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Autore: oOLeylaOo    22/08/2007    1 recensioni
La storia di una maga che viaggiando per il mondo cerca il vampiro che uccise sua sorella maggiore più di sedici anni prima
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 38
-Cercando chi è scomparso-


-Cosa diavolo ci fai tu qui?- chiesi abbracciandolo.
-Sentivo la tua mancanza.- scherzò lui rispondendo al mio abbraccio.
Lo lasciai e mi allontanai per guardarlo, aveva un completo blu con camicia bianca e una gravata sempre blu, intonata alla giacca sul cui taschino spuntava uno stemma ricamato: era un uniforme scolastica, segno che mia zia lo aveva spedito a uno di quei college in cui ti costringono a indossare uniformi, a cantare inni ecc…
-La zia ti ha mandato in una specie di riformatorio?- chiesi divertita, per prenderlo in giro.
Lui mi fulminò con lo sguardo.
-Non scherzarci! In riformatorio mi sarei divertito di più! Mi ha spedito in uno di quei posti assurdi! Uno di quelli in cui rischi di finire in punizione perché ascolti musica rock!- visto che lo guardavo incredula aggiunse -Non sto scherzando! L’altro giorno mi hanno messo in punizione perché ascoltavo un vecchio cd dei Sex Pistol! Ho dovuto togliere l’orecchino! E guarda i miei capelli!-fece un cenno verso la sua capigliatura, con uno sguardo sgomento.
In effetti non aveva più orecchini sul viso e i capelli erano corti e castani, un castano scuro normalissimo e che comunque gli stava molto bene, erano messi in modo molto ordinato. Era davvero un bel ragazzo, sembrava del tutto normale.
-Non stai male.- gli assicurai, tentando di consolarlo. -Ma come è successo?-
-Mia madre mi ha obbligato ad andare all’università! Ma non una qualunque, no! Una nel distretto di Washington, in cui si fa il saluto militare e si è obbligati a indossare l’uniforme e a studiare materie inutili… e a far parte di stupide confraternite con nomi ridicoli! Odio quel posto!>> si lamentò.
-Ma com’è che a ventun’anni, dopo essertene felicemente andato via di casa, sei finito nuovamente sotto le grinfie di zia Katerina? Cosa è successo?-
Lui sospirò e si mise seduto, lo imitai subito, molto incuriosita.
-Mi hanno beccato mentre violavo un computer governativo.>> spiegò affranto.
-COSA?- chiesi sorpresa. -Ma come…?- non riuscii a finire la domanda per lo schok.
-Non chiedermelo, non ne ho la minima idea.-rispose affranto.
-Ma l’hai fatto un centinaio di volte!- il tono stupito nella mia voce era davvero molto palese. Il fatto è che mai e poi mai avrei potuto pensare che Nicolas venisse beccato! Mai! Assolutamente.
-Lo so!- la sua voce ricordava un lamento.
-Ma… ma da quando sei in questa situazione?-
-Da dopo che ti ho rintracciato alla villa di quel tipo…- rispose depresso. -Io non me ne ero accorto ma loro erano riusciti a mandarmi un virus per rintracciarmi, perciò quando sono entrato nel computer governativo per accedere al satellite mi hanno beccato.-
-Oddio! Mi spiace… Quindi invece che rinchiuderti ti hanno affidato a tua madre? È per questo che sei finito così?-
Fece cenno di si con la testa e l’espressione cupa. -Ma la cosa peggiore è che non potrò più usare il computer per i prossimi due anni, dopo i quali dovrò andare a lavorare per lo stato, altrimenti dovrò dirgli addio.-
-Oh, cavolo! Mi dispiace davvero. Immagino ora tu non possa più aiutarmi con la ricerca di Logan, il che mi mette nei guai… In grandi, grandi guai!- riflettei a voce alta, con una nota di sconforto: ora come lo trovavo Logan?
-Non direi.- disse con un sorriso, tirò fuori un foglietto dalla tasca dei pantaloni e me lo porse. -Lì ci sono tutte le istruzioni, c’ho messo un po’ ma ci sono riuscito. Non posso dire che sia stato semplice, ma con quello dovresti trovarlo e…-
Gli saltai addosso abbracciandolo.
-Grazie! Grazie! Grazie!- dissi stringendolo forte, era per colpa mia che era finito nei guai, per salvarmi la vita e venire in mio soccorso era finito nei guai, guai che si erano manifestati per farmi un favore. Era davvero un bravo ragazzo, anche se cercava di non darlo a vedere, anche se si comportava male e si vestiva da bullo, in fondo era davvero una persona dal cuore d’oro.
-Non esageriamo. E poi è anche mio cugino e non voglio che resti tra le mani di una psicopatica.- bisbigliò dandomi una pacca sulle spalle mentre mi abbracciava.
