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Autore: Calamity_Shadow    30/01/2013    2 recensioni
Marte è stata trovata in una radura e adottata dagli Assassini di Roma.
E' cresciuta sbirciando le lezioni delle reclute, saltando sui tetti della città eterna e scappando dalle guardie inferocite dopo l'ennesima marachella. Testarda come pochi, incurante delle regole e tremendamente orgogliosa, solo grazie alla sua furbizia, condita da due temibili occhi da incantatrice, Marte ha evitato il peggio in passato...
Un certo Auditore si ritroverà a Roma e, su decisione del gran consiglio, i due si ritroveranno a dover collaborare. I fantasmi del passato di Ezio lo tormentano ma con Marte sempre intorno è facile distrarsi e perdere di vista l'obbiettivo...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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<< NOVA LUX >>

 

Marte era nelle cucine, dove Maria le stava accuratamente controllando e pulendo la ferita sulla fronte.

Sul volto della donna si materializzò un’espressione malinconica, Marte poteva percepire sotto i suoi tocchi materni, la nostalgia dei ricordi di un passato ormai lontano: - C’è stato un tempo in cui Ezio non era molto portato per la corsa sui tetti. I primi tempi lui e Federico, il mio primogenito, tornavano a casa con almeno un ginocchio sbucciato… –

- Non deve farlo… - la rossa si sentì in colpa per aver inconsciamente costretto Maria a medicarla, le afferrò le mani interrompendola, e le rivolse uno sguardo dispiaciuto; aveva compreso troppo tardi che, quel gesto così banale, aveva probabilmente riportando a galla i ricordi della donna - Se non se la sente, posso sempre farlo da sola. –

La donna alzò gli occhi al cielo, le diede un buffetto sul naso e le sorrise dolcemente tornando a occuparsi della ferita, vi passò con cura un batuffolo di cotone imbevuto con dell’unguento di origano e timo: - Questa poi… Ti ho forse dato l’impressione di essere una vecchia signora incompetente? –

- Non fraintendetemi madonna Auditore ma vedo la nostalgia nei vostri occhi e la malinconia nei vostri gesti. – rispose quella cercando di esprimere al contempo la gratitudine per quella premura e il dispiacere per ciò che sapeva essere successo alla famiglia Auditore in passato - Non volevo certo obbligarvi ad un doloroso rivangare nel passato. –

- Sarò franca Marte: c’è qualcosa in te e nei tuoi modi di fare che mi ricorda il mio amato Petruccio. – Maria sorrise accarezzandole una guancia con fare materno, si accorse dell’espressione confusa della ragazza e non riuscì a trattenere una risata divertita – Non fraintendermi, il fatto è che sei sempre così… Piena di vita ed euforia. Sei come una bambina che vuole scoprire il mondo tutto insieme e non c’è stato un solo istante da quando ti ho incontrata in cui ho visto il dispiacere sul tuo volto. Il mio bambino era così e tu riporti a galla il suo dolce ricordo con una facilità disarmante. –

- Io… Sono confusa. So già che me ne pentirò ma devo chiederle la sua opinione. – Marte, di punto in bianco, si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro per la cucina sotto lo sguardo attento di Maria che non si perse una sua mossa. La donna era in attesa, quasi trepidante, di capire cosa avesse convinto la rossa a manifestare proprio a lei i suoi dubbi e non riuscì a trattenere la sorpresa nel sentire le parole di Marte: - Suo figlio non fa altro che rimproverarmi! Dice che agisco d’istinto, che non penso alle conseguenze che sono una bambina immatura… -

- Ma la tua non è affatto immaturità tesoro. – la replica di Maria fu quasi istantanea, si sistemò di fronte alla rossa e le afferrò entrambe le mani prima di stringerle tra le sue e guardarla con un’intensità disarmante: - Tu sei soltanto curiosa ed è la tua curiosità a renderti speciale. -

Marte alzò gli occhi al cielo, a stento riuscì a trattenere uno sbuffo spazientito al ricordo di ciò che lei ed Ezio erano soliti dirsi in fase di allenamento: - Ezio direbbe che la mia curiosità porta soltanto guai… -

