<< NOVA
LUX >>
Marte
era nelle cucine, dove Maria le stava accuratamente controllando e pulendo la
ferita sulla fronte.
Sul
volto della donna si materializzò un’espressione malinconica, Marte poteva
percepire sotto i suoi tocchi materni, la nostalgia dei ricordi di un passato
ormai lontano: - C’è stato un tempo in cui Ezio non era molto portato per la
corsa sui tetti. I primi tempi lui e Federico, il mio primogenito, tornavano a
casa con almeno un ginocchio sbucciato… –
-
Non deve farlo… - la rossa si sentì in colpa per aver inconsciamente costretto
Maria a medicarla, le afferrò le mani interrompendola, e le rivolse uno sguardo
dispiaciuto; aveva compreso troppo tardi che, quel gesto così banale, aveva
probabilmente riportando a galla i ricordi della donna - Se non se la sente,
posso sempre farlo da sola. –
La
donna alzò gli occhi al cielo, le diede un buffetto sul naso e le sorrise
dolcemente tornando a occuparsi della ferita, vi passò con cura un batuffolo di
cotone imbevuto con dell’unguento di origano e timo: - Questa poi… Ti ho forse
dato l’impressione di essere una vecchia signora incompetente?
–
-
Non fraintendetemi madonna Auditore ma vedo la nostalgia nei vostri occhi e la
malinconia nei vostri gesti. – rispose quella cercando di esprimere al contempo
la gratitudine per quella premura e il dispiacere per ciò che sapeva essere
successo alla famiglia Auditore in passato - Non volevo certo obbligarvi ad un
doloroso rivangare nel passato. –
-
Sarò franca Marte: c’è qualcosa in te e nei tuoi modi di fare che mi ricorda il
mio amato Petruccio. – Maria sorrise accarezzandole una guancia con fare
materno, si accorse dell’espressione confusa della ragazza e non riuscì a
trattenere una risata divertita – Non fraintendermi, il fatto è che sei sempre
così… Piena di vita ed euforia. Sei come una bambina che vuole scoprire il mondo
tutto insieme e non c’è stato un solo istante da quando ti ho incontrata in cui
ho visto il dispiacere sul tuo volto. Il mio bambino era così e tu riporti a
galla il suo dolce ricordo con una facilità disarmante. –
-
Io… Sono confusa. So già che me ne pentirò ma devo chiederle la sua opinione. –
Marte, di punto in bianco, si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e
indietro per la cucina sotto lo sguardo attento di Maria che non si perse una
sua mossa. La donna era in attesa, quasi trepidante, di capire cosa avesse
convinto la rossa a manifestare proprio a lei i suoi dubbi e non riuscì a
trattenere la sorpresa nel sentire le parole di Marte: - Suo figlio non fa altro
che rimproverarmi! Dice che agisco d’istinto, che non penso alle conseguenze che
sono una bambina immatura… -
-
Ma la tua non è affatto immaturità tesoro. – la replica di Maria fu quasi
istantanea, si sistemò di fronte alla rossa e le afferrò entrambe le mani prima
di stringerle tra le sue e guardarla con un’intensità disarmante: - Tu sei
soltanto curiosa ed è la tua curiosità a renderti speciale.
-
Marte
alzò gli occhi al cielo, a stento riuscì a trattenere uno sbuffo spazientito al
ricordo di ciò che lei ed Ezio erano soliti dirsi in fase di allenamento: - Ezio
direbbe che la mia curiosità porta soltanto guai… -
Sul
volto della donna si materializzò un sorriso divertito, le diede un buffetto sul
naso e si allontanò. Qualche minuto dopo Maria ricomparve con un fiasco di vino
e un po’ di cibo dall’aria invitante cui la rossa non resistette, entrambe si
accomodarono intorno al tavolo e la donna si premurò in breve di spiegarle cosa
pensava dell’intera faccenda: - Non dare retta a tutto quello che dice. Per
quanto tutto questo possa sembrarti inverosimile, ha un debole per te… Non guardarmi
così! Anche se non sempre te lo dimostra, è un fatto universalmente
riconosciuto, figurati, le ragazze della Rosa in Fiore hanno addirittura
iniziato a scommetterci sopra! –
Marte
scoppiò a ridere: in pratica la situazione tra lei ed Ezio era diventata oggetto
di parecchie puntate… Era proprio venuto il momento di trovare qualcosa di nuovo
per impegnare la routine degli altri.