Rimasi in silenzio mentre un sorriso gigantesco mi si formava sulle labbra, mi sentivo come se avessi la certezza che tutto andasse bene. Improvvisamente sentii qualcuno dietro di me, una sorta di ombra oscura e minacciosa, soffocai una risati intuendo chi fosse e rimasi abbracciata a Nicolas.
-Andrete avanti a lungo?- domandò Asher con voce tagliente.
Mi rimisi seduta per bene, lasciando andare Nicolas e mi voltai a guardare Asher con un gran sorriso stampato in faccia.
-Ben tornato. Che fine avevi fatto?- domandai curiosa, il suo sguardo di ghiaccio non mi faceva assolutamente più effetto.
-Ero andato a prendere da bere.- rispose, mostrandomi una bottiglia d’acqua, la sua voce era tagliente come una lama. -Comunque vedo che non sei rimasta sola a lungo.- l’occhiata velenosa che aveva tirato a Nicolas era tutto un programma.
-In effetti no.- rispose Nicolas con un occhiata maliziosa. -E se vuoi andare a comprarti, che so, un panino, non temere, va pure, resto io con lei.- lo provocò, non cambieranno mai!
-No, sto benissimo così grazie.- era l’ostilità fatta persona, non lo avevo mai visto così infuriato.
-Sicuro? Guarda che per me non è un problema.- fece affabile Nicolas, come se le occhiatacce di Asher non lo sfiorassero nemmeno.
-Lo è per me!- rispose con rabbia il mio demone.
-Non vorrai lasciare una ragazza da sola? Non è bello! Le ragazze hanno bisogno di qualcuno che si curi di loro e se tu non ci sei…- proseguì lui, nei suoi occhi una scintilla divertita. Lasciai perdere l’idea di rispondergli per le rime per il suo commento maschilista, la schermaglia era vagamente divertente.
-Non ha bisogno di te.- rispose stizzo Asher.
-Lei questo non l’ha detto. Anzi nel messaggio c’era scritto il contrario.-
Asher mi lanciò un occhiata del tutto priva di qualunque cordialità, non era molto felice del fatto che avessi chiesto aiuto a Nicolas, d’altro canto a chi altro potevo chiedere aiuto? Lui è molto in gamba a rintracciare le persone, anche se purtroppo è finito in guai seri.
Sorrisi e allungai un braccio per afferrargli la maglietta e attirarlo a me, volevo baciarlo e la cosa non sembrò dispiacergli: mi mise un braccio intorno alla vita, attirandomi a se per baciarmi, le sue labbra erano morbide e calde, avrei voluto baciarlo per sempre.
Quando ci separammo continuai a fissarlo negli occhi, sentivo lo sguardo di Nicolas su di noi, ma non volevo voltarmi, ero troppo persa per farlo.
-Mi sono perso qualcosa?- il tono ironico nella voce di Nicolas mi riportò bruscamente a terra.
Lo fissai con il mio miglior sorriso da strega, era molto tempo che non lo usavo, e mi era mancato. -Secondo te?- la mia voce era veramente maliziosa.
-Okay, vedo che sono di troppo, quindi mi levo di torno.- disse fingendo irritazione in modo teatrale.
-Strano, non pensavo potessi dire qualcosa di così intelligente.- lo prese in giro Asher, ancora seccato.
-Sarebbe ora che la smetteste.- feci notare ad entrambi.
Asher mi fissò con una punta di malizia e di rabbia e si abbassò per baciarmi ma lo respinsi, a malincuore in realtà. -Se mi vuoi baciare sono felice, ma se lo fai perché pensi che Nicolas si arrabbierà o irriterà allora scordatelo, non sono un giocattolo.- il mio tono era un tantino alterato: arrabbiata io? Soltanto un po’!
-Capito? Tratta con i guanti bianchi la mia cuginetta.- lo rimproverò scherzosamente Nicolas, nei suoi occhi c’era un po’ di dispiacere.
Lui lo fissò sorpreso. -Tutta lì la tua reazione?- lo stupore nella sua voce era chiara e nota.
Scoppiò a ridere. -Che ti aspettavi, è mia cugina!- esclamò svelando l’inganno, i suoi occhi brillavano di divertimento e malizia.
-Ma tu avevi detto…- iniziò lui: non l’avevo mai visto così confuso, sembrava davvero un essere umano ed era così strano vederlo comportarsi come un qualunque ragazzo e non come un freddo e crudele demone, che poi era ciò che era.
Trattenei a stento una risata, forse per lui era normale il fatto che due cugini stessero insieme, ma per me e per Nicolas proprio no, non sarei mai caduta in uno scherzo simile…Asher era diverso, ma forse in questo caso l’aggettivo adatto è “assurdo”.
