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Autore: bulmasanzo    30/01/2013    3 recensioni
Una riscrittura della storia riproposta in ogni titolo della saga dei fratelli Mario, in uno stile semiserio e tragicomico che diventa progressivamente sempre più impegnato.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bowser, Luigi, Mario, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appena dietro il castello di Koopa, una bandiera nera, con su stampato il simbolo stilizzato in rosso del faccione ringhiante di Bowser, se ne sta su di un'altissima asta a sventolare allegramente, ignara che i nostri 'eroi' si divertiranno a tirarla giù aggrappandosi all'asta, scivolando giù per essa come se fosse la pertica dei pompieri.

Il castello è stato conquistato!

Ma il prigioniero liberato non era certo una bellissima principessa... era un gorilla, un essere un po' bruttino per gli standard umani...

Vi ricordate quando ho descritto il regno di Sarasaland? Avevo detto che aveva un aspetto insolito perché assomigliava a una specie di deserto fiorito.

Bene, se lo guardate adesso noterete che non è proprio così, per adesso sembra un semplice deserto. Il cielo sembra un po' arancione, ma è solo un effetto del riflesso della sabbia che si alza trasportata dal vento.

Forse, vi sarete domandati come sia possibile che un deserto si possa ricoprire di fiori. O forse, più presumibilmente, non ve lo siete domandati. E chi vi biasima, di sicuro non è un problema che vi potrebbe togliere il sonno. Però io, comunque, proverò a spiegarvelo.

Prima che qualcuno decidesse di andarvisi a stabilire, era solo un deserto come tutti gli altri. L'aspetto che ha assunto in seguito è proprio merito degli abitanti, i quali hanno sviluppato, ai fini dell'adattamento, una capacità particolare, un potere legato alla terra che sfruttano per far crescere dei bulbi, da cui poi nascono delle piante. Ciò non sarebbe possibile se sul fondo, ma anche molto in fondo, non ci fosse uno spazio fertile. E per fortuna, Sarasaland, sotto il deserto è praticamente tutta steppa.

I regnanti di Sarasaland sono quelli che hanno sviluppato meglio di tutti gli altri questa capacità. Di generazione in generazione, sono sempre stati loro quelli che si sono occupati di rendere fiorito il panorama.

Non si tratta solo di una questione estetica, è un vero problema di sopravvivenza. Se non ci fossero le piante, non si riuscirebbe più ad andare avanti e bisognerebbe traslocare.

Il matrimonio tra re Richard e la regina Lillian è stato combinato proprio per ottimizzare, nella discendenza reale, questa capacità. Un po' come si fa per i cavalli, no?

Il risultato è che Daisy, la principessa, è la persona più potente che sia mai nata fino a oggi, anche se, se fosse nata maschio, sarebbe stata ancora più forte. Ma, per disgrazia o per fortuna, è nata femmina. E non ha fratelli. Ed è già stata promessa in sposa a uno dei più facoltosi abitanti di tutto il regno.

Ma lei, a dirla tutta, non ha mai preso sul serio il suo ruolo. Né il suo fidanzamento.

In questo momento, vediamo la regina Lillian che sta disperatamente cercando di insegnarle a sfruttare al massimo il suo potere. Ma l'unico effetto che ottiene è il suo totale disinteresse.

In realtà, Daisy ha già venticinque anni, dunque è adulta e sua madre non capisce proprio perché non voglia assumersi questo compito, mentre per lei dovrebbe essere la cosa più naturale, ciò per cui l'ha preparata da una vita.

Ma non è proprio così.

“Tutto ciò è assolutamente ridicolo.” sbuffa Daisy conficcando a fondo gli odiatissimi tacchi nella sabbia, mentre le pianticelle che attorniano i suoi piedi, anziché crescere come dovrebbero fare, iniziano a rinsecchirsi per empatia.

“Concentrati, cara.” la sprona la regina madre. A differenza di quelle che sua figlia ha appena ucciso, le piante attorno alle sue caviglie aumentano di vigore, raggiungendo le sue spalle. Le foglioline inverdiscono mentre i boccioli si schiudono rivelando i loro magnifici colori. Questione di anni di pratica, ma lei spera che la giovane impari in fretta.

“Questo rito della rifioritura è molto importante” spiega. “È l'ultimo sprazzo di normalità che ci rimane in mezzo a tutto questo caos.”

Daisy sbuffa di nuovo “Secondo me è inutile.”

“Una principessa non sbuffa.”