-
Parlavate di me? –
Dal
nulla era comparve Ezio, le rubò di mano il panino che aveva preparato e prima
ancora che potesse fare qualcosa, si era messo fuori dalla sua portata.
Marte
gli rifilò uno sguardo malevolo ma, ritenendo la situazione una causa persa,
rinunciò e ne preparò un altro.
-
In realtà parlavamo del fornaio. – fu la divertita replica di Maria che scambiò
uno sguardo complice con la rossa; l’espressione innervosita di Ezio non sfuggì
a nessuna delle due che, arrivate a quel punto, erano curiose di scoprire quale
potesse essere la reazione del moro - L’ho sentito parlare di Marte: dovevi
vedere in quanti erano intorno a lui, pronti a tessere le lodi della tua
allieva… Non sapevo che avessi tutti questi ammiratori! –
Marte
scoppiò a ridere.
Dopo
il bacio tra lei ed Ezio non c’era stato altro che un continuo nascondersi, era
palese quanto entrambi stessero cercando di evitarsi, persino vederli nella
stessa stanza era stato impossibile negli ultimi giorni. Era ovvio che,
specialmente negli ultimi giorni, la rossa si fosse ritrovata circondata dai
suoi “fantomatici” ammiratori: - Una cosa è certa: sono più di quelli che potrei
gestirne in una vita sola! –
-
Nessuno di loro t’interessa? – domandò a quel punto Maria, incuriosita
dall’intera faccenda, non che fosse nelle sue corde l’impicciarsi nei fatti
altrui ma era da qualche tempo che non le capitava una sana dose di
pettegolezzi.
-
Dipende da cosa intendi per “interesse”. C’è stato qualcuno che mi ha
incuriosito all’inizio. – pensandoci meglio, Marte fu costretta ad ammettere di
aver avuto qualche storiella, seppur di poco conto ma tra quella che era stata
la sua storia e gli aneddoti ascoltati delle altre ragazze di città c’era una
differenza sostanziale – Tuttavia nessuno di loro è stato in grado di farmi
battere il cuore… Si dice così no? -
Quel
discorso, per quanto non gli piacesse, aveva incuriosito Ezio oltre ogni modo.
Per quello che lo riguardava, era certo di aver maturato dell’esperienza in
campo amatorio ma la vita sentimentale di Marte gli era tutt’ora incognita…
Se
con quella bizzarra conversazione fosse riuscito a scoprire almeno qualche
dettaglio in più su quando “in là” si fosse spinta Marte, beh, tanto meglio: -
La dichiarazione che ti ha sorpreso di più? –
-
Qualcuno che mi ha sorpreso… - di punto in bianco sul volto della rossa si
materializzò un sorriso divertito, immediatamente seguito da una delle risate
più sguaiate che Ezio le avesse mai sentito fare da quando l’aveva incontrata,
arrivò quasi ad avere le lacrime agli occhi - Oh sì, come dimenticarla! La
contessa di Viterbo! –
Ci
fu un attimo di silenzio in cui nessuno fiatò; quella, tra tutte, fu una
rivelazione a dir poco disarmante.
-
Come prego? – fu la confusa domanda di Maria che, forse anche meno di suo
figlio, si era spettata una simile sentenza da parte della rossa. Una cosa era
certa: i tempi erano cambiati notevolmente da quando lei era una giovane dama in
età da marito.
Sul
volto di Marte si era materializzato un sorriso divertito.
Forse
aveva fatto male a parlare proprio di quell’occasione, era più che logico che
persone come Maria fossero poco avvezze a simili “novità”; volle spiegare la
dinamica degli eventi, prima che qualcuno potesse fraintendere l’intera
situazione: - Sarò franca con voi: non parteggio per quella “squadra” e non
credo succederà mai che io cambi idea. Capirete da voi il mio disagio nel
rifiutare la proposta della contessa. Non nego la bellezza di Chiara ma mai come
in quel momento mi sono sentita così… A disagio! -
Sul
volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito, per lo meno ora aveva la
certezza dei limiti della rossa, era certo di aver eliminato metà della
popolazione di Roma dalla lista dei possibili avversari.