-Se credi a uno scherzo che colpa ne ho io.- lo prese in giro Nicolas, Asher avvampò di rabbia. -E pi volevo vendicarmi!- disse guardandomi negli occhi con un espressione dolce. -Sapevo che mi avresti portato via l’unica parente decente che ho e la cosa non mi faceva affatto piacere.-
Stavolta fui io a fissarlo sorpresa -Cosa?- domandai sbalordita.
-Oh, andiamo! Tutti si erano accorti che c’era qualcosa tra voi…-disse lui, poi sembrò pensarci un attimo. -No, in effetti voi no.- ci prese in giro.
Guardai Asher con un misto di dolcezza e incertezza, mentre lui mi restituiva lo sguardo con un sorriso capace di sciogliermi.
-Io me ne vado.- annunciò, alzandosi, Nicolas. -Non combinate troppi guai.- mi raccomandò.
Mi voltai a sorridergli mentre lui si alzava dalla sedia con tranquillità e disinvoltura e mi guardava con un velo di preoccupazione.
-Grazie davvero… sei finito nei guai per questo.- mi sentivo un po’ in colpa.
Lui scrollò le spalle e mi tese la mano, l’afferrai e mi alzai in piedi, lo salutai con un abbraccio mentre lui mi bisbigliava all’orecchio -Stai attenta.-
Poi mi lasciò andare tirando un occhiata divertita ad Asher e se ne andò via senza aggiungere altro. Mi voltai mentre Asher mi squadrava, io aprii il biglietto e lessi le istruzioni: dovevamo andare piuttosto lontano e anche in fretta perché avrebbero potuto decidere di spostarsi.
-Dovremmo muoverci.- sussurrai guardando Asher negli occhi.
-Sei pronta?- mi domandò con sguardo deciso.
Abbassai gli occhi, non ero pronta ma dovevo sbrigarmi ad esserlo.

Tornammo in hotel, avevo trascorso il resto della giornata a discutere con Asher dell’incantesimo e della mia idea e anche (e più importante) del mondo in cui applicarla. Alla fine, alle sei e mezzo, mi aveva tolto di mano il blocco appunti e si era rifiutato di rendermelo per il resto della giornata, mi aveva trascinato in hotel per la cena e per rivedere Shadow.
Asher mi teneva per mano, ogni tanto mi tirava delle occhiate furtive, forse pensa che non lo vedessi quando lo faceva, non capivo perché si comportava così. Che fosse ancora arrabbiato per Nicolas? Quando arrivammo all’ascensore lui si fermò nonostante le porte fossero aperte.
-Che c’è?- domandai, domanda fatale!
-Niente, ma devo fare una cosa. Che ne dici di salire a farti una doccia, io arrivo prima che tu sia pronta e andiamo a cena insieme.- propose con un sorriso tentatore.
-Va bene, ma che devi fare? Posso venire con te…- iniziai confusa.
-No, non è necessario.- mi assicurò attirandomi verso di se per baciarmi con dolcezza sulle labbra. -Aspettami di sopra, okay?- bisbigliò a un centimetro dalle mie labbra, difficile dirgli di no.
-Va bene… mi piace sai, farmi coccolare così?- dissi abbracciandolo. Lui mi strinse dolcemente.
-Mi piace coccolarti.- bisbigliò tra i miei capelli, poi mi allontanò con gentilezza.
-Allora, dove devi andare di bello?- domanda lecita, vero scopo dell'abbraccio e della mia sincera ammissione.
-Ci vediamo dopo, va bene.- fu tutto ciò che rispose allontanandomi da lui con delicatezza.
Feci cenno di si e salii sull’ascensore, arrivai in camera e coccolai un po’ Shadow prima di andare a farmi la doccia. Feci una doccia veloce, anche se sotto il getto d'acqua calda stavo veramente bene, uscii e mi infilai un accappatoio, asciugandomi i capelli con un asciugamano, faceva troppo caldo per pensare di accendere il phon. Arrivata in camera mi vestii velocemente con un paio di comodi jeans, una camicetta di seta nera e stivaletti neri di pelle con il tacco alto otto centimetri: erano piuttosto comodi e ormai avevo imparato persino a correrci.
Mi sdraiai sul letto ordinatamente rifatto e accesi il proiettore facendo zapping tra i canali, l'immagine era molto migliore di quella dei cristalli liquidi sul mio cellulare. Era una noia, ma non è che avessi molto da fare. Alla fine spensi il proiettore e andai alla finestra, spalancandola, e chiusi gli occhi lasciando che la mia faccia si bagnasse degli ultimi raggi del sole della città e che il vento mi accarezzasse, asciugando i miei capelli ormai umidi.
Mentre stavo lì mi venne in mente una poesia e la cosa mi stupì, non avevo mai prestato troppo attenzione alle poesie e non ero mai stato un tipo romantico... o almeno credevo.