“Una principessa non sbuffa. Gne-gne” le fa il verso la ragazza arricciando il naso. “Ho una certa età, ormai credo di riuscire a capire quali sono le cose utili e quali sono le stupidaggini!”

“Non usare questo tono!” la avvisa la regina.

“Si può sapere che cosa ci faccio qui con te, mentre la mia amica Peach è nei guai?” salta su lei, mentre le pianticelle, ormai morte, si infiammano “Io sarei dovuta andare a salvarla, insieme a quei due idraulici così coraggiosi!”

“Oh, non essere sciocca, cara.” fa la donna rabbrividendo “Una principessa che si unisce a un gruppo di villici. Che orrore!”

“Non li chiamare così. Sono delle brave persone, mi hanno anche salvata!” protesta la giovane.

“E dunque salveranno anche la tua amica, sempre che non sia stata solo fortuna, quando si è trattato di te.” commenta in tono amaro la madre “Ma, per quanto mi dispiaccia per ciò che le è accaduto, non possiamo permetterci di perdere tempo preoccupandoci di questo, abbiamo delle responsabilità, dobbiamo aiutare il nostro regno a prosperare.”

“Ah, secondo te questo non è perdere tempo!”

“Non lo è.” risponde la donna con calma.

“Sei proprio una terribile snob! Ma come puoi essere mia madre?” la accusa la fanciulla sconcertata dandole subito dopo le spalle per sottolineare il suo sdegno.

“Daisy!” la apostrofa la regina con una fredda nota di minaccia nella voce, ma la giovane è in preda ai suoi bollenti spiriti e sta già disertando. È così disgustata che a ogni suo passo c'è un fiore che appassisce.

La ragazza attraversa tutto il giardino, rientra nel suo castello e si va a chiudere in camera. La sua irritazione riesce a placarsi solo quando si trova addossata al bordo del balcone a guardare, con malinconia, il panorama sconvolto del suo regno desertico.

Sa che, se non si darà da fare, non potrà più arrivare la primavera, ma in questo momento non si sente proprio nella disposizione d'animo giusta per farlo fiorire.

Preferisce distogliere lo sguardo da quell'immagine devastata e alzare il collo per fissare in alto.

C'è un bel freschetto che l'aiuta a calmarsi e a riflettere.

Mentre si sta godendo lo spettacolo sempre magnifico del sole che tramonta, nota che in cielo è appena apparsa una nuovissima costellazione, dalla forma indefinita che ricorda il viso di una fata.

Poi, la placidezza e la tranquillità della sera vengono squarciate da un lampo improvviso che sembra letteralmente lacerare il firmamento.

Daisy aguzza la vista e si rende conto che quello che sembra un gigantesco meteorite sta per precipitarle addosso a tutta velocità.

“Il cielo crolla!” riesce a dire con voce strozzata -proprio come quel pulcino in quella vecchia favola dal finale tragico- e decide all'ultimo secondo di tuffarsi di lato, evitandolo per un soffio.

La cosa, che lascia dietro di sé una scia iperluminosa, si schianta sul suo balcone a due metri da lei, provocando un boato quasi assordante. Ma per fortuna non c'è nessuno a sentirlo a parte Daisy la quale, poverina, quando si rialza è ancora un po' sotto choc.

Ma un attimo dopo s'è già del tutto ripresa ed esplode in un urlo di gioia. Ha riconosciuto Mario!

L'idraulico si risolleva anche lui, miracolosamente per niente ferito nell'urto, si spolvera gli abiti e tossisce nella polvere che s'è alzata. Ma non fa in tempo a rimettere in piedi il suo mezzo che viene stritolato in un abbraccio dalla principessa di Sarasaland. Dalla sua espressione, è chiaro che anche per lui è una sorpresa averla incrociata.

“Super Mario!” grida lei tutta contenta.

“Quando ho smesso di essere Jumpman?” fa Mario imbarazzato sciogliendosi dal suo abbraccio soffocante. Comunque, apprezza il soprannome che ha usato.

“Ma che ci fai qui?” chiede lei, ridendo.

“Ecco, penso di essermi perso...” fa lui.

“Ma guarda! E io che pensavo fossi venuto a farmi visita perché ti mancavo!”

“Perché? Siamo nel tuo regno?” dice lui sorpreso mentre si guarda intorno.

“Bingo. Sei lontano un bel po' da dove dovresti essere...”

“Beh, per lo meno sono ritornato sulla Terra.”

“E fino a ora dov'eri stato?”

“Non potrai mai crederci, a vagare per il cosmo!”