Restava solo un interrogativo irrisolto: se non era per interesse, per quale altro motivo la rossa sembrava così in confidenza con l’ambiente tipico dei bordelli della città eterna?
*****************
I
due non fecero in tempo a scortare Caterina all’interno della casa che, dopo un
breve colloquio tra lei e il capo della gilda, Luca li aveva già convocati nel
suo studio: - Abbiamo un problema. –
Marte
alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si lanciò a peso morto sulla poltrona più
vicina, afferrando alcuni biscotti dal porta vivande sul tavolo del padre: -
Come se fosse una novità! –
-
Non c’è da scherzarci sopra, la questione è piuttosto seria… Caterina mi ha
appena rivelato che stava trasportando degli importanti documenti quando è stata
catturata. – l’uomo spiegò la realtà dei fatti con una semplicità disarmante,
riservò a entrambi uno sguardo severo che riuscì finalmente a placare un po’
della baldanza della rossa e attirò definitivamente l’attenzione del fiorentino
su ciò che questo avrebbe potuto significare - Se questi documenti finissero
nelle mani degli alleati dei Borgia, Forlì sarebbe perduta per sempre.
–
-
Siamo davvero messi male se recuperare quattro fogli di carta è diventato un
problema di stato. - Ezio borbottò scettico tra sé e sé, si sporse maggiormente
sulla scrivania di Luca nel tentativo di scoprire se tra le infinte carte che
aveva davanti ci fosse qualche indizio su quale fosse il contenuto di quei
documenti ma non trovandone decise di porre la fatidica domanda – Qual è il
piano? -
-
Bisogna partire immediatamente per rintracciare i messaggeri dei Borgia. –
spiegò Luca prima di indicare un punto specifico sulla cartina di fronte a sé,
entrambi si sporsero per vedere meglio la zona in questione e attesero che
l’uomo terminasse il discorso - Sappiamo da fonti certe che passeranno la notte
in una taverna appena fuori città. -
Sul
volto della rossa si materializzò un’espressione sorpresa, guardò il padre e
notandone il disagio sul volto scoppiò letteralmente a ridere attirando
l’attenzione di Ezio che le riservò un’occhiata confusa: - Ma non mi dire… La
fonte affidabile sarebbe nostra cugina? È un pezzo che non la vedo!
–
Luca
le riservò uno sguardo sdegnato, memore degli ultimi incontri avvenuti tra Sarah
e Marte era ben poco propenso a un nuovo incontro tra le due, non si premurò di
tenerlo nascosto a sua figlia: - E per quanto mi riguarda, scorrerà ancora molta
acqua sotto i ponti prima che questo succeda di nuovo. –
-
Non si fiderà mai di un viandante qualunque che passa per caso dicendo di
conoscerti! - fu la sdegnata replica della rossa, inviperita per la scarsa
considerazione che suo padre aveva di sua cugina che come tutti aveva una
dignità. Poteva accettare la reticenza di Luca nell’affidarsi a lei, sapeva
quanto poco gli andassero bene le scelte che Sarah aveva compiuto in passato ma
non per questo era meno meritevole di altri - Sei un ipocrita! Non esitavi un
solo istante a lasciarmi nelle sue mani quando dovevi andare in missione!
-
Ogni
volta che quei due litigavano Ezio si sentiva un pesce fuor d’acqua, era quasi
sul punto di andarsene quando Luca decise di prendere
posizione.
L’uomo
colpì con una violenza spaventosa la scrivania, un vaso crollò andando in
frantumi mentre sul suo volto si materializzava un’espressione assolutamente
inviperita: - Se non ti fosse ancora del tutto chiaro, sono io a capo di questa
gilda, le decisioni spettano a me e a nessun altro! Andranno Giacomo ed Ezio, la
questione è chiusa… Se non ti sta bene, quella è la porta!
-
Detto,
fatto.
Marte,
dopo un ultimo sguardo inviperito rivolto a entrambi, se n’era andata
sbattendosi la porta alle spalle.
*****************
Giacomo
era nelle cucine prendere qualche provvista, il viaggio non era lungo ma i suoi
attacchi di fame improvvisa erano sempre stati un
problema.
Una
volta riempita la bisaccia, aveva raggiunto il fiorentino nelle stalle ed erano
partiti.