Sul volto della donna si materializzò un sorriso divertito, le diede un buffetto sul naso e si allontanò. Qualche minuto dopo Maria ricomparve con un fiasco di vino e un po’ di cibo dall’aria invitante cui la rossa non resistette, entrambe si accomodarono intorno al tavolo e la donna si premurò in breve di spiegarle cosa pensava dell’intera faccenda: - Non dare retta a tutto quello che dice. Per quanto tutto questo possa sembrarti inverosimile, ha un debole per te… Non guardarmi così! Anche se non sempre te lo dimostra, è un fatto universalmente riconosciuto, figurati, le ragazze della Rosa in Fiore hanno addirittura iniziato a scommetterci sopra! –

Marte scoppiò a ridere: in pratica la situazione tra lei ed Ezio era diventata oggetto di parecchie puntate… Era proprio venuto il momento di trovare qualcosa di nuovo per impegnare la routine degli altri.

- Parlavate di me? –

Dal nulla era comparve Ezio, le rubò di mano il panino che aveva preparato e prima ancora che potesse fare qualcosa, si era messo fuori dalla sua portata.

Marte gli rifilò uno sguardo malevolo ma, ritenendo la situazione una causa persa, rinunciò e ne preparò un altro.

- In realtà parlavamo del fornaio. – fu la divertita replica di Maria che scambiò uno sguardo complice con la rossa; l’espressione innervosita di Ezio non sfuggì a nessuna delle due che, arrivate a quel punto, erano curiose di scoprire quale potesse essere la reazione del moro - L’ho sentito parlare di Marte: dovevi vedere in quanti erano intorno a lui, pronti a tessere le lodi della tua allieva… Non sapevo che avessi tutti questi ammiratori! –

Marte scoppiò a ridere.

Dopo il bacio tra lei ed Ezio non c’era stato altro che un continuo nascondersi, era palese quanto entrambi stessero cercando di evitarsi, persino vederli nella stessa stanza era stato impossibile negli ultimi giorni. Era ovvio che, specialmente negli ultimi giorni, la rossa si fosse ritrovata circondata dai suoi “fantomatici” ammiratori: - Una cosa è certa: sono più di quelli che potrei gestirne in una vita sola! –

- Nessuno di loro t’interessa? – domandò a quel punto Maria, incuriosita dall’intera faccenda, non che fosse nelle sue corde l’impicciarsi nei fatti altrui ma era da qualche tempo che non le capitava una sana dose di pettegolezzi.

- Dipende da cosa intendi per “interesse”. C’è stato qualcuno che mi ha incuriosito all’inizio. – pensandoci meglio, Marte fu costretta ad ammettere di aver avuto qualche storiella, seppur di poco conto ma tra quella che era stata la sua storia e gli aneddoti ascoltati delle altre ragazze di città c’era una differenza sostanziale – Tuttavia nessuno di loro è stato in grado di farmi battere il cuore… Si dice così no? -

Quel discorso, per quanto non gli piacesse, aveva incuriosito Ezio oltre ogni modo. Per quello che lo riguardava, era certo di aver maturato dell’esperienza in campo amatorio ma la vita sentimentale di Marte gli era tutt’ora incognita…

Se con quella bizzarra conversazione fosse riuscito a scoprire almeno qualche dettaglio in più su quando “in là” si fosse spinta Marte, beh, tanto meglio: - La dichiarazione che ti ha sorpreso di più? –

- Qualcuno che mi ha sorpreso… - di punto in bianco sul volto della rossa si materializzò un sorriso divertito, immediatamente seguito da una delle risate più sguaiate che Ezio le avesse mai sentito fare da quando l’aveva incontrata, arrivò quasi ad avere le lacrime agli occhi - Oh sì, come dimenticarla! La contessa di Viterbo! –

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno fiatò; quella, tra tutte, fu una rivelazione a dir poco disarmante.

- Come prego? – fu la confusa domanda di Maria che, forse anche meno di suo figlio, si era spettata una simile sentenza da parte della rossa. Una cosa era certa: i tempi erano cambiati notevolmente da quando lei era una giovane dama in età da marito.  

Sul volto di Marte si era materializzato un sorriso divertito.

