione che mi avevano fatto in ospedale.
Le mie labbra si storsero, non appena vidi, appena al di sotto dell'attaccatura dei capelli, una sottile linea rosso porpora spezzata da diversi segni scuri.
≪Maledizione. Eccoti… non ti trovavo più. Ti ho cercato per tutto l'ospedale! Dov'eri finita?≫la voce profonda di Kenneth mi scosse.
Mi voltai di scatto, cercando di nascondere l'evidenza della mia azione precedente, non volevo che nessuno pensasse che ero rimasta in qualche modo sconvolta dall'incidente e che, anche se all'apparenza forte, infondo avevo la mia buona dose di paure.
Cercai di sembrare indifferente, mentre il mio sguardo si perdeva nel vuoto del parcheggio e cercava i due ragazzi.
Fece cadere con noncuranza qualche ciocca di capelli sulla fronte, per coprire l’orrendo sfregio e tornai a guardare Ken.
Ma forse quell'uomo, mi aveva già capita fino infondo! Mi scrutò con la coda dell'occhio, evidentemente preoccupato; si infilò le mani in tasca e sospirò guardando oltre la macchina.
≪Tranquilla, va tutto bene. Se sei d’accordo, vorrei che accettassi la nostra ospitalità. Vieni con me…≫quelle parole furono come un balsamo sui miei sensi. Fu lui stesso a confortarmi, a dirmi che stava andando tutto bene, che finalmente ero davvero al sicuro, che non sarebbe successo più nulla, che era tutto finito.
Poi realizzai la seconda parte della frase, in un secondo momento, con calma. E alzai lo sguardo su di lui, perplessa, per capire di cosa stesse parlando.
≪Dovrei tornare a casa, se mai ne è rimasto qualcosa. Non posso venire, vi ho già disturbato abbastanza, sarei sicuramente un peso≫.
≪Non posso lavorare, dopo quello che è successo, la strumentazione è stata compromessa dal maltempo e anche i miei attori non sono nelle condizioni migliori. Non sei un peso per nessuno, e non voglio che quell'uomo ti cerchi ancora!≫il tono della sua voce, si fece leggermente più alto nel pronunciare le ultime parole. La paura nella sua voce e nei suoi pensieri, era palpabile, e spaventò anche me, facendomi sentire piccola e vulnerabile.
Aprii la bocca, senza emettere suono, per poi tornare a chiuderla e ad annuire come una brava scolaretta.
Lo osservai con la coda dell’occhio mentre saliva sul retro del pick-up e alzava il grande telo di plastica, sotto il quale, aveva cercato di difendere i suoi strumenti dal maltempo.
Eppure… a me non sarebbe dispiaciuto, se Loki fosse venuto a cercarmi ancora.
Mi ritrovai a pensare a lui, senza un motivo fondato, mentre guardavo l’ingresso dell’ospedale e il mio sguardo finiva per perdersi nel buio dei miei pensieri.
Tom e Chris stavano avanzando verso di noi. Il bel ragazzo biondo aveva in mano delle coperte su cui era posato un piccolo termos, mentre il bruno portava con se una piccola valigetta bianca.
Sorridevano, questo era l’importante, ridacchiavano tra loro e si davano piccoli colpetti a vicenda. Sembrava una sottospecie di gioco a chi barcollava di più!
Solo quando si avvicinarono abbastanza per caricare il tutto in macchina, vidi che Tom aveva una mano fasciata.
«Sei ferito?» gli chiesi preoccupata, prendendogli la mano tra le mie per osservare la fasciatura.
«E’ sono un taglietto. L’ho fatto controllare perché non volevo farti sentire sola, con quella bella cicatrice» disse indicandomi la fronte e accennando un sorriso.
Ricambiai con piacere, sentendo finalmente la “normalità” che riempiva i buchi della mia mente, creati da quell’incendio scoppiato così improvvisamente.
«Che fai, mi prendi in giro?» chiesi ridendo.
«Buoni bambini… penso che sia meglio tornare alla base, tu che dici Hemsworth?» il regista scese con il salto dal pick-up, guardando serio il collega.
Chris alzò gli occhi al cielo, scrutando le nuvole scure. Storse il naso e senza dire una parola aprì la portella della macchina, facendo cenno a Kenneth di entrarci insieme a lui.
«E’ meglio muoverci, non mi piace questo tempo...» incrociò le braccia e non smise di osservarci, finché non fummo tutti saliti in auto.
Un altro tipo figo, che prima sembra un angelo, e poi si comporta da pazzo, ma dove sono andati a finire gli esseri umani?
 
Odiavo le strade Messicane, solamente perché nessuno si era mai preoccupato ad asfaltarle.
Non potevi guidare senza prendere in pieno una buca, o qualcosa di simile, slittare sulla brecciolina o essere intossicato dalla polvere che, puntualmente si elevava in massa dalla strada.
Si era dunque sballottati da una parte all’altra dell’abitacolo, rischiando, la maggior parte delle volte di sbattere con la testa contro qualche parte dell’auto.
Bene! Quello fu il mio dolce risveglio.
Avevo avuto l’infelice idea di addormentarmi, per far riposare i miei neuroni già alquanto provati dalla situazione, quando sentii un forte rumore e venni spinta (o forse sarebbe meglio dire sbattuta, lasciata e strattonata da una forza più potente di quanto immaginassi dalla parte opposta dell’abitacolo.
Non mi preoccupai assolutamente di dove fossi andata a finire, l’importante era di non aver sbattuto contro nulla, ne avevo abbastanza di prendere colpi e di subire incidenti.
Sentii la voce di Kenneth, stava dicendo qualcosa di non molto carino, nei confronti della macchina e della stessa strada e gli diedi ragione col pensiero.
Abbandonai la testa su qualcosa di morbido, freddo e liscio, dalla consistenza aerea; avrei detto quasi plastico, e chiusi gli occhi accompagnata da una voce rassicurante da sembrare un ricordo di un sogno talmente bello, quasi irreale.
Mi alzai di scatto, capendo finalmente, dove il movimento improvviso dell’auto mi aveva spinto.
Imbarazzatissima, mi misi seduta, portando le mani alla bocca per coprire gote, sicuramente diventate rosse dopo quella pessima figura.
«Stupida ragazzina…», una voce fredda e dura mi colpii improvvisamente in viso, mozzandomi quel poco respiro che avevo in gola.
Quelle parole… il suono metallico e glaciale con cui venivano pronunciate, semplici ma dirette, con disprezzo e ira.
Quell’uomo mi disprezzava, quanto disprezzava qualunque forma di vita umana e non, che potesse vivere, camminare, parlare, mangiare e respirare su questo nostro pianeta.
Nei suoi freddi occhi di ghiaccio c’era solo odio… e voglia di vendetta.
Sospirai piano, vedendo l’aria fuoriuscita dalle mie labbra, che si trasformava in una piccola nuvola di condensa.
D’improvviso si gelava, l’abitacolo si era fatto parecchio scuro e seduto accanto a me non c’era più quel simpatico attore inglese… ma Loki.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Lauren_Mkenneth