Dopo
circa tre ore di viaggio avevano raggiunto il punto indicatogli da
Luca…
Entrando
i due si scontrarono con un gruppo di ragazzini non più che quindicenni ma
entrambi vi prestarono poca attenzione.
L’unico
realmente sorpreso dalla presenza di Marte, seduta al tavolo con qualche ragazzo
dall’aria burbera, fu Ezio. Giacomo salutò il resto dei presenti con qualche
pacca amichevole e si accomodò al tavolo con gli altri, ordinando all’oste
un’altra pinta di vino.
-
Si può sapere cosa diavolo ci fai tu qui?! - il fiorentino, sbattendo le mani
sul tavolo, si avvicinò al volto alla rossa a una velocità spaventosa
trattenendo a stento l’irritazione.
Quella,
senza nemmeno rendersene conto, gli aveva puntato un coltello alla gola
esercitando una debole pressione che lo aveva ferito lievemente: - Ma sei
scemo?! Potevo ucciderti! -
-
Conosci davvero questo stizzoso damerino da due soldi? - sbottò uno dei giovani,
pronto a venire alle mani mentre gli altri al suo fianco erano pronti a dargli
man forte.
Sotto
lo sguardo vigile dell’oste, che non li aveva persi di vista un secondo da
quando erano entrati, gli animi furono placati dall’arrivo di una donna bionda e
dal fascino nordico.
Questa
afferrò le orecchie di due ragazzi a caso, li costrinse a risedersi sulla panca
con i volti arrossati per l’umiliazione e li rimbeccò tutti all’unisono
attribuendo la colpa alla “novità” della serata: - Non posso lasciarti sola con
quattro uomini che nel giro di dieci minuti me li ritrovo allo stato brado! Ma
che gli fai tu agli uomini Mars?! -
-
Non è colpa mia Sarah! Com’è arrivato lui, sono iniziati i casini! - sbottò
quella, indicando con un improvviso moto di puerilità, l’ultimo arrivato; tutti
al tavolo si accorsero del rossore comparso sulle sue guancie ma nessuno se la
sentì di attribuire all’imbarazzo quell’improvvisa sfumatura cremisi comparsa
sul suo volto. Era già abbastanza pericoloso avere a che fare con
Sarah…
-
Deduco dalla foga della mia adorata cugina che tu sia niente meno che il famoso
Ezio Auditore. – la bionda si avvicinò, concedendo al fiorentino un breve
inchino prima di stringergli con leggiadria la mano Ancora prima di rendersi
conto di cosa stava facendo, Ezio vi aveva posato un casto bacio, rapito
dall’eleganza con cui si muoveva quella donna all’apparenza così affabile -
Lieta di fare la tua conoscenza, sono Sarah Petri in arte Saphira! Perdona la
franchezza ma davvero non ti aspettavi di vedere qui la mia dolce Mars? -
Il
moro, riacquistato un minimo di contegno, si schiarì la voce e riservò
all’allieva uno sguardo severo prima di riportare la propria attenzione su
Sarah: - Servirebbe a qualcosa dire che la speranza è l’ultima a morire?
-
L’altra
si sciolse in una risata.
Sarah
recuperò un paio di sedie, vi fece accomodare il fiorentino e gli pulì la ferita
sul collo con delicatezza, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti che ancora
non avevano compreso quell’improvviso scoppio d’ilarità: - La speranza è a un
ciarlatano che c’inganna nell’attesa messere, non ve l’ha insegnato il vostro
insegnante privato? -
Marte
sbuffò per l’evidente civetteria della cugina.