“Allucinante!” commenta lei “E questo trabiccolo arrabattato che cosa dovrebbe essere?” chiede indicando quella specie di tavola con il quale l'uomo le è quasi finito addosso.

“Oh, questo qua è solo il windsurf stellare che mi ha fornito la bella signora che vive nelle stelle...”

“La bella signora... Hai battuto forte la testa, non è vero?”

“Nooo... Ecco, guarda.” si leva il cappello e spunta fuori lo Sfavillotto. S'è beccato un bernoccolo ma è comunque ancora bello pimpante.

“Che bellino.” Daisy cerca di acchiappare giocosamente la creaturina che si mette a girarle intorno.

“Già...” commenta Mario raccattando la tavola e cercando di metterla orizzontale.

“Dato che sei qui, vuoi che ti offro qualcosa?” Daisy si premura di fare gli onori di casa.

“No, no, grazie, per carità, Rosalinda mi ha riempito di biscotti alle astroschegge.” rifiuta Mario mostrandole un sacchetto pieno di dolcetti dalle forme e dai colori molto insoliti.

“Che sono una leccornia.”

“Insomma. Te ne intendi?”

“Quasi per niente. Ma so che hanno proprietà magiche.”

“Buono a sapersi. Anche lei aveva accennato qualcosa, ma io non sono certo di aver capito...”

“C'è qualcosa che potrebbe servirti?” lo interrompe Daisy.

“Qualche power up mi farebbe comodo... ne hai?”

“Ci penso io a rifornirti di fiori di fuoco.” promette la ragazza facendone subito crescere qualcuno dal vasetto che tiene sul davanzale. Mario è impressionato.

“Senti, ma hai intenzione di raccontarmi quello che è successo o te lo devo chiedere per forza?” sbotta lei cambiando discorso mentre li raccoglie per lui “Tuo fratello che fine ha fatto?”

Mario assume un'aria afflitta “Oh, lui... Stavo cercando di raggiungerlo, ma ho scoperto che non sono per niente bravo a governare questo affare.” dice accennando al surf. “Sono stato allontanato dal sentiero che stavamo percorrendo insieme per arrivare alla Terra Oscura.”

“Vuoi dire... che lo hai lasciato da solo?” dice lei spalancando gli occhi, senza sapere perché si senta improvvisamente in ansia.

“Ma mica l'ho fatto apposta. E poi, non è da solo, abbiamo altri compagni di viaggio.” la rassicura senza però essere rassicurato lui stesso.

Velocemente, le fa un resoconto sommario di ciò che è successo fino al momento in cui Lakitù lo ha sparato dal cannone. Poi racconta di come abbia incontrato lo Sfavillotto e di come questi lo abbia portato dalla Pusa che gli ha fornito il mezzo per 'bere' le stelle...

“Che vuol dire 'bere' le stelle?”

“Io l'ho interpretato come 'andare molto veloce' scivolandoci su...”

“Roba da pazzi!” Daisy si mette a ridere di gusto.

A questo punto Mario vuole congedarsi “Devo andare, adesso, è stato un piacere rivederti. Mi devo rimettere sulla via giusta....” borbotta risalendo sul windsurf.

“Aspetta!” lo ferma lei.

Senza il minimo imbarazzo, lì davanti a lui, la principessa si sfila il vestito elegante che indossa e lo butta a terra, rivelando che sotto porta dei pantaloncini corti a jeans e un top bianco. Si libera delle scarpette con il tacco e si infila delle scarpe da tennis Converse nere che teneva nascoste sotto la gonna, allacciate alla vita per mezzo di una cinturina.

“Portami con te.” dice. Non è una richiesta, è un ordine.

“Davvero?”

“Non scherzo! Sono stufa di star qui a non fare niente, voglio venire con te a salvare Peach.”

“Sei sicura? Insomma, sei...”

“Cosa?” fa lei assumendo di colpo un'aria scocciata perché si immagina già quello che stava per dire.

Mario sceglie saggiamente di tacere. È rimasto colpito ma anche divertito dalla sua totale mancanza di pudore e di grazia femminile, ma si riscuote. È un vero maschiaccio. Non è sicuramente il suo tipo di donna ideale, ma gli piace.

“Niente.” sorridendole, le fa posto.

Daisy monta dietro di lui e si aggrappa alla sua schiena. Lo Sfavillotto torna sotto il cappello di Mario, la sua energia fa risollevare in aria il mezzo.

