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Autore: _Eleuthera_    21/08/2007    3 recensioni
Torniamo indietro negli anni, quando Murtagh era alla corte di Galbatorix.
Incontriamo Leda, che potrebbe essere diversa da ciò che sembra.
Guerra, tradimenti e, sì, anche amore, forse.
Le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galbatorix, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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9. C’è del buono in lui… io lo so… (Star Wars))



Leda sentiva suo padre parlare, ma non lo stava ascoltando veramente. Le parlava di magia e di Antica Lingua, perché sosteneva che l’erede al trono di Alagaësia non poteva non conoscere certe cose. Leda aveva accettato, memore di quello che le aveva detto Murtagh. Non correre rischi. Non poteva rischiare di finire nei guai, se voleva riuscire a cambiare le cose. In verità la possibilità di dover un giorno governare non le piaceva per niente, e per conto suo l’Antica Lingua era come non impararla, perché non sentiva neanche un briciolo di magia nelle vene. Suo padre sosteneva che l’aveva, e che col tempo si sarebbe rivelata. Leda, ricordandosi che forse il destino di Alagaësia dipendeva da lei, lo aveva assecondato.

Imparava l’Antica Lingua, ma i suoi pensieri erano rivolti altrove.

Erano passate tre settimane da quando aveva promesso a Murtagh che non avrebbe corso rischi e, se ve ne fosse stata la possibilità, avrebbe cambiato le cose in Alagaësia. Non solo non aveva idea di come fare, ma non aveva smesso di pensare a Murtagh per ogni singolo momento da quando era uscita dalla sua cella.

Lui era i suoi giorni e le sue notti, era il suo tempo.

Leda si struggeva al pensiero di quello che era potuto succedergli. Non avrei dovuto promettergli niente. Qualche volta un calore prepotente le riaffiorava al petto, come a voler bilanciare la rabbia enorme e la frustrazione, e lei puntualmente lo scacciava.
Aveva quasi paura di quella sensazione.
Era troppo strana.

E intanto, mentre sentiva la voce del padre senza udirla veramente, pensava a Murtagh come se il suo pensiero potesse arrivargli.

***



Murtagh venne sbattuto di nuovo nella sua cella.

Cadde a terra con un gemito, mentre la porta si richiudeva con uno scatto della serratura.

Erano giorni che cercavano di piegarlo. Le domande erano sempre le stesse: dov’era Eragon, gli elfi, il Surda… ad alcune non sarebbe stato in grado di rispondere neppure volendo.
Che cosa credono, che sia il confidente privato dei Varden?

Ma il punto era questo: lui non voleva rispondere.

Mi considerano già abbastanza un traditore.

Sapeva di essere solo. Che nessuno sarebbe venuto a cercarlo, e che probabilmente era dato per morto.

La soluzione più semplice… un morto non ha bisogno di essere salvato.

Aveva incominciato di nuovo ad odiare.

Gli unici volti umani che vedeva erano quelli dei suoi aguzzini, il resto era buio. Odiava tutti, i Varden, Eragon, tutti.

Odiava pure Leda, senza sapere un motivo preciso.

No, le ho detto io di dimenticarmi, di pensare solo al suo dovere. Gliel’ho detto io.
Ma odiava, odiava comunque.

La testa gli pulsava e gli occhi gli bruciavano come un ferro incandescente. Non sapeva per quanto le sue barriere mentali avrebbero retto.

Si appoggiò stancamente al muro. Quelle erano le mura della sua infanzia, la sua prigione da sempre.

La porta si aprì di nuovo, lentamente, disperdendo l’oscurità che lo avvolgeva. Murtagh sentì la paura colmarlo e chiuse gli occhi per un istante.

***


Galbatorix congedò Leda, e mai come in quel momento la ragazza fu felice di andarsene. Sentiva che stava per succedere qualcosa, se lo sentiva nel sangue.
All’improvviso avvertì una sofferenza non sua.
Murtagh.