Gli
anni erano passati ma quell’inconscio amoreggiare di Sarah non si era ancora
spento del tutto, agitò una mano e riservò a Giacomo ed Ezio uno sguardo
annoiato: - Certo, certo… Tutto questo ciarlare è davvero amabile e credetemi,
mi piange il cuore a interrompere quest’amabile teatrino ma questi due hanno
delle questioni importanti di cui parlare. -
-
Sta tranquilla cuore, non lo tocca nessuno il tuo uomo. - ridacchiò la bionda
tra sé e sé, leggendo un pizzico di gelosia sotto la solita espressione
impassibile di Marte, le posò un delicato bacio tra i capelli prima di
allontanarsi - Per quanto riguarda ciò che ci siamo dette prima…
–
La
rossa sorrise gioviale, facendo un occhiolino alla cugina, poco prima di
stiracchiarsi sulle comode poltrone imbottite della taverna: - Sai bene che non
ti direi mai di no. -
La
bionda abbracciò di slancio la cugina, mosse un paio di passi in direzione della
cucina ma sembrò cambiare idea, si voltò e indicò Ezio e Giacomo: - Un’ultima
cosa: credo che entrambi siate stati scippati Voglio darvi un consiglio:
controllate più spesso ciò che portate alla cintola. -
In
quel preciso istante, tra le risate generali, i due si accorsero di non avere
più nessun sacco di monete appeso alla cintura.
*****************
Il
sole era da poco tramontato.
I
due avevano seguito i due messaggeri dei Borgia sin dentro ad una taverna
dall’aria bizzarra, avevano preso posto in un angolo poco illuminato della
stanza da cui potevano tuttavia tenere sott’occhio i due obbiettivi ed avevano
discusso il da farsi.
Di
Marte non c’era traccia.
-
Starà parlando con sua cugina… Non vedo altri motivi che giustifichino la sua
improvvisa scomparsa. - suggerì Giacomo, scrollando le spalle, attirato dallo
strano arredamento della taverna.
Ezio
sussultò: non ci aveva pensato.
Era
plausibile ma perché allontanarsi così all’improvviso?
Cos’aveva
da discutere di così importante?
E
perché non aspettare la mattina?
Serrò
inconsapevolmente la mascella: non gli piaceva la piega degli
eventi.
Per
di più ora erano senza un soldo, dovevano pagare i conti della taverna, le
consumazioni che avrebbero fatto in quel posto e comprare qualche provvista
prima di rimettersi in viaggio.
Una
ragazza ben poco vestita ammiccò in loro direzione prima di sparire oltre un
tendone rosso circondato da enormi torce: - Si nascondono in un bordello?
–
-
Un bordello in un paese così anonimo? Saprei dove ritirarmi per la vecchiaia! –
Giacomo occhieggiò la ragazza appena uscita da “dietro le quinte” e, a giudicare
dai lineamenti e dal colore della pelle, doveva essere ispanica. Non si
trattenne dall’esprimere il proprio apprezzamento con un sonoro fischio ed un
occhiolino.
Una
cameriera, vestita con un abito ai limiti storici della decenza, si avvicinò a
loro per prendere i loro ordini.
Approfittando
del buio della sala, Giacomo aveva arraffato al volo la borsa dell’uomo ubriaco
seduto al tavolo accanto e non aveva badato a spese, ordinando per
entrambi.
Qualche
secondo dopo era comparsa Sarah, pardon, Saphira che aveva annunciato l’arrivo
di una nuova e promettente ballerina: - Godetevela signori perché non resterà a
lungo Lei è Cher e stasera vi farà perdere la testa! –
Un
uomo, seduto nell’angolo con il resto dei musicisti, aveva iniziato a suonare la
chitarra: la musica aveva un che d’intrigante e misterioso allo stesso tempo e
poco dopo, una ragazza aveva iniziato a cantare rendendo l’atmosfera ancora più
frizzante ed energica, esortando il pubblico a battere le mani insieme a lei per
tenere il ritmo.
Né
Giacomo né Ezio si sarebbero mai aspettati di scoprire che, nel giro di dieci
minuti, Marte gli avrebbe procurato trecento monete d’oro… Mance
escluse.
Di
lei, ancora in ombra si notava ben poco, a parte la chioma rossa imbrigliata in
un elegante chignon in cui era intrecciata perfettamente una rosa. Per poco il
fiorentino non rischiò il soffocamento: Marte indossava un aderente corpetto
nero e bianco che terminava con una gonna corta e spudorata, il trucco scuro la
rendeva quasi irriconoscibile
Il
tutto contribuiva a farla sembrare una creatura tentatrice e non la mite
compagna di viaggio che i due avevano imparato a
conoscere.
La
rossa si accarezzò dolcemente i fianchi a ritmo della
musica.
I
primi fischi d’apprezzamento giunsero dalla folla, le sue mani risalirono
sfiorando il collo e di nuovo giù, lungo il seno sino a raggiungere il ventre.
