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Autore: Pitch Black    30/01/2013    5 recensioni
Questo racconto può essere classificato come l’incrocio e il proseguimento di “Un Passato Sbiadito” ( autore: Pitch Black) e “There's something under my bed ~” (autrice: Princess Monster). L’idea è stata concepita da Princess Monster, che ringrazio immensamente per avermi dato l’ispirazione al fine di scrivere questa fantastica fiction e per essere stata una delle prime a rivisitare il rapporto tra Pitch e Sophie.
Sedetevi comodi, mangiucchiatevi qualcosa e godetevi lo spettacolo! Il vostro Pitch Black sta per raccontarvi una storia…
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pitch, Sandman, Sophie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dolore era stato lancinante: una scossa violenta mi aveva attraversato tutto il corpo facendomi arretrare. Ritrassi la mano all’istante. Bruciava.
Come un guanto nero la sabbia mi aveva rivestito tutto il braccio, fino al collo ed al mento, nell’inconscio tentativo di proteggermi dall’energia sprigionata da quella stretta. Anche Sandman era stato sbalzato indietro successivamente al nostro contatto, ma non aveva riportato danni evidenti, a quanto pareva. Mi osservava, incuriosito da ciò che era appena successo. I suoi occhi, esterrefatti, incrociarono i miei ed io gli rilanciai uno sguardo carico di odio e avversione.
Le gambe mi cedettero e mi dovetti aggrappare alla testata del letto della piccola Sophie per reggermi in piedi. In quel momento Sandy era molto più potente di me, lo avevo testato sulla mia stessa pelle. Non avrebbe avuto senso riprendere il combattimento o semplicemente scappare: mi avrebbe riacciuffato in un batter d’occhio, e quel che era peggio, era che molto probabilmente mi avrebbe portato proprio dai Guardiani, come un prigioniero di guerra! Non potevo permettermi di mostrarmi per l’ennesima volta debole, disorientato e sconfitto.
“Bravi!!!!!” strillò Sophie, che saltava sul letto battendo le manine.
Non mi sentivo affatto bene. Il colpo subito e il caos della mocciosa mi stavano facendo venire un gran mal di testa.
Mi portai una mano alla tempia.
“Sandy… vattene. Ti… prego…” biascicai.
Lui avvicinò due dita agli occhi e poi mi indicò.
Ti tengo d’occhio, Pitch e uscì dalla finestre aperta per tornare al suo consueto lavoro, sopra i tetti della città addormentata.
Si era vendicato… oh sì, e lo aveva fatto proprio bene! Non gli era passata la storia della mia “accoltellata alle spalle” quella notte, un paio di mesi prima, quando era stato spazzato via dalla mia forza… in quel momento ero al massimo della potenza, invincibile ed incontrastabile, ed ora mi ritrovavo in una cameretta rosa, ferito, debole e controllato a distanza dai Guardiani, in “libertà vigilata”. Cosa poteva andare peggio?
Assicuratomi che Sandman fosse lontano, mi accasciai sul pavimento, con la schiena e la testa appoggiate alla parete fresca, unico sollievo al dolore pulsante.
“Shtai bene?” preoccupata Sophie era scesa dal letto ed ora mi stava osservando, in ginocchio davanti a me, come se fossi uno strano animaletto in difficoltà.
“Cosa ho fatto per meritarmi questo?- sospirai indicandomi –Nessuno mi vuole… Sai cosa si prova quando nessuno crede in te? Certo che non puoi saperlo… sei solo un’insignificante bambina che…”
“Ma Sophie vuole te! Tu buono, gentile e ashcolta! Io no parlo con coshe che no vedo, ti ridico!”
Sentii un leggero pizzicore sul petto. Abbassai lo sguardo… le ferite si stavano rimarginando!
“Che cos…?” ebbi un lampo, un’idea fulminea.
“Tu… ripeti quello che hai appena detto…” sussurrai fissando con occhi sgranati le mie piaghe che venivano risanate da quelle parole.
“Tu divertente e mio amico!”
Ormai ero come nuovo, ma la brama di sogni… quella non era ancora stata saziata. Avevo bisogno di energie, ma non volevo ricavarle da quella piccoletta dopo quello che aveva fatto per me, consciamente o meno.
“Ehi… grazie succhiapollici.” e, in segno di riconoscimento, schiusi le mani facendo apparire un gruppo di farfalle di sabbia nera che svolazzarono per la stanza, ottenendo la meraviglia della bambina che le inseguiva cercando di acchiaparle con le manine e lanciando degli “Ohhh”, “Ahhh” e varie risatine quando le catturava. Magnifico! Dovevano essere dei pipistrelli… andavamo di male in peggio. La mia reputazione era sotto terra, altro che!
“Shenti… tu torni anche prosshimi giorni vero? Sophie felice she tu lo fai!”
“D’accordo mocciosetta, ma ora si va a nanna! Forza che è tardi.” Non potevo permettermi di perdere la fiducia dell’unica persona che credesse in me… avevo progetti, piani per quella smorfiosetta! Sarebbe stata proprio lei la leva con cui mi sarei innalzato nuovamente! Dovevo solo attendere, nascosto nell’ombra, il momento opportuno per riprendermi il posto che mi spettava nel mondo! Perverso fino in fondo, eh!?!
“Mamma mi rimbocca shempre coperte!” disse sbadigliando.
“No, veramente io… oh, e va bene!” acconsentii, mentre lei mi implorava con due occhi tondi tondi… puah! Bambini!
La presi e la misi sotto le coperte, mantenendo sempre un certo distacco professionale e un’espressione contrariata. Lei si addormentò di colpo non appena la adagiai sul materasso, lasciandomi interdetto sul da farsi.
“… dolci incubi piccola…” e le lasciai una manciata di sabbia nera che prese a roteare delicatamente sulla sua testa.
Sgusciai fuori dalla camera attraverso la finestra, appiattendomi sulle ombre, e tornai alla mia caverna, per riflettare in santa pace riguardo gli ultimi avvenimenti.
***
In tutto quel tempo Sandman aveva osservato la scena nascosto tra i tetti. Non aveva idea di cosa tramasse questa volta l’Uomo Nero, ma, qualunque cosa fosse, non gli piaceva affatto. Da quando in qua Pitch Black si metteva a giocare e a parlare con dei bambini? Cosa aveva in mente? Doveva riferire tutto ai suoi compagni.
Scrollando il capo, Sandy si girò e, volando, puntò verso nord… verso il Polo Nord!
  
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