***


«Il Re Galbatorix ordina di mostrarti al suo cospetto»

Murtagh rise, sprezzante. «Vedere me? Il grande re che si abbassa a tal punto?»

La guardia non reagì alla provocazione e gli intimò di alzarsi. Murtagh obbedì, mascherando la sua paura con l’orgoglio.

E che succeda quello che deve succedere. Non gli darò la soddisfazione di vedermi implorare pietà. Se è la morte che mi aspetta… che morte sia.

***


Leda rimase nascosta appena fuori dalla sala del trono, in una porta laterale, dove poteva seguire lo svolgersi degli avvenimenti.

Sentiva qualcosa di strano nelle vene, come se una grande potenza fosse sul punto di venire liberata.

Strinse le dita attorno alla veste per calmarsi, ma poi Murtagh entrò dal portone principale e Leda sentì ogni calore lasciare il suo volto.

***


Murtagh si sforzò di rendere il volto impassibile. Adesso che era al cospetto del re quasi non provava paura. Odiava del suo solito odio, rancore antico, rabbia.

E poi, seppellita in fondo al suo cuore, la tristezza.

Galbatorix fece un gesto e le guardie uscirono, lasciando Murtagh immobile, in piedi di fronte al re, con i polsi legati e il volto contratto in una maschera di gelo.

Galbatorix scese dal trono e iniziò a girargli intorno, come una belva con la sua preda. Murtagh non reagì.

«Sei molto riconoscente, Murtagh.» disse il re con una nota di sarcasmo nella voce. «Dimentichi forse che sono stato io a darti una casa quando nessuno ti voleva, che io ho provveduto alla tua istruzione, che io ero pronto ad assegnarti una parte nel mio Impero? Ed è questa la tua riconoscenza?»

Murtagh rimase impassibile anche quando la voce di Galbatorix divenne vibrante di odio e di rabbia, così irosa che il ragazzo sentì il cuore iniziare ad accelerare il suo battito. Era la paura… anche se aveva cercato in tutti i modi di soffocarla, e si era illuso di esserci riuscito, invece era ancora lì ad assalirlo a tradimento. Sentì improvvisamente un impeto d’orgoglio.

«Non avevo saputo vedere.» disse, la voce ferma e dura nonostante tutto. «Non voglio una parte nel tuo Impero. Non mi caverai di bocca una parola, e lo sai.»

Galbatorix si incupì e per un attimo Murtagh sentì riaffiorare la speranza, mista all’agitazione e ai battiti del cuore che scandivano il tempo, inarrestabili.
Poi Galbatorix sogghignò, prendendo in mano qualcosa celata nell’ombra.

***


Quando suo padre si era avvicinato all’ombra, Leda aveva temuto che la vedesse. Si era acquattata vicino alla porta, velando il più possibile il respiro. Il re non l’aveva notata e Leda aveva rivolto un altro sguardo alla scena.

Non riusciva a sentire perfettamente tutto quello che dicevano, ma dai loro volti capiva tutto. E quello che vedeva negli occhi di Murtagh la spaventava: non lo aveva mai visto provare così tanto odio, quella freddezza non sua nello sguardo.

Sperò con tutto il suo cuore che non la vedesse, che mantenesse la calma.

Poi però la sua attenzione venne attirata dall’oggetto che Galbatorix reggeva in mano: all’apparenza poteva sembrare una grande e lucida pietra rossa, ma Leda, che ormai ne era esperta, sapeva che quello era un uovo di drago.

***


Murtagh si sentì percorrere da un fremito di paura. Sapeva che, se quell’uovo si fosse schiuso davanti a lui, sarebbe diventato un Cavaliere al servizio dell’Impero.

No!

Il re sogghignò. Quando fu di nuovo di fronte a lui, il silenzio sembrò diventare ancora più intenso e assoluto di prima.

Poi una crepa comparve sulla dura superficie dell’uovo, e gli occhi di Murtagh si spalancarono, immersi nel terrore.