“Ti vesti sempre così? A strati?” le chiede incuriosito mentre cominciano a prendere velocità.

“Pensa a guidare 'sto coso...” dice la ragazza, stringendosi a lui.

Dopodiché i due se ne volano via insieme partendo a razzo e attraversano l'intero regno a una velocità iperbolica.

...Finché non vengono abbattuti da una specie di cannonata.

E adesso, voliamocene anche noi (per i fatti nostri) nella Terra Oscura.

Nella nuova camera che le è stata riservata, troviamo la principessa Peach, la quale non ha per niente l'aria triste e depressa che una prigioniera dovrebbe avere. Almeno, non in questo momento.

In questo momento, la nostra bella si sta ammirando allo specchio ed è contenta di quello che vede. Qualcosa che si avvicina alla totale perfezione.

Non sa veramente se godere del proprio corpo possa essere considerato come un gesto peccaminoso, ma le piace, l'appaga.

L'abito che indossa è decisamente quello dei suoi sogni. Di una tonalità né troppo forte, né troppo pallida, a metà tra il rosa confetto e il fucsia. Scollato. Con manichette a sbuffo scivolate sulle spalle. Pieno di perline ordinate a motivi geometrici, in file sulle pieghe e sull'orlo della gonna.

Ed è della sua misura, stavolta.

Lo adora. È proprio come lo aveva immaginato quando lo aveva chiesto.

Dopo quel suo imbarazzante momento di frustrazione che si era tradotto in violenza verso il vecchio abito, nel trovarla completamente nuda, il suo 'koopa di compagnia' si era offerto di fargliene avere uno nuovo che rispondesse meglio alle sue esigenze. E ha fatto centro.

Ci è voluto così poco per accontentarla.

La principessa si sente bella, proprio come una pesca. Delicata.

E succosa.

Almeno, questo è ciò che pensa il grande koopa che la sta sbirciando attraverso la fessura della porta.

Non osa entrare semplicemente perché non si sente adeguatamente preparato a quella che per lui è una vera apparizione.

Si sente un po' emozionato per quello che ha intenzione di fare.

Ricontrolla per l'ennesima volta di avere in tasca l'anello di fidanzamento che vuole offrirle.

Stamattina il re si sente particolarmente ispirato e tutto ciò, che ci crediate o no, grazie a suo figlio minore, Bowser Junior.

La sera prima, il piccolo aveva insistito perché il padre gli leggesse una storia nuova, che non fosse tratta, come al solito, da Le mille e una notte.

Per qualche assurda ragione, aveva chiesto una fiaba francese. Già solo questa particolarità lo aveva irritato. Il nome dell'autrice era risultato addirittura impronunciabile.

Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve.

Che robaccia era? Sarebbe stata sicuramente una noia mortale, magari si sarebbe addormentato ancora prima di suo figlio...

Poi però aveva iniziato a leggere e non era più riuscito a fermarsi. Aveva continuato da solo anche quando Junior era crollato, fino a raggiungere l'ultima pagina.

Che storia meravigliosa, una bella e incantevole ragazza che si innamora del mostro spaventoso che l'ha rapita.

Ha pensato di essere lui il protagonista, ha avuto la presunzione di credere che questa madame Villeneuve si fosse ispirata alla sua storia... Sì, peccato che sia vissuta nel 1700.

Comunque sia, si sente determinato. Se la Bestia ha avuto fortuna con la sua Bella, perché lui non dovrebbe averne altrettanta?

In fondo, l'ha portata qui proprio per questo motivo.

Armatosi di un meraviglioso mazzo di petunie rosa –a quanto pare, è il suo colore preferito- il koopa bussa discretamente alla porta, facendo finta di non averla mai schiusa.

Aspetta di sentire la soave voce di lei che lo invita a entrare. Ha scoperto che è una cosa che fa sempre, ma non stavolta.

Bussa di nuovo, più forte. Ma l'unica cosa che risponde è il silenzio.

Come può non sentirlo? Cosa le può impedire di rispondere educatamente, com'è solita fare?

Basta un minimo sospetto ad allarmarlo.

Dimentico dei modi gentili che si era ripromesso di adottare, spalanca furiosamente la porta.

La bella se ne sta seduta in modo composto ed elegante sulla seggiolina che le è stata fornita e sta mangiando uno dei cioccolatini che ha preso dalla scatola a forma di cuore che le aveva fatto consegnare.

“Zucchero mio. Perché non rispondevi?” le chiede, sollevato di averla trovata ancora lì dentro “Ho bussato per ben due volte.”