Forse aveva fatto male a parlare proprio di quell’occasione, era più che logico che persone come Maria fossero poco avvezze a simili “novità”; volle spiegare la dinamica degli eventi, prima che qualcuno potesse fraintendere l’intera situazione: - Sarò franca con voi: non parteggio per quella “squadra” e non credo succederà mai che io cambi idea. Capirete da voi il mio disagio nel rifiutare la proposta della contessa. Non nego la bellezza di Chiara ma mai come in quel momento mi sono sentita così… A disagio! -

Sul volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito, per lo meno ora aveva la certezza dei limiti della rossa, era certo di aver eliminato metà della popolazione di Roma dalla lista dei possibili avversari.

Restava solo un interrogativo irrisolto: se non era per interesse, per quale altro motivo la rossa sembrava così in confidenza con l’ambiente tipico dei bordelli della città eterna?

*****************


 

I due non fecero in tempo a scortare Caterina all’interno della casa che, dopo un breve colloquio tra lei e il capo della gilda, Luca li aveva già convocati nel suo studio: - Abbiamo un problema. –

Marte alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si lanciò a peso morto sulla poltrona più vicina, afferrando alcuni biscotti dal porta vivande sul tavolo del padre: - Come se fosse una novità! –

- Non c’è da scherzarci sopra, la questione è piuttosto seria… Caterina mi ha appena rivelato che stava trasportando degli importanti documenti quando è stata catturata. – l’uomo spiegò la realtà dei fatti con una semplicità disarmante, riservò a entrambi uno sguardo severo che riuscì finalmente a placare un po’ della baldanza della rossa e attirò definitivamente l’attenzione del fiorentino su ciò che questo avrebbe potuto significare - Se questi documenti finissero nelle mani degli alleati dei Borgia, Forlì sarebbe perduta per sempre. –

- Siamo davvero messi male se recuperare quattro fogli di carta è diventato un problema di stato. - Ezio borbottò scettico tra sé e sé, si sporse maggiormente sulla scrivania di Luca nel tentativo di scoprire se tra le infinte carte che aveva davanti ci fosse qualche indizio su quale fosse il contenuto di quei documenti ma non trovandone decise di porre la fatidica domanda – Qual è il piano? -

- Bisogna partire immediatamente per rintracciare i messaggeri dei Borgia. – spiegò Luca prima di indicare un punto specifico sulla cartina di fronte a sé, entrambi si sporsero per vedere meglio la zona in questione e attesero che l’uomo terminasse il discorso - Sappiamo da fonti certe che passeranno la notte in una taverna appena fuori città. -

Sul volto della rossa si materializzò un’espressione sorpresa, guardò il padre e notandone il disagio sul volto scoppiò letteralmente a ridere attirando l’attenzione di Ezio che le riservò un’occhiata confusa: - Ma non mi dire… La fonte affidabile sarebbe nostra cugina? È un pezzo che non la vedo! –

Luca le riservò uno sguardo sdegnato, memore degli ultimi incontri avvenuti tra Sarah e Marte era ben poco propenso a un nuovo incontro tra le due, non si premurò di tenerlo nascosto a sua figlia: - E per quanto mi riguarda, scorrerà ancora molta acqua sotto i ponti prima che questo succeda di nuovo. –

- Non si fiderà mai di un viandante qualunque che passa per caso dicendo di conoscerti! - fu la sdegnata replica della rossa, inviperita per la scarsa considerazione che suo padre aveva di sua cugina che come tutti aveva una dignità. Poteva accettare la reticenza di Luca nell’affidarsi a lei, sapeva quanto poco gli andassero bene le scelte che Sarah aveva compiuto in passato ma non per questo era meno meritevole di altri - Sei un ipocrita! Non esitavi un solo istante a lasciarmi nelle sue mani quando dovevi andare in missione! -

Ogni volta che quei due litigavano Ezio si sentiva un pesce fuor d’acqua, era quasi sul punto di andarsene quando Luca decise di prendere posizione.

L’uomo colpì con una violenza spaventosa la scrivania, un vaso crollò andando in frantumi mentre sul suo volto si materializzava un’espressione assolutamente inviperita: - Se non ti fosse ancora del tutto chiaro, sono io a capo di questa gilda, le decisioni spettano a me e a nessun altro! Andranno Giacomo ed Ezio, la questione è chiusa… Se non ti sta bene, quella è la porta! -

Detto, fatto.