«No…»

Galbatorix rise. «Ho dovuto attendere che i tempi fossero maturi, ma ne è valsa la pena.»

Murtagh si scagliò contro di lui, accecato dalla rabbia, ma a Galbatorix bastarono poche parole nell'antica lingua per scaraventarlo a terra.

Mentre cadeva, uno spruzzo di sangue si levò dalla sua spalla, come se fosse stato colpito da una spada invisibile. Murtagh si maledì per quella rabbia immensa che non riusciva a controllare: tutto l’odio represso, tremendo verso quell’uomo, più bestia che umano…

Provò ad alzarsi ma non ci riuscì. Il sangue usciva copioso dalla ferita, e Murtagh fu colto da una vertigine di dolore e ira.

Stai calmo… fu l’unica cosa che riuscì a pensare.
Galbatorix si chinò su di lui, piantando lo sguardo cupo dritto negli occhi blu del ragazzo.

«Non sei così diverso da tuo padre come credi, Murtagh…»

Murtagh provò l’impeto di scagliarsi ancora contro di lui, ma si trattenne.

Dannazione…

Il ricordo di suo padre lo aveva assalito come non faceva da molto tempo.

All’improvviso, pensò che quell’uomo spietato che gli stava davanti era il padre di Leda.

Il ricordo di suo padre, Leda figlia del re, l’uovo di drago che si stava schiudendo… non ce la faceva più, aveva voglia di urlare, si sentiva impazzire.

L’immagine prepotente di suo padre prese il possesso della sua mente, e il ricordo gli si avventò contro come una belva: suo padre, Zar’roc… il sangue… la cicatrice… poi lui che piangeva, abbracciato a Leda, il ricordo dell’antica vergogna, dell’umiliazione, della rabbia…

Sentì improvvisamente qualcuno forzare le barriere indebolite della sua coscienza: una forza malsana, sbagliata, dolorosa iniziò a leggergli i ricordi.

No!
Vattene!!


Murtagh urlò nella sua mente con tutte le forze che gli restavano. Non voleva Galbatorix nella sua testa, il dolore era già insopportabile…

Alzò di colpo le sue barriere. Il dolore si fece meno acuto e Galbatorix scivolò lentamente via dalla sua coscienza, ridendo piano, come se volesse sottolineare l’umiliazione.

«Oh, Murtagh, proprio con mia figlia… cerchi sempre di vedere il buono nelle persone, non è così? Non è molto maturo, da parte tua…»

Murtagh ringhiò di rabbia, ma non fece nulla, rimase in ginocchio, ansimante.

Galbatorix rise ancora. «Non l’hai capito neppure quando Leda ti ha detto chi è veramente? Murtagh, mi deludi…»

Murtagh alzò debolmente lo sguardo, sentendo ancora una volta il terrore.

Galbatorix sorrise e si chinò verso di lui, parlando in un soffio: «Era tutto già stabilito. Leda ha sempre saputo di essere mia figlia, e legare con te è stato il suo compito fin dall’inizio. Secondo te, chi mi ha detto di rafforzare la guardia proprio il giorno della tua fuga? Leda mi ha aiutato nel mio progetto: farti diventare quello che sei. Guardati: la tua rabbia si è moltiplicata da quando sei scappato. La tua rabbia è la tua forza.»

Ma ormai Murtagh non sentiva più quello che Galbatorix stava dicendo. I suoi occhi erano spalancati sulla verità che le parole del re gli avevano rivelato.

No.

I pensieri gli rimbombavano in testa.

No, non ci credo, non ci crederò mai. Leda non avrebbe mai fatto una cosa simile, non Leda, non lei! Io ho visto il suo sguardo quando mi ha parlato di Galbatorix, l’ho vista inorridire quando mi ha visto in cella… il ricordo di quel vecchio bacio lo colpì come una pugnalata, e lo sorvolò Leda non sarebbe stata capace di fare una cosa simile! Leda non è così!

