Io partirò stanotte.
Le parole del bambino risuonavano nel petto di Rachel, sette anni, mentre attraversava il corridoio deserto dell’orfanotrofio. Sapeva che se qualcuno degli inservienti l’avesse trovata lì, a quell’ora di notte, le avrebbe fatto del male. I bambini sorpresi nel cuore della notte a girare per i corridoi, sparivano.
Se vuoi venire a salutarmi un’ultima volta, vieni stanotte in camera mia.
A Rachel non importava niente di sparire: era preoccupata, angosciata al pensiero di non vedere mai più Alf, il suo migliore amico. I piedi, scalzi, cominciavano a congelarsi quando arrivò finalmente alla camera del bambino. Ti aspetterò fino alle tre, poi me ne andrò. Controllò che nessuno la vedesse e si intrufolò nella camera, sospingendo la porta leggermente socchiusa. La prima cosa che vide fu la figura di Alf, dritta in piedi sul davanzale della finestra, leggermente oscuratra perché in controluce. Il bambino si voltò. Aveva in mano il lenzuolo del letto, dove aveva racimolato un po’ di provviste. Dimostrava molti anni in più di quelli che aveva realmente, cioè otto. A sette anni, solo sette, Rachel capì che non avrebbe mai più visto Alf. Le si strinse il cuore e le parole che avrebbe voluto dire le morirono in gola. Parole di addio: era così che facevano i pirati, no? Pirati, come Alf, che proteggevano le principesse come Rachel.
Io vorrei vederti un’ultima volta prima di andarmene. Quindi, vedi di essere puntuale.
«Rash?» chiese il bambino, voltandosi. Rachel non ebbe nemmeno il coraggio di pronunciare il nome dell’amico. Incrociò i suoi occhi e in un attimo lui scese dalla finestra per andare ad abbracciarla. Rimasero in silenzio per un bel po’, fino a che Rachel non si fu calmata un po’ e non fu in grado di chiedere ad Alf di portarla con sé.
«Non posso, Rash. Se ci scoprono, fanno del male a te, e io non voglio. Un pirata non fa mai del male agli amici.»
«Dimmi almeno dove stai andando… ti prometto che ti raggiungerò non appena riuscirò ad andarmene!»
Alf non rispose. Rachel sentì che l’amico le stava bagnando la camicia da notte; e sapeva benissimo che quelle gocce calde non erano nient’altro che lacrime. Semplici lacrime, dolorose, impietose e brutte.
«Non posso dirtelo. E’ un segreto da pirata.»
Rachel sospirò. Il dolore le opprimeva il petto, ma lei non lo mostrava perché le principesse sono forti e aiutano sempre gli altri a stare meglio. «Va bene.» Si staccarono dall’abbraccio e Alf rivolse lo sguardo verso la finestra, dando le spalle a Rachel, per non farle vedere il volto rigato di lacrime. Riprese il suo fagotto con le provviste e risalì sul davanzale. Quindi, si voltò verso Rachel, un’ultima volta. Adesso che la pallida luce della luna illuminava il suo viso, la bambina poté vedere le guance bagnate di lacrime dell’amico. Alf sorrise e le fece cenno di avvicinarsi. Rachel obbedì. Lui si chinò e le diede un lieve bacio sulle labbra.
«Qualsiasi cosa faremo, ovunque andremo, tu sarai sempre la mia principessa.»
Rachel avrebbe voluto rispondere, ma dovette trattenere un singhiozzo. La vista le si appannò di lacrime e poté a malapena distinguere la figura di Alf che saltava giù dalla finestra del primo piano. Lo sentì correre sull’erba secca del giardino. Allo stesso modo, lei si voltò e corse via da quella camera, in silenzio, come fanno le principesse.