-Destatevi nove muse, cantatemi una melodia divina, dipanate il sacro nastro e legate a me il mio Valentino!- bisbigliai, mi faceva male essere innamorata!
-E' una bella poesia.- disse Asher alle mie spalle, mi voltai velocemente e vidi che era dall'altra parte delle stanza con una busta in mano. Mi appoggiai alla finestra guardandolo con un sorriso curioso.
-Emily Dikinson, il poema di Valentino.- spiegai, incrociando il suo sguardo lievemente sorpreso.
-Non sapevo conoscessi poesie.- si avvicinò a me lentamente.
Scrollai le spalle senza muovermi, aspettando che mi raggiungesse. -Non sono riuscita a evitarlo. Che c'è nella busta?-
-Un regalo.- rispose con un sorriso, fermandosi e estraendo dalla busta un cofanetto di legno intagliato, era avvolto da una fortissima aura magica, ma non era comprensibile di che tipo fosse perché era come un grande muro d'acciaio, impenetrabile. Capii all’istante che quella sarebbe servita per il mio scopo, gli incantesimi che la circondavano erano potentissimi.
-Direi che i preparativo sono conclusi allora.- il sorriso mi andava da un orecchio all'altro, sentii il nodo che mi serrava la gola si sciolse, e mi accorsi di essere stata preoccupata fino a quel momento.
-Quindi per stasera niente "lavoro", giusto?- il suo tono era speranzoso, ma celava un pizzico di malizia.
-Niente lavoro, solo relax... Domani, però, partiamo.- la mia voce era allegra. -Visto che hai risolto la situazione, decidi tu cosa vuoi fare.-
Ci pensò su un attimo, poi si avvicinò a me annullando la distanza tra me e lui, mi abbracciò dolcemente allontanandomi dalla finestra bisbigliandomi nell'orecchio. -Perché non mi reciti un altra poesia?-
-So solo qualche poema di Dikinson, e qualche cosa di Shakespear...- risposi, sprofondando nel suo abbraccio.
-Allora recitameli.- bisbigliò Asher.
-Non li ricordo molto. Soprattutto non li ricordo tutti… e poi non amo recitare poesie.- risposi ancora accoccolandomi contro il suo petto.
-Hai dato a me la scelta.- ricordò -Dimmi quello che ricordi.- la sua voce nel mio orecchio suonava così dolce, difficile resistergli.
Ci pensai su attentamente, non mi ricordavo molto, anche sforzandomi al massimo potevo citare n paio di pezzi.
-Non saprei... Dikinson ha scritto un mucchio di lettere... e Shakesper…non saprei davvero che cosa citare…- risposi pensierosa.
-Dimmi quello che ricordi.- mi incoraggiò insistentemente.
-Ci tieni così tanto?- domandai, mentre frugavo nella mia memoria alla ricerca di un verso almeno in parte completo.
-Si, ci tengo.- sentivo la sua mano accarezzarmi lentamente la schiena.
Mi morsi il labbro, sciogliendo l'abbraccio.
-Ti accontenti di Emily?- domanda retorica, non mi veniva in mente niente di Shakespear.
Lui fece cenno di si con la testa.
-Dunque... Mi ricordo di un verso che mia sorella mi citava spesso… se non erro diceva: "Sicuri in una più salda mano/ Custoditi in una più fidata Terra/ Sono i miei /Ed anche se adesso vanno via,/Dico al mio cuore in ansia/ Essi sono tuoi. / In un più sereno Splendore/ In più dorata luce/ Vedo/ Ogni piccolo dubbio e paura/ Ogni piccola discordia di quaggiù/Sparita.”- recitai fedelmente. Era l'unica che ricordassi e solo perché era stata mia sorella a recitarmela tante e tante volte.
Lui rimase a fissarmi, rapito, come se non mi avesse mai vista prima, aveva uno sguardo dolce curioso che non riuscivo a comprendere chiaramente.
-Perché mi guardi in quel modo?- domandai presa in contro piede.
-Perché è raro che tu assuma questo atteggiamento... sei carina...- disse riflettendo -Sembri una ragazza... hai raramente comportamenti carini.- spiegò con un sorriso, prendendomi in giro e sedendosi sul letto.
Che potevo dire... -Non sei gentile.- "ma sei sincero" mi limitai a pensarlo, senza dirlo. Se dovevamo litigare volevo vincere io.
-Ma sono sincero.- replicò con un sorriso, forse mi leggeva nella mente.
-Scusami se non sono come tutte quelle con cui sei stato a letto.- risposi con molto sarcasmo e un pizzico di acidità.
-Voglio solo te.- si limitò a dirmi.
Aveva vinto lui.

  
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