«Tu menti!» gridò, al culmine della disperazione «Menti!»

Galbatorix rise sommessamente. «Non ne avrei motivo.»

Ed era vero… quale motivo avrebbe potuto avere per mentire? Murtagh si sentì sprofondare nella tristezza, nella delusione, nella rabbia. Per tutti questi anni… è stato finzione per tutti questi anni…

Galbatorix si avvicinò come se capisse cosa Murtagh stava provando. Il suo volto era inespressivo, ma sembrava che un’ombra di perfidia vi sostasse. Murtagh sentì lo sconforto invaderlo. Era stata finzione, finzione!! Strinse i pugni fino a farsi male.

«Questo è il tuo destino, Murtagh.» disse Galbatorix. «Dimmi il tuo vero nome e giura di servirmi. Non hai alternative.»

«Oh, sì che ce l’ho.» Murtagh era furente, con il re e con sua figlia. Non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. «Preferisco la morte.» La sua voce tremò un poco mentre parlava. Stava mentendo, amava la vita come… come nient’altro al mondo, adesso che pure Leda lo aveva tradito.

Galbatorix rise un’altra volta. «No, tu non morirai. Morirà il tuo drago, se rifiuterai. L’ho detto, che non hai alternative. E adesso, lasciami entrare nella tua mente e leggere il tuo vero nome.»

Murtagh guardò l’uovo rosso semi schiuso con un tremito di angoscia. Il drago non era ancora nato, ma lui già gli voleva bene, forse per via di quell’antico legame che da secoli legava drago e Cavaliere.

Non se lo sarebbe mai perdonato.

Forse questo è davvero il mio destino.

Dopo il tradimento di Leda, niente lo stupiva più.

Mentre abbassava le barriere della sua mente, si sentì, ancora una volta, vuoto.








.................corner A
Ve lo aspettavate questo colpo di scena? E secondo voi, qual è la verità? Chi è stato a mentire, Galbatorix oppure Leda? E Leda è davvero la figlia di Galbatorix?
Starete a vedere! I colpi di scena non sono ancora finiti! E niente sarà come sembra...

Vi ringrazio di seguire questa fan fiction! Spero di riuscire ad aggiornare un po' più in fretta nei prossimi giorni! I capitoli sono già stati tutti scritti, devo solo postarli.

Vi ringrazio anche di commentare la fan fiction. Ringrazio anche chi legge e non commenta... però guardate che non vi costa niente lasciare due righe! XD E anche a chi mette questa fan fiction fra i suoi preferiti senza lasciare neanche un commento... ditemi almeno qualcosa! ^^°

stefy_81 konnichi wa collega! ^^ in effetti ho modificato qualcosina pubblicando la fic qui su EFP, ma sostanzialmente resta uguale. La trama non cambia. Ti ringrazio tanto per i complimenti! ^^ Inutile dirti che anche tu sei bravissima *.* Spero di beccarti di nuovo presto qui su EFP oppure su Gedwey! A presto!

Elva95 in verità se ritardo è solo perché non ho tempo di postare. La storia è già stata scritta fino all'ultimo capitolo. Comunque spero di aggiornare un po' più velocemente! Grazie per i complimenti^^ ciao!

Queen_of_Sharingan_91 un happy ending? Vedrai, vedrai... kukuku! ^//^ il primo finale pensato per questa storia era decisamente "morte, dolore & distruzione", ma poi ho cercato di smorzarlo un po'. Vi farò sapere anche questo tipo di finale quando pubblicherò l'epilogo. Ma il finale vero e proprio è uno solo e mancano ancora sei capitoli! Cercherò di aggiornare in fretta XD Sono felice che la storia ti piaccia, e sono felice anche per i complimenti che mi fa *blushing* ^//^ Grazie mille, e sayonara!


A presto con il nuovo aggiornamento, ragazzi! (Anzi, ragazze... siete tutte femmine, o miei commentatrici!)
Sayonara!
Ele.
   
 
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