Lei ingoia dopo aver masticato senza alcuna fretta “Hai ragione, scusa. Non avevo intenzione di ignorarti. Ma non è mia abitudine rispondere con la bocca piena.”

Bowser intuisce vagamente che si tratta di una provocazione, ma il suo cervello prende per buona quella scusa. Soprattutto perché il sorriso con cui l'ha accompagnata è talmente dolce che lo fa sciogliere.

Tira fuori da dietro la schiena i fiori e glieli porge nascondendovisi dietro. “Questi sono per te, mia cara.”

“Oh, come sono belli. Grazie!” esclama la ragazza con fare civettuolo andandoli subito a prendere. Li annusa con trasporto chiudendo gli occhi.

“Tesoro.” fa lui, sorpreso che li abbia accettati subito “Non ti so davvero dire quanto tu sia bella, stamani.”

Lei fa un giro su se stessa “È questo abito stupendo a rendermi così bella, non è così?”

“No, non credo che c'entri il vestito... Sei tu...”

“Sembro molto luminosa, non credi?”

“Sei fantastica.” conferma Bowser cercando di non fissare come un maniaco le sue curve perfette e la nuvola di capelli dorati “E io ti amo e vorrei che tu mi sposassi.”aggiunge, stupendosi della sua audacia.

Lei smette di colpo di volteggiare. Spalanca gli occhi, interdetta. Non che non lo sapesse già che lui aveva queste mire, ma sentirsi fare una richiesta così esplicita l'ha un po' spiazzata. Sperava di poter giocare un altro po'...

Approfittando del momento, il re si inginocchia e fa comparire tra i suoi artigli il piccolo scrigno. Lo apre sotto al naso della principessa. “Se mi facessi questo onore” dice con gli occhi scarlatti che brillano “Mi renderesti enormemente felice. Più felice di quanto potrebbe essere qualsiasi drago che sposasse una principessa.”

La ragazza fissa il minuscolo ma brillantissimo diamante. Per un secondo, sembra tentata. Ma immediatamente dopo, assume un'aria affranta.

“Mi dispiace.” dice in un tono che suona veramente triste “Non posso accettare.”

Bowser percepisce nelle sue parole un dispiacere autentico.

I suoi occhi si sollevano all'altezza dello specchio su cui prima lei si stava rimirando. Dalla posizione in cui è messo, riflette entrambi. Il divario tra loro due è evidente.

“È per via del mio aspetto mostruoso?” chiede. Anche la Bella ha avuto difficoltà a innamorarsi della Bestia, all'inizio.

Lei ha un'esitazione che lui prende come una conferma.

“Devi andare oltre queste piccolezze, mio tesoro.” dice “L'amore è qualcosa di più profondo, che va oltre il semplice aspetto fisico...”

“Non è questo il motivo.” lo interrompe lei malinconicamente “Veniamo da due mondi diversi e apparteniamo a due specie diverse... noi... siamo incompatibili.”

Bowser si rende conto che ha ragione, ma è troppo cocciuto per ammetterlo, anche a se stesso.

“Quindi se non ci fosse questa barriera invisibile a separarci noi due potremmo sposarci senza nessun problema.” dichiara, con una logica inoppugnabile.

“Sì...” fa lei, come sovrappensiero “Cioè... non proprio...”

“Ebbene!” grida lui improvvisamente, facendola trasalire “Si dà il caso che io disponga della magia di più di cento magikoopa. Sono certo che loro troveranno sicuramente il modo di trasformarti!”

“Trasformarmi?” ripete lei, allibita. Ma lui è così preso che non se ne avvede

“Ti farò diventare come me!” esclama “Una bellissima koopa!”

Se la Bestia è diventata umana per amore, perché la Bella non potrebbe a sua volta cambiarsi in un mostro?

“Così potremmo sposarci! Sarebbe tutto perfetto e i miei bambini avrebbero di nuovo una mamma. Soprattutto, una che può materialmente prenderli in braccio.” continua guardando le braccine esili della principessa.

“Ma... ma io non...” cerca di protestare Peach, ma viene interrotta da un ditaccio del koopa che si posa leggermente sulle sue labbra morbidissime.

“Non aggiungere nient'altro, fiore mio.” dice in tono amorevole “So che può sembrarti un'idea spaventosa. Ma ti prometto che sarai ugualmente bellissima. Intanto prendi questo. Poi mi occuperò di fartelo allargare.” e le deposita tra le mani l'anello.