Marte, dopo un ultimo sguardo inviperito rivolto a entrambi, se n’era andata sbattendosi la porta alle spalle.

 

*****************


 

Giacomo era nelle cucine prendere qualche provvista, il viaggio non era lungo ma i suoi attacchi di fame improvvisa erano sempre stati un problema.

Una volta riempita la bisaccia, aveva raggiunto il fiorentino nelle stalle ed erano partiti.

Dopo circa tre ore di viaggio avevano raggiunto il punto indicatogli da Luca…

Entrando i due si scontrarono con un gruppo di ragazzini non più che quindicenni ma entrambi vi prestarono poca attenzione.

L’unico realmente sorpreso dalla presenza di Marte, seduta al tavolo con qualche ragazzo dall’aria burbera, fu Ezio. Giacomo salutò il resto dei presenti con qualche pacca amichevole e si accomodò al tavolo con gli altri, ordinando all’oste un’altra pinta di vino.

- Si può sapere cosa diavolo ci fai tu qui?! - il fiorentino, sbattendo le mani sul tavolo, si avvicinò al volto alla rossa a una velocità spaventosa trattenendo a stento l’irritazione.

Quella, senza nemmeno rendersene conto, gli aveva puntato un coltello alla gola esercitando una debole pressione che lo aveva ferito lievemente: - Ma sei scemo?! Potevo ucciderti! -

- Conosci davvero questo stizzoso damerino da due soldi? - sbottò uno dei giovani, pronto a venire alle mani mentre gli altri al suo fianco erano pronti a dargli man forte.

Sotto lo sguardo vigile dell’oste, che non li aveva persi di vista un secondo da quando erano entrati, gli animi furono placati dall’arrivo di una donna bionda e dal fascino nordico.

Questa afferrò le orecchie di due ragazzi a caso, li costrinse a risedersi sulla panca con i volti arrossati per l’umiliazione e li rimbeccò tutti all’unisono attribuendo la colpa alla “novità” della serata: - Non posso lasciarti sola con quattro uomini che nel giro di dieci minuti me li ritrovo allo stato brado! Ma che gli fai tu agli uomini Mars?! -

- Non è colpa mia Sarah! Com’è arrivato lui, sono iniziati i casini! - sbottò quella, indicando con un improvviso moto di puerilità, l’ultimo arrivato; tutti al tavolo si accorsero del rossore comparso sulle sue guancie ma nessuno se la sentì di attribuire all’imbarazzo quell’improvvisa sfumatura cremisi comparsa sul suo volto. Era già abbastanza pericoloso avere a che fare con Sarah…

- Deduco dalla foga della mia adorata cugina che tu sia niente meno che il famoso Ezio Auditore. – la bionda si avvicinò, concedendo al fiorentino un breve inchino prima di stringergli con leggiadria la mano Ancora prima di rendersi conto di cosa stava facendo, Ezio vi aveva posato un casto bacio, rapito dall’eleganza con cui si muoveva quella donna all’apparenza così affabile - Lieta di fare la tua conoscenza, sono Sarah Petri in arte Saphira! Perdona la franchezza ma davvero non ti aspettavi di vedere qui la mia dolce Mars? -

Il moro, riacquistato un minimo di contegno, si schiarì la voce e riservò all’allieva uno sguardo severo prima di riportare la propria attenzione su Sarah: - Servirebbe a qualcosa dire che la speranza è l’ultima a morire? -

L’altra si sciolse in una risata.

Sarah recuperò un paio di sedie, vi fece accomodare il fiorentino e gli pulì la ferita sul collo con delicatezza, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti che ancora non avevano compreso quell’improvviso scoppio d’ilarità: - La speranza è a un ciarlatano che c’inganna nell’attesa messere, non ve l’ha insegnato il vostro insegnante privato? -

Marte sbuffò per l’evidente civetteria della cugina.