Sempre mantenendo una camminata lenta e sensuale adocchiò un palo nell’angolo,
sorrise accattivante e vi si aggrappò, si girò a testa in giù reggendosi solo
con le mani prima di aprire le gambe in una spaccata.
Ezio
per poco non si soffocò con una patatina nel notare che, sotto quello straccetto
bianco e nero, Marte portava un capo di biancheria intima altrettanto osceno.
La
rossa scivolò a terra gattonando verso le prime file.
Non
si trattenne e rivolse sguardi che promettevano peccati d’ogni genere a chiunque
stesse posando lo sguardo su di lei
La
musica tornò ad accompagnarla e lei, agile come sempre, saltò su uno dei
tavolini lasciando a bocca aperta i due proprietari, rimasti totalmente
affascinati da lei e dalla sua figura sinuosa che aveva ricominciato quel
balletto peccaminoso a poca distanza da loro.
Marte
slacciò il nodo anteriore del corpetto e lasciò che il pubblico la ammirasse,
solo in quel momento notò i due compagni tra il pubblico, rivolse a entrambi un
occhiolino divertito nel notare le loro espressioni ebeti.
Scivolò
in loro direzione, sempre seguita dagli sguardi di tutti, un passo elegante ed
ancheggiante usato soltanto per accontentare le aspettative di chi la guardava
quasi con ammirazione.
Raggiunse
il tavolino dei due: erano pietrificati.
Marte
si abbassò piano, si puntellò sulle ginocchia di Ezio che stava ormai incollato
allo schienale e inarcò il corpo, il seno in bella vista e i bacini che si
sfioravano appena…
Decise
di osare: si trovò seduta su di lui e si mosse in maniera inequivocabile. Gli
passò le mani tra i capelli e si strusciò su di lui, ammiccante come sempre, un
sorriso furbo sul volto.
Approfittando
del momento di vicinanza, gli sussurrò un paio di frasi sperando che non fosse
rimbambito del tutto vedendola conciata in quel modo: - Ho recuperato i
documenti… E racimolato un po’ di grana. Partiamo domattina all’alba. Ci vediamo
alla chiusura. –
Si
tirò indietro di scatto e passò a Giacomo esibendosi in un’impeccabile danza
del ventre a pochi centimetri dal suo volto accaldato.
Le
sembrò quasi che stesse trattenendo il fiato e, per evitare un collasso al suo
migliore amico, lo lasciò stare e si concentrò su un altro ragazzo del pubblico.
Gli passò alle spalle e si strusciò contro di lui come se fosse desiderosa di
spogliarlo.
Quando
ormai era certa di averlo illuso a sufficienza, si allontanò tornando verso il
palco, recuperò una sedia e incrociò le braccia lungo lo schienale, dando un
bacio ammiccante alla folla che esplose in fischi, applausi ed esclamazioni
entusiaste.
Attese
che “Il Forestiero Nottambulo” si svuotasse per riscuotere i frutti delle sue
fatiche e ignorò gli ubriachi in mezzo alla sala pronti a dare il via ad una
rissa con i controfiocchi.
Erano
quasi le quattro del mattino, era distrutta ma si fermò ugualmente a chiedere
qualcosa da bere al bancone. Ottenuta la sua meritata pinta di birra, si sedette
accanto ai due che sussultarono nel vedersela comparire accanto con gli abiti di
sempre: dei vecchi e logori pantaloni, una maglietta di flanella e i capelli
incastrati alla bell’è meglio in un cappello di feltro.
Per
un attimo rimase immobile senza sapere bene come comportarsi, Ezio e Giacomo
erano ancora immobili e non sembravano intenzionati a smettere.
-
Smettetela di guardarmi così. È una cosa che ho imparato stando qui… Papà ha
sospettato qualcosa, per questo era così reticente a mandarmi con voi. – ma i
due ancora non ne volevano sapere di muovere un dito, terminò la sua birra in
un'unica sorsata, posò la pinta ormai vuota sul tavolo e alzò gli occhi al cielo
assestando a entrambi una poderosa pappina sulla nuca – E chiudete quelle bocche
per Dio! Ci vuole così poco a scandalizzarvi? Mah… Restate pure qui a vegetare, io vado a dormire.
–