Poi corre via, lasciandola a dir poco stravolta.

Si gira verso lo specchio e fissa atterrita la propria immagine.

“Oh, santo cielo.” mormora sfiorandosi una guancia perfettamente rosea.

Poi ha uno scatto con il quale va ad accendere la televisione a circuito chiuso.

Sullo schermo compare un mezzobusto di Luigi che, evidentemente, qualcuno sta filmando di nascosto.

Lo guarda disorientata. “Ti prego.” lo implora “Vieni a prendermi.”

Ma naturalmente lui non può sentirla. E, anche se potesse, in questo momento la sua attenzione è concentrata su qualcos'altro.

Bowser sta correndo dai magikoopa, intenzionato a chiedere loro di mettersi all'opera per realizzare il suo sogno d'amore, ma a metà strada si incrocia con suo figlio Larry che sta attraversando il corridoio.

“Piccolo mio, dove vai?” gli chiede, sperando in una sua risposta. Ma si becca un'occhiata tagliente. “Stiamo andando a trovare Ludwig.”

A rispondere non è stato Larry -sarebbe un miracolo- ma suo figlio Roy. Lui e Morton erano insieme al fratello più giovane, ma Bowser non li aveva notati. Roy è il terzogenito, ha una corporatura massiccia e un carattere rude che gli sono valsi il soprannome di Bully.

“Ah, già.” Bowser si è ricordato solo in questo momento che suo figlio maggiore è rimasto ferito. Ma non dovete pensare che sia stato per cattiveria o per negligenza. Lui ha questo carattere, quando è preso da qualcosa si dimentica di tutto il resto.

Però se ne sente colpevole. Così decide di accantonare per il momento quello che voleva fare.

“Stavo giusto andando a trovarlo anche io” mente “Andiamoci insieme.”

Larry fa un lieve sospiro, come se la cosa lo disturbasse, ma non dice niente. Roy invece si stringe nelle spalle, indifferente. Morton è l'unico che sembra contento. Sorride e va a prenderlo per mano. Inutile dire che inizia a chiacchierare e non la smette più finché non arrivano alla meta.

Nella sua stanza, il principe si sta godendo le attenzioni dei suoi fratellini che si sono radunati tutti quanti attorno a lui.

Essi non avevano ritenuto la visione della sua impresa abbastanza interessante da preferirla a qualche altro programma televisivo. Ma quando poi hanno saputo che aveva perso, non c'è stato gioco a premi/televendita/film d'azione/video musicale/cartone animato che tenesse.

Quando arriva anche suo padre interrompe il racconto glorioso -e, a dire il vero, molto colorato- della vicenda. Abbassa gli occhi, come se si vergognasse.

“Come va?” gli chiede Bowser. Vorrebbe tanto non mostrare a suo figlio di essere rimasto deluso dal fatto che sia stato sconfitto, ma non ne può fare a meno.

“Meglio. Molto meglio.” dice Ludwig evitando uno sguardo diretto.

Bowser sente il suo disagio e improvvisamente si mette a ghignare.

“Scommetto” dice con fare complice “Che tu ti sei fatto battere apposta. Perché, in realtà, volevi lasciare che fossi io a sterminare quel gruppetto di eroi.”, la parola eroi è chiaramente detta in tono ironico.

Ludwig gira gli occhi. “Senz'altro, papà reale, era esattamente ciò che stavo per dire.”

“Bravo il mio ragazzo!” esclama il re, poi parte con un cazzotto giocoso sul braccio del suo primogenito. Non gli fa male, ma nemmeno bene.

“Vi porto una notizia importantissima, ragazzi” continua Bowser rivolgendosi stavolta a tutti “Ho deciso di trasformare la principessa nella vostra mamma.”

“Questo lo sapevamo già.” dice Wendy, piccata “Peccato che lei non ti vuole.”

“Non dire quello che non sai, signorina!” fa il re severamente “Non ho parlato per metafore, quando ho detto trasformarla intendo proprio trasformarla. Con una magia.”

“Questo è il nostro papà reale, che crede di risolvere tutto con la magia!”, è il commento sarcastico che segue.

Il grande re si sente leggermente preso in giro dai suoi figli, ma gli basta lanciare in aria una delle sue vampate di fuoco per ridurli istantaneamente al silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti dell'autrice: non sono certa di continuare a scrivere questa storia, sto passando un periodo in cui non riesco ad andare avanti, ma non voglio cancellare niente... perché mi è già capitato... per il momento, accontentiamoci di questo capitolo.

  
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