052. Hair clip
Fermaglio per capelli
“Gli piaceva tenere con sé il fermaglio di Anna;
non aveva un valore, sulle bancarelle ne avrebbe trovati chissà quanti. Ebbe
valore solo per lui: era di Anna”, Il fermaglio, Alessandro Franci
Riza aveva deciso di farsi crescere i capelli, da
qualche mese a questa parte. Una decisione improvvisa e inaspettata. Roy era
così abituato a vederla con i capelli corti, che ebbe bisogno di un po’ di
tempo per abituarsi alla nuova Riza. Alla fine aveva anche dovuto ammettere che
forse lei gli piaceva quasi di più con i capelli lunghi. Era più… femmina.
Stava sventando il rischio che l’uniforme la fagocitasse completamente.
Un rischio sciocco, ad essere onesti.
Riza stessa doveva ancora abituarsi alla novità: i
capelli corti erano pratici e facili da gestire, non cadevano davanti agli
occhi, non si appiccicavano al collo quando si sudava per il troppo caldo. Per
ovviare al problema si era dovuta organizzare. Aveva comprato un fermaglio:
semplice, laccato e regolare, un po’ come lei.
Tuttavia il movimento di raccogliersi i capelli,
attorcigliarli e bloccarli sulla nuca con il fermaglio non era ancora diventato
un automatismo. C’erano certi giorni in cui scioglieva i capelli e appoggiava
il fermaglio affianco alla penna che usava per firmare i documenti.
Roy Mustang approfittò proprio di uno di quei
giorni.
Riza si era alzata per andare a fargli un caffè
(un gesto gentile) e lui era scattato come una gazza ladra; era planato sulla
scrivania e aveva artigliato il fermaglio. Per tutto il pomeriggio l’aveva
tenuto in tasca, poi la sera, tornato a casa, l’aveva riposto con cura nel
primo cassetto del comò, tra i calzini.
Ogni tanto apriva il cassetto e guardava l’oggetto
con attenzione, come fosse merce d’antiquariato d’altissimo valore. Poi
richiudeva il cassetto e uno stralcio di sorriso gli rimaneva sulle labbra.
***
Era l’agosto più torrido che avesse mai vissuto.
Non girava un alito di vento; la terra era arida e brulla; non pioveva da oltre
cinque settimane; la sera il calore si alzava dall’asfalto e soffocava i poveri
cittadini di East city. L’afa non lasciava tregua.
La giacca della divisa di Roy si trovava appesa
alla poltrona della sua scrivania da giorni. A tutti mancavano le forze per
lavorare bene, ma questo non li giustificava dal non lavorare affatto. Riza li
marcava stretti: dovevano quanto meno rispettare i tempi per le consegne.
Una mattina Roy Mustang aprì il famoso cassetto
per prendersi un paio di calzini puliti e finì per intascarsi il fermaglio
rubato. Il motivo di questo gesto non gli era noto; aveva agito d’impulso.
Un gesto d’impulso che era stato guidato da una mano
superiore.
A metà pomeriggio Riza, accaldata come tutti, si sciolse
i capelli per tirarli su in modo tale che rimanessero più fissi, ma il suo fermaglio
si ruppe in due pezzi che saltarono ai poli opposti dell’ufficio. Maledì quell’aggeggio,
maledì di essersi fatta crescere i capelli e maledì il fatto di aver maledetto il
tutto ad alta voce.
Fu allora che Roy, quasi come un cavaliere di una saga
antica, casualmente tirò fuori dalla tasca il suo fermaglio, per donarlo a Riza.
Ovviamente lei non era una di quelle fanciulle ingenue protagoniste delle fiabe;
aveva capito subito che quello era il fermaglio che era misteriosamente sparito
da quasi due anni, tuttavia sorrise, accettò il regalo, si legò i capelli (con un
movimento più lento ed elegante del solito) e ringraziò.
NOTE FINALI:
Dovevo aggiornare ieri, ma ho dato un esame ed ero in modalità ameba. Anche domani ho un esame (cross your fingers for me!), ma insomma, sono stufa di vichinghi, saghe nordiche e poesia scaldica. Quindi eccomi qui!
E' un flash super flash. Nulla di particolarmente elaborato, anche perché, se ben ricordate, mi ero giocata l'elemento fermaglio con il theme Store-lined street. Credo che questo sia tutto!
Un bacio a tutte voi, che continuate a seguirmi!