Gli anni erano passati ma quell’inconscio amoreggiare di Sarah non si era ancora spento del tutto, agitò una mano e riservò a Giacomo ed Ezio uno sguardo annoiato: - Certo, certo… Tutto questo ciarlare è davvero amabile e credetemi, mi piange il cuore a interrompere quest’amabile teatrino ma questi due hanno delle questioni importanti di cui parlare. -

- Sta tranquilla cuore, non lo tocca nessuno il tuo uomo. - ridacchiò la bionda tra sé e sé, leggendo un pizzico di gelosia sotto la solita espressione impassibile di Marte, le posò un delicato bacio tra i capelli prima di allontanarsi - Per quanto riguarda ciò che ci siamo dette prima… –

La rossa sorrise gioviale, facendo un occhiolino alla cugina, poco prima di stiracchiarsi sulle comode poltrone imbottite della taverna: - Sai bene che non ti direi mai di no. -

La bionda abbracciò di slancio la cugina, mosse un paio di passi in direzione della cucina ma sembrò cambiare idea, si voltò e indicò Ezio e Giacomo: - Un’ultima cosa: credo che entrambi siate stati scippati Voglio darvi un consiglio: controllate più spesso ciò che portate alla cintola. -

In quel preciso istante, tra le risate generali, i due si accorsero di non avere più nessun sacco di monete appeso alla cintura.

 

*****************


 

Il sole era da poco tramontato.

I due avevano seguito i due messaggeri dei Borgia sin dentro ad una taverna dall’aria bizzarra, avevano preso posto in un angolo poco illuminato della stanza da cui potevano tuttavia tenere sott’occhio i due obbiettivi ed avevano discusso il da farsi.

Di Marte non c’era traccia.

- Starà parlando con sua cugina… Non vedo altri motivi che giustifichino la sua improvvisa scomparsa. - suggerì Giacomo, scrollando le spalle, attirato dallo strano arredamento della taverna.

Ezio sussultò: non ci aveva pensato.

Era plausibile ma perché allontanarsi così all’improvviso?

Cos’aveva da discutere di così importante?

E perché non aspettare la mattina?

Serrò inconsapevolmente la mascella: non gli piaceva la piega degli eventi.

Per di più ora erano senza un soldo, dovevano pagare i conti della taverna, le consumazioni che avrebbero fatto in quel posto e comprare qualche provvista prima di rimettersi in viaggio.

Una ragazza ben poco vestita ammiccò in loro direzione prima di sparire oltre un tendone rosso circondato da enormi torce: - Si nascondono in un bordello? –

- Un bordello in un paese così anonimo? Saprei dove ritirarmi per la vecchiaia! – Giacomo occhieggiò la ragazza appena uscita da “dietro le quinte” e, a giudicare dai lineamenti e dal colore della pelle, doveva essere ispanica. Non si trattenne dall’esprimere il proprio apprezzamento con un sonoro fischio ed un occhiolino.

Una cameriera, vestita con un abito ai limiti storici della decenza, si avvicinò a loro per prendere i loro ordini.

Approfittando del buio della sala, Giacomo aveva arraffato al volo la borsa dell’uomo ubriaco seduto al tavolo accanto e non aveva badato a spese, ordinando per entrambi.

Qualche secondo dopo era comparsa Sarah, pardon, Saphira che aveva annunciato l’arrivo di una nuova e promettente ballerina: - Godetevela signori perché non resterà a lungo Lei è Cher e stasera vi farà perdere la testa! –

Un uomo, seduto nell’angolo con il resto dei musicisti, aveva iniziato a suonare la chitarra: la musica aveva un che d’intrigante e misterioso allo stesso tempo e poco dopo, una ragazza aveva iniziato a cantare rendendo l’atmosfera ancora più frizzante ed energica, esortando il pubblico a battere le mani insieme a lei per tenere il ritmo.

Né Giacomo né Ezio si sarebbero mai aspettati di scoprire che, nel giro di dieci minuti, Marte gli avrebbe procurato trecento monete d’oro… Mance escluse.

Di lei, ancora in ombra si notava ben poco, a parte la chioma rossa imbrigliata in un elegante chignon in cui era intrecciata perfettamente una rosa. Per poco il fiorentino non rischiò il soffocamento: Marte indossava un aderente corpetto nero e bianco che terminava con una gonna corta e spudorata, il trucco scuro la rendeva quasi irriconoscibile

Il tutto contribuiva a farla sembrare una creatura tentatrice e non la mite compagna di viaggio che i due avevano imparato a conoscere.

La rossa si accarezzò dolcemente i fianchi a ritmo della musica.

I primi fischi d’apprezzamento giunsero dalla folla, le sue mani risalirono sfiorando il collo e di nuovo giù, lungo il seno sino a raggiungere il ventre. Sempre mantenendo una camminata lenta e sensuale adocchiò un palo nell’angolo, sorrise accattivante e vi si aggrappò, si girò a testa in giù reggendosi solo con le mani prima di aprire le gambe in una spaccata.

Ezio per poco non si soffocò con una patatina nel notare che, sotto quello straccetto bianco e nero, Marte portava un capo di biancheria intima altrettanto osceno.

La rossa scivolò a terra gattonando verso le prime file.

Non si trattenne e rivolse sguardi che promettevano peccati d’ogni genere a chiunque stesse posando lo sguardo su di lei

La musica tornò ad accompagnarla e lei, agile come sempre, saltò su uno dei tavolini lasciando a bocca aperta i due proprietari, rimasti totalmente affascinati da lei e dalla sua figura sinuosa che aveva ricominciato quel balletto peccaminoso a poca distanza da loro.

Marte slacciò il nodo anteriore del corpetto e lasciò che il pubblico la ammirasse, solo in quel momento notò i due compagni tra il pubblico, rivolse a entrambi un occhiolino divertito nel notare le loro espressioni ebeti.

Scivolò in loro direzione, sempre seguita dagli sguardi di tutti, un passo elegante ed ancheggiante usato soltanto per accontentare le aspettative di chi la guardava quasi con ammirazione.

Raggiunse il tavolino dei due: erano pietrificati.

Marte si abbassò piano, si puntellò sulle ginocchia di Ezio che stava ormai incollato allo schienale e inarcò il corpo, il seno in bella vista e i bacini che si sfioravano appena…

Decise di osare: si trovò seduta su di lui e si mosse in maniera inequivocabile. Gli passò le mani tra i capelli e si strusciò su di lui, ammiccante come sempre, un sorriso furbo sul volto.

Approfittando del momento di vicinanza, gli sussurrò un paio di frasi sperando che non fosse rimbambito del tutto vedendola conciata in quel modo: - Ho recuperato i documenti… E racimolato un po’ di grana. Partiamo domattina all’alba. Ci vediamo alla chiusura. –

Si tirò indietro di scatto e passò a Giacomo esibendosi in un’impeccabile danza del ventre a pochi centimetri dal suo volto accaldato.

Le sembrò quasi che stesse trattenendo il fiato e, per evitare un collasso al suo migliore amico, lo lasciò stare e si concentrò su un altro ragazzo del pubblico. Gli passò alle spalle e si strusciò contro di lui come se fosse desiderosa di spogliarlo.

Quando ormai era certa di averlo illuso a sufficienza, si allontanò tornando verso il palco, recuperò una sedia e incrociò le braccia lungo lo schienale, dando un bacio ammiccante alla folla che esplose in fischi, applausi ed esclamazioni entusiaste.

Attese che “Il Forestiero Nottambulo” si svuotasse per riscuotere i frutti delle sue fatiche e ignorò gli ubriachi in mezzo alla sala pronti a dare il via ad una rissa con i controfiocchi.

Erano quasi le quattro del mattino, era distrutta ma si fermò ugualmente a chiedere qualcosa da bere al bancone. Ottenuta la sua meritata pinta di birra, si sedette accanto ai due che sussultarono nel vedersela comparire accanto con gli abiti di sempre: dei vecchi e logori pantaloni, una maglietta di flanella e i capelli incastrati alla bell’è meglio in un cappello di feltro.

Per un attimo rimase immobile senza sapere bene come comportarsi, Ezio e Giacomo erano ancora immobili e non sembravano intenzionati a smettere.

- Smettetela di guardarmi così. È una cosa che ho imparato stando qui… Papà ha sospettato qualcosa, per questo era così reticente a mandarmi con voi. – ma i due ancora non ne volevano sapere di muovere un dito, terminò la sua birra in un'unica sorsata, posò la pinta ormai vuota sul tavolo e alzò gli occhi al cielo assestando a entrambi una poderosa pappina sulla nuca – E chiudete quelle bocche per Dio! Ci vuole così poco a scandalizzarvi? Mah… Restate pure qui a vegetare, io vado a dormire. –

  
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